All’otto marzo è passato esattamente un anno dall’incidente alla schiena, purtroppo il ricovero non è completo e, come già precedentemente detto, probabilmente non lo sara mai più. Ma non mi abbatto per questo.
La primavera è appena iniziata, le temperature sono gradevoli e le giornate di sole molto più numerose. Dal momento che erano già passati due mesi dall’ultima gita fuori porta, l’astinenza da viaggio mi ha portato a sfruttare il ponte per la festa della donna che mi ha regalato ben quattro giorni di ferie. Decido per cui di visitare la capitale della repubblica del Basckorostan, ovvero la città di Ufa.
Il Basckorostan è, come il tatarstan, una repubblica autonoma e musulmana, con sue tradizioni e una lingua propria. Qui vive la più grande comunità tatara al di fuori del tatarstan e le differenze tra quest’ultimo e la Baschiria sono davvero poche, almeno a prima vista. La città non proprio stupenda architettonicamente parlando, ha però un suo fascino particolare. La globalizzazione qui è solo leggermente minore rispetto a Kazan, Purtroppo è necessario spingersi oltre gli urali per trovare una discreta differenza. La città è comunque molto viva, soprattutto la notte, per cui, anche per chi ama la vita mondana, non c’è da annoiarsi.
Ad Ufa, per chi non lo sapesse, si è svolto di recente il più importante meeting dei BRICS, ovvero dei paesi non allineati. Per questo evento la città ha subito una rispolverata, se non altro nel centro, ed in particolare nella zona del meeting, dove sono stati costruiti due Hotel appositi e tutta la struttura nella quale si è svolto il meeting, i palazzi adiacenti sono stati ripitturati e le strade rimesse a nuovo. In generale la città resta una città russa nella norma. Resta in costruzione una nuova grande moschea nel centro città.
A questa longitudine cominciano già ad essere ben presenti le famose costruzioni in legno che, spingendosi via via verso est, diventano sempre più preponderanti. E‘ davvero notevole il contrasto tra vecchie strutture in legno e i moderni palazzoni in cemento armato e piastrelle lucide, in generale però ho potuto notare una certa varietà di architettura, tra edifici in legno, in mattoni e moderni palazzi e, ovviamente, gli immancabili parallelepipedi sovietici.
Tre giorni pieni sono più che sufficienti per assaporare la città, purtroppo da vegetariano non ho potuto provare i piatti tipici che, come per il tatarstan, sono tutti a base di carne, tolti alcuni piatti vegetariani come il Kystybe (кыстыбе) e il chak chak che sono in comune con il tatarstan.