da Jena Plissken » 24/12/2013, 1:47
Freewhelin’ ( a ruota libera ) - Israele e Palestina 2013
Ero francamente indeciso se mettere mano alla questione, visto che l’ argomento necessiterebbe di essere disquisito con spazi e mezzi ben maggiori, e oltretutto viene tratto a puntate con la solita verve dal Geometra, ma alla fine ho deciso di lasciarmi guidare dalle impressioni accumulate e decantate a distanza di due mesi dal viaggio.
Dal Monte degli Ulivi osservavo Gerusalemme, con il suo cielo al tramonto virato rosso sangue, le sue mura possenti rimaneggiate dopo conquiste, distruzioni, imperi che si sono susseguiti e che sono svaniti, predatori, conquistatori, protettorati, Intifade, crogiolo di miti, leggende, religioni, fuoco e sangue sparso in passato come nei tempi recenti, e non potei che trovarla bella nonostante tutto, dalla Cupola d’ Oro, al Muro del pianto, dal Sacro sepolcro, alle bianche case arabe e ai palazzoni periferici.
Mi venne in mente il poema di Eliot “ Terra desolata “ e forse termine più appropriato non ve ne era per definire questa terra sterile, devastata e mortale che nel poema i cavalieri medievali dovevano attraversare per giungere al “ Sacro Graal “ , un “ Graal” ormai dimenticato dall’ immaginario dei nostri tempi moderni in questa civiltà occidentale in disfacimento che sta divorando se stessa e affrontando nemici veri o immaginari o semplicemente la propria avidità.
Nella notte di Gerusalemme ovest la seconda sera i pub della zona ovest passavano musica di Lou Reed e dei Velvet Underground avevo appena saputo da un amico che Lou Reed ci aveva lasciato, bevo un shottino di whisky offertomi da una simpatica avventrice israeliana e cantiamo le canzoni di Lou , con quel calore di fratellanza che solo la musica dell’ anima può dare, se Netanyahu, Abu Mazen, o i capi di Hamas e tanti altri ascoltassero più musica rock sarà forse una mia idea balzana o una pura utopia forse tanti problemi si potrebbero risolvere più facilmente.
Oltre i quartieri arabi di Gerusalemme e per chi vuol raggiungere Betlemme si staglia quello che non si può non definire il muro della vergogna eredità dei difficili periodi dell’ ultima Intifada, ufficialmente costruito a scopo di protezione da parte di Israele, alto 8 metri, e dotato di check point, telecamere, torrette di avvistamento , non solo non rispetta la linea verde di demarcazione ma ingloba circondando le colonie ampie porzioni della Cisgiordania , oltre ad essere costruito su terreni palestinesi con la divisioni di villaggi, impossibilità di recarsi in Israele per lavorare, distruzioni di case e uliveti , difficoltà per raggiungere scuole e ospedali sta rendendo la vita dei palestinesi sempre più difficile.
Non voglio addentrarmi dentro le ragioni degli uni e degli altri e forse davvero non c’è pace tra gli ulivi e non ci sarà mai perché la pace non la vuole nessuno ne i fanatici ultraortodossi , ne i coloni o la destra israeliana , ne i terroristi di Hamas e della Jihad Islamica, e i palestinesi restano umiliati e disperati, la soluzione è una sola : due stati e la rimozione del muro e delle colonie israeliane, poi verrebbe la soluzione dello status di Gerusalemme e il problema dei profughi, tanta di quella carne al fuoco che non se ne uscirà mai fuori, 20 anni sono passati dagli accordi di pace Oslo in cui sembrava Rabin e Arafat potessero finalmente arrivare ad una soluzione, poi Rabin è stato assassinato ( da un israeliano ortodosso ) e tanto sangue è tornato a scorrere nella Terrasanta.
1000 e passa Km in auto da Gerusalemme a Tel Aviv, affittando l’ auto presso l’ unica misteriosa agenzia di noleggio che permetteva l’ ingresso nei territori occupati , ci hanno permesso di testare il polso di un paese , dall’ anima divisa in due , attraverso muri, check point, strade vietate ai palestinesi, colonie e kibbutz, turismo religioso e lavoro di volontariato e cooperazione delle Organizzazioni non governative.
Siamo stati a Betlemme e a Hebron ( la città fantasma ) colonizzata dai coloni israeliani e dall’ esercito, e ci siamo resi conto di non essere in un paese normale, siamo usciti dai territori virtualmente sotto l’ autorità palestinesi per costeggiare il Mar morto e arrivare ad Ein Gedi e alla fortezza di Masada, con di fronte le luci della Giordania.
Abbiamo dormito in uno strano campeggio sulle colline a Metsoke Dragot condiviso con una base militare israeliana , per poi tornare nei Territori a Jericho e a Ramallah , la capitale di Arafat, visitandone la tomba nella Mukada , il celebre edificio dove fu assediato e relegato per più di due anni dall’ esercito israeliano, abbiamo proseguito per Nablus e Jenin per poi abbandonare la Cisgiordania.
Tante altre suggestioni : Nazareth, il lago di Tiberiade, le alture del Golan con i villaggi drusi e i confini siriani e una fortezza crociata prima di tornare sul Mediterraneo, dal confine con il Libano di Rosh Khanikra con le sue grotte e i resti della ferrovia costruita e poi distrutta che andava dal Cairo alla Turchia ( che meraviglia sarebbe poterla fare oggi ), ad Acri e Haifa , fino alla tappa finale di due giorni a Tel aviv.
Questo piccolo sommario non rende giustizia agli approfondimenti , dovrei almeno aggiungere il tunnel templare della meravigliosa cittadella “ musulmana “ di Acri ( Akko ), il lussureggiante giardino sul monte Carmelo della religione Bahai , e poi Tel Aviv la città che non dorme mai , con le sue spiaggie e grattacieli stile Florida che mantiene però un’ anima nascosta mediorientale che si fa fatica ad occidentalizzare almeno nell’ architettura più nascosta.
Non dimentichiamo poi che in Israele vivono come cittadini “ non ebrei “ un milione e mezzo di arabi .
Il viaggio è finito si tirano le somme, dopo gli estenuanti e lunghi controlli dell’ aereoporto Ben Gurion, specie per chi ha visti di paesi musulmani “nemici” , l’ entrata nel paese invece è stata come bere un bicchier d’ acqua e anche le entrate e uscite dai vari check point israeliani per entrare o uscire dai Territori palestinesi sono state piuttosto veloci, mi ritengo soddisfatto nonostante il tempo sempre tiranno e l’ impossibilità di restare più tempo in determinati posti , a parte Gaza , abbiamo visto e compreso , oltre che udito testimonianze di quella che è situazione specie in Cisgiordania, un conto è leggere o vedere filmati, un conto vedere come sempre con i propri occhi.
L' ho vista e abbiamo bevuto assieme della vodka russa, e lei aveva ed ha degli occhi che sono capaci di convertire alla fede un boia coreano"
La pista può essere ufficiale, nota e scontata oppure inedita e nuova, può portare a luoghi previsti o al nulla, può perdersi nel deserto oppure no, viene scelta, intuita creata"il mio nuovo blog :
http://jenaplissken.tumblr.com/