15 agosto
Suona la sveglia, ma scelgo di restare a riposare nel futon per ancora una ventina di minuti. “Tanto per arrivare a Nara ci vuole poco”.
Arrivato in stazione prendo il primo treno utile e in circa 40 minuti arrivo a destinazione.
Il viaggio verso la cittadina è stato funestato dalla presenza di un gruppo di italiani. Due o tre famiglie, chiaro accento milanese.
Con figli piccoli. Un vociare infinito, e questo sarebbe il meno. Ma due figli sono veramente lagnosi. Avranno 7 o 8 anni. Non ne faccio una colpa a loro, ma ai genitori. I bambini si lamentano dei templi, del Giappone, del camminare etc.
Vorrebbero il mare.
Chi potrebbe dar loro torto? Credo che la stupidità sia dei genitori, nel costringere dei bambini a viaggiare per templi in Giappone. Un viaggio che probabilmente richiederebbe, se bambini, un’età inferiore ai 5 o superiore ai 12 anni, oppure dei forti compromessi. Troppo ignoranti per capire o almeno con un minimo interesse verso uno o più aspetti del paese. La via di mezzo è sconsigliata.
In caso contrario, almeno pochi spostamenti e inclusione di parchi giochi etc.
Mi hanno fatto venire in mente quando da piccolo venivo costretto ad andare in montagna con i miei. Mia madre ha sempre preferito le montagne, posti isolati. E io non ho mai capito il perché. Per il fresco e per la pace. Ma se veniamo da un paese di campagna con meno di 2000 abitanti! Finivo per piangere, restare chiuso in camera, non uscire mai da lì. L’asociale, ero apostrofato. Certo, a volte si andava a funghi o a mirtilli. Ma rimanevano lampi di luce in mezzo a giornate, intere giornate, buie e sole. La odio ancora oggi. Fosse per me le piallerei tutte.
Ho provato compassione per i bambini e ribrezzo per i genitori. Torturatori e anche maleducati, dato che sembravano non essere in grado di abbassare il tono delle conversazioni tra loro.
Arrivato a Nara decido di recarmi subito al parco con i cervi, per visitare il parco stesso e qualche templio. In giornata il ritorno a Kyoto, nel primo pomeriggio. Questo il programma.
Non lo stravolgo. Nara ha un bel parco, alcuni templi e soprattutto i cervi in libertà ma secondo me la visita andrebbe fatta solo se si hanno almeno 3 giorni da dedicare a Kyoto. In caso contrario finisce per togliere tempo a quest'ultima. Sapevo dei templi, ma sinceramente preferivo fare il Fushimi Inari e il Padiglione d'Oro, quelli che mancavano nella lista dei miei personali must to see. Quindi a Nara ho dedicato poche ore e alle 15 circa sono già sul treno di ritorno.
Arrivato al Fushimi Inari mi incammino verso la vetta, circondato dai famosi Torii rossi. Molto suggestivo, uno dei posti più belli che abbia mai visto, anche se affollato di turisti. In un paio di occasioni decido di addentrarmi sulla montagna lateralmente e scopro un bosco di bambù immenso.
Fa un gran caldo. Mi fermo dopo un paio di tappe e poi decido di scendere. Ho scattato un bel po' di foto.
Ho ancora un obiettivo, il Padiglione d'Oro. Quando però faccio rientro in ryokan e scambio due parole con il ragazzo della reception - che continua a chiamarmi sir - scopro che non farò in tempo ad arrivarci. Forse avrò fatto confusione io, pensavo stesse aperto anche di sera d'estate, ma alla fine mi vedo costretto a rinunciarvi. Opto per l'higanshij Hoganshii a pochi metri e per salire sulla Torre di Kyoto, bellissima di sera. Il tempio è simile a molti altri. Il padiglione d'oro l'ho visto con il cannocchiale dalla cima della torre.
Faccio un po' di shopping e poi mi dirigo al ryokan per prepararmi per la serata. L'ultima cena scelgo di farla ancora nella mia izakaya preferita. Prendo il solito pesce (il menu non è molto ampio e dato che sarebbe stata l'ultima volta decido di non rinunciarvi). La cameriera c'è. Mi saluta e dopo un paio di minuti la vedo confabulare con il cuoco, che dopo pochi secondi si avvicina e mi chiede da dove vengo. Ottenuta risposta va a riferirle. Durante la cena ho modo di scambiare quattro parole con la cameriera, ma scopro che non parla inglese o lo parla in modo molto basic. Per parlare con me chiede il cuoco come interprete. Il cho kawaii lo aveva capito benissimo.
Prima di uscire lei mi accompagna alla porta e io le ripeto la frase. Sorride e ringrazia con Arigatò (ci metto l'accento perché durante la conversazione mi aveva corretto la pronuncia, io non pronunciavo la o finale in modo corretto).
"Il dolce lo prenderò in centro" mi dico. Mi incammino e scopro sulla strada Tokyu Hands, una sorta di incrocio tra negozio di giochini giapponesi/prodotti per la casa/souvenir e oggettistica giapponese. Per pochi yen compro due bamboline, un uomo e una donna. Costo totale circa 2 euro. Alla cassa scopro lo sconto del 5% riservato agli stranieri già accennato nell'altro thread. Purtroppo mi viene proibita la visita ai piani superiori, causa orario di chiusura.
Solita passeggiata in centro, compresa zona dei locali. C'è un club, già notato il giorno precedente. E c'è la "spiaggia" adiacente al fiume, con tanta gente. La disco la evito per età bassa e continuo la passeggiata. Il centro di Kyoto è affollato di turisti da ogni dove. Finisco al tempio in fondo al viale principale, di cui non ricordo il nome (molto bello la sera con le lanterne etc.) e poi torno ancora in zona pub etc.
Verso le 11.30 mi reco per l'ultima volta al pub. Solite cose e fotocopia del giorno precedente. E' la mia ultima serata a Kyoto e mi dispiace abbandonarla: è una delle città più belle che abbia mai visto. L'indomani muoverò verso Yokohama.