Mercoledì 27 luglio
Ore 16.30 Irkutsk
Prima sosta birra della giornata, sono ad Irkutsk con ormai il lago Baikal a pochi km di distanza; posso subito dire che tra me e questa città non c’è proprio feeling in questo momento.
Non so, ma da subito non mi è piaciuta.. magari sono io che inizio a sentire un po’ la stanchezza di questi primi 12 giorni di viaggio, forse perché forse le aspettative erano un po’ più alte ma finora non ci siamo trovati.
Già che ho fatto una fatica per trovare un posto dove bere una birra e non essere sottoterra .. anzi non l’ho trovato proprio e così ora sono al Bierhouse, tipico locale bavarese; guardiamo il lato positivo hanno la birra Zigulì ed è l’occasione per assaggiare anche questa.
Eppure stamattina ero arrivato bello riposato dopo 17 ore in treno.. peccato che i compagni di viaggio non parlavano inglese e soprattutto anche in me c’era tanta voglia di star per i fatti nostri; però com’è strano il destino, nello stesso vagone c’era una coppia di turisti e quando sono scesi a Irkutsk baci e abbracci con i compagni di scompartimento.. giusto e bello così, una volta a me e una volta a te.
Il bello è che dopo il primo viaggio acquisisci esperienza.. come muoversi per mettere il bagaglio, dove si trova la luca, la radio, l’acqua calda per il thè, il ricordarsi di tenere a portata di mano le ciabatte… tante piccole cose che rendono il viaggio più confortevole e pratico.
Ho dormito bene, anche perché il numero del treno era 020, quindi più moderno (più bassi sono i numeri, più moderno e rapido in genere è il treno), con perfino un materasso e per ricordo ho comprato anche il porta tazza di thè della ferrovia russa che utilizzo subito mentre guardo dal finestrino la tanta legna accatastata e pronta per essere spedita chissà dove.
Quando scendo in stazione ad Irkutsk mi sembra di essere in Cina, tantissimi turisti con gli occhi a mandorla che si muovono a grupponi con guida e la bandierina di riconoscimento alzata; li lascio prendere il loro bus turistico e mi muovo in tram verso il centro. Qui faccio una piccola gaffe.. vicino a me c’è un signore vestito in blu con borsello, lo prendo per il bigliettaio e faccio per pagare la corsa.. mi guarda dubbioso fino a quando capisco che non è lui e faccio finta di nulla fino a quando non scende.
Mi sistemo in hotel, relax un paio d’ore e vado subito a bloccare il transfert per domani per l’isola di Olkhon.
Dicevo della città e dell’assenza di feeling.. be, faccio per prendere dell’acqua dando una banconota da 100 rubli e mi rispondono in malomodo che non hanno il resto e mi mandano via, poi arrivo all’ostello per il transfert.. suono e mi rispondono secco “il check-in è alle 12”.. ma ca**o.. sono venuto per un altro motivo.. chiedi prima.
Vabbè forse è così che è la Russia ed io nei giorni precedenti sono stato fortunato, visto che non avevo mai trovato atteggiamenti così.
Nonostante tutto inizio a girare la città, la grande piazza con fontana ed il palazzo sovietico alle sue spalle, la cattedrale della Vergine Maria con la fiamma eterna all’esterno; proseguo sul lungo fiume dove c’è la statua ai fondatori della Siberia e l’Epiphany cattedrale.. tutto molto carino ma di recente costruzione o ristrutturato nel 2011.
Quando salgo per andare al Monastero Znamesky e alla statua del comandante delle forze anti bolsceviche Kolchak costeggio il lungo fiume per un bel pezzo (+ di un km) ma quando lo vedo non ci riesco ad arrivare perché tutt’intorno passa una strada a 4 corsie con un traffico bestiale… maledico Kolchak e torno indietro arrabbiato come pochi.
Mi tiro su il morale girando per il resto della città, la zona con le case in legno dove vedo quelle reali ed abitate (messe un po’ così così e parecchie in vendita e da ristrutturare) e quelle storiche sistemate che risplendono nella loro bellezza; trovo interessante l’idea di vedere come era strutturata la città nei tempi d’oro dei commerci tra ovest ed est.
Proseguo poi per la Karla Marksa (con case moderne, negozi, belle ragazze) e nella via pedonale Uritskovo che mi porta al mercato con il Centro Commerciale un po’ al ribasso (come qualità di negozi) e il suo esterno molto più interessante con frutta, verdura ed altri prodotti alimentari.
Compro anche dei pinoli di pigna di cui avevo sentito parlare il giorno prima dalla guida nella riserva dello Stolby e finisco qui al Bierhouse a bermi una zigulì con Omul fatto tipo al carpione molto saporito.
E domani si vede finalmente questo enorme lago.
Giovedì 28 luglio
Ore 22.00
Ed eccoci sull’isola di Olkhon, nel mezzo del Baikal.
Non è stato un viaggio facile dato che per arrivare fino a qui ci abbiamo messo circa 6 ore ma per il momento ne è valsa la pena di fare questo sforzo.
Alloggio in una guesthouse a Chužir, il punto focale per il turismo dell’isola.. tante case in legno, il centro informazioni, mini market; insomma è il classico luogo che da paesino sperduto si sta trasformando in campo base per chi vuole muoversi sull’isola.
Però nessun albergone, tutte case basse in legno con il proprio orto, strade sterrate dove tra la gente si muovono dei cammioncini tipo militari usati per trasportare la gente tra le dune e le mucche che riposano all’ombra..
Appena arrivo sono subito andato sulla collinetta in riva al lago da cui si può scendere per andare in spiaggia ma soprattutto che offre una vista spettacolare della roccia che dopo aver creato una fantastica baia si butta nel lago… notevole! sempre dalla collinetta svettano dei pali con i nastri colorati degli sciamani, folkoristici e vivaci che sembrano proteggano le spiagge sottostanti; poi l’acqua è limpida, sembra il mare ma calmo come è normale che sia per un lago.
I simboli degli sciamani, forse un po’ meno colorati, si erano già visti durante il tragitto verso l’isola, in questi prati spuntavano dei tronchi nel terreno e all’inizio mi erano parsi senza senso ma quando poi vedi i fiocchi colorati capisci di cosa si tratta.
Quando sono partito ero già contento di lasciare Irkutsk, e poi qui è tutta un’altra cosa; in città l’inquinamento, il caldo.. si faceva fatica a respirare mentre starei qui per settimane.
Lasciata la città ho dormicchiato un po’ e man mano che si procedeva le case erano sempre più rade, qualche mucca o cavallo che attraversava la strada e l’autista che fa tipo rally di certo non adatto alle qualità delle strade russe; la parte finale più che Russia mi è sembrata Pampa Argentina o Svizzera con i suoi boschi.
La sorpresa all’arrivo ai traghetti, coda infinita e stiamo lì per un paio d’ore che però sono volate vie.. studio la situazione e noto che per salire sui traghetti ci sono diverse file.. quella dei locali, quella dei minibus ed infine quella delle auto; la salita è in questo ordine e non in base all’arrivo.. tanto che chi è in auto rischia di passare l’intera giornata lì e poi i traghetti sono veramente poco capienti.
Nell’attesa mi prendo il mio tempo salendo sulle collinette lì vicino, gustarmi il panorama e guardarmi il pontile di legno e per la prima volta a gustarmi il lago; quando scendo mi immergo nella fiera folkroristica che si è creata all’imbarco.. tra turisti europei, cinesi e russi, venditori di souvenir e di cibo preparato chissà come lì in mezzo al nulla.
Una volta sbarcati sull’isola, non ci sono strade asfaltate e i mini pulmini fanno e creano la propria rotta superandosi a vicenda mentre dal finestrino guardo l’assoluta presenza del nulla, solo del verde dei prati e il blu del lago.
A cena alla guest house trovo una bella compagnia internazionale e il tempo che vola velocemente tra due chiacchiere
Per una sera niente birra, sono indeciso fino all’ultimo ma alla fine opto per un thè guardando il cielo.. del resto a tavola avevo provato del vino russo offerto da una coppia ed era talmente orribile che mi era bastato.
Diciamo che per ora il posto mi piace.. è molto da relax, staccare da tutti ma domani vedremo.. ho l’intera giornata e un’altra note qui prima dell’ultima sera a Irkutsk, sabato, che mi ha già mostrato il suo potenziale ieri notte nella zona dei ristoranti (anche questa recente) dove sono andato con lo spagnolo del tour dello Stolby ed il movimento non mi sembrava niente male.
Di sicuro mi farò ancora una scorpacciata di Omul al carpione