martedì 16 giugno 17.00
Live from Tbilisi.. anche se sarei rimasto volentieri in Armenia qualche giorno in più visto che l’amico giornalista mi aveva proposto di andare con lui nell’ovest del paese in una zona molto interessante; alla fine ho scelto di seguire l’itinerario di base e fermarmi una notte in montagna a Kazbegi.
Tra l’altro torno in una Tbilisi post alluvione; nei giorni in cui ero via per una notte e nel giorno seguente la città era allagata con morti, animali dello zoo che giravano liberi.. insomma un bel casino e per fortuna che ora sembra tutto sistemato e che la vita è tornata come prima.
Per la giornata conclusiva di ieri, come dicevo, mi son appoggiato ad un tour (
www.hyurservice.com) un po’ per la distanza in km ma soprattutto perché così riuscivo a fare più posti in un solo giorno, cosa impossibile senza avere un’auto a disposizione.
A differenza dell’altro tour questa volta eravamo parecchi di più, circa una 30ina misto russo-anglofoni che mi dava quasi l’impressione di essere un gruppo viaggio-dopolavoro-cinesi; ma alla fine è andata bene… in ogni sosta c’era metà tempo di spiegazione (cmq facoltativa) ed il resto di giro totalmente libero.
Prima tappa sarà il monastero Khor Virap; durante il viaggio io rimango attaccato al finestrino, la campagna si fa sempre più secca e la semplicità aumenta man mano che si scende, alcuni contadini vendono frutta e verdura per strada e sui pali della luce trovano posto dei nidi di cicogne.. Yerevan mi sembra così lontana.
Il monastero è molto bello, le pareti interne sono anche qui nere e buie e poi dal terrazzo si vede il loro simbolo, il monte Ararat che svetta; salgo anche sulla collinetta dove si ha una vista del complesso religioso con dietro le vallate e dove sui rami dei cespugli ci sono dei strofinacci legati, i desideri dei fedeli.
Da qui andiamo a Noravank, dove l’ambiente cambia totalmente, si passa in mezzo a rocce rosse fuoco e la strada offre scenari delle colline e di spazi aperti infiniti senza neanche un abitazione per km e km.
Delle chiese la cosa che mi colpisce di più è il colore rosso simile alle rocce e poi le scale esterne di una delle due costruzioni; scale che purtroppo vengono prese d’assalto per farci la foto e la caciara fa perdere al posto un po’ della sua misticità, così in alto e così lontano da tutto e da tutti.
Una particolarità che noto sulle pareti sono le croci incise nelle pietre dei muri, fatte su richiesta delle famiglie più danarose, la cui grandezza dipendeva dall’ammontare dell’offerta.
Pranziamo in un ristorante per strada abbastanza turistico, dove provo un piatto tipico che mi ricorda il nostro bollito e chiusura con caffè armeno/turco; anche perché, sul caffè, non trovo differenza tra quello turco e quello armeno, ma ogni paese lo spaccia come una propria invenzione.
Il resto del tour passa per due posti un po’ meno interessanti; il primo, Jermuk, si sta trasformando in località turistica termale per via delle sue fonti d’acqua calde (una arriva anche a 53°), il paese ha strade nuove, hotel appena completati e viali alberati per passeggiate.
L’altro invece è una sosta in una cantina ad Areni a degustare vini.. i bianchi ancora ancora ma i rossi erano veramente imbevibili.
In se la campagna che costeggia la strada si presenta un po’ tutta simile con il solo pezzo verso Jermuk dove il verde tornava predominante assomigliando un po’ alla Georgia.
Pur essendo un tour organizzato alla fine l’ho trovato interessante e piacevole e poi, durante il viaggio, ho conosciuto un po’ di gente.
Prima un’armeno-americana che mi racconta di lei e dei suoi genitori scappati in America; mi spiega che sono circa 1 milione quelli migrati lì e che ci sono città con interi quartieri abitati solo da Armeni che sembra di essere un po’ come a casa (la cosa mi ha ricordato i primi quartieri di Little Italy.. o Chinatown)
Le chiedo anche cosa ne pensano i parenti della scena della Pecora Armena del film di woody allen e ridendo dice che parecchi si erano incazzati parecchio.
Poi parlo con una russa che dal comportamento sembrava Floriana del grande fratello e con una bielorussa, mia vicina a tavola, con cui si instaura un bel feeling; infine l’ultimo tratto lo faccio con uno spagnolo che però alla lunga era un po’ una colla.
Sulla via del ritorno rifletto sul fatto che forse la Georgia ha più cose da vedere e la gente è più ospitale e alla mano, ma l’Armenia ha un fascino tutto suo, mi sembra più vera, più misteriosa.
Arrivati a Yerevan, ringrazio autista e guida e poi chiedo alla ragazza bielorussa se aveva programmi per la serata e così l’ultima notte a in Armenia esco con lei a cena.
Andiamo in un posto che fa tipo tapas di piatti armeni, nel senso che fanno piccoli piatti e quindi si può assaggiarne di più tipi, accompagnati dal vino locale. (
http://www.tripadvisor.it/Restaurant_Re ... revan.html)
La compagnia è bella e si sta un po’ insieme camminando fino alla Cascade prima di andare in un bar a bere un brandy locale per poi lasciarci e rientrare in ostello.
Rientro all’1, sul taxi passa puff daddy con missing you, forse la canzone giusta per l’ultima notte qui.
Quando rientro in ostello trovo ancora in piedi i compagni di colazione di questi giorni, la sciura spagnola, la giovane coppia norvegese, il berlinese… ci salutiamo e per me è stato veramente un piacere condividere questi pochi giorni, una piccola parte della nostra vita.
Oggi invece è stata totalmente una giornata di trasferimento.
Alle 8.30 ho preso la marshrutka per Tbilisi, il viaggio non è stato semplice, 5 ore stretti al caldo ma così ho la possibilità di ripensare a quanto fatto finora, a come i primi due giorni sentivo un po’ di nostalgia di casa ed ora invece son sempre più felice di questo viaggio nel quale mi sto aprendo molto, parlando con tutti, interagendo, conoscendo luoghi ma soprattutto persone locali e non.
Fuori dal finestrino il panorama non regala niente di nuovo e così mi concentro sui compagni di viaggio… signore simil badanti ucraine, faccendieri, ragazzi schivi sempre pronti a lasciare il posto migliore ai più anziani, gente senza denti che però ti sorride quando gli dai una mano a salire e scendere dal pulmino, zero turisti; e poi classica sosta pranzo con kebab di maiale alla griglia in un ristorante improvvisato per strada chissà dove.
Oggi non faccio più nulla, andrò con i ragazzi dell’ostello ad assistere ad uno spettacolo folk locale…
E domani? si vedrà..