Allora metto subito un post contro le opinioni di Maxdivi, così lo stuzzico un po'.
Io più che altro vorrei sapere come funzionano le cose in Russia e considerando che ci sono forumisti là. (mi sa che Putin a Darietto toglierà i beni in suo possesso
)
Sul discorso economico di questa situazione.
Su questo non concordo, quasi per nulla.
Al di là dei motivi delle delocalizzazioni l'aspetto economico è probabilmente la carta vincente della partita.
E ad averla in mano è Ue/Usa.
La Russia ha immensamente più bisogno di altri mercati che il contrario.
Nel primo post mettevo che l'isolamento è il rischio più grosso per Putin.
Considerarndo che le guerre hanno sempre motivazioni economiche, la carta non l'ha Putin.
E i mercati li può calmare quanto vuole, ma ormai la risposta l'hanno già data.
Non appena gli americani hanno minacciato l'isolamento il rublo si è beccato un bel -2%.
Perché? Perché se accadesse Gazprom, Lukoil e compagnia bella chiuderebbero baracca. Ovvero, gli oligarchi che sostengono Putin (e viveversa) ai quali non interessano molto le ragioni etniche, economiche, sociali, storiche, culturali ma interessa solo il business.
Sovrapproduzione interna, invedibile o vendibile solo se ultra-svalutabile e nessuna vendita estera. E ciò che producono e trasportano non è merce che può aggirare l'embargo.
Io non credo che il ritiro delle truppe al confine, la fine delle esercitazioni, etc. siano state casuali: sono segnali che Putin, di fronte a quella minaccia, è disposto a trattare. Ed è per quello che affermo, magari sbagliandomi ma questa è la mia personalissima opinione, che la partita l'ha persa come scrivevo nel primo post.
Certo, il prezzo dell'isolamento commerciale è anche per l'Ue. Specie nel primo periodo e proprio su alcune materie prime. Oppure per certi settori (se fossi in una banca italiana, tipo Unicredit, un po' mi preoccuperei) però è la realtà. La Russia ha bisogno vitale di mercati di sbocco, la Ue e gli Usa no. Putin può minacciare quanto vuole di cambiare moneta nei pagamenti, di congelare i crediti usa etc. ma la carta economica non è in mano sua.
Da qua al 30 marzo il tempo è tanto. E non si arriverà al referendum in questa situazione. Quale sarà non lo so, ma di certo non ci si arriverà così. Ci sono troppi giorni di mezzo. (e in questi giorni c'è pure la consegna di passaporti russi agli ucraini di Crimea, parallelismo sudeti/hitler non casuale. Ma fossi in Putin farei attenzione, perché può essere arma a doppio taglio: se non si arriva al referendum quelli non voteranno certo alle elezioni ucraine)
Bisogna capire se questa carta sono disposti a giocarla dato che ha comunque il suo prezzo, ma quasi sicuramente farebbe saltare il banco. Putin può alzare la minaccia militare ma fino a un certo punto. Perché rischierebbe più isolamento, probabilmente pure da cinesi e altri.