geom.Calboni ha scritto:Bentornato
flyingsoul ha scritto:La convalescenza procede bene,
Ora sono indipendente col busto, da sabato scorso son tornato a casa mia.
Inutile dirvi che sto scalpitando per tornare al più presto nella grande patria. Ora, in merito a questo, ho deciso nuovamente d sfidare la sorte (da quando ho voltato pagina sono diventato molto più temerario in quanto a scelte) e ho trovato un offerta air baltic che non si può rifiutare: 94€ milano-mosca per l'8 maggio.
Ho deciso d acquistarlo, sperando di essere fisicamente pronto per quella data.
Ora,
Il volo farà 13:30 ore di scalo a Riga, arrivo alle 18:30 e riparto alle 8 il giorno dopo. Voglio incastrarci una toccata e fuga in centro, visto che non sono mai stato a Riga.
Consigli su come gestire al meglio queste 13 ore?
Maxdivi ha scritto:Il Geometra e' esperto del luogo.
Senza dubbio il quartiere art noveau e se avanza tempo un giro al mercato.
geom.Calboni ha scritto:Arrivando alle 18:30 e ripartendo dal centro intorno le 5 della mattina successiva hai il tempo di andare a cena, consiglio il Lido catena di self service in cui trovi di tutto, farti un bel giro del centro a piedi, è piccolo in fondo, e farti un paio di bevute e qualche danza in uno dei numerosissimi locali.
In centro hai l' imbarazzo della scelta anche se moltissimi oramai sono "trappole per turisti" ma te ne accorgi dalla clientela, solo stranieri, e da eventuali "buttadentro" all' esterno.
Volendo riesci anche a fare quattro salti in una discoteca vera e propria. Dipende tutto anche dalle tue condizioni di stanchezza, etc.
Poi ti fai un paio di ore sul materasso, ti spari una doccia e sei pronto per... "tornare a casa"...
Inizio a scrivere questo articolo durante l’ultima delle lunghe attese prima di tornare nel noiastan. Mi trovo ora a Kishinau, capitale della moldavia, visitata quattro anni or sono, in un lunghissimo tour attraverso ucraina, Moldavia e pridniestrove, in attesa dell’aereo di compagnia di bandiera che, dopo un estenuante viaggio di ritorno iniziato nell’oriente russo, attraversando mezzo pianeta, mi riporterà a casa.
Con quest’ultimo volo raggiungerò quota 15 quest’anno…E siamo ancora a metà…
Sono stati cinquanta giorni davvero molto intensi, in tutti i sensi. Credo che sia più logico e, forse per me più semplice, andare per ordine cronologico, contestualizzando le considerazioni durante la stesura.
Dunque, ci eravamo lasciati con la mia partenza per il ritorno nella grande patria. Giusto un paio di righe per Riga, Lettonia, un paese diviso in due per via delle sue radici, una delle quali di matrice russa. Nonostante questo, la protervia ammerrikana, la sua propaganda anti russa, hanno portato questa città quasi a nascondere, come una vergogna, tutto ciò che riguarda la grande patria, mettendo in evidenza esclusivamente la cultura e l’ orgoglio indipendentista lettone. La città è bella da un punto di vista prettamente estetico, ma l’atmosfera che si respira sa di cartone, una brutta copia di una qualunque, anonima, città occidentale. Nulla di particolare da segnalare nella serata passata qui, a parte il fatto che Airbaltic, facendosi beffe delle mie raccomandazioni a malpensa, sia riuscita comunque a smarrirmi il bagaglio, che poi mi verrà spedito all’aeroporto d Kazan tre giorni dopo.
Il mattino seguente atterro ancora a Sheremetyevo, bus fino alla metro e transfert fino alla stazione kazanskaya per il treno che mi porterà direttamente ad izhevsk. Mosca è in festa per la parata, Inutile dirvi che spostarsi in queste condizioni fisiche (indossavo ancora il tutore per l’incidente alla schiena), non sia stata proprio una passeggiata, senza contare il fatto che faceva anche molto caldo, come sempre a mosca il 9 maggio.
Mi infilo quindi nel forno della mitica platskart e provo a non pensare alle 17 ore di treno che mi aspettano. Per fortuna questo modo di viaggiare ti lascia ancora assaporare quel poco di solidarietà che il capitalismo occidentale ha ormai debellato da tempo. Si fanno sempre delle conoscenze piacevoli in queste condizioni, il platskart da la sensazione di essere parte di una grande famiglia.
Arrivo puntuale ad izhevsk. La prima impressione è tutt’altro che buona, anche se accolto da un clima gradevole. La stazione del treno è stata costruita lontano dal centro, non sono riuscito a capirne il motivo, in ogni caso, uscendo da essa, si vedono solo qualche casa fatiscente e il nulla più assoluto. Ad accogliermi arriverà pochi minuti dopo una mia conoscenza, fatta durante le universiadi, presso la quale dimorerò una notte.
Izhevsk, pur essendo la capitale della repubblica autonoma dell’udmurtia, appare come una classica città sovietica, di non proprio gradevole aspetto in linea generale, anche considerando lo sforzo di creare artificialmente un lago, sulla riva del quale, stendere una camminata. Peccato che su uno dei lati si staglia prepotente, quella che è poi il simbolo economico di questa città, una fabbrica di armi. E’ proprio questa tipo d’industria che ha permesso lo “sviluppo” di questa città in epoca sovietica. L’unica, per me, nota d’interesse, è la pressapoco assoluta assenza di turismo, che rende la gente del luogo curiosa verso gli stranieri.
La sera del giorno dopo salgo sul bus notturno che mi porterà la mattina di martedì 12, a kazan.
Arrivo con ben quattro ore di anticipo in una fresca, soleggiata e deserta città. Girovago senza meta alla ricerca di un qualcosa di aperto che mi permettesse di passare il tempo fino all’apertura degli uffici dell’università.
Kazan, come ho più volte detto, è, a dispetto delle sue dimensioni, una città alquanto tranquilla, specie durante la notte. Putroppo però, se uno ha la sfortuna di arrivare in questi poco comodi orari, non trovi nulla di aperto e nessuno in giro. Risolvo le pratiche dell’alloggio come previsto e mi appresto a occupare quella che sarà la mia camera fino al 15 giugno.
La priorità assoluta una volta sistemato era capire se fosse possibile e/o conveniente restare per l’estate in Russia e conseguentemente prolungare la mia presenza per l’anno accademico successivo.
Così torno al dipartimento affari esteri dell’università per discutere la questione. Il personale, non proprio cordialissimo, mi dà le informazioni che richiedo nel giro di una settimana (avrebbe potuto tranquillamente farlo in 20 minuti), sulla base di queste stabilisco che non è economicamente conveniente, sebbene fosse materialmente possibile, restare nella grande patria nei mesi estivi. Decido così di far ritorno in Italia per le “vacanze estive” con la ferma convinzione di tornare a settembre per un intero anno accademico.
Sfrutterò al massimo questo periodo, sia dal punto di vista didattico, sia turistico, essendo ormai iniziata la “bella stagione” mi sarebbe stato più semplice spostarmi nelle zone limitrofe. Ma anche Kazan merita di essere esplorata, non avevo ancora visto tutto qui, e comunque, anche rivedere luoghi già conosciuti a distanza di due anni, mi avrebbe fatto piacere. Kazan è, e resta una vera perla in russia, ad ora, dopo tutti i luoghi visitati in terra putiniana, resta ancora la mia preferita.
Durante la convalescenza italiana, decisi anche di realizzare uno dei miei sogni, visitare il lago Baikal, nell’oriente russo, così acquistai i biglietti aerei per Ulan-ude, con l’intenzione di visitare anche questa città e la parigi della siberia: Irkutsk. Questo viaggio era programmato per fine giugno, in modo tale da terminare il corso a Kazan prima di partire e poi far rientro direttamente nella repubblica delle banane, senza ripassare da Kazan.
Ma prima del Baikal, sono riuscito a visitare Elabuga, Chelny, Kirov, Togliatti e Samara, nonché l’isola di Sviyazhsk, un avamposto costruito da Ivan il terribile durante l’assedio e la presa, definitiva, di Kazan, nel 1552.
Elabuga e Chelny sono due città non molto distanti da Kazan, sempre nel tatarstan, visitate in una giornata, anche perché c’è davvero poco da vedere, Elabuga è molto antica ed in essa resta ancora a testimonianza dell’architettura dei bulgari del volga, che fondarono questa città, uno dei simboli più antichi del tatarstan, ovvero la Torre del diavolo, costruita nel XVII secolo dai bulgari del volga.Chelny è un semplice agglomerato urbano sviluppato quasi totalmente in periodo sovietico, grazie alle vicine industrie chimiche.
Kirov mi ha piacevolmente sorpreso, forse anche grazie alla guida, nelle persone di una graziosa coppia di ragazzi, che ospitai a Torino a novembre dello scorso anno. Il clima è rovente e zanzare e moscerini sono davvero insidiosi, ma nonostante questo riesco ad apprezzare questa città, fondata anch’essa dai bulgari del volga, con un grazioso centro storico e foreste che separano un quartiere dall’altro, tanto da farli sembrare dei villaggi separati dalla città. C’è molto verde qui e forse anche per questo gli insetti sono così numerosi. Kirov è anche la zona di produzione del famoso Vyatski Kvas che prende il nome dal fiume che attraversa questa città e della regione stessa. Grazie al caldo soffocante sono riuscito a gustarmene diversi litri.
Togliatti e Samara le ho incluse in un solo viaggio essendo vicine. Samara al contrario di Kirov mi ha deluso parecchio, forse perché, al contrario di Kirov, nutrivo delle aspettative che non ho riscontrato, in compenso ho potuto bere dell’ottima Zhigulì (una varietà non filtrata, in genere non amo molto questa birra), ossia una marca di birra molto famosa in Russia, prodotta in questa città, direttamente dalla fabbrica di produzione della stessa. Ho poi passeggiato sulla camminata costruita sul lungo volga (in russo naberezhnye, una parola che amo molto e che in italiano non ha una vera e propria traduzione ma che definisce, appunto, una camminata costruita per il relax, sulla riva di un fiume o di un lago), unica e carina attrazione per i locali e i turisti, comunque non molto numerosi. La città in generale l’ho trovata poco curata e non così Interessante dal punto di vista architettonico, escluso il complesso religioso vicino alla fabbrica della zhigulì (scelta geniale).
Togliatti invece è la sede di produzione dell’auto che porta lo stesso nome della birra di Samara, anche questa molto famosa nel periodo sovietico insieme all’ Oka, una piccola utilitaria. Mi spiace dirlo se qualcuno proveniente da questa città dovesse leggermi, ma l’ho trovata davvero poco gradevole sotto tutti i punti di vista, solo un ammasso irregolare di fabbricati fatiscenti e palazzoni in costruzione. Il centro è deserto perché non c’è davvero nulla per cui valga la pena di fermarsi.
Nel frattempo a Kazan la vita andava avanti ed ho avuto modo di conoscere altri italiani che vivono qui. Ormai Kazan parla italiano.
Tutte le volte che discutiamo, trovo che la mia visione della vita in Russia e di conseguenza in Italia, è pressoché la stessa degli altri italiani. Tutti ci lamentiamo degli enormi problemi che ci sono nella grande patria, gli italiani si sa, sono campioni mondiali di lamentele. Ma quando poi si giunge al nocciolo della questione, concludiamo sempre dicendo che è meglio qui che nel “bel” paese.
La Russia non è un paradiso sotto nessun punto di vista e chi sceglie di vivere qui deve fare i conti con problematiche enormi: Corruzione dilagante (ma in calo), infrastrutture fatiscenti quando non assenti del tutto, mancanza di professionalità e serietà sul lavoro, soprattutto per i mestieri meno qualificati. Ma se si ha la motivazione giusta e soprattutto il business giusto, questo paese può regalare davvero molto. Anche da studente la vita è comunque molto più Interessante che in un qualunque paese occidentale globalizzato.
Riesco quindi a terminare il corso, effettuando gli esami per la certificazione e, devo dire, che non mi aspettavo davvero questo risultato, calcolando che avevo perso due mesi di corso. Anche da un punto di vista prettamente pratico, ho superato quella barriera della traduzione simultanea, ora formulo pensieri direttamente in russo. Certo, il mio livello è ancora quello di un bambino, ma almeno posso comunicare in una lingua diversa dall’inglese (comunque sempre poco utile qui). Il mio problema più grande resta la grammatica, ma da quanto tutti mi dicono, è davvero impossibile conoscerla bene anche per i russi stessi. La lingua russa è davvero un delirio. I russi amano complicarsi la vita.
Per via dei campionati del mondo di nuoto, tutti gli studenti dovevano lasciare il villaggio universitario entro il 15 giugno, categorico, cosicché mi sono dovuto trovare una sistemazione diversa per gli ultimi tre giorni a Kazan, dopodiché sarei partito alla volta del Baikal.
Dopo un breve volo da Kazan a Mosca, un transfert da Domodedovo a Vnukovo e cinque ore di volo da mosca, giugno nella pittoresca Ulan-ude, stracarico di bagagli. L’Aeroporto è uno dei più piccoli in assoluto da me visitati, il nostro è l’unico aereo presente sulla pista, ma ci vogliono caricare a forza sul bus che pochi metri dopo ci porta all’ingresso dell’Aeroporto. Attraversata una porta si è subito nella zona arrivi. E’ tutto lì, concentrato in pochi metri quadrati.
Attendo il mio bagaglio e mi sposto in un appartamento in affitto in centro.
Il clima è tipico delle steppe del nord. Molto secco e ventoso, in questi primi tre giorni, anche estremamente caldo, con punte di 38 gradi. Ma il clima secco rende sopportabile queste alte temperature, semplicemente sostando in una zona d’ombra. In questi giorni, proprio a causa dell’intenso caldo, un’area molto vasta della foresta nella regione di irkutsk è bruciata e i fumi della stessa sono arrivati ad offuscare il cielo anche qui ad ulan-ude, cielo che è quasi sempre limpido per via della secchezza sopra citata.
Ulan-udè è la capitale della repubblica autonoma della burazia. I burati sono una stirpe mongola, quindi tradizionalmente molto simili a questi ultimi. La prevalenza ovviamente è buriata, la città è anche la capitale del buddismo russo, a queste longitudini, per fortuna, l’influenza della triade giudaica perde molta importanza e convivono diversi credi, tra i quali, oltre il buddismo, è molto forte lo sciamanesimo, soprattutto nelle regioni a nord. Sciamanesimo che è la confessione principale nell’isola di Olkhon, nel lago Baikal.
Ulan-ude appare più come un grande villaggio che come una città vera e propria. L’abitazione principale resta la casa di proprietà, in genere costruita in legno. Fino a pochi anni fa era possibile costruirsi la propria casa ovunque si volesse, bastava costruire un recinto per delimitare la proprietà e costruirci all’interno la propria casa. Questo è il motivo della scarsa presenza di palazzi.
Di notevole interesse in questa regione è l’aspetto naturalistico, i paesaggi sono straordinari, rovinati però dalla totale assenza di una mentalità ecologica, i rifiuti sono ovunque e la cura della natura è pressoché assente. In generale posso confermare, come molti russi mi hanno spesso descritto, che le regioni orientali soffrono di uno sviluppo più arretrato rispetto alla Russia occidentale, sia in termini d’infrastrutture, sia in termini di società. I buriati sono molto più rudi del russo medio e vivere qui deve essere davvero difficile.
La città comunque è gradevole, certo non un vero e proprio gioiello, ma comunque interessante. Ho potuto visitare il principale tempio buddista, assistendo ad una cerimonia completa di bonzi e relativi affiliati con preghiere monotono e rituali vari, suonato la famosa campana dei “desideri”, roteato i cilindri della stupa e fatto il giro della lunga vita intorno al tempio.
La pianificazione delle giornate non è stata poi ottimale, ma non mi sono fatto mancare nulla, almeno parlando delle attrazioni principali, compresa una gita giornaliera sulla riva orientale del Baikal, purtroppo non così interessante come speravo. Località turistica, acqua sporca, zanzare, tafani e vento gelido. Nulla da fotografare.
Giungo poi ad Irkutsk per gli ultimi tre giorni, nei quali era compresa anche una visita all’isola di Olkhon.
Irkutsk è un altro mondo. Niente a che vedere con Ulan-ude. Capisco perché questa città sia famosa per la sua bellezza, Considerando sempre un indice di sviluppo inferiore rispetto alla Russia occidentale. Per la prima volta in Russia vedo un fiume con acque quasi limpide, se non altro non irrimediabilmente inquinate.
Irkutsk è un museo a cielo aperto, bella sia nell’architettura in legno che nelle costruzioni in cemento. Un intero quartiere è stato ristrutturato in stile fine ottocento/primi del novecento ed è ora il fulcro della vita notturna della città, dove sono concentrate solo attività commerciali legate all’ intrattenimento.
Ma il mio principale obiettivo era la visita all’università statale, alla quale avevo mandato già una email per la richiesta dell’invito. Ho avuto la possibilità di visitare l’università stessa e, purtroppo o per fortuna, anche il dormitorio. Quest’ultimo in particolare è al momento l’unico problema che mi blocca per quanto riguarda un trasferimento in questa bella e interessante città.
Durante il periodo a kazan ho deciso che avrei preso un anno sabbatico per decidere della mia vita, semplicemente guardandomi intorno per capire cosa voglio fare di quello che mi rimane del resto della stessa. Non mi sento pronto per iniziare una attività che mi impedisca di muovermi con una certa libertà, sempre che non riesca a trovare qualcosa che possa incastrarsi perfettamente con le mie esigenze attuali. Certo, i soldi purtroppo servono, ma in un modo o nell’altro risolverò la questione.
E veniamo al capitolo finale, ovvero il più bello e interessante in assoluto: l’isola di olkhon.
Partiamo con un minibus da irkutsk alla volta di khuzhir, il principale villaggio sito al centro dell’isola sulla costa occidentale. Per le informazioni che avevo appreso riguardo questa località, sapevo che era impossibile visitare l’isola in una sola giornata, in effetti il viaggio è molto lungo e prevede, oltre a 300 km di strade dissestate, metà delle quali non asfaltate, anche la traversata in traghetto. Decido per cui di sostare per una notte. Col senno di poi su quest’isola sono necessari almeno quattro notti. Ma andiamo per ordine.
L’eccitazione è alta, il tempo è gradevole e ci avviamo sobbalzando verso gli spazi aperti della regione. Tutti i paesaggi lungo il percorso, oltre naturalmente quelli straordinari dell’isola, sono mozzafiato, distese infinite di campi semi erbosi, pascoli liberi, cavalli e vacche che attraversano liberamente le strade.
A metà strada però il minibus sul quale viaggiamo ha un problema elettrico e deve fermarsi. Dopo circa un ora di attesa di un veicolo di soccorso che non si sa bene quando sarebbe arrivato, decido di provare l’autostop. Essendo in compagnia di una bella fanciulla, lancio lei in avanscoperta, nemmeno 10 minuti dopo si ferma un auto con due donne a bordo, anche loro stavano andando a passare qualche giorno sull’isola. Proseguiamo quindi il viaggio, fermandoci un paio di volte in luoghi sarcri per lo sciamanesimo, scatto altre foto (oltre a quelle fatte durante il viaggio) del luogo in cui questi simboli sono immersi, i paesaggi sono straordinari…
Arriviamo finalmente al traghetto, riusciamo a passare solo dopo un’attesa di un ora, durante la quale ci siamo rifocillati e svuotati dei liquidi in eccesso, sull’isola esiste una strada sterrata, ma è talmente dissestata che i mezzi di trasporto ne hanno tracciate varie ai suoi lati, in pratica più che una gita è un vero e proprio safari. Giungiamo a Khuzhir alle sei di sera, dopo ben otto ore di viaggio.
troviamo un grazioso complesso residenziale e affittiamo una camera per la notte, Il villaggio è quasi tutto costruito in legno, non esiste un sistema fognario, quindi non c’è un bagno all’interno delle camere, ma delle buche dentro una piccola baracca all’esterno con coperture in amianto, ancora diffusissimo in queste regioni.
Decidiamo di approfittare delle poche ore di luce rimaste per esplorare la zona, in particolare la riva del lago. Devo dire che lo sbattone del viaggio viene ampiamente ricompensato da ciò che si apre ai nostri occhi, il paesaggio è incantevole, soffia sempre un vento freddo ma il lago è comunque calmo.
Ci inerpichiamo sulla collina che poi porterà da un lato alla spiaggia e dall’altro alle famose rocce dello sciamano, simbolo sacro di quest’isola, famoso in tutto il mondo.
Rientriamo per un lauto pasto in una caffetteria sulla via principale. I prezzi sono molto buoni, considerando che questa è una località esclusivamente turistica. Il clima dell’isola è secchissimo e piove molto raramente, per questo la sabbia è ovunque, eppure, proprio nella notte passata qui si abbatte uno dei rarissimi temporali. Per fortuna eravamo già sottocoperta. Il giorno dopo ancora una fugace visita alla spiaggia e successivamente alle rocce per un incontro ravvicinato. Purtroppo a mezzogiorno potevamo prendere l’ultimo minibus della giornata che ci avrebbe riportato ad irkutsk. Scatto ancora numerose foto e alcuni video e constato la limpidezza dell’acqua dalla spiaggia, davvero invitante per un bagno, peccato che il clima proprio non lo concedesse, sia l’acqua sia l’aria erano davvero troppo freddi. così desisto.
Il rientro tortuoso è infinito ma almeno ce la siamo cavati con sei ore e mezzo, ancora il tempo per un incontro mensile di CouchSurfing, ad Irkutsk.
Durante il rientro ho avuto modo di conoscere una coppia, lui russo di origini ma polacco di nascita. In barba agli stupidi stereotipi che vorrebbero tutti i russi e paesi fuori dall'orbita UE, sognare quest'ultima, lui ha fatto il percorso inverso, spostandosi nella grande patria. Alla mia domanda sul perché di tale decisione lui risponde semplicemente: la russia è la mia patria.
Ciò che ho visto sia ad irkutsk che sull’isola e nel percorso per arrivarci mi ha lasciato davvero estasiato, tanto che cercherò in ogni modo di tornarci, magari anche in inverno, quando questi luoghi regalano immagini ancora più straordinarie.
geom.Calboni ha scritto:Ho letto.
Irkutsk ed il Bajkal, come del resto Ulan-Ude sono un altro mondo. Che meriterebbero approfondimenti.
Quindi a settembre ritorni a Kazan?
flyingsoul ha scritto:geom.Calboni ha scritto:Irkutsk ed il Bajkal, come del resto Ulan-Ude sono un altro mondo. Che meriterebbero approfondimenti.
Basta chiedere
A settembre se trovo una sistemazione conveniente a irkutsk, vado lì.
geom.Calboni ha scritto:flyingsoul ha scritto:geom.Calboni ha scritto:Irkutsk ed il Bajkal, come del resto Ulan-Ude sono un altro mondo. Che meriterebbero approfondimenti.
Basta chiedere
A settembre se trovo una sistemazione conveniente a irkutsk, vado lì.
Mi riferivo più che altro, oltre a esperienze dirette come la tua, a viaggi più dettagliati nella zona in quanto molto interssante.
Alcuni mezzi forumisti ci sono tornati 3 volte ed ogni volta hanno approfondito con nuove escursioni, anche in inverno.
Mi ricordo sempre un gruppetto di ragazzi polacchi, era il 2005 forse, alla stazione ferroviaria di Brest in Bielorussia con i quali ingannai l' attesa di un treno che se ne rientravano da 1 mese intorno al lago...
Lago ha scritto:Guardando questo video di Lambrenedetto che in questo momento sta facendo la transiberiana Kazan merita
Hey flyingsoul magari il pizzaiolo lo conosci
https://www.youtube.com/watch?v=wfAhoH6hN-g
Lago
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