Valery Lobanovsky fu un discreto giocatore, ala sinistra, ma è diventato eroe nazionale, prima dell’Urss e poi dell’Ukraijna per la sua carriera da allenatore.
Fu il primo ad inserire delle metodiche di allenamento scientifiche e basate su una rigorosissima preparazione atletica.
All’inizio degli anni ’70 dovette smuovere tutte le sue conoscenze dell’elite politico/militare per farsi installare un computer nel campo di allenamento, poichè credeva fermamente che le performance potessero essere misurate: “tutto è un numero” amava dire.
Un computer nell’Urss degli anni ’70?
Molti non sapevano neanche dell’esistenza di quel marchingegno, altri lo presero per pazzo, il KGB lo mise sotto stretto controllo.
Perchè mai uno sportivo necessita di un computer?
Presto il mondo scoprì la sua idea ed il suo genio.
Assieme ad un team di statistici riuscì a rilevare e migliorare le prestazioni di ogni singolo giocatore ed elevare la performance di squadra.
Le metodologie di allenamento erano davvero all’avanguardia: dieta personalizzata per ogni giocatore, misurazione dei passi e delle zone del campo coperte da ogni calciatore, preparazione tattica e atletica esasperata.
Il suo sogno, la sua visione, era di creare un gioco perfetto con una squadra perfetta fatta di giocatori perfetti.
“Esportare” il calcio sovietico all’estero.
Una metafora calcistica dell’utopia sovietica.
I suoi giocatori non avevano ruoli definiti, tutti dovevano saper fare tutto. Si racconta di allenamenti con giocatori bendati in campo ed una sorta di telepatia che si instaurava tra calciatori e allenatore.
Fatto sta che la Dynàmo Kijev (rigorosamente l’accento va sulla A), che iniziò ad allenare nel 1974, dopo solo un anno, sorprese tutti vincendo la Coppa delle Coppe del 1975. In quell’anno di grazia la squadra guidata dal colonnello vinse campionato Urss, Coppa della Coppe e Super Coppa Europa (contro il Bayern).
Il giocatore simbolo di quella squadra era Oleg Blohin, che sempre nel 1975 vinse il Pallone d’Oro; insomma un trionfo.
Il gioco che esprimeva la Dynamo era velocissimo e piacevole da vedere. Nel campionato dell’Urss, che si chiamava Vischaya Liga (top league), la Dynamo interuppe lo storico dominio moscovita, vincendo sotto la guida del colonnello, 8 campionati Urss. Il palmares del colonnello (tutte con la Dynamo Kijev):
8 vittorie campionato Urss
5 vittorie campionato Ukraino
6 Coppe dell’Urss
3 Super Coppa Urss
3 Coppa d’Ukraijna
2 Coppe dell Coppe (1975 e 1986)
1 Supercoppa Europea
Grazie alle sue vittorie fu chiamato a più riprese a fare il ct della nazionale Urss, la prima volta alle Olimpiadi di Montreal e vinse la medagli di bronzo. Nel 1986 fu chiamato ad allenare la nazionale in occasione dei mondiali del Messico. Nonostante 10 su 11 giocatore facessero parte della sua Dynamo, fu eliminato agli ottavi. Ma nel 1988 ai seguenti Europei, ragiunse il picco, arrivando facilmente in finale (battè l’Italia in semifinale) ma fu sconfitto dall’Olanda di Van Basten e Gullit. Nonostante tutto in nazionale, non ottenne i successi che ci si aspettava.
La sua forza fu soprattutto il rapporto con i giocatori; nonostante fosse considerato un burbero, uno introverso. Moltissimi calciatori resero al massimo sotto la sua guida, salvo poi fallire miseramente in altre latitudini. Lontano dal colonnello, molti fallirono anche come uomini.
Aleksander Zavarov, da tutti indicato come il “nuovo Platinì”, ma sappiamo come alla Juve fece poco e male; oltre questo finì anche in terapia psichiatrica per una forte depressione. Sergeij Rebrov ha faticato nel campionato Inglese. Il portierone Rinat Dassaev diventò alcolizzato dopo il suo trasferimento in Spagna. Andreij Mihailichenko, che il colonnello definì: “il giocatore perfetto”, rese molto sotto le aspettative ai Rangers. Igor Belanov, Pallone d’Oro 1986, fu arrestato in Germania per taccheggio.
“Noi gli davamo massima fiducia e lui ci restituiva amore infinito” ha detto di lui Andreij Shevchenko, “aveva sempre una risposta a tutto e non ci ha mai abbandonato a noi stessi”.
Dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica emigrò negli Emirati ed in Kuwait a “fare cassa”, ma lui era il colonnello della Dynamo e tornò presto a Kijev. L’unica cosa di cui non si curò mai, nonostante fosse uno stakanovista, fu la sua salute; era malato da tempo ed a 63 anni, quando morì nel 2002, dimostrava almeno 10 anni in più. Si è sentito male in campo, durante una parita ed è diventato vera leggenda.
TOMOSALLI
( utente del forum viaggiatorindipendenti.it )
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