Meetings - Giappone 2015

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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Lebowski » 24/09/2015, 20:26

15 agosto

Suona la sveglia, ma scelgo di restare a riposare nel futon per ancora una ventina di minuti. “Tanto per arrivare a Nara ci vuole poco”.
Arrivato in stazione prendo il primo treno utile e in circa 40 minuti arrivo a destinazione.
Il viaggio verso la cittadina è stato funestato dalla presenza di un gruppo di italiani. Due o tre famiglie, chiaro accento milanese.
Con figli piccoli. Un vociare infinito, e questo sarebbe il meno. Ma due figli sono veramente lagnosi. Avranno 7 o 8 anni. Non ne faccio una colpa a loro, ma ai genitori. I bambini si lamentano dei templi, del Giappone, del camminare etc.
Vorrebbero il mare.
Chi potrebbe dar loro torto? Credo che la stupidità sia dei genitori, nel costringere dei bambini a viaggiare per templi in Giappone. Un viaggio che probabilmente richiederebbe, se bambini, un’età inferiore ai 5 o superiore ai 12 anni, oppure dei forti compromessi. Troppo ignoranti per capire o almeno con un minimo interesse verso uno o più aspetti del paese. La via di mezzo è sconsigliata.
In caso contrario, almeno pochi spostamenti e inclusione di parchi giochi etc.
Mi hanno fatto venire in mente quando da piccolo venivo costretto ad andare in montagna con i miei. Mia madre ha sempre preferito le montagne, posti isolati. E io non ho mai capito il perché. Per il fresco e per la pace. Ma se veniamo da un paese di campagna con meno di 2000 abitanti! Finivo per piangere, restare chiuso in camera, non uscire mai da lì. L’asociale, ero apostrofato. Certo, a volte si andava a funghi o a mirtilli. Ma rimanevano lampi di luce in mezzo a giornate, intere giornate, buie e sole. La odio ancora oggi. Fosse per me le piallerei tutte.
Ho provato compassione per i bambini e ribrezzo per i genitori. Torturatori e anche maleducati, dato che sembravano non essere in grado di abbassare il tono delle conversazioni tra loro.

Arrivato a Nara decido di recarmi subito al parco con i cervi, per visitare il parco stesso e qualche templio. In giornata il ritorno a Kyoto, nel primo pomeriggio. Questo il programma.
Non lo stravolgo. Nara ha un bel parco, alcuni templi e soprattutto i cervi in libertà ma secondo me la visita andrebbe fatta solo se si hanno almeno 3 giorni da dedicare a Kyoto. In caso contrario finisce per togliere tempo a quest'ultima. Sapevo dei templi, ma sinceramente preferivo fare il Fushimi Inari e il Padiglione d'Oro, quelli che mancavano nella lista dei miei personali must to see. Quindi a Nara ho dedicato poche ore e alle 15 circa sono già sul treno di ritorno.
Arrivato al Fushimi Inari mi incammino verso la vetta, circondato dai famosi Torii rossi. Molto suggestivo, uno dei posti più belli che abbia mai visto, anche se affollato di turisti. In un paio di occasioni decido di addentrarmi sulla montagna lateralmente e scopro un bosco di bambù immenso.
Fa un gran caldo. Mi fermo dopo un paio di tappe e poi decido di scendere. Ho scattato un bel po' di foto.
Ho ancora un obiettivo, il Padiglione d'Oro. Quando però faccio rientro in ryokan e scambio due parole con il ragazzo della reception - che continua a chiamarmi sir - scopro che non farò in tempo ad arrivarci. Forse avrò fatto confusione io, pensavo stesse aperto anche di sera d'estate, ma alla fine mi vedo costretto a rinunciarvi. Opto per l'higanshij Hoganshii a pochi metri e per salire sulla Torre di Kyoto, bellissima di sera. Il tempio è simile a molti altri. Il padiglione d'oro l'ho visto con il cannocchiale dalla cima della torre.

Faccio un po' di shopping e poi mi dirigo al ryokan per prepararmi per la serata. L'ultima cena scelgo di farla ancora nella mia izakaya preferita. Prendo il solito pesce (il menu non è molto ampio e dato che sarebbe stata l'ultima volta decido di non rinunciarvi). La cameriera c'è. Mi saluta e dopo un paio di minuti la vedo confabulare con il cuoco, che dopo pochi secondi si avvicina e mi chiede da dove vengo. Ottenuta risposta va a riferirle. Durante la cena ho modo di scambiare quattro parole con la cameriera, ma scopro che non parla inglese o lo parla in modo molto basic. Per parlare con me chiede il cuoco come interprete. Il cho kawaii lo aveva capito benissimo.
Prima di uscire lei mi accompagna alla porta e io le ripeto la frase. Sorride e ringrazia con Arigatò (ci metto l'accento perché durante la conversazione mi aveva corretto la pronuncia, io non pronunciavo la o finale in modo corretto).

"Il dolce lo prenderò in centro" mi dico. Mi incammino e scopro sulla strada Tokyu Hands, una sorta di incrocio tra negozio di giochini giapponesi/prodotti per la casa/souvenir e oggettistica giapponese. Per pochi yen compro due bamboline, un uomo e una donna. Costo totale circa 2 euro. Alla cassa scopro lo sconto del 5% riservato agli stranieri già accennato nell'altro thread. Purtroppo mi viene proibita la visita ai piani superiori, causa orario di chiusura.
Solita passeggiata in centro, compresa zona dei locali. C'è un club, già notato il giorno precedente. E c'è la "spiaggia" adiacente al fiume, con tanta gente. La disco la evito per età bassa e continuo la passeggiata. Il centro di Kyoto è affollato di turisti da ogni dove. Finisco al tempio in fondo al viale principale, di cui non ricordo il nome (molto bello la sera con le lanterne etc.) e poi torno ancora in zona pub etc.
Verso le 11.30 mi reco per l'ultima volta al pub. Solite cose e fotocopia del giorno precedente. E' la mia ultima serata a Kyoto e mi dispiace abbandonarla: è una delle città più belle che abbia mai visto. L'indomani muoverò verso Yokohama.

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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Leia74 » 25/09/2015, 10:52

Peccato per il Padiglione d'Oro... purtroppo le uniche cose che restano aperte la sera sono i santuari shintoisti come Fushimi Inari o quello che dici alla fine del vialone principale (il santuario Yasaka, in fondo alla via Shijo :-) ). I templi buddisti e le altre attrazioni chiudono alle 17 o 18 al massimo. Avresti potuto fare subito il Padiglione, poi andare a Nara in modo da vedere i templi entro le 17, e poi fermarti a Fushimi Inari vedendolo sia con la luce del giorno sia eventualmente la sera, e' molto suggestivo anche col buio.

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In effetti 2 giorni per Kyoto sono pochi, metterci Nara il terzo giorno secondo me va bene se ci stai solo mezza giornata come hai fatto tu.

Contenta che alla fine la cameriera avesse capito il tuo apprezzamento :lol:

Il Tokyu Hands era uno dei miei posti preferiti quando vivevo a Tokyo (e' una catena e c'e' in tutte le grandi citta'), e ancora non mi capacito del fatto che nel 2013 quando sono finalmente tornata in Giappone NON CI SONO ANDATA!! Non abbiamo trovato il tempo... Uno dei mille motivi per andarci ancora :mrgreen:
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Lebowski » 25/09/2015, 18:46

Sì, ho sbagliato. Ma penso di aver fatto confusione con un altro tempio, non ricordo quale, dato che prima di partire avevo letto che era aperto anche di sera.
Il mio solito problema con i nomi.
Ho sbagliato a fare Nara, quello forse è stato il mio errore più grosso.

Tokyu hands lo conoscevo già di nome prima di partire. è particolare, c'è di tutto un po'.
Quando tornerò in Giappone andrò a fare una visita più approfondita.
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda geom.Calboni » 25/09/2015, 22:49

Bel racconto Leb, mi sono in pari con la lettura, e soprattutto bella esperienza.
Ho letto piacevolmente i tuoi "deliri onirici" - introduzione alle giornate e le tue gaffes :D
"Stiamo attenti, siamo contenti, comportiamoci bene e mangiamo la semplicità".

Nella vita le cose serie, alla lunga, ti fregano. Gustiamoci le cose effimere che proprio in quanto tali non ti tradiscono mai.

Studio la Serbia, mi piace la Russia, frequento la Polonia.

"Ho avuto molti ospiti e di varie nazionalità ma solo quella sera tutto il il locale parlava italiano"
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Lebowski » 27/09/2015, 16:25

geom.Calboni ha scritto:Bel racconto Leb, mi sono in pari con la lettura, e soprattutto bella esperienza.
Ho letto piacevolmente i tuoi "deliri onirici" - introduzione alle giornate e le tue gaffes :D


Chi non commette gaffe in Giappone non può dire di essere stato in Giappone. ;)
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Lebowski » 28/09/2015, 22:07

16 agosto

Il check out è abbastanza veloce. Mi regalano una confezione di bacchette in legno. Io, preso di sprovvista e non avendo nulla per contraccambiare, gli faccio dono del mio biglietto da visita. Sapevo della loro “fissazione” e infatti lui lo prende con due mani (come con il denaro), lo guarda, ringrazia e lo ripone via.
C’è tutta la famiglia, anche il nipotino di 6/7 anni che gioca felice. Quando esco sono tutti in fila a salutarmi. Una cosa simpatica, coerente con l’alto tasso di ospitalità tipico dei giapponesi.
Il viaggio verso Yokohama scorre via senza sussulti. Sono accanto a una signora inglese con il suo nipotino e, poco distante, la madre.
L’unico appunto sui treni giapponesi è l’assenza di spazio per le valigie, se si esclude il poco a disposizione dietro l’ultima fila, che ho comunque sempre trovato arrivando in stazione con congruo anticipo.
Avevo trovato un albergo “business” abbastanza facilmente in Internet, con offerta relativa, a Yokohama Sakuragicho: il Washington Hotel, del resto la città è un polo fieristico. Da mappa, è posizionato appena fuori la stazione e così mi conferma una persona a cui ho chiesto informazioni.
Ma trovarlo fisicamente si rivela un’impresa titanica. Non ha insegne. Chiedo al commesso del 7-11 al di là della via, che mi conferma “è qua sopra”. Ma sopra non vedo nulla, nessuna insegna. Così, dopo una quarantina di minuti a cercare di qua e di là, arrivo alla reception sudato fradicio. Al receptionist chiedo informazioni circa la possibilità di usufruire del servizio lavanderia. Qui, oltre alla gaffe “non parlo giapponese”, quando mi pone sotto gli occhi la tabella dei costi relativi esclamo “sti cazzi!”: 10 euro a pantalone e 5 a maglietta.
Rifiuto la proposta oscena, mi faccio consegnare la chiave e mi reco in camera, scoprendo che si tratta di una matrimoniale. È una delle camera più belle in cui abbia mai soggiornato. Un po’ asettica ma pulita, è accessoriata di tutto: frigo, pulisciscarpe, teiera e confezioni di tè e caffè, altro ancora. Ma è quando apro il bagno che scopro l’accessorio top. Se per la cameriera di kyoto si può parlare di amore platonico e irreale, per lui si può parlare del mio vero amore giapponese: è il washlet. È lì, che si stacca imperioso nell’ambiente. Altra nota positiva: gli ottimi prodotti da bagno shiseido forniti.


Doccia e mi butto in città. Yokohama l’ho scelta come soggiorno perché volevo provare qualcosa di diverso. Templi e solo templi alla fine sono un suicidio. Nei giorni precedenti al viaggio, cercando su internet, scoprivo pian piano sempre nuove attrazioni. Ero quindi molto felice della scelta iniziata in principio per lo stadio, la fabbrica della Kirin, Chinatown e la possibilità di fare un’oretta in spiaggia con bagno nell’Oceano.
Così inizio recandomi all’Ufficio del turismo per chiedere info. Sono già le 16 passate e quindi opto per lo stadio.
Lo stadio reso famoso nella mia infanzia per la finale della Coppa Intercontinentale prima che il business e i petroldollari finissero per rovinare tutto con un torneo assurdo tra le dune del deserto.
Arrivato alla fermata dello stadio noto un bel po’ di gente nei paraggi. La struttura dista più o meno un km. Un po’ mi stupisco ma dopo 10 minuti intuisco subito il perché: è in programma una partita di campionato.
Gli Yokohama Marinos affronteranno i Kobe qualcosa. Avvicinandomi alla struttura faccio una seconda scoperta: tra le file della formazione di casa milita Shunskuke Nakamura, un passato alla Reggina.
Tempo due secondi penso subito di acquistare un tagliando, anche se il campionato giapponese non è certo seguito da me.
Arrivato allo stadio, più o meno alle 16.30, noto le differenze con il nostro campionato o comunque con quelli europei. Movimento ultras inesistente. Spettacoli pre partita nello spiazzo, con ragazze pon pon etc.
Giochi etc. Il tagliando costa 22 euro ma iniziano a sorgere i primi dubbi, non tanto per il prezzo (comunque un po’ alto per un match giapponese): arrivano le prime nuvole e mi rendo conto che se andassi avrei problemi con la cena e chinatown, secondo appuntamento giornaliero. Il match è in programma alle 18, questo significa arrivare in albergo dopo le 20.
Rimango lì a guardare gli show, “nel frattempo deciderò il da farsi” mi dico. Poi guardo lo stadio, gli giro intorno etc.
Sinceramente lo avrei preferito vuoto. La visita agli stadi, se hanno motivazioni simili, è più bella in solitudine: io (o noi quando c’è altra gente) e lui, l’attrazione. Una partita di calcio lo rende “vivo” e toglie atmosfera.
Dopo pochi minuti le nuvole si ingrossano e capisco che se non mi muovo la prendo. Quindi scelgo di tornare in albergo.
Decisione saggia, dopo 10 minuti dal mio ingresso in camera arriva un acquazzone.
Doccia, mi preparo per la serata e vado a chinatown. Intanto l’acquazzone ha lasciato spazio a pioggerella.
Chinatown dà proprio l’impressione di essere in Cina. È un susseguirsi di negozi di cianfrusaglia, souvenir e ristoranti. Ho fame e mi butto nel primo che mi aggrada, quello che dà un’impressione migliore. Vengo fatto accomodare al tavolo e dopo 10 minuti arrivano due cinesi al tavolo accanto. Io ordino, loro confabulano. Uno dei due alza il piede sulla sedia e dà vita a una personale opera di pedicure. Così, come se nulla fosse. Diciamo che se già se li lavasse sarebbe un ottimo risultato. Così mi metto a fissare la birra ordinata cercando di guardare solo quella.
Intanto la cameriera porta prima da mangiare a loro, 2 o 3 portate in una volta. Io arrivo dopo. Rimane il dubbio del ritardo voluto. Ricordo di aver ordinato un piatto di carne, ma non ricordo il suo nome.
Finita la cena vado per pagare. Esco e poco dietro vedo uscire anche i due cinesi del tavolo accanto. Io vado a fare un giro per il quartiere, loro probabilmente stanno tornando a casa per la quotidiana sguazzata nel fango serale.
Il quartiere è Cina. Il panda prende il posto del souvenir più comune, la giacchetta di finta seta con collo a coreana prende il posto dei kimoni nei negozi, e via dicendo.

Dopo un paio di ore passeggiando qua e là devo tornare in camera. Soprassediamo sul perché, forse il cibo cinese...
Rimane comunque un piacere grazie al mio nuovo amore.
Intanto noto per la città una moltitudine di persone con una maglietta gialla. Sulle prime penso a un evento tipo maratona cittadina. Mi annoto il nome riportato sulla maglietta e dopo una breve ricerca in Internet scopro che in città è presente la tappa del tour di una band che fa qualcosa legato ai cartoni animati. Nulla di strano, sono in Giappone. Tappa sold out e in effetti sono tantissime le persone con quella maglietta.

Le persone che passseggiano nella zona del porto sono quasi tutte coppie giovani. Per la prima volta ne vedo alcune scambiarsi timide effusioni, camminare mano nella mano. Mi viene in mente un passaggio della canzone di Battiato, che fischietto camminando "nel Giappone delle geishe si abbandonano all'amore". Una delle cose che mi aveva colpito in questi giorni era proprio lo scarso numero di coppiette presenti o comunque lo scarso affetto dimostrato.
La zona è veramente bella e romantica: la prima zona dove sento il profumo del mare, zona tranquilla con veliero della marina del secolo scorso attraccato tra i grattacieli, baia tranquilla. Una delle zone più belle viste la sera.
Intanto la pioggia leggera ha smesso da un po'.
Decido di tornarmene in camera e dormire, sto iniziando a fare i primi bilanci della vacanza. "Domani anche se piove mi butto nell'Oceano" mi dico.
La stanchezza inizia un po' a farsi sentire, come il cibo mangiato di sera.
Lasciamo stare.
Punto la sveglia per il giorno successivo, con programma Kamakura, e mi addormento.
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Leia74 » 29/09/2015, 9:54

Confermo la ritrosia nel mostrarsi affettuosi in pubblico, nella cultura giapponese le emozioni non si devono mostrare. :roll:
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Lebowski » 04/10/2015, 20:58

17 agosto

Fuori pioviggina. Mattinata a Kamakura e pomeriggio in città: fabbrica Kirin, Yamate e spiaggia costituiscono il programma. A Kamakura mi reco subito al tempio con il Grande Buddha. Il paese non è male, coniuga mare e montagna. Arrivato al tempio, attraverso il giardino e una volta arrivato "dall'altra parte" vedo apparirmi la statua di Buddha. Contrariamente a quanto si pensa, non è una delle più grandi del Giapponema è molto suggestiva (quella di Nara la supera e se si pensa che in altra parte del Giappne ve ne è una di quasi 100 metri di altezza, quindi circa 10 volte questa si ha un'idea). E' il luogo in cui è posizionata a renderla unica: dietro si scorgono le montagne verdi e l'assenza di edifici o altro alle sue spalle le conferisce ancora più suggestione. Guardandola frontalmente, appena appare, sembra quasi non avere profondità. Entro dentro - a posteriori pentendomene - e poi giro un po' per i giardini del tempio. La pioggerella dà quasi un clima autunnale all'ambiente.
Poi mi rifocillo sulla strada del ritorno e vado a vedere l'Hase Dera (se ricordo bene il nome del tempio). Mi è piaciuto anche questo, particolare per le tante piccole statuine, per i giardini e per la grande lanterna rossa all'ingresso.

Kamakura mi è piaciuta. Il solo difetto è che fare altri 2 o 3 templi mi avrebbe annoiato. Continuo a pensare che un viaggio in Giappone debba includere altro per non risultare monotono: solo templi porta alla conclusione di non apprezzare più gli altri, una volta raggiunto il limite personale.
Quindi non mi dispiace tornare a Yokohama. Mi spiace solo trovarmi nel bel mezzo di un acquazzone. Si è alzato un vento fortissimo, piove in orizzontale. La temperatura è un po' scesa. Purtroppo e molto a malincuore realizzo che la spiaggia e il bagno nell'Oceano saltano, soprattutto per via del vento che rende impraticabile il pur brevissimo soggiorno programmato.
Mi reco quindi all'Ufficio Turistico della stazione per chiedere info circa la Kirin e il quartiere Yamate. La fabbrica è chiusa di lunedì. Ora, prima di partire avevo cercato info e lo sapevo ma avevo notato che il sito riportava "il secondo lunedì del mese è aperto". Per errore mio quindi salta anche la visita. Rimane Yamate: arrivarci è semplice, alla fermata di Chinatown invece che a destra si va a sinistra. All'uscita chiedo all'addetto della JR dove si trova ma non parla inglese. Miracolosamente trovo una cartina e inizio a incamminarmi in salita verso il giardino italiano.
Piove molto forte e una volta arrivato cerco rifugio sotto una pianta. Yamate è un quartiere che si estende all'interno di un grande parco e contiene varie case ottocentesche in architettura occidentale (americana, prevalentemente). Sono le abitazioni dei primi commercianti arrivati nella seconda parte dell'800 quando il Giappone si è aperto al mondo esterno. Entro nella prima casa museo e trovo una guida che mi accompagnerà nelle sale. Un ingresso quasi obbligato, per ripararmi da pioggia e vento. E' la casa di una famiglia australiana e si gira nelle varie sale abbastanza velocemente. La guida si sforza di parlare inglese, è simpatica. Sbaglia un bel po' e lo sa, scusandosi per l'inglese. Tutto sommato non è mi è dispiaciuto ma una volta uscito, verso le 16, scelgo di non andare oltre nella visita di altre case, causa maltempo.
So che è presto, ma chiudo definitivamente le visite. "Il mio viaggio in Giappone in un certo senso si chiude qui" penso. Ci sarebbe altro da vedere ma o non incontra i miei interessi (vedi museo delle bambole o della seta) oppure è a Tokyo e ormai ha poco senso muoversi. Rimango un po' deluso dal maltempo, che purtroppo ha rivoluzionato i miei piani, ma fa parte del gioco e in fondo la stanchezza un po' si fa sentire. Così verso le 16.30 torno in camera e mi appisolo per un po'.

Al risveglio mi preparo per la cena e una volta uscito decido di rimanere nel quartiere dell'albergo: catena Yakinoba, Mos burger e dolce da Starbucks. Per l'ultima sera ho scelto quindi un trio che non rivedrò più tanto facilmente. Una volta finito mi reco ancora verso la zona porticciolo, che rimane comunque affascinante nonostante il forte vento presente, uno dei luoghi che più ricorderò della vacanza. Alle 4 e qualcosa ho la sveglia per il primo Narita Express (da Yokohama non ne partono molti e devo arrivare a Narita presto. Tornassi indietro sceglierei il molto più comodo Haneda, ma ormai l'errore è fatto). Mando qualche messaggio ai parenti via whatsApp dicendo loro che non so se l'indomani partirà il volo, causa vento fortissimo. Poi mi addormento, verso le 24 per un riposino.

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Amore mio, non ti dimenticherò mai!
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Lebowski » 05/10/2015, 21:55

18 agosto

Dopo il risveglio, alle 4 e mezza, ho il tempo di preparare le valigie, fare una doccia e scendo subito alla reception.
Prima di scendere apro le tende e mi appare uno spettacolo naturale meraviglioso. Il vento è sparito e ha lasciato spazio all’alba. La baia assume molti colori. In quel momento realizzo che il viaggio è terminato. Sto per abbondonare il Paese del Sol Levante e proprio il sole sta sorgendo in quel momento. È venuto a darmi il suo arrivederci.

Alla reception chiedo di farmi chiamare un taxi – devo arrivare alla stazione di Yokohama e se prendessi il primo treno da quella di Sakuraghico avrei 3 minuti per cambiare binario con le valigie, un po’ rischioso – e mi sento rispondere che il costo per la chiamata è di 3000 Y. Mi stanno prendendo per i fondelli? Questi tra costo per capo al lavaggio e costo per chiamata taxi sono fuori di testa! (e non ho citato il costo per la stampa dei fogli: hanno un computer con stampante ma chiedono quasi 5 euro a stampa. Avevo chiesto di poter stampare la carta di imbarco con il check in online. Ovviamente ho rifiutato l’offerta speciale).
Così scendo e fermo il primo taxi. Nel giro di pochi minuti arrivo alla stazione. C’è già un bel po’ di gente, anche se sono solo le 6 e qualcosa del mattino. Anche l’umidità è venuta a salutarmi, è terrificante.
Durante il soggiorno non ho mai sbagliato treno né ho mai rischiato di sbagliarmi. Proprio l’ultimo mi mette paura: due minuti prima del Narita Express arriva sullo stesso binario un treno diretto a Narita Airport. All’arrivo del treno mi reco di corsa al primo ferroviere sui binari per chiedergli se è il mio. Non faccio in tempo a raggiungerlo che il treno è già in partenza. Ricevuto risposta negativa mi rassicuro (se avessi aspettato il prossimo NaExpress avrei rischiato di arrivare a pelo, sempre qualora fossi riuscito a prenderlo dato che si sale solo prenotando). Ma i 15 metri di corsa mi sono costati una sudata terrificante. Maledico l’umidità abnorme, una delle pochissime cose che non mi mancheranno al ritorno.

Il Narita Express è l’unico treno con lo spazio dedicato alle valigie. Il viaggio scorre via abbastanza normale.
Anche il volo. Cibo migliore che all’andata.
Dopo un paio di ore ecco comparire ancora Marco P: “Ciao, ancora qua?”
Abbiamo preso gli stessi voli a quanto pare – gli rispondo.
“Come è andata?”
“Bene, il Giappone mi è piaciuto”
“Come mai hai scelto il Cipango?”
“Un giorno ho letto che in Giappone a S. Valentino le donne devono fare un regalo di cioccolato agli uomini. Non solo all’amato. Le colleghe di lavoro, le amiche, le compagne, le amanti devono fare un regalo agli uomini. Mi sono detto “mi pare cosa buona e giusta. Dovrebbero esportare questa bella tradizione giapponese anche all’estero. Soprattutto in Italia!”. Così ho pensato di andare a rendere onore a un paese con tradizioni così belle e piacevoli. Non a S. Valentino perché non posso, ma comunque a visitare un paese con un popolo così stupendo e giusto”.
(risata di Marco P) “Hai ragione. Il Cipango, che posto!”
“Non sono mancate le stranezze. Mi è sembrato un po’ il paese delle contraddizioni”
Marco P: "mi sa che hai ragione. Hai visto che danno Onigiri a volontà? Mi sa che vado a mangiarmene uno”
Ormai è giunto il momento di salutarlo: “Ok, ciao. Buon proseguimento. Il viaggio è giunto al termine”.

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Ultima modifica di Lebowski il 06/10/2015, 11:35, modificato 1 volta in totale.
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Leia74 » 05/10/2015, 22:00

Bello!!!!
In Giappone il 14 marzo c'è lo "white day" in cui per bilanciare l'usanza di S Valentino, sono invece gli uomini a fare regali di cioccolato alle donne (amiche, colleghe etc). Giusto per completezza :mrgreen:
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Maxdivi » 05/10/2015, 22:34

Leia74 ha scritto: nella cultura giapponese le emozioni non si devono mostrare. :roll:



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( Cit. Naruto )

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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Lebowski » 06/10/2015, 11:34

Leia74 ha scritto:Bello!!!!
In Giappone il 14 marzo c'è lo "white day" in cui per bilanciare l'usanza di S Valentino, sono invece gli uomini a fare regali di cioccolato alle donne (amiche, colleghe etc). Giusto per completezza :mrgreen:


Allora ho commesso un errore e ho letto male. Anzi, a essere precisi citando wikipedia "Solitamente il dono che viene consegnato per il white day consiste in un pacchetto di cioccolato bianco (ma anche biscotti, dolci in genere o anche peluche, gioielli e biancheria intima, l'importante è che sia di colore bianco o chiaro), ed è più costoso di quello di San Valentino: si usa infatti l'espressione sanbai gaeshi (三倍返し? "tre volte al ritorno") per indicare che il regalo dell'uomo deve avere un valore doppio o triplo di quello della donna."

Cosa? :o

L'ultima frase mi lascia basito.

La mia fortuna è che pochi giorni dopo è il mio compleanno, quindi facendo un regalo quel giorno mi aspetterei altri regali da ricevere appena dopo.
Giusto per completezza. :mrgreen:
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Leia74 » 06/10/2015, 11:46

La cosa del valore non la sapevo, comunque non mi sembra molto rispettata.
Una scatola di cioccolatini va benissimo.
14 febbraio = donna a uomini
14 marzo = uomo a donne
Parita' :lol:
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Lebowski » 20/10/2015, 21:27

“prima pensavo che un viaggio solo a Tokyo fosse una follia completamente inutile e che Tokyo non mi era piaciuta per niente, ma adesso che ne parlo e che guardo qualche immagine mi viene da piangere al pensiero di quanto era divertente esserci e quanto ci tornerei di corsa anche solo per 1 giorno!”
(cit. Galla, thread Tokyo)

Le mie impressioni sul Giappone partono dalla considerazione di Galla, che condivido – a parte il passaggio su “non mi è piaciuta per niente” dato che a me piaceva già quando ero là.
Anche io anni fa pensavo che un viaggio a Tokyo fosse una cazzata da bambini. E in fondo può anche darsi che lo sia. Ma non si tratta di bambini in senso lato. Si tratta di “noi” bambini.
Si tratta di molte altre cose. Allargando il discorso all’intero Giappone devo dire che mi è piaciuto molto. È come pensavo che fosse, un continuo viaggio nel tempo tra Tokyo (e non solo), una città dove il tempo sembra non fermarsi mai, a Kyoto (e non solo), dove il tempo sembra essersi fermato.
Questo probabilmente è il fascino maggiore del Giappone.
Se per la prima si può parlare più di fascino che di bellezza (a ben guardare Tokyo, a parte alcuni punti, non è bella), per la seconda il discorso è diverso.
Oltre a questo, ciò che mi ha colpito di più del Giappone è il continuo senso di stranezza che pervade i minuti trascorsi nel paese. Mi spiego: la cultura giapponese è molto atipica. Diversa da qualunque altra al mondo. Le ragioni di questa sua atipicità sono varie.
Ma ogni aspetto di questa cultura convive, a mio modo di vedere, con il suo esatto opposto. Qualche esempio?
1) è vero l'aspetto stakanovista di alcune professioni, frutto dell'appartenenza devota a un gruppo, a un'azienda. Spesso per tutta la vita. A quanto ne so, la cosa è andata un po' calando. Ma camminando per la città uno si chiede: perché per fare un lavoro, magari rattoppare un tombino, servono 10 persone? 8 guardano e 2 lavorano?
2) Ordine e pulizia sono pilastri della vita quotidiana. Poi, camminando per molte città noti che mancano i cestini. E vi assicuro che il sabato sera in certe parti di Tokyo, altro che "non vedi un mozzicone per terra". (se non mi credete vi posto una foto emblematica)
3) la religione sembra essere parte importante della società e in alcuni casi porta a "conseguenze" forti. Ad esempio, lo shintoismo ha tantissimi Kami, spesso legati ad elementi climatici/ambientali. Oppure, il mito del Popolo di derivazione divina, che tante conseguenze anche nefaste ha creato nel secolo scorso. Poi, solo per questioni cerimoniose, capita che uno si sposi da cattolico, muoia da buddista e nasca shintoista, banalizzando l'appartenenza religiosa.
4) Totale, o quasi, repulsione per il contatto umano. Poi tutti ammassati in metro e spinti da buttadentro che in modo brusco ti sardinano nel treno.
5) Gentili e premurosi verso gli stranieri in mille occasioni. Poi appena entri ti scattano foto e prendono impronte digitali, manco fossi un criminale, e in alcuni casi non mancano di ricordarti che tu, straniero, in certi posti non sei ben accetto.
6) uno degli aspetti più importanti della società: l'individuo non conta. E' solo un elemento della società e tutto il suo vivere deve essere inquadrato e rivolto al bene comune. Ok, però se ben ci si pensa alla base di moltissimi aspetti dell'evoluzione tecnologica (e non solo) vi è un inizio individuale. Mi spiego, io non so se i maglev siano nati in Giappone, ma poco conta. Sostituitelo con una delle tante evoluzioni tecnologiche e il discorso seguente non cambia. Bene, qualcuno, un ingegnere, deve avere immaginato un treno volante, no? Deve aver provato a rompere le regole attuali per produrlo. Deve, in poche parole, aver ragionato fuori dagli schemi, no? Deve aver dato vita a un ragionamento individuale. Certo, a fini sociali, per la collettività. Ma il discorso non cambia.

E ce ne sarebbero molte altre (dagli otaku, al sesso e ai rapporti con l'altro sesso a molto altro ancora). Le spiegazioni? In alcuni casi le so (ad esempio, i tombini sono spariti dopo un attentato terroristico a Tokyo). Ma in generale non le voglio sapere.
Non sono importanti. In alcuni casi danno il perché del fenomeno, ma non lo spiegano dandogli un senso. Ti dicono la ragione ma non il senso che le renderebbe logiche. Sempre i tombini: sarebbe come se dopo un incidente tra treni si decidesse di eliminare i treni per sempre, no?
Non voglio sapere le spiegazioni perché non hanno senso e sarebbe come spiegare il fascino di qualcosa.
Camminando qua e là, entrando nei negozi, prendendo i mezzi pubblici, etc. uno certe cose finisce per notarle.
Non serve dare spiegazioni, perché forse son proprio queste cose che dan fascino al paese e in un certo senso lo rendono ancora più unico.
Almeno, io la vedo così.

Ah, dimenticavo: perché i dialoghi immaginari?
Perché una delle cose che mi ha colpito di questo viaggio è l'ospitalità che, paradossalmente (sì, ancora, un paradosso) è come un qualcosa che rimane in superficie. Questo è stato uno dei viaggi dove ho conosciuto meno persone in assoluto. Quasi nessuna. Mi è parso quasi fossero accoglienti ma diffidenti, poco aperti.
è forse stato un viaggio dove non ho viaggiato in solitaria (ne ho fatti altri, come sapete) ma dove ho viaggiato solo. Quindi quasi per contrasto l'ho chiamato meetings e ce li ho ficcati, inserendo alcune curiosità sul giappone. E poi, se prima era il Giappone ad entrare nelle nostre case, con gli anime, ora ero io ad entrare in casa loro e quindi è stato un po' come se fossi andato a trovarli.
Le uniche due persone con cui ho realmente trascorso del tempo sono state Fedea e Michel, ma diciamo che loro non fanno testo in quanto non del luogo. Poi, per carità, un po' anche per colpa mia dato che a parte il non-amore per couchsurfing e simili, in Giappone c'è la possibilità di "affittare" guide turistiche locali, anziani o studenti universitari, che ti scarrozzano per la città spiegando varie cose. Quasi sicuramente se tornassi indietro ne usufruirei e mi sono pentito di non averlo fatto. Ma partivo dal presupposto che in viaggio conosco sempre (o quasi) gente locale, senza particolari difficoltà. In Giappone non è stato così.

Ultima considerazione, il viaggio in Giappone secondo me deve partire preparato (oddio, è un po' una regola generale ma in questo caso diciamo che lo ancor di più dato le differenze culturali). Per capire molte cose che si vedranno o vivranno in loco. Io, a parte la guida National Geographic, avevo già letto "In Asia" di Terzani.
Film ce ne sarebbero vari.
Documentari: puntata Superquark su Tokugawa Ieiasu (e non solo) e "Tokyo Love" de "Il testimone" di Piff.
Ultima modifica di Lebowski il 21/10/2015, 21:48, modificato 2 volte in totale.
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda radaulpa » 21/10/2015, 15:03

bel resoconto Leb!
Complimenti!! :!:

per arrivare in giappone al momento c'è ancora qualche tappa, ma prima o poi ci vado!!! 8-)
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Leia74 » 21/10/2015, 17:28

Mi piace molto la tua analisi finale.
Sono d'accordo sui mille paradossi del Giappone, e' uno dei motivi per cui affascina tanto.
Per conoscere gente del posto sarebbe bene sapere il giapponese, i giappi anche se sanno un po' di inglese non si lanciano molto, e comunque nelle loro vite (almeno in citta' grosse) non c'e' molto posto per l'improvvisazione, mi sa...
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Lebowski » 21/10/2015, 21:46

Grazie.

Rada, prima o poi andrà fatto anche quello. Più che un viaggio è un ritorno al futuro. 8-)
Leia, vero. Sono però anche molto timidi, forse sommando queste cose si ottiene il perchè.
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Leia74 » 22/10/2015, 9:27

Lebowski ha scritto:Leia, vero. Sono però anche molto timidi, forse sommando queste cose si ottiene il perchè.


Dalla mia esperienza non sono particolarmente timidi, hanno solo vergogna a sbagliare parlando inglese.
Con me molta gente per strada si e' messa a chiacchierare, dopo che magari ero andata da loro solo per chiedergli di scattarmi una foto parlando in giapponese. Di solito sono ultra-sorpresi di trovare una occidentale che parla la loro lingua e sono curiosissimi di sapere come mai, e cosa penso del Giappone, e com'e' l'Italia (che e' molto popolare tra i giapponesi).
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda Samusadork » 22/10/2015, 10:30

Lebowski ha scritto: Più che un viaggio è un ritorno al futuro.


Sono perfettamente d'accordo. Credo che la chiave per interpretare una buona parte del fascino del Giappone sulla nostra generazione sia proprio che in Giappone troviamo "il futuro come ce lo immaginavamo negli anni 70-80". E' un misto di straniamento e familiarità che ti cattura non appena metti piede a terra dall'aereo e che trovo ammaliante.
Samu è il nome, 's a dork è una constatazione...

Chiedetemi di isole dell'Egeo, Corsica, un po' di Messico, un po' di Giappone.
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Re: Meetings - Giappone 2015

Messaggioda obe » 09/11/2015, 15:12

ho finito oggi di leggere il tuo racconto!

insieme a quello di Fedea mi ha fatto sognare di andare in Giappone e chissà che non sia la meta del prossimo anno.. vedremo.

gran bel viaggio, vario… pieno di cose visitate, di gaffe (che rendono il tutto più simpatico e sicuramente ti aiutano a ricordare il viaggio con un sorriso), riferimenti a cose conosciute solo per sentito dire (come ad esempio il Washlet), i fumetti e tanto altro.

bello bello!

ho visto che sei quasi andavi a vedere la partita di calcio.. in generale hai avuto modo di vedere quale sport va per la maggiore? e come lo vivono i giapponesi ?

mi ha colpito molto quando dici che è stato un viaggio dove hai viaggiato solo per via della diffidenza dei giapponesi e la loro poca apertura al dialogo, questa cosa non l’avevo mai considerata.. e sicuramente sarà un fattore importante quando deciderò di visitare questo paese.
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