Meetings - Giappone 2015

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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda fedea » 07/09/2015, 12:10

ma al di la' del capsule... ho capito bene o ueno non l'hai visitata praticamente per nulla?
che peccato, e' una delle parti secondo me piu' belle di Tokyo. mischia in perfetta armonia antico (il tempio sensoji di asakusa, bellissimo, e i tempietti all'interno del parco di ueno), natura (il parco, che ho trovato stupendo nonostante il brutto tempo e l'autunno), e il moderno (la sky tree, la fabbrica della asahi). e sinceramente dopo l'esperienza di alloggio fatta a shinjuku quando tornero' a tokyo ma ueno/asakusa tutta la vita. per me/noi, coppia cui la nightlife frega meno di zero, e' il quartiere perfetto. ottimo anche per la yamanote, tranquillo la sera, quando ti puoi fare una bella passeggiata lungo in sumida e mangiare nei tantissimi localini per famiglie senza buttadentro molesti e insistenti :D
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Lebowski » 07/09/2015, 12:27

Hai capito male. :)
Asakusa l'ho visitata in lungo e in largo il secondo giorno: fabbrica Asahi (ricordo di aver parlato con te di quella costruzione a forma di xxx sulla sede), tempio senso-ji, pupazzi di fronte alla sede Bandai, etc. etc.
Non ho visto il parco di Ueno ma ho girato la zona vicina al capsule.
Provo a spiegarmi: sui nomi dei quartieri io faccio affidamento a quella miniguida fornita dall'Ufficio del Turismo Giapponese, che li indica come quartieri separati. Magari sarà sbagliata, non perfetta, però per la denominazione dei quartieri mi affido a quella. ;)
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Lebowski » 07/09/2015, 21:02

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Il Golden gai
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Una izakaya
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Il loculo
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Lebowski » 09/09/2015, 23:10

12 agosto

Mi sveglio. Mi controllo: ci sono tutto. E sono anche abbastanza rilassato. La sveglia suonerà da lì a poco. Tutto sommato mi sono trovato benino, si dorme abbastanza bene. Aspetto il suono del cellulare e poi mi alzo subito per fare doccia etc. Tutto pulitissimo, anche perché sono il primo.
Dopo poco più di mezzora sono giù in reception, consegno la chiave e sono in strada.
Alla fermata del metro devo fare i biglietti, non ho più abbonamenti. La cosa si rivela abbastanza semplice, i distributori sono tutti in inglese e in pochi secondi riesco a ottenere il tagliando.
Alla fermata di cambio decido di riposare un po’ dato che i primi treni sono tutti pieni. Non c’è traccia dei famigerati sburla dete. Passo dieci minuti seduto e faccio passare 3 o 4 treni, tanto ho tutto il tempo necessario per arrivare alla stazione, ho già il biglietto del treno e sono anche un po’ stanco dal caldo e i bagagli.
Arrivato all’uscita i tornelli si bloccano. Non passo. Così sono costretto ad andare allo sgabbiotto e a mostrare i biglietti all’addetto. Presumo che sia calcolato il tempo di percorrenza da una stazione e l’altra ed avendo io sforato di 10 minuti il calcolo perché mi ero fermato a riposare non fossero più considerati validi. Una cosa molto strana. Comunque, l’addetto guarda la stazione di partenza, “Iriya” e mi dice che posso passare. O forse sono io che ho provato a passare con il biglietto di ingresso e non quello di uscita, non lo so, la tariffa era minima (ricordo che per Odaiba me ne diedero due, tutto in giapponese, ed uno era per l’andata e l’altro per il ritorno).

Arrivato in stazione mi reco subito al binario passando attraverso una folla inumana. La cosa più particolare delle loro stazioni, a parte i treni che vanno e vengono continuamente dai vari binari (in media uno ogni 2-3 minuti), è la predisposizione delle file. In base al tipo di treno e al relativo numero di carrozze viene segnato per ogni vagone dove si fermerà e da lì è segnalata una striscia sul pavimento che indica la fila da rispettare.
Prendere quindi un treno proiettile in Giappone si è rivelata un’esperienza abbastanza semplice.
Il tragitto verso kyoto scorre via abbastanza monotono, la sola cosa interessante sarebbe stata la visione del sacro Fujiama. Sarebbe, l’umidità atmosferica crea una cappa che rende la sua visione impossibile. La sola cosa da segnalare è l'immancabile inchino del personale che entra nel vagone, tutte le volte che passa di lì: inchino all'ingresso e inchino all'uscita.

All’arrivo a kyoto, puntuale, decido di andare subito al ryokan prenotato per buttarmi il più presto possibile in città: il problema di questa città è proprio cercare di incastrare correttamente le varie attrazioni per rispettare la tabella di marcia. Purtroppo, un paio di quelle programmate non sono stato in grado di vederle e mi sono visto costretto a ripiegare su altre. Ma fa parte del gioco.
Il ryokan è molto particolare. Gestione familiare, buon inglese, grande ospitalità. Si segnala la loro “passione” per le ciabatte e l’odio per le scarpe, che già sapevo e non era un problema. Dovrò rispettare il seguente regolamento:
1) depositare le scarpe in reception e indossare pattine per scale e atrio in camera (le scarpe possono essere portate a mano in camera solo ed esclusivamente la sera)
2) utilizzare pattine apposite per il bagno
3) utilizzare piedi nudi o calze per il tatami della camera, consistente in un tavolino in legno di altezza gioco per bambini di 2 anni, futon piegato che spiegato ne occupa la metà e minivaligia contenente istruzione per indossare lo yukata (provato ma teneva caldo, quindi mai più indossato) e per piegare il futon
L’esperienza nel ryokan si è rivelata tutto sommato ok. È da provare e ti fa inoltrare ancora di più nelle tradizioni giapponesi. Il giudizio è positivo, a parte la scomodità per la schiena data dal dormire nel futon.

Decido di buttarmi subito in città e di iniziare dal Kyomizu Dera. Chiedo info per il pullman, vengo dotato di cartina e dopo una prima indecisione se muovermi a piedi o in bici rispetto al pullman, alla fine per varie ragioni opto per l'autobus. Sono già quasi le 16 e quindi alcune cose sarà dura, se non impossibile, farle.
Per arrivare al Kyomizu dera si deve salire leggermente lungo una collinetta ma il cammino si rivela molto piacevole. Prima si passa vicino a una pagoda di legno di un tempio di cui non ricordo il nome (come avrete notato tra errori ed omissioni di cibi, luoghi etc. i nomi non sono il mio forte) e poi si arriva a un piccolo quartiere molto caratteristico, ricco di negozietti di souvenir. Le vie sono invase da turisti e subito noto che tutta la città è "affollata" dalla loro presenza.
Il Kyomizu Dera mi è piaciuto molto e mi ha colpito vedere tante giapponesi in kimono. Non mi soffermo a descriverlo, metto alcune foto. C'è stato un momento che mi ha lasciato un po' perplesso: in Giappone urlare è segno di grande maleducazione. Questo è uno dei tanti motivi di mia personale ammirazione per il paese. Io adoro il fatto che i cellulari siano proibiti o ridotti sui mezzi pubblici. Bene. Sto camminando per il complesso di templi e sento una mamma italiana "Federico, vieni qua! Vieni qua!" a squarciagola. Ora, se già è maleducazione in luoghi "normali" lo è ancor di più in certe zone. Lo fa a un metro da me. Io non sono certo un santo e mi darebbe fastidio fare il maestrino, ma non ce l'ho fatta e le ho subito detto "Guardi che in Giappone non si grida!". Credo sia la prima volta che mi capita di fare una cosa simile, ma a tutto c'è un limite.
Comunque, ho trascorso un buon paio di ore lì, compreso il ritorno. E questo mi ha limitato, ma sono fatto così. Io non amo correre per vedere 5 posti senza godermeli. Preferisco vederne meno, con i miei tempi, che so essere lenti a volte per alcuni. Ma, ehi: questo è il bello di viaggiare in solitaria. I miei tempi, i miei luoghi. Si chiama libertà, ed è la cosa più bella in questa tipologia di viaggio. Così, posso dire di aver fatto solo il quartiere e il Kyomizu dera. Non mi avventuro verso altro, sono già le 17 passate e non avrebbe senso. I pullman al ritorno sono pienissimi, al punto che non riesco a scendere alla fermata e mi tocca scendere alla stazione.
Da lì faccio ritorno in camera e mi preparo per uscire per cena.
Scelgo di incamminarmi verso la zona centrale: gyon etc. Sono circa 2 - 3 Km, non tantissimo. "Sulla strada mi fermerò a mangiare" decido.
Intanto iniziano a spuntare i primi nuvoloni. Un'altra delle cose più belle che amo fare in viaggio è non avere mete predefinite per cena, lasciandomi guidare dall'istinto. Spesso così ho ottenuto grandi sorprese: dal miglior ristorante all'estero mai provato (tallinn) e quasi scoperto da me alla cena più trash (a cluj) o a posti e locali tipici. A volte va bene, altre male. Ma questo fa parte del gioco e anzi, forse è una delle cose più interessanti. Così, lungo il tragitto rimango indeciso in un paio di occasioni, quando noto una izakaya in una via trasversale. Mi pare abbastanza "local" e quindi rimango un po' indeciso sul da farsi (ma propendo per quella) quando vedo uscire la cameriera. Hanno il menu in inglese, ma sono sicuramente molto tipici. Infatti, in tutto il locale - quasi pieno - ci siamo solo io e uno spagnolo stranieri. La cosa mi prende bene. Mi fanno accomodare al bancone. Il locale è molto caratteristico: è gestito da giovani. Cuochi, cameriere etc. avranno circa 20 anni, sembrano appena usciti dalla scuola. Piatti cucinati di fronte a tutti. Ma la cosa più caratteristica è che ogni tanto uno dei cuochi o delle cameriere grida una frase e gli altri rispondono con un'altra e appena entra o esce un cliente parte una frase e tutti fanno l'inchino rispondendo a chi ha fatto partire la frase.
Altra caratteristica è che i piatti non sono abbondanti, ma costano veramente poco. Ottimo, perché permette di provarne un po'. il nome dell'izakaya è New Shinmachi (in inglese).
Mi piace.
Accanto a me ho un giapponese di mezza età che si presenta: è insegnante universitario di storia.
Ordino un piatto fatto di pesce cotto, sembravano totani tagliati in piccoli pezzetti, accompagnato da lattuga tagliata sottilissima (quasi a julienne), maionese e la fantastica salsa teriaky (la mia salsa preferita, tanto che qua in italia la sto cercando nei supermercati ma per ora invano). Tutto buono.
Intanto si parla con il professore, che è stato in europa e ha fatto il dottorato in Francia. Parla inglese con un forte accento francese. Parliamo del Giappone e a un certo punto faccio una gaffe parlando di Marco Polo e vengo prontamente corretto: è vero, mi ricorda che Polo non ha mai toccato il suolo del Cipango. Gli rispondo che lo so, non potevano entrare stranieri, ma all'inizio rimango dubbioso su questo perché non ricordavo se fosse esattamente così.
Comunque, si è trattato del primo giapponese con cui ho intrattenuto una conversazione. MI faccio tradurre da lui le varie grida fatte dal personale e mi spiega che gridano "fate buon appettito" "siete i benvenuti" e cose così.
Prendo un gelato al tè verde e poi chiedo il conto. Mi offrono una bevanda strana: un cicchetto di acqua con dentro un polpetto. Non ricordo cosa fosse, ma ho lasciato lì il bicchierino: io voglio sempre finire con qualcosa di dolce, non di salato. e all'assaggio mi ha fatto moderatamente schifo.
Poi esco, accompagnato alla porta dalla cameriera che mi aveva servito. è giovane, nulla di che a dire il vero, ma nell'uscire le dico torno domani. Lei ringrazia, esce alla porta e poi provo un esperimento e mi lancio in un "Cho kavaii" e lei ringrazia con un sorriso. Non volevo provarci, ma vedere come avrebbe reagito, se imbarazzata o altro. Nulla di tutto ciò. Sta di fatto che me ne vado e inizio a incamminarmi verso il centro.

A me anche il centro città è piacuto: tutto coperto da un portico, con due viali ricche di negozi, bar, caffetterie etc. Stanno ormai chiudendo e stanno purtroppo arrivando le nuvole e la pioggia. Faccio un giro per i quartieri centrali, che ho trovato molto belli e caratteristici, uno dei luoghi più romantici mai visti in Giappone. Ero da solo, quindi al massimo potevo innamorarmi di me stesso. Però ho trovato un'atmosfera magnifica, quasi sospesa nel tempo.
L'acqua va a momenti, ma quando viene arriva giù fortissima e quindi spesso mi ha costretto un paio di volte a tornare sui viali centrali, al coperto.
Dopo un paio di soste antipioggia, verso le 23 - anche se presto - decido di tornare. Prendo l'autobus e scendo una fermata prima per entrare in un combini a prendere il cibo per la colazione e appena esco di lì arriva l'acquazzone. Così corro spedito verso il ryokan, poco distante. Il primo giorno a kyoto mi è piaciuto.

Prima di addormentarmi navigo un po' e guardo il meteo. Domani danno pioggia. "Se piove cambio programma e anticipo di un giorno il viaggio a Hiroshima" mi dico.
Un'altra cosa che amo nel viaggiare da solo: programmi determinati da me, modificabili a proprio piacimento.
Poi stendo il futon e mi addormento. Fuori sento la pioggia cadere a spron batttuto. Ho fatto bene a rientrare.
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Leia74 » 10/09/2015, 9:46

Lebowski ha scritto:la sola cosa interessante sarebbe stata la visione del sacro Fujiama.


Scusa se faccio la pignola, ma il monte piu' importante del Giappone si chiama monte Fuji. In giapponese si scrive Fuji + il carattere di montagna. Questo carattere 山 si legge "yama" se e' da solo, ad esempio se dici "vado in montagna". Ma quando accompagna i nomi propri dei monti si legge "san". Quindi per essere corretti bisogna dire o solamente "il sacro Fuji" oppure "il sacro Fuji-san". Non ho la minima idea del perche' in italiano sia diventato popolare il nome "Fuji-yama" che in giapponese non esiste.

Si segnala la loro “passione” per le ciabatte e l’odio per le scarpe, che già sapevo e non era un problema. Dovrò rispettare il seguente regolamento:
1) depositare le scarpe in reception e indossare pattine per scale e atrio in camera (le scarpe possono essere portate a mano in camera solo ed esclusivamente la sera)
2) utilizzare pattine apposite per il bagno
3) utilizzare piedi nudi o calze per il tatami della camera, consistente in un tavolino in legno di altezza gioco per bambini di 2 anni, futon piegato che spiegato ne occupa la metà e minivaligia contenente istruzione per indossare lo yukata (provato ma teneva caldo, quindi mai più indossato) e per piegare il futon


In tutti gli ambienti col futon in Giappone bisogna levarsi le scarpe e camminare scalzi (o con le calze). Ci si deve levare le scarpe all'ingresso anche in luoghi con pavimento "all'occidentale", dove sono pero' permesse le ciabatte. In bagno c'e' un paio di ciabatte apposito che non va in giro per il resto della casa. L'igiene e' importantissima per loro, e per esempio in molte case separano il gabinetto in uno stanzino a parte (con mini-lavandino), e vasca, doccia e lavandino vanno in un'altra stanza (sempre se c'e' spazio, io non avevo la divisione nel mio mini-appartamento).

Quando abitavo a Tokyo ricordo di aver stra-maledetto le mie scarpe portate dall'Italia, avevano tutte i lacci, e siccome uscivo ed entravo continuamente dagli appartamentini dei miei amici (vivevo in una specie di residenza universitaria, un condominio in pratica) mi dovevo levare e mettere le scarpe di continuo!!

Il Kyomizu Dera mi è piaciuto molto e mi ha colpito vedere tante giapponesi in kimono.


Anche quando ci sono stata io (aprile 2013) c'erano tantissime donne in kimono ma il 99% erano turiste cinesi (o di Taiwan, non so distinguere i dialetti cinesi). Le donne giapponesi si mettono in kimono molto raramente, di solito per una festa, a parte le anziane che lo fanno spesso, e ovviamente le geisha.

Ma la cosa più caratteristica è che ogni tanto uno dei cuochi o delle cameriere grida una frase e gli altri rispondono con un'altra e appena entra o esce un cliente parte una frase e tutti fanno l'inchino rispondendo a chi ha fatto partire la frase.


In moltissimi negozi (non solo ristoranti) le commesse urlano "irasshaimase!" che significa benvenuto, ad ogni cliente che entra. L'altra frase che i cuochi ogni tanto dicono sinceramente non mi risulta, chissa' cos'era. (ho letto quello che ti ha spiegato il prof poco sotto, ma a me il "buon appetito" risulta che si dica al contrario, cioe' il cliente dice "itadakimas" quando inizia a mangiare, non e' il cuoco a dirlo... boh).

fantastica salsa teriaky (la mia salsa preferita, tanto che qua in italia la sto cercando nei supermercati ma per ora invano).


La salsa teri-yaki piace moltissimo anche a me, pero' non sono mai risucita a trovarla...

Lei ringrazia, esce alla porta e poi provo un esperimento e mi lancio in un "Cho kavaii" e lei ringrazia con un sorriso. Non volevo provarci, ma vedere come avrebbe reagito, se imbarazzata o altro. Nulla di tutto ciò. Sta di fatto che me ne vado e inizio a incamminarmi verso il centro.


:lol: :lol: :lol: :lol: :lol:
Secondo me non ha capito cosa hai detto!!
Considera che kawaii (che vuol dire carino/a) si legge kauaii (non con la V, con la U) con un leggero accento sulla prima delle due i alla fine. Inoltre "cho" messo prima di un aggettivo per indicare "molto" ha la O lunga, quindi doveva essere una cosa tipo "choo kauaii!" perche' lei capisse. Ma e' meglio che non abbia capito, perche' 1) e' una frase che usavano 10 anni fa, ormai il "choo" come superlativo non lo usa piu' nessuno, saresti sembrato assurdissimo. 2) e' una frase gergale, usata solo dalle ragazzine e non dagli adulti o dai maschi. :mrgreen:

Un'altra cosa che amo nel viaggiare da solo: programmi determinati da me, modificabili a proprio piacimento.

Sono d'accordo sul fatto che viaggiare da soli lasci una liberta' pazzesca, ed e' bellissimo. Ma devo ammettere che se trovi una persona con cui vai perfettamente d'accordo, hai gli stessi tempi, la stessa disponibilita' a cambiare programma, gli stessi gusti sui luoghi da vedere... ecco e' ancora piu' bello :mrgreen:
Le mie foto:
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Lebowski » 10/09/2015, 14:10

Leia-san:

Grazie per le precisazioni.

Per le scarpe, lo sapevo e la cosa non mi dava minimamente fastidio, anzi!
Resta il dubbio sul perché la sera potevo portarle in camera e di giorno no.

La salsa teryaki l'ho adorata! Ho trovato un paio di negozi che la vendono a Milano. E' un po' cara ma mi sa che qualche volta la prenderò.

Il ristorante: la cameriera ha capito sicuramente. :) E io ho pronunciato più o meno correttamente, come indichi tu. Un paio di giorni dopo ne ho avuto certezza.
Cosa gridassero non l'ho capito nemmeno io (ovviamente), ma era divertente. Per curiosità oggi ho cercato su tripadvisor, ha poche recensioni ma tutte molto positive. Alcune in giapponese, magari c'è scritto cosa gridavano. Vorrà dire che ti toccherà andarci quando tornerai a Kyoto. :)
Sai dirmi il nome di quel bicchierino di acqua salata con dentro un piccolo polpo?

I Kimono? pensavo fossero giapponesi. Erano veramente tante.
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Leia74 » 10/09/2015, 15:50

Lebowski ha scritto:Alcune in giapponese, magari c'è scritto cosa gridavano. Vorrà dire che ti toccherà andarci quando tornerai a Kyoto. :)


Si' mi ispira abbastanza devo dire!
Ma nelle recensioni di TA non c'era niente sulla frase :lol:

Sai dirmi il nome di quel bicchierino di acqua salata con dentro un piccolo polpo?


Non ne ho mai visto uno, davvero non so cosa possa essere...

I Kimono? pensavo fossero giapponesi. Erano veramente tante.


Si' e' facile confondere cinesi, giapponesi e coreani, specie se si vestono in modo evidente come un giapponese. I vestiti spesso mi fanno capire la nazionalita' ma se si "travestono" non si capisce piu', l'unica e' sentirli parlare (per chi capisce le differenze di lingua... :mrgreen: )
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Lebowski » 13/09/2015, 18:31

13 agosto

Strani, interessanti e inusuali. Forse è così che devono essere apparsi agli occhi degli abitanti di kyoto i 13 gesuiti portoghesi che nel verso la fine del XVI° secolo sono apparsi loro per le strade cittadine, con abiti mai visti prima. Le cronache dell'epoca riportano che nei giorni a venire gli abitanti di questa città cercarono di imitare il loro modo di vestire, con cappelli e abiti occidentali sino a spingersi, in alcuni casi, a portare un pugnale.
Ora, io non so se questa voglia di imitazione occidentale sia una cosa atavica, da sempre presente nella loro cultura. C'è da dire che in alcuni casi iniziando con il "farsi ispirare" dall'estero sono arrivati a superare in certi casi il maestro arrivando a vette ben superiori. In molti campi.
Di certo sono uno dei pochi popoli con un gradevole gusto estetico, che si riflette anche nel modo di vestire.
Non so se le persone in kimono viste nei miei giorni di permanenza fossero giapponesi o no. Però anche io ho utilizzato sempre come primo metro di giudizio l'abbigliamento e penso con scarse possibilità di errore. Sicuramente fa un certo effetto trovarsi a camminare in una città giapponese e vedere più di una ragazza vestita in abiti tradizionali locali, accentua quella sensazione di "viaggio nel tempo" sempre presente in quel paese.
Fa ancora più effetto, in questo caso di ribrezzo, vedere però occidentali vestiti in yukata o kimono in giro per la città. Un certo senso del ridicolo. Ecco, come quell'americano - biondo - che ho incontrato la mattina mentre mi recavo in stazione per prendere lo Shinkansen diretto a Hiroshima. Tempo nuvoloso, pioggia da tarda mattinata a primo pomeriggio, queste erano le previsioni e le nubi non sembravano smentirle. Così ho subito attuato il cambio di programma previsto.
Una volta salito sul treno a Kyoto scopro con un certo stupore che dovrò cambiare a Osaka. Stupore dato dal fatto che a Kyoto gli schermi davano la fermata di Hiroshima durante il tragitto. Comunque, poco male. Sul treno Osaka-Hiroshima, pieno di italiani, faccio conoscenza con una guida turistica di Venezia accompagnatrice di un gruppo misto di 13 persone. Lo stupore aumenta perché anche lei l'anno scorso si trovava in Iran: il tragitto scorre via veloce parlando di Persia e delle stranezze incontrate in Giappone. Io le confido che il loro modo di viaggiare mi pare un po' sprecato: qualcuno decide a priori i luoghi da vedere e quando vederli. Lei si confida e mi comunica che più o meno la pensa come me, per lavoro è costretta a portare in viaggio persone che, tra le altre cose, dormono solo in alberghi 4 stelle. A me sinceramente pare un po' illogica la cosa: finire sempre in posti uguali a se stessi, sia che ci si trovi a Kyoto che a Bogotà o New York.
Lo stupore sale ancora di più quando, poco prima di scendere e appena dopo avermi chiesto la provenienza, mi comunica che nel gruppo c'è una mia conterranea. Scendendo, vedo la ragazza avvicinarsi e presentarsi: rimaniamo entrambi ancora più stupiti. Lei viene dalla frazione del mio paesello, che per la cronaca conta poco più di 2000 abitanti. E non l'avevo mai vista!

Arrivato a Hiroshima prendo il tram e mi dirigo subito verso il Parco della Pace, con tutto ciò che sta al suo interno. Fa un certo effetto stridente con il resto della città, ovviamente ricostruita dopo la tragica vicenda di 70 anni fa. La visita al museo si rivela in interessante e fa riflettere. Non penso siano necessarie e facili da trovare le parole per descrivere la tragedia avvenuta. Anzi, forse sarebbero tutte superflue. Piccole annotazioni, la tanta gente al suo interno, la voce dell'audioguida italiana: ridicola, un uomo probabilmente reclutato per caso, incapace di recitare e dare intonazione: credo che descrivere un'immagine e leggere la lista della spesa fosse per lui la stessa cosa.

Poi, verso il primo pomeriggio decido di fare quattro passi nei dintorni per vedere un po' la città e per rifocillarmi. Per quel poco che ho visto e per un paio di episodi su cui non mi soffermo, le persone mi sono sembrate anche leggermente più socievoli e aperte rispetto al resto del paese.
Ma ovviamente si tratta solo di leggera impressione, ci sarò stato 4-5 ore.

Poi decido di tornare in stazione. Vorrei fermarmi a Himegi per il castello prima di fare ritorno a kyoto. Purtroppo sono arrivato tardi in stazione, causa traffico dato da partita di baseball in città (il baseball non è il mio sport preferito, e questo lo sapevo. ma dopo avermi fatto passare due notti con poco sonno e questo ritardo l'ho messo nella mia personale lista nera) e questo mi ha causato un arrivo a kyoto alle 8 di sera. Senza vedere Himegi.
All'arrivo al ryokan scambio due parole con il ragazzo alla reception, che continua a chiamarmi sir. Non lo correggo e lascio stare.
Faccio tutto con una certa fretta per uscire a cena e verso 8.30 mi incammino. Non posso recarmi alla izakaya del giorno precedente, troppo lontana. Scelgo un ristorante vicino alla stazione: hanno i piatti in plastica esposti fuori. Appena entro noto un arredamento molto giapponese, tutto in legno, separé di carta etc. Penso subito "qua mi spennano" e chiedo alla cameriera, in kimono, se hanno una tassa, una sorta di coperto. Ricevuto risposta negativa, mi accomodo: per 12 euro in totale prendo una tempura mista (verdura e pesce) e una coca cola. La cena più costosa, ma sempre a ottimo mercato. Ottima cucina, tra l'altro.
Per sera decido di fare un giro da starbucks per un dolce, un giretto vicino alla stazione e poi vado a un pub verso il centro città. Lo trovo mezzo vuoto.
Una cosa a cui non sono riuscito a dare risposta durante il mio viaggio è: ma come e dove trascorrono serata i giovani giapponesi?
Prendo una smirnoff ice, navigo un po' e decido di tornarmene nel ryokan. L'indomani sarà giornata dedicata a kyoto.
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda heartpacker » 14/09/2015, 17:33

Lebowski ha scritto:Una cosa a cui non sono riuscito a dare risposta durante il mio viaggio è: ma come e dove trascorrono serata i giovani giapponesi?
.


La serata tipica dei giovani a Kyoto e' nei vari Karaoke in zona Pontocho. Di solito li vedi fare la coda fuori per salire, e le ragazze che gli fanno il biglietto regalano delle bottiglie miniatura di alcolici cosi' che possano rompere il ghiaccio e sentirsi piu' a suo agio per cantare etc..
Hai passeggiato la sera in questa zona? non puoi non averli visti. Certo i Karaoke sono posti al chiuso in cui ogni gruppetto ha la sua stanzetta.
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Lebowski » 14/09/2015, 21:33

heartpacker ha scritto:
Lebowski ha scritto:Una cosa a cui non sono riuscito a dare risposta durante il mio viaggio è: ma come e dove trascorrono serata i giovani giapponesi?
.


La serata tipica dei giovani a Kyoto e' nei vari Karaoke in zona Pontocho. Di solito li vedi fare la coda fuori per salire, e le ragazze che gli fanno il biglietto regalano delle bottiglie miniatura di alcolici cosi' che possano rompere il ghiaccio e sentirsi piu' a suo agio per cantare etc..
Hai passeggiato la sera in questa zona? non puoi non averli visti. Certo i Karaoke sono posti al chiuso in cui ogni gruppetto ha la sua stanzetta.


A Pontocho ricordo più che altro tanti bar, un club - età molto bassa - e pochi pub. Tantissimi stranieri. Ma anche a Tokyo, con l'area metropolitana più grande al mondo, sono rimasto con quella domanda. Ci arriverò più tardi nelle considerazioni finali. Ho visto qualche Karaoke ma poche file all'ingresso. E come scrivi, si tratta comunque di gruppetti che già si conoscono ed entrano in stanzini a cantare per se stessi. Mah.
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Lebowski » 15/09/2015, 21:59

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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Leia74 » 16/09/2015, 13:58

Noi (nel 1998) andavamo a ballare in zona Roppongi. Prima della discoteca c'era la cena in compagnia e basta, non dovevi aspettare le 2 per entrare a ballare...
Oppure andavamo al karaoke appunto. Ma io avevo un gruppetto gia' definito di amici, mi pare che tu intenda "come si fa a conoscere gente nuova", giusto?
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Lebowski » 16/09/2015, 15:57

Leia74 ha scritto:Noi (nel 1998) andavamo a ballare in zona Roppongi. Prima della discoteca c'era la cena in compagnia e basta, non dovevi aspettare le 2 per entrare a ballare...
Oppure andavamo al karaoke appunto. Ma io avevo un gruppetto gia' definito di amici, mi pare che tu intenda "come si fa a conoscere gente nuova", giusto?


No, io intendevo proprio “dove fanno serata” al di là del conoscersi già o no. Perché i pub erano pochi e vuoti. Discoteche, per una serie di ragioni anche legali e culturali, sono molto poche (sapevo di Roppongi ma so anche che sono ricche di stranieri. Per carità, hanno il Womb a Shibuya che è una delle più famose al mondo ma il numero è comunque basso), locali con musica dal vivo ne ho visti veramente pochi, etc. Vedevo cinema, izakaya o fast food, sale giochi (che comunque chiudono presto) e karaoke. Quelli erano in numero “normale o alto” ma pub, discoteche, bar – ovvero i nostri divertimenti – erano sicuramente un numero bassissimo.
Sono rimasto con questo quesito irrisolto, uno dei tanti.
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Leia74 » 16/09/2015, 16:26

No non e' un quesito irrisolto. Da loro esistono solo ristoranti, izakaya e karaoke. Non esiste il concetto di bar o pub.
Del resto mi spieghi la differenza tra izakaya e pub? E' sempre un locale dove bere birra e mangiare qualcosa.... e anche il bar in fondo.
O forse sono io che non sono cosi' sofisticata, per me un posto qualsiasi dove ti siedi, mangi e bevi e' ok. :lol:
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Lebowski » 16/09/2015, 17:04

Per come la vedo io, la izakaya era più che altro un posto per mangiare qualcosa. Non tanto per bere.
Il pub è un posto dove si beve, si guarda un match in tv, si può ascoltare musica dal vivo, etc. Volendo si mangia, anche se nella maggioranza dei casi si stuzzica qualcosa o si prende un panino etc.
Diciamo che viene dopo la izakaya in termini temporali, per come la vedevo io. Sono generalizzazioni, servono per far capire come erano e spiegarsi.
Ma quello che mi domando è: ma dopo le 23 dove vanno? Per serata intendo quello.

Comunque, in parte me l’hai risolto. Secondo me far serata per loro è tirare la mezza o l’1. Sempre con le eccezioni di chi va in un club oppure… boh.
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Leia74 » 16/09/2015, 19:19

Si' infatti, specie a Tokyo dove molta gente non ha la macchina, si gira con i mezzi e l'ultimo treno e' all'una o poco prima. Anche noi tornavamo sempre a quell'ora, se no devi scegliere tra pagare un sacco di taxi oppure aspettare le 5 che ricominci il servizio pubblico, e a quel punto vai a ballare in discoteca. Conta che anche izakaya e locali vari chiudono alle 23, massimo 24. La vita in Giappone ha ritmi un po' anticipati rispetto ai nostri, si alzano un'ora prima (in media), mangiano un'ora prima, vanno a dormire un'ora prima...
Nelle izakaya si va anche solo per bere, si prendono due stuzzichini e basta. Pero' la musica dal vivo non ho idea di dove la ascolti, non mi sembra una cosa comunissima.
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Samusadork » 17/09/2015, 22:00

Leia74 ha scritto:Nelle izakaya si va anche solo per bere, si prendono due stuzzichini e basta. Pero' la musica dal vivo non ho idea di dove la ascolti, non mi sembra una cosa comunissima.

Non so se siano comunissimi, ma sicuramente i locali che fanno musica dal vivo esistono, posso testimoniarlo perché ho avuto l'onore di suonarci la mia minuscola trombetta da viaggio :D nel lontano (ma neanche poi tanto) gennaio 2013. Il posto si chiamava Juke Joint Nash se non erro, stava dalle parti della stazione di Koganei ed era (ed è tuttora immagino) un buco con un bancone e posto per non più di 10 o 15 persone da non confondersi con il quasi omonimo, più grosso e famoso Juke Joint. Che ridere quella serata: incontro su couchsurfing una tal Hiromi che non può ospitare, ma non vede l'ora di fare un po' di pratica di inglese. Saputo che sono trombettista mi dice che il marito ha un complesso jazz e mi invita a una jam con loro (alla faccia dei giapponesi timidi e chiusi! [ma si percepiva che lei stessa faceva un po' di sforzo su se stessa per "aprirsi"]). Ci incontriamo alla stazione di Mitaka uscito dal museo Ghibli, e i due, che scopro entrambi ipovedenti, prima mi portano a mangiare con un gruppo di loro amici in un izakaya buonissimo e poi al bar. Il complessino era piccolo ma valido, con la punta di diamante di tale Gary che mi stupisce esibendosi in una bossa nova cantata in un portoghese dignitosissimo! Quindi mi unisco a loro attaccando qualche pezzo dei beatles prima delle immancabili "O sole mio" e "Nel blu dipinto di blu" :D :D :D , di cui però dimentico clamorosamente i testi (vergogna della stirpe italica!). La serata finisce con Hiromi che mi presenta al telefono la nipote ventenne e cerca tra il serio e il faceto di combinarmi un appuntamento con lei :o non se ne fa niente ovviamente :D

Scusa Lebo se ti ho invaso il topic... ma mi è uscito questo racconto e non potevo non condividerlo :D
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Lebowski » 18/09/2015, 11:26

Samusadork ha scritto:
Leia74 ha scritto:Nelle izakaya si va anche solo per bere, si prendono due stuzzichini e basta. Pero' la musica dal vivo non ho idea di dove la ascolti, non mi sembra una cosa comunissima.

Non so se siano comunissimi, ma sicuramente i locali che fanno musica dal vivo esistono, posso testimoniarlo perché ho avuto l'onore di suonarci la mia minuscola trombetta da viaggio :D nel lontano (ma neanche poi tanto) gennaio 2013. Il posto si chiamava Juke Joint Nash se non erro, stava dalle parti della stazione di Koganei ed era (ed è tuttora immagino) un buco con un bancone e posto per non più di 10 o 15 persone da non confondersi con il quasi omonimo, più grosso e famoso Juke Joint. Che ridere quella serata: incontro su couchsurfing una tal Hiromi che non può ospitare, ma non vede l'ora di fare un po' di pratica di inglese. Saputo che sono trombettista mi dice che il marito ha un complesso jazz e mi invita a una jam con loro (alla faccia dei giapponesi timidi e chiusi! [ma si percepiva che lei stessa faceva un po' di sforzo su se stessa per "aprirsi"]). Ci incontriamo alla stazione di Mitaka uscito dal museo Ghibli, e i due, che scopro entrambi ipovedenti, prima mi portano a mangiare con un gruppo di loro amici in un izakaya buonissimo e poi al bar. Il complessino era piccolo ma valido, con la punta di diamante di tale Gary che mi stupisce esibendosi in una bossa nova cantata in un portoghese dignitosissimo! Quindi mi unisco a loro attaccando qualche pezzo dei beatles prima delle immancabili "O sole mio" e "Nel blu dipinto di blu" :D :D :D , di cui però dimentico clamorosamente i testi (vergogna della stirpe italica!). La serata finisce con Hiromi che mi presenta al telefono la nipote ventenne e cerca tra il serio e il faceto di combinarmi un appuntamento con lei :o non se ne fa niente ovviamente :D

Scusa Lebo se ti ho invaso il topic... ma mi è uscito questo racconto e non potevo non condividerlo :D


Nessun problema, anzi! È un commento On topic.
Io ne avevo visto uno a Tokyo dove suonavano musica dal vivo. Esistono, sono pochissimi ma ci sono.
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Lebowski » 20/09/2015, 23:36

14 agosto

Mi sveglio verso le 8, faccio colazione e poi mi butto nella visita cittadina. Dopo aver comprato l'abbonamento giornarliero autobus in reception (circa 500 yen, se ricodo bene) mi dirigo verso il centro. Sul pullman chiedo a una famiglia di indicarmi la fermata: sono una nonna, la figlia e il nipote di circa 6 anni. Mi dicono di scendere alla loro e poi cambiare autobus: il mio programma mattutino prevedeva il castello di Kyoto e poi il mercato. Una volta sceso, la madre mi comuinica l'autobus e la fermata, così mi incammino. Durante il tragitto sfoglio la mappa e scelgo di invertire le attrazioni: prima il mercato, che noto poco distante e poi il castello. Quindi vado avanti a camminare ma a un tratto mi sento toccare a una spalla. Mi volto e vedo la madre con il bambino che mi comunicano che sto sbagliando, se voglio prendere l'autobus per il castello devo tornare indietro e prendere un altro autobus. Dico loro che ho cambiato idea, che farò il mercato, poco distante. E ottengo conferma sul fatto che mi hanno rincorso per dirmi quello. Rimango stupito dalla gentilezza dimostrata e li ringrazio in totale sincerità.

All'ingresso del mercato chi ti incontro? La famiglia. Sorridiamo e ci salutiamo reciprocamente. Il mercato non mi è dispiaciuto. Ci sono negozietti di souvenir, chioschi di cibo di strada, banconi di prodotti locali un po' strani (tuberi, credo) etc. è al coperto ma grandi ventilatori dall'altro rendono l'aria accettabile.
Dopo un'oretta torno sui miei passi per recarmi al castello e scelgo la metropolitana. "Probabilmente faccio prima e mi va di prendere il metro anche qua, così metto questa metropolitana nella lista di quelle utilizzate in vita mia".
Dopo pochi minuti ecco il Nijo, il castello di Tokugawa Ieyasu.
Che dire? Come sempre non mi soffermo a descriverlo, metto qualche foto. Personalmente mi aspettavo qualcosa di meglio: interessante il famoso pavimento dell'usignolo, scriocchiolante per avvisare dell'arrivo di persone (quindi una sorta di allarme antico) e interessante il giardino. Le sale hanno alcune opere interessanti ma sono veramente troppe e quasi tutte più o meno simili.
All'uscita decido di andare a mangiare e poi di recarmi ad Arashyiama in autobus.
Il tragitto non è breve, sinceramente pensavo di metterci meno e lo farò sempre in piedi. All'arrivo mi trovo a un bivio: ponte e camminata tra templi fino allo spiazzo con le scimmiette o camminata in senso inverso, verso templi e bosco di bambù. Scelgo la 2. Entro nel primo complesso di templi e case antiche, fa caldo e la zona è molto affollata di turisti. Girovago un po' e qua e là ma inizio a sentire la stanchezza. Non mi fermo e tra bosco di bambù, templi, un nuovo dolce giapponese (nuovo per me intendo, erano due biscottini con dentro una crema di latte), la loro granita etc. trascorro circa 3 ore camminando. Anche nei combini la fila è lunga, c'è tanta gente. Io verso metà pomeriggio scelgo di prendere un gelato confezionato, confezione rosa. Arrivato alla cassa mi sorge il dubbio "è alla fragola come pensavo 5 minuti fa quando l'ho preso dal frigo o ai fagioli azuki?". Non faccio in tempo a risolvere il quesito che tocca a me pagarlo. Quindi esco e spero nella bontà divina, ma non arriva. E' ai famosi fagioli, che proprio non amo. Ci ho provato anche in questo caso, ma dopo 2 morsi l'ho buttato. Nel cestino della plastica, se ricordo bene: non per maleducazione ma perché da qualche parte dovevo pure buttarlo e dovevo scegliere tra quello e la strada. anticipo una delle tante curiosità che avevo intenzione di mettere alla fine: chi è già stato in Giappone lo sa, altri no. In molte città - kyoto e tokyo non fanno eccezione - non ci sono i cestini della spazzatura. So che può sembrare strano, ed effettivamente lo è, però è così.
La camminata prosegue infinita, fino a un tempio di cui non ricordo il nome, in una zona senza turisti. Il giardino del tempio buddista è bello. Anche il tempio stesso, in legno. In un tempietto della stessa area sento il canto dei monaci e incuriosito mi reco verso il loro suono: arrivato in zona scopro trattasi di canti registrati. Di umani non c'è traccia.
Verso le 17 scelgo di tornare. è il primo giorno in cui sento la stanchezza, non riesco a capire come mai.
Per il ritorno opto per un molto più saggio treno cittadino. Scopro un ritardo di tre minuti, evento più raro di un terremoto nel paese, e poi salgo sul treno.
Il ritardo, lo capirò all'arrivo, sarà un regalo del fato perché appena giunto in stazione esco verso il piazzale e tra le centinaia di persone presenti incrocio ancora la famiglia della mattina. Sorridiamo divertiti e ci avviciniamo, scambio per qualche minuto quattro parole con la figlia, più o meno mia coetanea, e quasi mi scuso per aver cambiato idea nei programmi cittadini la mattina. Lei mi ha rincorso per qualche decina di metri trascinando con sé il figlio per comunicarmi l'errore (che errrore non era, avevo cambiato idea).
Ci salutiamo divertiti e inizio a incamminarmi verso il ryokan.

Tempo un'ora e sono nuovamente in strada, docciato e stanco, pronto a dirigermi verso la mia izakaya preferita.
La mia cameriera preferita è di turno al lavaggio piatti, quindi non mi servirà. Mi accomodo al bancone, ordino e ogni tanto ci salutiamo con sorrisi.
Prendo due portate: carne (tonkatsu) e pesce (il solito). Sempre con la ottima salsa teriyaki. E sempre con i siparietti del personale.

A cena finita decido di tornare in centro per un dolce e una passeggiata digestiva. Ripeto le cose di due sere fa: pub (sempre mezzo vuoto), una smirnoff ice, camminata e rientro nel 7eleven per prendere le cose per colazione. Al combini decido di prelevare, attività possibile solo nei 7eleven, e commetto un grave errore. Inserisco uno zero in più: invece che 6000 Yen ne prelevo 10 volte tanto.
Ricco sfondato mi dirigo alla magione e dopo circa un'oretta entro nel mondo dei sogni.

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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Leia74 » 21/09/2015, 11:05

Che voglia di tornare laggiu'...
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