Come per gli ultimi viaggi, anche questa volta ho preferito scrivere un diario di viaggio strada facendo utilizzando i ritagli di tempo che avevo.. magari mentre bevevo un thè caldo o dopo cena prima di andare a dormire.
Di conseguenza, più che un racconto o una descrizione dei posti visitati, quello che più risalta sono le emozioni e lo sensazioni provate in quel momento… e quindi quello descritto è una visione totalmente personale che può essere diversa da quanto vissuto da chi ci è già stato o chi visiterà il Marocco prossimamente.
19 maggio 2014
Ore 05.10
E rieccoci, di nuovo in viaggio e anche questa volta in solitaria.
Stavolta non sono preoccupato o altro, sarà che è solo una settimana o che forse mi sto abituando a viaggiare da solo; comunque son contento.. ci voleva di staccare da tutto e per un pò prendersi il proprio tempo.
La meta, il Marocco, è stata un parto semi-traumatico.. è un posto che avrei voluto visitare da tanto tempo ma per un motivo o per l’altro non si è mai incastrato; poi una volta rinviata la Transiberiana dovevo prenotare qualcosa e il nome di Marrakech rimbalzava nella mia testa e così alla fine la scelta è stata facile.
Speriamo solo non si muoia dal caldo..
Ora ci si sta imbarcando.. vado a dormicchiare un po’ sull’aereo.
Ore 18.30
Son sulla terrazza di un bar nella famosa Jemaa el fna; la piazza si sta animando ed in sottofondo i suoni degli incantatori di serpenti la fanno da padrone.
In questo posto che unisce il kitsch più assoluto mi sembra quasi di assistere ad un teatro messo in piedi per noi turisti dove sembra che i “pazzi” siano loro ma forse, pensandoci bene, alla fine quelli “fuori” siamo noi che veniamo qui per questo.
Ma tutto qui ha un qualcosa di affascinante.. è pazzesco; uno lo può vedere mille volte in tv ma non è uguale.. non si sentono gli odori, non si fissa negli occhi una ragazza coperta totalmente dal velo, non si contratta fino alla morte per spuntare il prezzo migliore, non si vedono le mosche che stazionano sui dolci in attesa di essere venduti e poi mangiati, non si scambia un sorriso con un venditore con tutti i denti giallo-marcio… bello.. bello.. ed ora aspetto solamente che la serata prenda corpo.
La lunga giornata era partita un po’ in salita.. non solo per la sveglia alle 3 ma anche per un po’ di stanchezza accumulata; meno male che durante il volo ho quasi sempre dormito e l’arrivo a Marrakech alle 08.30 è stata un po’ come la sveglia che suona al mattino.
Quando ormai penso che sarò operativo prestissimo mi blocca il controllo documenti; noi ormai siamo abituati a viaggiare in area Schengen senza più lunghe attese e code infinite ma qui si ritorna al passato e alla fine ci metto 45 minuti per superare il controllo e ritirare la valigia.
Tra l’altro, appena arrivato, il tempo era pessimo.. caldo ma tutto nuvolo.
Scendendo dal bus che dall’aeroporto mi porta per la prima volta in piazza Jemaa el fna mi sento subito in un altro mondo.. qui lo straniero sono io e tutte le mie abitudini e certezze le devo lasciare a casa.
Al Riad, che è poco distante, ricevo un’accoglienza inaspettata.. thè alla menta (il primo di una lunga serie), camera bellissima, gestore ultra gentile e premuroso tanto che mi sentire fin un poco a disagio… non ci sono abituato.
Ma la “botta” vera è quando lascio il Riad, torno in piazza e mi addentro subito nei Suk, lanciandomi alla scoperta di Marrakech.
Ci passerò le successive 5 ore, fino alle 16, e ne uscirò a dir poco ubriaco.. neanche dopo una ciocca pazzesca avevo quella sensazione di confusione.. che mi fa sentire perso, stordito.
I venditori li credevo più insistenti ma son le situazioni che si accavallano che mi hanno travolto; avrei fatto mille foto, ma come sempre il rispetto per le persone mi frena sempre un po’
Mi ha colpito il fatto che gli oggetti li producono direttamente lì sul momento, magari in sgabuzzini improvvisati a botteghe.
Girovagando si passa in mercati totalmente diversi tra loro; ti imbatti nei negozi di pantofole che vengono cucite con vecchie macchine o direttamente a mano, in luoghi dove le pelli vengono trattate per poi diventare portafogli o borse (e l’odore è a dir poco nauseante), nei falegnami che intarsiano il legno, nelle “cucine” all’aperto (tra odori particolari, pesci fritti, spiedini, pane, ect.), in tappeti bellissimi dai colori sgargianti, in argentieri che lavorano sul momento vassoi o servizi da thè….
In questo continuo girare si perdono i punti di riferimento e ti ritrovi a passare negli stessi posti più volte, un po’ perché in fondo ho scelto io di perdermi ed un po’ perché anche volendo seguire un itinerario mi sarei perso lo stesso……
Nei Suk mi abituo in fretta a camminare stando pronto ad evitare i motorini che sfrecciano veloce nelle stradine ed i carretti stracarichi trainati dagli asini.
Nel frattempo ho visitato la Medersa di Ben Youssef, l’antica scuola coranica con le pareti ed i bellissimi soffitti di piastrelle colorate o di legno decorato ed intarsiato a mano.
Poi le camere degli studenti, piccolissime, e soprattutto il giardino che lascia senza parole.
Tra il gran caldo (anche perché da nuvolo si è passati a 35 gradi con cielo limpidissimo) e la baraonda, appena uscito dai Suk, mi son rilassato in un bar vicino alla moschea; thè alla menta saporito e dissetante.
Questo è stato il primo momento di riposo e di riflessione; un momento in cui ho pensato a questo giro, a questo altro posto di mondo che sto per scoprire.
Un bambino mi ha salutato dal tavolo di fianco…. Queste cose non hanno confini e ti danno carica e speranza.
Purtroppo la moschea è chiusa ai non mussulmani, ma il giro intorno alla torre e ai suoi giardini l’ho fatto.. per poi tornare in piazza e al Riad per rinfrescarmi un po’.
Certo che di povertà se ne inizia a vedere, come i venditori di scarpe usate e la gente che chiede elemosina, ma in generale ho visto persone orgogliose, molto rispettose e sorridenti.
Le donne invece son quelle che mi incuriosiscono di più, non tutte portano il velo e la maggior parte copre solo i capelli lasciando in vista il volto.
Ed ora siamo qui, in Jemaa el fna, ed intorno a me si vedono spettacoli improvvisati.. tipo due bambini che simulano un incontro di box, scimmie portate al guinzaglio, serpenti che danzano seguendo la musica degli incantatori, il fumo che esce dalle griglie delle bancarelle che fino ad un’ora fa non c’erano…
Veramente mi sembra di essere tornato indietro di anni e anni; stare qui è una di quelle cose che già da sole valgono il viaggio.