Giorno 3 (8 agosto)
Ganchan: "Ciao, tutto bene!"
Io: "Eccoti, finalmente ti ho trovato! Ieri ti ho cercato disperatamente ma in ogni negozio mi rispondevano che non esistevi."
Ganchan: "Beh, sono qua. Non mi vedi?"
Io: "Sì, non sono mica orbo! A dir la verità cercavo Miss Dronio. Non so cosa avrei dato per la sua action figure"
Ganchan: "Chi? Quella scammer truffaldina?"
Io: "In un certo senso hai ragione, dava sempre l'impressione di cedere alle lusinghe di Boyakky ma in realtà lo adulava per puro tornaconto personale, forse è per quello che aveva sembianze occidentali. Però scatenava fantasie osé in tutti noi, quando eravamo piccoli. Il primo nudo integrale in un cartone"
Ganchan: "Purtroppo è difficile trovarci. Siamo sempre alla ricerca della pietra Dokrostone"
Io: "Anche io, se la trovo vi faccio un fischio. Anzi, lo faccio al Trio, ho sempre parteggiato per loro, per i cattivi"
Ganchan: "Mai un complimento, eh"
Io: "Mi stavi sulle palle. E poi, perché adularti? Sarebbe troppo facile ottenere i tuoi favori: anche un maiale può salire su un albero quando viene adulaaatooo. Odate buta docet"
Ganchan: "Ok, addio allora. Si è fatto tardi e devo andare a mangiare"
Io: "Addio, non mi ha fatto piacere conoscerti".
Mi sveglio, faccio colazione, doccia e sono già in strada. Primo appuntamento quotidano è la stazione Jr, devo andare a far iniziare il Railpass, facendolo partire dal 12, giorno di trasferimento a kyoto. La coda è bella lunga, così finisco per sforare l'orario ipotizzato e mi reco quindi a pranzo a Shinjuku per poi far ritorno in camera a lasciare il railpass, lavare i denti e prendere una bottiglietta d'acqua. Una volta fatto tutto, mi reco verso la prima meta odierna: il Palazzo Imperiale. Ci arrivo in pochi minuti e noto che molti giapponesi fanno footing intorno al palazzo, prima del fossato che lo circonda. L'ingresso è gratuito ma non ho ben capito perché chiedano di prendere il biglietto prima di entrare. Una delle tante stranezze di questo paese, che mi ha lasciato con tanti perché.
Poi, appena entrato faccio conoscenza con un'altra caratteristica dell'estate giapponese: le cicale. Una cosa mai sentita, 180 decibel. Pochi giorni dopo sarà anche una cosa mai vista, le cicale giapponesi sono giganti. E fanno pure un po' schifo (a me gli insetti danno questa sensazione. Con alcuni di loro ho una fobia).
Il loro rumore è assordante, non so come facciano a fare tutto quel casino.
Girovago un bel po' per il giardino e per gli orti botanici che si trovano al suo interno. E noto che le piante sono tagliate in modo artistico, proprio come in una cartolina del paese. L'appagamento estetico è una delle caratteristiche della loro cultura, anche a tavola. Il palazzo non è purtroppo visitabile, ma il giardino etc. non mi è dispiaciuto. Così, verso le 16 e rotti torno in albergo e mi preparo per la meta serale: Odaiba. C'è il festival dei fuochi d'artificio.
Dopo un paio di ore sono in movimento e mi dirigo verso la baia. Arrivarci è spettacolare. Si prende una monorotaia che corre parallela al Rainbow Bridge. Arrivato a destinazione noto una folla sovraumana, tantissima gente. La polizia dirige la folla. Arrivo al parco più vicino e mi apposto per fare qualche filmato e foto quando un poliziotto mi si avvicina e mi fa segno di scorrere. Il guaio è che tutto è offlimits, c’è una folla incredibile. Non c’è uno spiazzo libero. Così decido di mettermi accanto a un palo, almeno non sto di intralcio. Ma il poliziotto imperterrito mi si avvicina di nuovo e a gesti mi fa capire di spostarmi. A questo punto lo guardo stupito e gli dico, in italiano, “dove vuoi che vada? Non vedi che sono accanto a un palo! Non intralcio nessuno, se mi sposto la gente mica va contro il palo”. La scena si ripete un altro paio di volte, poi lui è costretto a cedere. Ecco, questa mentalità “quadrata” dei giapponesi un po’ non la comprendo. Non sto infrangendo nessuna legge e nessun regolamento. E sicuramente non sono di intralcio alle persone.
I fuochi sparati sulla baia rendono tutto più spettacolare di quel che è già. Altra cosa notata è che molti, moltissimi giapponesi indossano kimono e sandali infrandito di legno. Vestono in modo tradizionale, sembra di tornare indietro di secoli ma è una cosa che ho apprezzato molto. Dà una eleganza in più alle ragazze e conserva tradizioni e radici dei tempi passati.
Dopo circa 30 minuti mi muovo per mangiare qualcosa, ero convinto che sarebbero durati fino alle 22. “Sono le 8 e mezza, ho fame. In questo modo evito la ressa per il rientro”. Ordino un paio di bruschette in una panetteria e mi siedo fuori. Al momento dell’ordinazione mi comunicano che i fuochi stanno per terminare. Capisco subito che la ressa per il rientro me la farò tutta, così una volta arrivato il cibo cerco di mangiare un po’ velocemente e nel giro di pochi minuti mi incammino per tornare. C’è una calca incredibile e per arrivare al treno mi ci vorrà un’ora. Tutti rigorosamente in file molto ordinate.
Una volta salito sul treno, pressato come una sardina, alla seconda fermata faccio conoscenza con gli “sburla dete”. Li ho soprannominati così, sono gli assistenti alla banchina che spingono le persone dentro il vagone, anche se è già pienissimo. Proprio a me tocca una persona spinta a forza contro, il che sarebbe già fastidioso di per sé. Ma la cosa è ancor più fastidiosa perché questo scemo ha con sé un trolley e nell’entrare finisce per colpire la mia gamba: risultato una piccola botta viola sullo stinco. Al momento grido “ahia, cazzo!” e sto per uscire, verso l’inserviente coglione. Ecco, questa cosa della gente che spinge dentro quando è già tutto pieno l’ho proprio odiata. Fortunatamente noi turisti non usiamo i treni o il metro durante le ore di punta, se non per puro caso in situazioni rare. Ma mi immagino i giapponesi. E mi sarebbe piaciuto tirare un ceffone a quel cretino che lo ha spinto dentro con la sua valigia. Ad aggiungere rabbia su questo, c’è da segnalare il fatto che l’uomo con la valigia scende alla fermata successiva. Dico io, ma se sai che è pienissimo e che hai una valigia piccola, non potevi prendere un taxi o fartela a piedi? Saranno stati 800 metri.
Arrivato a shinjuku mi fermo a cenare giusto in una catena di izakaya: yakinoba, o qualcosa del genere. Mi siedo al bancone e ordino un piatto di riso con sopra dei filetti di pesce alla griglia. Non male, prezzi molto ridotti. Poi passo un secondo da 7eleven per prendere le cose per far colazione il giorno successivo, torno in camera dieci minuti e poi esco dirigendomi verso kabukicho. Nulla di particolare, ricordo di aver provato anche i takoyaki in una pausa qua, non sono male, e di aver trascorso un’oretta a un pub inglese per una birra.
Fatta una certa ora torno in camera e mi addormento. Il terzo giorno a Tokyo è giunto al termine.
https://www.youtube.com/watch?v=smzOoqgK_3I