CHE VIVA MALAGA!Gente di mare. Che va' dove gli pare
E gia'.. Ed il primo posto dove dovrebbe recarsi e' il porto.
Il programma del venerdi' sera e' proprio questo qua, dato che l'inaugurazione della Feria si fara' sulla spiaggia della gia' menzionata Malagueta, dietro l'arena.
Il comitato cittadino organizzativo ha preparato una serata che partira' dalle 21 per arrivare ai fuochi della mezzanotte ed al concertone di un noto gruppo cittadino di musica andalusa contemporanea. Si preannuncia una noche caliente non per le accetabilissime fresche temperature ma per la carne al fuoco programmata e la "carne in piazza".
Una carnizzeria. Il mio concetto di folla e' questo qua, la marcia degli n- mila. Quanti saremo? Ce lo domandiamo spesso e di continuo, del resto un vecchio proverbio maxdiviano afferma che: <<E' il numero che fa la festa, non il programma>>. Puoi anche invitare guest star da delirio, ma non potrai mai avere un delirio senza folla. Alla moltitudine di festanti da carnaio siamo abituati e la cerchiamo, provando ad inanellare tutti gli eventi di massa quantomeno europei ( dagli sportivi ai carnevaleschi, ai culturali, ecc. ). Fino ad ora abbiamo una carriera tutto sommato rispettabile.
Arrivare in "mutandini mimetici" con busta calboniana annessa
( l'abbigliamento e' rimasto quello del pomeriggio, ma e' estate ed e' una festa in spiaggia quindi ) alla spiaggia in orario non e' cosa semplice, c'e' una certa distanza dal centro, i bus sono collassati ( vanno ma stracarichi ), scavalcati dai carretti tirati da prestanti cavalli andalusi, e nel frattempo scoppiano allettanti feste private alternative di cui due clamorosamente volgari dirimpettaie, cioe' una festa sociale all'interno di un'officina-gommista con clienti e dipendenti, e l'altra di studenti e viaggiatori vari che avvolge l'ostello di fronte. Elemento comune il drink in mano per tutti. Se Puccini potesse scrivere un'ode a Malaga direbbe che non il tricolore canta nel cantiere e sull'officina, bensi' lo farebbe l'alcol
I vari flussi di persone si concentrano per il centro ed i quartieri orientali ( nonche' le stazioni ferroviarie che portano genti da ogni dove a Malaga ) nella piazza del municipio e c'e' da considerarsi che una buona quantita' arrivera' anche dai quartieri ad est della Malagueta, quindi dal lato opposto al faro. E' come una processione-fiaccolata a Lourdes non religiosa.
Il porto cittadino turistico merita una menzione a cinque stelle. La connessione col giardino botanico tropicale e' del tutto naturale ed armonica, una passeggiata notturna piacevolissima, maricapiede ampio e pulito da lungomare nizzardo,installazioni post moderne, fontane, panchine, strutture calatraviane, vetrate, anfiteatri, banchine eleganti, ecc. Seguita da una banchina-settore del tutto commericiale. Quindi negozi d'abbigliamento, ristoranti di ogni specie, gelaterie, chioschi, ecc tutto aperto a notte tarda e gia' strapieno, per i fuochi c'e' tempo, gente quindi fiondata a mangiare o a fare shopping. Fortunatamente noi abbiamo gia' fatto, altrimenti le file sarebbero colossali, tutto gremito in ogni ordine di posto e tavolino.
Mi viene da pensare a tante ma tante localita' costiere nostrane, viste giusto una settimana prima del viaggio, dove i commercianti in pieno agosto facevano letteralmente la fame, senza l'ombra di un cliente. A vedere tutto questo roderebbero d'invidia. Ma in fondo tanta crisi in determinate "ex" localita' di villegiatura italiane se la sono cercata: zero pubblicita', zero rinnovamento, prezzi rialzati senza qualita', parcometri, tasse comunali, mare inquinato, ecc. ecc. persino gli stessi dischi dell'estate scorsa
Organizzare queste feste richiede soldi, investimenti, tempi e voglia di fare nel settore turistico, culturale e sociale. Nonche' non solo desiderio di guadagnare ma anche di far bella figura, desiderio di essere orgogliosi della propria festa e della propria citta'. Amore vero e proprio per la propria terra.
Un romagnolo potrebbe quindi tranquillamente gemellarsi per intraprendenza e capacita' in questo settore con un andaluso costiero. Ma bando alle ciancie, la gente e' gia' piazzata sui moli, sugli scogli, sui ponti di ferro, chi puo' magari si e' fatto pure aprire il faro che segna il promontorio, e' Dunkirk all'evacuazione del 1940, tutti ma proprio tutti in spiaggia.
Il faro e' l'inizio di Malagueta, lo giri ed iniziano i lidi in spiaggia, i ben noti chiringuitos andalusi. Luoghi nati abusivamente e poi rimasti come centro di aggregazione sociale locale gia' dai tempi franchisti. E' l'equivalente del caffe'-taverna greco. Fumanti per scaldare la serata, con i loro arrostitori esterni pronti per le ordinazioni del pesce allo spiedo, dalle sardine ai polpi.
Chi non e' in spiaggia ( non potremmo entrarci tutti ) la guarda dall'alto. I blocchi della Malagueta a 12 piani fanno da cornice in stile Copacabana. Gli altezzosi o chi non ama mischiarsi ai volgari si guarda la festa, i fuochi ed il concertone dal balcone di casa con gli amici. E' come un gigantesco presepe estivo reale, vivente, in cui anche noi siamo dei pastorelli figuranti. Con tutte le lucine accese. Si aspetta il bambinello a mezzanotte. E lo si aspetta anche dal mare dove stanno arivando barche da diporto di altri altezzosi che si fanno la festa-cena con gli amici a bordo e si guardano i fuochi appropinquandosi alla costa.
Ammetto di provare anch'io una certa emozione. E' troppo calorosa ed accogliente l'atmosfera. E' porto vero. La sensazione che da casa gia' immaginavo, e' quella di essere entrato a casa in un'unica grande famiglia. Un corpo unico, solidale e comunque composito come le citta' di mare sanno offrire, ma qui ancora piu' disteso, avvolto anche da religiosita' e sacralita' del rito. A Pamplona c'e' questa sacralita' del rito della festa, ma forse non ci si riesce, o almeno io no, a sentirmi parte del tutto, ma solo un visitatore tra quelle valli e montagne. Non basta mettersi una divisa bianca e rossa.
Ci siamo, l'Alcalde, gran farabuttone locale, fa il suo discorsone politico elettorale, sembrano i comizi del mio paesello, tutto molto comprensibile. Iniziano alcuni balli di folclore sul palco. Qualcuno gia' si fa il bagno notturno. Bisogna far attenzione a non calpestare le asciugamani a terra. Quasi sempre fermate dagli immancabili bustoni strapieni di alcolici e bevande gassate per il rito-gioco del Bottiglione iberico ( ora ufficialmente vietato a Madrid in teoria ) che accumuna giovinastri spagnoli ai serbi con Jelen Pivo da due litri di plastica al seguito. Qualche piccola quantita' anche di drogacce leggere a dir dai fumi. Ma ci sono tutti, bambini, famiglie, anziani, ecc.
E via di seguito il Pregon, il discorso ufficiale inagurale, davvero emozionante, preparato dalla cantante, una malaguena vera.
Il Discorso fa pelle d'oca. Parte dal semplice, da quello che era per lei la Feria da bambina con la sua famiglia. Il venditore di caramelle dove si fermavano ogni anno. I maghi ed i mimi. Il flamenco. Da quello che era ed e' Malaga.
<< Malaga che conosce ed e' il segreto del vino dolce estivo. Malaga e' il profumo delle caldarroste in inverno. Malaga e' l'eleganza del cavaliere andaluso. Malaga e' il sapore dello spiedo di sardine, che va mangiato solo con le mani. Malaga e' i colori dei fiori nei capelli corvini delle ragazze. Malaga e' l'eccitazione dell'Arena che vibra alla rincorsa del toro. Malaga e' i canti dei pescatori al ritorno.E cosi' via. Tutto questo e' Malaga.
<< Che viva Malaga! Famiglia!>> Partono i fuochi e la musica dalle barche sul'acqua scura. Si balla al ritmo andaluso pop, il chiringuito serve tutti, belli e brutti, ricchi e poveri, mori gitani e biondi turisti tedeschi. Sangria, mojitos, chupitos. Birre. Il concertone durera' fino alle due. Per lo sfollamento ci vorra' almeno un'altra ora. Tutto disordinatamente ordinato. Con efficienza festiva. Per il nostro ritorno ci vorranno almeno le tre e mezza. E domani sara' un altro giorno.