Salonicco: l’esperienza di un week end

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Questo è il diario del week end che ho trascorso assieme a due amici a Salonicco tra il 13 ed il 15 maggio 2011.
Ovviamente, tutto ciò che è riportato fa riferimento alle mie impressioni ed ai miei punti di vista che, evidentemente, potrebbero non essere condivisi. Anche se sto scrivendo a poche ore dal ritorno a casa, mi sto rendendo conto che i ricordi tendono già ad essere offuscati. Probabilmente la voglia di ripartire per un’altra destinazione sta avendo la meglio. Aneddoti di viaggio ed emozioni

VENERDI’ 13 MAGGIO
Venerdì sono già attivo in piena notte. Alle 3 del mattino, difatti, la sveglia suona ed il sottoscritto, dopo una piccola colazione, alle 3:30 è pronto a salire in auto con Amico 1 ed avviarsi verso l’aeroporto di Orio al Serio, dove ci incontreremo con Amico 2, che abitando stabilmente a Milano, trova soluzioni più agevoli rispetto allo spostarsi in auto. Il viaggio scorre tranquillo, il traffico è praticamente nullo, tanto che decidiamo di evitare l’autostrada e di percorrere le strade statali e comunali che passano una miriade di paesini a noi mezzi sconosciuti, quasi tutti caratterizzati da strettissime “rotonde” ed adornati di “semafori intelligenti” (intelligenti quanto coloro che li hanno installati e li fanno funzionare anche alle 4:30 del mattino). Alle 5:30 arriviamo al parcheggio “Orio Big Park” che per 3 giorni ci custodirà l’auto per circa 14 € facendoci tenere le chiavi in tasca. Rapido check-in e navetta disponibile dopo poco tempo. In pochi minuti di viaggio, io ed Amico 1 entriamo in aeroporto dove notiamo fin da subito una ressa a dir poco esagerata davanti all’area dei controlli, forse a causa dell’apertura avvenuta pochi minuti prima e dell’elevato numero di voli partenti tra le 6:30 e le 8:30. Colti da un po’ di smarrimento, io ed Amico 1 ci mettiamo in coda e, complice l’apertura di ulteriori postazioni, in pochi minuti passiamo all’aera dedicata agli imbarchi, da dove devo uscire poco dopo per poter dare ad Amico 2 (che nel frattempo è arrivato) la sua carta d’imbarco. Rientro altrettanto veloce e, dopo un’attesa nel peggior gate dell’aeroporto (21-22), il viaggio prende vita.
L’aereo è piuttosto pieno ed il decollo avviene con un po’ di ritardo. Solito “viaggio alla Ryanair”, ossia con numerose promozioni e vendite varie, reso ancora più monotono dall’impossibilità di godere del panorama, a causa di uno strato di nubi piuttosto dense. Le nubi si diradano solamente all’arrivo, quando dall’oblò dell’aereo è possibile scorgere le montagne greche (con la cima del monte Olimpo, credo), il mare e la costa.
Io ho tentato di fare qualche foto, ma la solerzia e lo zelo degli assistenti di volo me lo hanno impedito, in quanto era già iniziata la fase di atterraggio. Di quello, peraltro, pure io me ne ero accorto per il dolore alle orecchie. Dolore che mi ha fatto compagnia fino a pomeriggio inoltrato. Squillo di trombe per i 10 minuti di anticipo con cui l’aereo è atterrato, acquisto del biglietto per il bus (0.80 €) ed inizio del tragitto tra l’aeroporto ed il centro di Salonicco. Dopo circa 40 minuti di viaggio, scendiamo a Piazza Aristotelous, ossia la piazza principale della città. E’ decisamente grande, anche se, a dire il vero, è un po’ spoglia. Decisamente suggestiva la vista sul mare: insomma, un buon compromesso tra una piazza “di rappresentanza” ed un luogo di ritrovo tipico di una città di mare. Risaliamo verso le rovine dell’Agorà Romana (piazza Dikastirion), belle e ben tenute, ed incrociamo via Olympou. Dopo aver sbagliato strada, in pochi minuti troviamo l’hotel, facciamo check in e ci vediamo assegnare una camera all’ultimo piano con 4 posti letto, un minuscolo bagno, ed un terrazzo che, a conti fatti, è più grande della camera stessa. La vista non è verso il mare ma è comunque spettacolare: di sotto il sito archeologico e di fronte il palazzo del Ministero per la Macedonia e la Tracia (che ha sede proprio a Salonicco), oltre alla città vecchia con le sue mura. Il tempo di rinfrescarci un attimo e siamo già pronti per iniziare a scoprire la città. Ci avviamo verso il lungomare e, strada facendo, ci accorgiamo di un paio di cose che ci faranno compagnia per tutto il week end: i moderni bar affollati a qualsiasi ora del giorno (ma non della notte) ed i “frappé” presenti su qualsiasi tavolo, quasi si trattasse di una bevanda nazionale, assieme a bicchieri d’acqua (che scopriremo poi essere offerti gratuitamente alla clientela). Ovviamente, né io né i miei amici sapevamo cosa fosse il frappé e ciò, come dirò in seguito, ci ha procurato qualche problema di interazione con i baristi. Percorriamo tutto il lungomare fino alla Torre Bianca (simbolo della città) e decidiamo di andare alla ricerca dell’ufficio del turismo, con l’obiettivo di ricevere del materiale un po’ più serio delle due guide turistiche che avevamo portato con noi dall’Italia. Individuare l’ufficio non è stata cosa facile ed anche ora mi risulterebbe difficile spiegarlo: è vicino alla Torre Bianca, ma non è visibile perché in un edificio che non dà direttamente sulla strada. In ogni caso, quanto disponibile non è un granché: poche brochure, e riferite per lo più all’intera regione e non alla città. Dopo una breve riunione sul da farsi, decidiamo di andare a mangiare un boccone cercando di non perdere troppo tempo, in quanto avremmo voluto prendere il bus turistico (linea 50) e visitare la città vecchia. Girovaghiamo a caso tra le vie del centro ed entriamo in un locale dove nessuno biascica una parola di inglese. Scene quasi comiche per ordinare tre insalate (di cui due greche aventi ingredienti piuttosto strani, come i peperoni), e prezzi che si potrebbero trovare nel centro di Milano. Ritorniamo verso la Torre Bianca e qui ci confrontiamo con il concetto di puntualità greco. Il bus turistico delle 14 non esiste e quello previsto per le 15 arriva quasi alle 15:30: insomma, o sono stato sfortunato io o è meglio non fidarsi di quanto scritto nei depliant. Purtroppo, perdiamo tempo perché nell’attesa non facciamo altro che crogiolarsi sotto il sole e vedere più volte il monumento dedicato ad Alessandro Magno in sella a Bucefalo. L’aspetto positivo della situazione è dato dalla scoperta della convenienza dei tanti chioschi sparsi per la città che vendono di tutto, dalle caramelle, ai preservativi, all’acqua, ai giornali (e che, scopriremo successivamente, essere aperti anche a notte inoltrata). Il giro turistico con la linea 50 (una linea specificamente dedicata al tour della città) è decisamente economico (costa 2 € e si può salire/scendere più volte lungo il percorso e prendere il bus successivo), ma non proprio imperdibile. La guida, parlante inglese e greco, non è molto coinvolgente e ciò che si vede sugli schermi sul bus non ha niente a che fare con quanto visibile all’esterno. Io ed Amico 1 decidiamo di metterci ai due lati del bus, in maniera tale da fotografare tutto: io lo faccio, mentre Amico 1 si addormenta per quasi tutto il tragitto che dura circa un’ora. Che dire, per avere un’idea di quanto si possa vedere in città, è uno strumento piuttosto utile e conveniente, ma di certo non permette di osservare con attenzione quanto effettivamente visitabile. Decidiamo di iniziare la scoperta della città, seguendo le indicazioni su “cosa vedere” delle guide turistiche e delle informazioni raccolte su Internet. Più o meno in successione volgiamo i nostri sguardi sull’Arco di Galerio, sulla Rotonda, su un po’ di chiese (tra cui quella di Agia Sofia), sul Palazzo di Galerio, ecc. Tutto rigorosamente chiuso e, per questo, anneghiamo il dispiacere in qualche birra Mythos. Nel frattempo, però, il pomeriggio è andato e, personalmente, ho come la sensazione di non essermi goduto abbastanza. Torniamo in albergo passando lungo la strada che costeggia il mare: tutti i locali sono strapieni di gente. Una volta in camera, con la serata che si avvicina, anche la stanchezza inizia a farsi sentire, ma la sola idea di poter godere della tanto nominata (e si spera animata) night life di Salonicco riesce ad agire come uno stimolante naturale: difatti, verso le 20 siamo già pronti per uscire a cena, forse un po’ troppo in anticipo per gli standard greci. Ci avviamo verso il quartiere di Ladidaka che, come riportato nelle guide turistiche, risulta essere effettivamente pieno di locali dove poter bere e mangiare. Come aperitivo, ci beviamo un bicchiere di vino dal gusto non particolarmente inebriante, ma dal prezzo da capogiro. Dopo una ricerca più o meno logica, ci sediamo in un locale specializzato in piatti alla brace ed allo spiedo, non prima di aver assistito ad una manifestazione di persone di estrema destra (facilmente riconoscibili per le teste rasate e le bandiere) scortate dai celerini che tenevano il gruppetto lontano da luoghi in cui avrebbero potuto creare danni. Al ristorante, grazie all’aiuto di un cameriere macedone in grado di parlare un italiano comprensibile, affrontiamo una cena greco-tedesca: insalata greca e stinco di maiale con tante patate. Ad irrorare i piatti, ancora la tipica birra greca, cioè la Mythos. Spesa complessiva circa 15 € a testa. Inutile dire che il ristorante è ultra consigliato, peccato che l’insegna sia solo in greco. Secondo l’estratto conto della mia carta di credito, il locale si chiama Tiganies & Schares. Dopo cena, ed in attesa dei bagordi notturni, ci concediamo un caffè greco, che credo essere molto simile a quello turco, che mi lascia un strano sapore di sabbia in bocca. Ovviamente, anche in questo caso, il prezzo è piuttosto turistico (3 €) ed inizio ad avere la sensazione che Salonicco non sia proprio una destinazione low cost. Tuttavia, ciò che mi rende più inquieto non sono i prezzi (perché comunque modi per bere e mangiare a cifre abbordabili si possono trovare), ma la scarsità di gente nei locali sul lungomare, gli stessi locali che, poche ore prima, erano pieni quasi all’inverosimile. Da segnalare solamente un po’ di gruppi di ragazzi (piuttosto giovani) nello spiazzo attorno alla Torre Bianca ed al monumento dedicato ad Alessandro Magno. La ricerca di persone e di movimento continua fino a quando raggiungiamo le vie del quartiere ebraico ed i dintorni di via Venizelou. Qui si può trovare un intero isolato gremito di locali con tantissimi tavolini all’esterno e musica sparata a milioni di decibel. Considerato l’orario, si tratta certamente del pre-disco greco, ma, considerata la stanchezza mia e dei miei amici, si tratta del luogo in cui chiuderemo la serata. Ci facciamo un paio di birre, spendendo come fossimo nei quartieri trendy delle città del nord Italia, e, verso le 2:00 ce ne torniamo in albergo, quasi sfiniti.

SABATO 14 MAGGIO
La giornata di sabato inizia un po’ sottotono: gola e testa fanno un male tremendo. Aulin & Co. fanno il loro dovere, ma la sensazione di avere un groppo in gola ed un macigno sulla testa durerà tutta la giornata. Il nostro giro turistico parte presto, ed alle 8:00 siamo già di fronte alla chiesa di S. Demetrio, una delle pietre miliari della città: essendoci le funzioni in corso, rimandiamo la visita al pomeriggio e, con il bus 23 raggiungiamo la parte alta della città, Ano Poli. Dopo aver risolto qualche piccolo problema di orientamento, facciamo colazione in un bar (secondo me il prezzo era assurdo, ma Amico 2 ha pagato tutto senza battere ciglio…), ci godiamo un po’ il panorama sulla città (bello, ma assolutamente non stupefacente come la Lonely Planet vorrebbe farci credere) e decidiamo di scendere verso il mare costeggiando le vecchie mura della città. La discesa si rivela più ardua del previsto, anche perché non siamo in grado di trovare la chiesa dedicata a San Nicola. In compenso ne troviamo un’altra, molto più moderna, e dedicata a San Carlo. Qui, un gentilissimo custode che parla a monosillabi, ci permette di entrare e di ammirare l’interno. A me non è piaciuta un granché, ma io di chiese e di arte in genere ne capisco veramente poco… Vista l’ora, ci avviamo velocemente e visitiamo, in ordine: Rotonda, Agia Sofia, Panagia Acheiropiitos, San Demetrio.
Le mie impressioni: la prima sembra il Pantheon ma in condizioni decisamente peggiori (ed il minareto a fianco stona proprio!), la seconda è il primo vero esempio di chiesa bizantina che abbia mai visto e quindi non posso commentare, la terza è una tipica “attrazione per americani” (la Lonely cita che ha dei mosaici e degli affreschi bellissimi: qualsiasi località in Sicilia ne vanta di migliori e meglio conservati), mentre della quarta salvo solo la cripta che, stranamente, è tenuta veramente in ordine. La chiesa, secondo me, è un po’ troppo spoglia e comunque non capisco da dove derivi la nomea che le guide turistiche le attribuiscono. Rendendoci conto dell’orario e dell’impossibilità di vedere tutto ciò che vorremmo entro le 15:00, ossia l’orario di chiusura di molti dei siti di interesse (compresa la Torre Bianca e l’annesso museo), ci mettiamo alla ricerca degli Hamam (Bey Hamam e Yeni Hamam) che secondo le mie interpretazioni della mappa, dovrebbero essere piuttosto vicini. Non troviamo nulla, ma scoviamo un’altra chiesa, rigorosamente chiusa, che ci fa concludere che le cartine che ci hanno dato in hotel ed all’ufficio del turismo sono molto approssimative… Diamo ormai per scontato che le strutture ottomane non le troveremo mai e ci mettiamo alla ricerca del mercato di Modiano, con l’intenzione di fermarci e pranzare. Giri più o meno casuali in vie praticamente identiche, e ci troviamo di fronte ai Bey Haman, ossia una struttura mezza interrata con attorno degli “splendidi” palazzi anni ’70: non li avremmo mai trovati. Continuiamo la ricerca di Modiano e grazie alle indicazioni di una persona che parla inglese egregiamente, dopo un bel po’ di passi ci sentiamo immersi in una vera e propria qasba, o meglio, un mercato tipicamente orientale. Qui acquisto i souvenir spendendo una cifra assurda (14 € una maglietta in cotone finissimo ed un soprammobile accumula-polvere) e, in accordo con Amico 1 e Amico 2, andiamo a mangiare in zona Bey Haman. Causa mal di gola, pranzo con due frappé, che nel locale chiamano “espresso freddo”, e mi rendo conto che avrei potuto benissimo vivere anche senza entrare in contatto con questa prelibatezza locale. Di fatto, è un caffè freddo shakerato servito in un tumbler alto. Qui notiamo alcune usanze greche che in Italia la ASL farebbe fatica ad accettare: scontrini messi nei piatti assieme al cibo, baristi che si asciugano il sudore sulla fronte e poi servono i clienti senza lavarsi, cibo appoggiato sul banco senza essere incartato o imbustato a dovere, ecc. Certo, queste coste possono accadere anche in Italia, ma qui mi hanno fatto più impressione, e non capisco la ragione. Dopo pranzo, come d’uso, passeggiatina per digerire. Noi ci dirigiamo verso il lungomare dove notiamo una vera e propria folla: bar strapieni, vociare, tanti giovani (ma dove ho passato i miei vent’anni??!!!). Insomma, tanta gente così io la ricordavo solo la sera a Lloret de Mar o a Rimini / Riccione in Agosto nei primi anni ’90. Ed ora la caxxata del viaggio. Non so per quale ragione, ma dalla mia bocca esce più o meno questa domanda, evidentemente retorica, ma così non è stata interpretata: “Stiamo qui a Salonicco in mezzo alla gente, e magari ci sediamo in qualche bar facendo un po’ di sano ed innocente girl-watching o andiamo a Kalamaria, di cui non so nulla, dove sembrano esserci le spiagge, e dove peraltro non ci sarà nessuno visto che i greci anche con 25°C girano con il giubbino in pelle?”.
Non chiedetemi come, ma dopo 10 minuti ero sul bus numero 5 in direzione Kalamaria. Qui la faccio breve perché non c’è nulla da raccontare se non di un pomeriggio praticamente gettato alle ortiche. In ordine: discesa in una fermata a caso, assenza totale di gente, di spiagge minimamente agibili nemmeno l’ombra. Segue: passeggiata tra un paio di yacht club e di cantieri, siesta “obbligata” su un brandello di costa sabbiosa e sporca (con annesso ritiro spirituale di Amico 2 su un molo a rimirare l’infinito), oltraggio all’Olimpo ed ai suoi abitanti da parte del sottoscritto, inopportuni interventi di Amico 1 volti a trovare “il lato piacevole” della giornata. Ma non è finita. Tentiamo di tornare verso Salonicco, e, per sicurezza, ci rimettiamo davanti alla fermata da cui siamo scesi. Purtroppo scopriamo che si tratta di una fermata di sola discesa e, per riprendere un mezzo, grazie all’aiuto di 2 persone, ci rendiamo conto di dover fare un’altra bella passeggiatina. Verso le 18:30 riusciamo ad intercettare il bus numero 6 che in mezz’ora abbondante ci riporta sul lungomare di Salonicco dove la vita continua a brulicare. Con un po’ di fortuna troviamo posto per sederci in uno dei numerosi bar e, chiamata la cameriera, diamo il via alla classica scena da film: lei non parla inglese e noi non sappiamo una parola di greco. Essendo “Amstel” ormai un vocabolo internazionale, io ed Amico 1 ci salviamo in corner. Amico 2 decide di intraprendere una strada più difficile, ordinando un “espresso freddo”. Faccia inebetita della cameriera, e ripetizione dell’ordine. Nulla da fare. A questo punto, Amico 2, segnando con un dito il tavolo a fianco dove i clienti stavano sorseggiando la bevanda tanto desiderata, si sfoga con un “something like that” e la cameriera con un tono quasi consolatorio e con uno sguardo pietoso nei nostri confronti, dice: “frappé”. Evidentemente, in Grecia, frappé è la seconda parola che imparano a dire i bambini… Ce la raccontiamo per un’oretta abbondante, lasciamo il bar e guardiamo un po’ di vetrine ancora allestiste con gli abiti per la stagione invernale. Di seguito rientriamo in hotel per prepararci alla serata. Verso le 22:00 ritorniamo nel ristorante provato la sera precedente e ripetiamo l’accoppiata Grecia- Germania, anche se al posto dello stinco di maiale, prendiamo un arrosto, sempre di maiale. Il prezzo è praticamente identico a quello pagato la sera precedente. La cena, secondo Amico 1 ed Amico 2, è piacevolmente allietata dalla presenza di numerosi musicanti, cantanti, venditori di rose che, attratti dalla magnanimità degli avventori di un tavolo a fianco (che tra l’altro si sono anche lanciati in danze sfrenate), continuano a passare tra i tavoli. Se fosse stato per me, me ne sarei andato! Questo genere di cose proprio mi innervosisce e poi trovo irritante mangiare con qualcuno che ogni tre secondi viene a proporti qualcosa. Si badi, singolarmente non erano invadenti, ma sembrava fosse una vera e propria processione. Su proposta di Amico 2 ritorniamo a bere il caffè greco nello stesso locale della sera precedente e scopriamo che il lungomare, ed i suoi locali, anche il sabato sera, non sono proprio affollati. Ovviamente il barista è ben felice di spennarci, anche stasera, i 3 € per una tazzina di un infuso fatto di caffè e sabbia. In compenso, le zone attorno a via Venizelou ed al porto sono piene all’inverosimile. Io voglio godermi un po’ la serata ed inizio a bere un po’ di birra che, ovviamente, pago una cifra, ma me ne frego, anche perché sono convinto che zone così piene di gente non ce ne siano nei dintorni. Prendo come riferimento uno dei tanti disco bar esistenti (Piccadilly) e mi rilasso un pochino, godendo della vista di un numero tale di persone che poche volte avevo visto in vita mia (se non ai concerti, ma si tratta di eventi particolari!). Amico 2 crolla per la stanchezza e decide di tornare in albergo. Io ed Amico 1 continuiamo la serata acquistando un paio di birre nei chioschi, che applicano dei prezzi veramente al limite dell’istigazione all’alcolismo (0.5 l di Amstel a 1.20 € e la lattina da 0.33 l a meno di 1 €), e giriamo senza meta tra il porto, il quartiere ebraico e la zona attorno a Venizelou per un po’. Verso le 3:30-4:00 la folla inizia a diradarsi, molto probabilmente perché diretta in discoteca, mentre io ed Amico 1 torniamo mestamente verso l’hotel, consci di aver ormai concluso la nostra gita in terra greca. Qualche problemino per svegliare Amico 2, e, per me, notte (o quel che ne rimane) passata completamente sveglio a causa dei rumori causati da altri avventori che tra le 4:30 e le 5:30 ritornavano in albergo. Ma ormai è già domenica.

DOMENICA 15 MAGGIO
Non riuscendo a chiudere occhio, mi concedo una lunga e scomodissima doccia nel minuscolo bagno della camera, così tanto per tirare le 7 del mattino, quando scendo a fare check-out. La procedura, che solitamente si protrae per pochi minuti, si trasforma in una lenta agonia che mi fa perdere almeno un quarto d’ora: la causa è da imputare allo scarso feeling tra il personale della reception ed il POS. Poi, pagando parte del conto in contanti, tutto si sblocca e risalgo in camera per chiudere la valigia e godere per l’ultima volta della vista dal terrazzo, assieme ai miei compagni di viaggio. Tristemente usciamo dall’hotel e ci dirigiamo verso la fermata del bus dove ci fermiamo in un bar a fare colazione assieme a qualche reduce della lunga notte greca. Compriamo un po’ di cibo immangiabile e, per l’ultima volta, beviamo avidamente l’acqua offertaci gratuitamente, consci che al nostro ritorno in Italia, in qualsiasi bar dove metteremo piede non solo dovremo pagare anche un bicchiere d’acqua, ma, fra un po’, probabilmente dovremo pagare anche l’aria che respiriamo… Il bus numero 78, guidato da un pilota di formula 1 rimasto senza lavoro, in circa 20 minuti ci porta dal centro all’aeroporto dove occupiamo tre dei pochi posti a sedere per oltre due ore. Purtroppo il personale della reception ci ha comunicato degli orari sbagliati per il bus (io da Internet non sono riuscito a capire molto), facendoci così perdere, forse, la possibilità di un ultimo giro sul lungomare. Segue il solito imbarco alla Ryanair, cioè con una massa informe (e non una fila) davanti al gate, un volo con molti posti vuoti ed una serie di pennichelle da parte del sottoscritto che, a differenza di Amico 1, non è in grado di crollare in un sonno profondo. Forse è meglio così perché riesco a godere del paesaggio che si vede dall’aereo: a causa di uno strato di nuvole, di foto non se ne possono fare, ma ad occhio nudo è possibile intravedere la costa croata e tutte le sue isole fare capolino in mezzo al mare. L’avvicinamento a Milano è un po’ più turbolento: un po’ di balzi per il maltempo ed atterraggio in orario. Temperatura a terra non superiore a 15°C: praticamente uno shock!! Gli ultimi due giorni li abbiamo passati sotto il sole e a non meno di 25°C. Io ed Amico 1 chiamiamo il parcheggio per farci venire a prendere, mentre salutiamo Amico 2 che prende il bus per Milano. Anche per il rientro decidiamo di non utilizzare l’autostrada e, di fatto, facciamo bene perché il traffico domenicale è piuttosto scarso. Alle 14:45 di domenica 15 maggio sono già a casa, concentrato a disfare le valigie e stando molto attento a separare i bianchi dai colorati, onde evitare danni…

Conclusioni
Parto dicendo che Salonicco mi è piaciuta, ma non sono pienamente soddisfatto. Avrei voluto fare e vedere più cose, ma non saprei dire nemmeno cosa. E poi, non so, mi sento addosso un alone di tristezza, anche se probabilmente tale sensazione non è da addebitare al viaggio. Forse si tratta solamente della consapevolezza del fatto che alcune scelte compiute si sono rivelate essere, se non completamente sbagliate e fuori luogo, perlomeno biasimevoli e criticabili. La città in sé non è bella e, tantomeno, non è una città d’arte: rifiuti lasciati per strada, traffico caotico, parcheggio selvaggio, moto e motorini ovunque (ma il casco è obbligatorio o no in Grecia?), nessun centro storico, palazzi anni ’70 e case eretti dappertutto e in maniera un po’ casuale, tanto da far perdere fascino ai monumenti storici. E poi i prezzi, mediamente, sono un po’ alti, come nel nord Italia. Però c’è il mare, c’è tanta gente giovane, ci sono i bar pieni a qualunque ora del giorno, i ritmi paiono sufficientemente lenti, c’è ancora poco turismo (italiano in particolare, e si vede perché al bar si paga dopo aver consumato), c’è sempre un bicchiere d’acqua gratis appena si entra in un locale, e, in ogni caso, si “sente” che la città ha una propria storia che nasce nella notte dei tempi. Che sia il fascino del Medio Oriente? Salonicco mi è sembrata una città convulsa ma non frenetica, tendenzialmente moderna ma non recente, cara ma non lussuosa, insomma, un luogo con un’identità strana che forse è proprio il carattere tipico delle città di frontiera, quei posti in cui oriente ed occidente si sono incontrati e scontrati per secoli. Insomma, se Sir O’Leary dovesse riproporre qualche offerta non rifiutabile per Salonicco, la comprerei al volo e tornerei a vivere un po’ la città.

LORENZ 75
( utente del forum viaggiatorindipendenti.it )

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