( Continua dalla sezione ” Moldova ” )
Giungiamo a Iaşi, originariamente capoluogo dell’intera Moldova ed ora limitato alla Moldova romena, nota città universitaria e, a detta di numerose testimonianze, località molto viva.
E’ tardo pomeriggio quando approdiamo in città e ci mettiamo subito all’opera per cercare un’accomodazione adatta alle nostre piccole esigenze.
A piedi, dall’autostazione, risaliamo verso il centro e dopo una soffiata carpita per strada, ci attestiamo in una economica quanto spartana accomodazione. Dopo una sosta rigeneratrice, siamo pronti a scoprire la città in notturna.
Ci inoltriamo per le caratteristiche stradine del centro, transitando da piata Unirii, ridiscendendo attraverso Bulevardul Stefan Cel Mare, visitando il Palatul Roznovanu Municipio della città, la Cattedrale Metropolitana, l’Università, il Teatro Nazionale, il Monastero Golia, fino a giungere in piata Culturii dove è ubicato il maestoso Palazzo della Cultura, vero simbolo della città e di imponente manifattura in pieno stile neo-gotico.
Per le strade non c’è molto movimento, siamo quasi gli unici viandanti a bighellonare per il centro.
Il motivo è presto noto: stasera è il Natale ortodosso e tutti sono a celebrare in casa insieme alle rispettive famiglie.
Riusciamo a malappena ad imbatterci in un posto per masticare qualcosa prima che chiuda anch’esso.
Il nostro tour cittadino prosegue, cercando di perderci negli anfratti più reconditi del centro e respirando questa strana atmosfera, data dalle luci soffuse, l’umidità ed il silenzio delle strade che è calata in città.
Abbiamo giusto un sussulto quando, da lontano, un’insegna ci regala il miraggio, subito dissoltosi, della presenza di un Andy’s Pizza e un attimo di allerta quando due poliziotti ci redarguiscono perché avremmo osato attraversare la strada con il semaforo rosso.
Dopo queste timide emozioni e dopo una lunga passeggiata, ritornando anche sui nostri passi, decidiamo che il nostro Natale può terminare al caldo della nostra dimora di fortuna, concedendoci un meritato riposo rigeneratrice dopo le varie peripezie occorseci da București in poi attraverso la Moldova. Giusto il tempo di espletare un rapido briefing organizzativo sul prosieguo della missione, visto che non c’è nulla di definito e sprofondiamo nel sonno.
GIOVEDI 7 GENNAIO 2010:
Abbandoniamo la nostra accomodazione molto presto raggiungendo l’autostazione, tramite la concessione di un ulteriore camminata.
I nostri piani sono confusi.
Dal briefing della notte precedente è uscita fuori la tappa di montagna: Braşov, approvata all’unanimità di due dei tre componenti la spedizione, in quanto Brunello è addetto alle vettovaglie e desidera solamente farsi condurre senza dover faticare ad esprimere le proprie considerazioni.
Bus diretti per Braşov, ovviamente da Iaşi non c’è ne sono.
Tentiamo, quindi, la carta Bacău da cui poi, supponiamo, troveremo un ulteriore collegamento per la nostra destinazione prescelta.
Il viaggio scorre via senza sussulti.
L’autista ci abbandona sul raccordo stradale alla periferia di Bacău ed a piedi ci incamminiamo verso la vicina autostazione, dove, venendo premiati i nostri ragionamenti, troviamo quasi subito un bus in partenza per Braşov.
Di nuovo in marcia attraverso la campagna romena che, però, regala meno spunti rispetto alla mia precedente esperienza in auto attraversando la Transilvania tra Cluj e Timişoara.
Approdiamo a Braşov.
La sera incombe, ci troviamo in un posto che non conosciamo e dobbiamo cercarci un’accomodazione per la notte.
Saliamo a bordo di un bus e, dall’autostazione, raggiungiamo a casaccio il centro storico che si dimostra istantaneamente nella sua bellezza. Girovaghiamo a vuoto alla ricerca di un giaciglio per la notte, fin quando ci viene in aiuto la titolare di un internet point.
Saputoci italiani, si dispensa in prodighi consigli ed offerte di aiuto, accompagnandoci di persona in un attiguo ed elegante hotel, ubicato in un palazzo storico, dove riserviamo una enorme sala in stile impero tutta per noi tre ad una cifra davvero modica.
Pettinatici per bene, siamo ansiosi di incanalarci nella serata di Braşov.
Per prima cosa, seguendo il nostro istinto, ci concediamo una lauta cena nell’unico ristorante serbo in città.
Attraverso i cibi e qualche scambio di battuta col gestore in lingua originale, rimembriamo i fasti del passato ed i nostri amati Balcani.
Fuori piove ma non ci lasciamo intimidire e ci buttiamo alla ricerca di un locale che possa soddisfare le nostre cariche intenzioni di divertimento.
Tra locali semivuoti e club chiusi direttamente da Ceausescu in persona, non riusciamo ad addivenire praticamente a niente.
A parte una clamorosa camminata che ci consente di scoprire angoli di questa caratteristica città nel centro della Romania.
Si è fatta comunque un’ora adeguata per ritirarci nelle nostre stanze, in fondo domani ci attende una nuova giornata in giro per scoperte.
VENERDì 8 GENNAIO 2010:
Alzatici con discreta calma, noleggiamo un taxi e ci rechiamo nell’autostazione più periferica della città.
Dall’Albania alla Crimea passando per la Georgia, nessuna autostazione è risultata forse così volgare in giro per le nostre peregrinazione europee.
Il nostro obiettivo è quello di concederci una gita giornaliera a Brann, sede di un famoso castello, attrazione per turisti e segnalato come il castello del conte Vlad, meglio conosciuto come Dracula.
In realtà, il castello, è solo uno dei numerosi frequentati dal conte ma essendo ben restaurato è stato ingiustamente trasformato nel castello “originale” del vampiro.
Dobbiamo attendere circa un’ora prima che il nostro pullmanaccio, attestatosi nella top chart dei pullman più volgari d’Europa, subito dopo quello da noi utilizzato sulla tratta Armavir – Nal’chik nel Caucaso russo, salpi alla volta di Brann.
L’attesa la consumiamo al freddo ad osservare i movimenti delle partenze dei pullman per la Spagna ed una simpatica scenetta dove, l’autista di uno di questi bus, incarica in maniera veemente una ragazza rom, appartenente ad un gruppo frequentante i cessi dell’autostazione, a pulire il bus stesso.
La giovane svogliatamente ripulisce il pullman in maniera impeccabile estraendo fuori dallo stesso una quantità tale di sporcizia da far invidia alle popolazioni italiane dove non è previsto lo smaltimento dei rifiuti.
Tramite il pullmanaccio arranchiamo verso Brann, un piccolo villaggio che regge la sua economia sul turismo al castello e su qualche albergo o case-vacanza disseminati per la strada. Il castello è ben restaurato ed una visita la merita ma solo se ci si trova in zona. Organizzare appositamente una tappa con esso come obiettivo principale risulterebbe azzardato. Il mercatino turistico basato su pelli e gadget del conte Dracula si sviluppa ai piedi del castello stesso ed è pieno di chincaglieria varia.
Terminata la nostra gita, rientriamo a Braşov e ci concediamo un’ulteriore visita nell’affollatissimo centro storico fino a risalire sulla collina che domina la città attraverso una funicolare. Ci torna alla mente, seppur con le dovute proporzioni, una delle funicolari che utilizzammo per scalare il monte Elbrus, il monte più alto d’Europa. La vista dalla collina sulla città è meritevole, come lo è la relativa passeggiata nella natura per raggiungere il punto panoramico e l’enorme scritta Braşov, in stile Hollywood, che è visibile da ogni angolo del sottostante centro abitato.
Rimessici in sesto dalle fatiche turistiche della giornata, replichiamo la gustosa masticata della sera precedente al ristorante serbo.
E’ venerdi e riproviamo a scoprire un qualsiasi posto che ci faccia trascorrere l’ultima notte a Braşov in maniera decente. Giriamo in lungo ed in largo tra la città vecchia e quella nuova ma, saremo sfortunati, non troviamo niente di adatto a parte locali semivuoti o un paio di barretti per comitive affiatate con posti completamente esauriti.
L’arbitro fischia la fine e ci ritiriamo mestamente nel nostro salone – ufficio – camera da letto.
SABATO 9 GENNAIO 2010:
Salutiamo Braşov e ci rechiamo tramite bus nella zona delle stazioni, pronti a salpare verso la capitale București.
Il sottoscritto preme per un più veloce pullman, Jena e Brunello, fresco di ottenimento di diritto al voto, spingono per il lento treno.
Vince l’opzione del partito dei savonesi.
Il treno regionale è di una lentezza inaudita visto che si ferma ad ogni stazione o pseudo tale ma, in questo modo, abbiamo l’opportunità di osservare il favoloso panorama esterno dato dall’attraversamento delle montagne della regione Prahova e dall’affiancamento dell’omonimo fiume. Uno spettacolo che vale il prezzo del viaggiare così lentamente. Il tempo scorre scandito dal flusso imponente del fiume e dalla maestosità delle montagne. Il paesaggio poi, da Ploieşti, si trasforma in rurale e di periferia cittadina fino a București.
Attracchiamo nella capitale romena precisamente una settimana dopo la nostra partenza.
Giusto il tempo di raggiungere l’ostello, pettinarci, masticare qualcosa al volo e siamo già all’appuntamento prestabilito.
La sera di Capodanno la Cappa ci mise lo zampino e l’affare saltò in sede di trattative, questa volta, invece, tramite la mediazione del solito metronotte, nottambulo inguaribile, i presupposti per una serata divertente ci sono tutti.
Ci attestiamo subito nel quartiere di Lipscani, dove il piano di rinnovamento sta iniziando a dare i suoi frutti, vista la quantità eccelsa di locali per trascorrerci le serate. Durante la sosta in uno di questi locali, abbiamo l’onore di ospitare al nostro tavolo per alcuni minuti, un noto sniffatore di colla. Durante le visite precedenti non ci si era mai imbattuti in uno di essi ma questa volta addirittura uno di loro si accomoda al nostro tavolo e possiamo osservarlo da vicino in tutta la sua operosità. Ben presto però, sostituiamo lo sniffatore, con la presenza di alcune gentilissime amiche del nostro contatto locale. Brunello, in confidenza, avrebbe preferito continuare ad interloquire con lo sniffatore per evitare problemi maggiori come sentirsi osservato ed interrogato da giovani ed aitanti donzelle. Io e Jena ci sentiamo a nostro agio, anzi molto più del normale ed accettiamo l’educato invito di recarci a danzare la salsa, visto che ci vantiamo di essere noti ballerini.
In esigua minoranza, quattro a tre per loro, giocando fuori casa, proviamo a dilettarci in clamorose figuracce date dai nostri sensuali passi latini.
Non reggiamo il confronto e, seppur giocando una discreta partita, da parte nostra la migliore mai giocata a București, registriamo la nostra inferiorità.
E’ tarda notte.
Una notte che ci ha consegnato in giudizio una nuova Bucarest. Forse sempre evanescente ma piuttosto viva come città. Un po’ come Warszawa, București la inizi a conoscere e ad apprezzare solo dopo essertici recato alcune volte.
L’arbitro fischia la fine delle ostilità. Il nostro tour tra Romania e Repubblica di Moldova è terminato.
DOMENICA 10 GENNAIO 2010:
Con la dovuta calma, ci rechiamo ad Otopeni, attraversando in bus l’intera città e scorgendo angoli sconosciuti che fanno già venire voglia di tornare al più presto da queste parti. Come, del resto, sale la nostalgia di posti quali Chisinau, Tiraspol e Bălţi che, ognuno per motivi differenti, hanno allargato le nostre esperienze.
LUCA PINGITORE
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