Per quelli che mi conoscono, si sa, il bus non e’ il mio mezzo preferito, specialmente se il percorso da compiersi e’ lungo e tortuoso. I Balcani, terra montuosa per eccellenza ( “balkan” dal turco “montagna” ) nascondono tra quei rilievi e quelle valle tesori assai preziosi, che da sempre mi hanno affascinato tuttavia questa difficolta’ di raggiungerli mi aveva sino ad ora impedito di raggiungere uno dei tesori piu belli, la citta’ di Sarajevo. Alle difficolta’ legate alla geografia si sono aggiunte come moti sanni le difficolta’ politiche, legate alla guerra nella ex Jugoslavia. Tali conflitti fraticidi e dolorosi fecero collassare la Jugoslavia federale che tutti conoscevamo, dividendo le varie repubbliche non solo politicamente ma lasciando delle cicatrici profonde nelle popolazioni di quelle areee martoriate. Fu cosi’ che nacquero frontiere dove prima non esistevano, dove primi si era uniti ora si e’ divisi. E per un viaggiaotore cio’ comporta dei gravi problemi, sia perche’ eve scontrarsi con una nuova realta’ sociale in cui muoversi con i piedi di piombo per non urtare la sensibilita’ di nessuno dei locali, sia per ovvi problemi logistici. L’unico mezzo infatti finora possibile per raggiugnere Sarajevo dalla “nemica” Serbia era infatti il bus. Un bus per i serbi, che collega Belgrado con la stazione di Sarajevo, ma non la stazione centrale della capitale bosniaca, bensi’ la stazione periferica di Lukavica, una stazione nel bel mezzo di quella che di fatto e’ la porzione serba della citta’. Perche’ e’ cosi’, Sarajevo oggi e’ ancora una citta’ divisa, una Berlino senza alcun muro, e spesso dimenticata dai nostri media dopo il 1992. Per me abituato a viaggiare ( e frequentare ) su Belgrado, diveniva cosi’ un problema ostico da affrontare quello dir aggiungere Sarajevo. Le opzioni erano quelle di affrontare il viaggione in bus poco amato o spendere cifre abbastanza alte per un viaggio interno alla ex Juogslavia in aereo, viaggio per altro poco affascinante. Eh si, il mezzo senza dubbio privilegiato nella erx Jugoslavia e’ il bus, complice il disastro della guerra che ha di fatto danneggiato con i bombardamenti la rete ferroviaria jugoslavia, ma anche la volonta’ di unione tra le repubbliche, come ho gia’ detto ricordando l’autobus per Lukavica. A farne le spese del disastro e’ stato anche il famoso treno Olimpico, Belgrado – Sarajevo nato per l’occasione delle Olimpiadi invernali del 1984, anno di gloria per Sarajevo e la Jugoslavia che fu. Ma oggi quel treno e’ stato ripristinato da qualche mese e mi si presenta un’irrinunicabile occasione per raggiungere Sarajevo, citta’ assolutamnete
particolare, con un mezzo altrettanto particolare. Un viaggio nella ex Jugoslavia di oggi in treno, un viaggio del tutto inusuale che voglio raccontare con spirito allegro, battute e con l’entusiasmo che mi pervarse dopo averlo appena compiuto… esattamente cosi’ come l’ho raccontato ad i miei amici… sperando che questo racconto trasmetta le emozioni cosi’ come sono state vissute.
Il treno lascia Belgrado alle 8.15 e dovrebbe arrivare alle 17.35 circa a Sarajevo. Dovrebbe appunto. Il mio treno arriverà alla fine alle 20:30 a Sarajevo. Una giornata intera in treno e che giornata scusate se il resoconto sarà un po lungo ma credo sia giusto non tralasciare niente per rendere bene l’idea di questo
viaggio. Il treno parte in perfetto orario…è composto in questo viaggio di andata da due
vagoni….uno della Repubblica Serbia di Bosnia, uno della federazione musulmana –
croata e la locomotiva serba. La stazione di Belgrado è ora piacevolmente affollata
non più desolata come anni fa. Anche il treno è frequentato ( ma sono sempre due
vagoni in fondo). Si sale… controlo serbo del biglietto… la carrozza è
ok..originale DDR 1986… si viaggia molto comodi con ampio spazio a disposizione.
Dopo mezz’ora ad andatura da “passeggio”, ci fermiamo subito dopo a Zemun Polje
dopo i campi nomadi… la locomotiva si è rotta! Aspettiamo sotto il caldo sole di
aprile (sembra giugno) per un ora mezza l’arrivo di una locomotiva da manovra per
arretrare di 500 metri fino alla stazione di Zemun Polije… spettacolare il
controllore tuttofare… toglie la giacca… si rimbocca le maniche della
camicia… indossa un bel paio di guanti… e via attacca il locomotore di fortuna.
Aspettiamo ancora un po’ ed arriva finalmente una nuova locomotiva dalle beneamate
ferrovie serbe… si prosegue… sempre in stile “passeggio… setaliste”. Si arriva
nel primo pomeriggio a Sid… la frontiera… non mi ero ben informato sul percorso
per arrivare a Doboj… si attraverserà… per la mia “gioia”… la Croazia. Controllo ovviamente prima serbo, che avevo confuso in un controllo misto nella sperata polizia di frontiera dei serbi di Bosnia (a volte si vuo vedere ciò che si desidera… specialmente dopo ore sotto il sole in vagone cocente… impossibili miraggi di frontiera insomma). In Serbia per gli UE il passaporto non serve più, ma a me… chissà perchè… serve. A Surcin aerodrom avevo presentato la carta di identità… ma mi è stata rifiutata da una giovane recluta donzella… con una faccia del tipo ” ma che razza di documento è??“. Il documento è stato sottoposto anche ad “analisi russe”… comprensive del famoso esame dello “sfregamento fotografico” allora sono intervenuto prontamente con il passaporto. Sul quale ovviamente… a differenza dei miei compagni di viaggio, nel casino generale, non è stato apposto
il timbro di entrata in Serbia. Di qui un nuovo “cabaret di frontiera”… il mio passaporto viene esaminato pagina per pagina alla ricerca del timbro… e mi vien chiesto :”perchè loro hanno il timbro e tu no? hai una carta di immigrazione??? ” Spettacolare… avrei voluto vedere la mia faccia a quella richiesta. A questo punto controllo croato di Taornik… mi affaccio al finestrino… le guardie croate mi scrutano subito… uno in particolare… i suoi occhi sembrano dirmi: “è una vita che ti aspettiamo, vieni, vieni….“. Il controllo fila liscio… ma mi viene richiesto comunque il passaporto… e non solo… mi viene timbrato. Ma ai turisti italiani sulle spiagge croate è stato timbrato il passaporto da 15 anni a questa parte???
A questo punto terzo cambio di locomotiva… ora il treno è composto da vagone Republika Srpska, vagone della federazione, locomotiva HZ ferrovie croate… il trio
fantasia . E qui… quando sembra che i controlli siano finiti… ecco che spunta un simpatico baffone… “carina” e vaiiii!!!!!!!!!! la dogana croata.. .che piacer vedervi… Analizza le valigie, domande… ma niente di serio… si va. Ennesimo Controllo del biglietto da parte deiferrovieri croati .Il tratto è quello di Vukovar – Vinkovci… territorio di aspre battaglie… qualche segno… alla stazione di Vinkovci credo siano cadute le pensiline… rimangono solo i pilastri. Qui tutto ormai è croatizzato. I villaggi con le loro forme austro-ungariche, recinti, chiese… roba germanizzante. il territorio naturalisticamente è molto bello, molti animali possono essere facilmente avvistati dal finestrino… ora noto una lepre, ora un nibbio, un paio di falchetti, germani reali, anatre varie ec..ecc. Anche qui, come nel tratto serbo, salgono e scendono molti passeggeri… il treno è sempre frequnentato per piccoli viaggi tra le località, compresi studenti appena usciti da scuola con lo zaino. Siamo sempre in pianura come in Serbia, campi coltivati in maniera estensiva… sementi, grano in crescita, mais ecc. Restiamo in Croazia un
ora e mezza circa… il treno vira verso sud… direzione Slavonski Samac… frontiera… controllo croato… nuovo timbro dogana di uscita si arriva in Bosnia….Bosanski Samac… Repubblica Serba. Il controllo anche qui mi richiede il passaporto… timbro di ingresso bah… meno male che non sono venuto solo con la carta… La locomotiva viene ovviamente cambiata… adesso treno tutto bosniaco… locomotiva delle ferrovie serbe di Bosnia ( simpatico il simbolo, l’amata aquila che fa numeri da circo in equilibrio su una ruota del treno ) vagone sempre della repubblica serba e secondo vagone della federazione… via… Il paesaggio cambia… cominciano i boschi, aumenta la vegetazione e si abbandonano le pianure, si viaggia ora al centro di verdi vallate. Segni degli scontri qui e lì. bellisime cittadine bosniache… si perde l’impostazione austriaca progressivamente… bellissime case di montagna nuove, ben sistemate e curate. L’uso “delle lettere di Bisanzio” è di stampo fondamentalista pochissimi i caratteri latini. Le nuove chiese ortodosse competono con le moschee antiche ora in minoranza qui… alquanto pacchiano è il lungo campanile di questi edifici, creato apposta così per competere in altezza con i minareti… a volte le chiese nuove sono costruite sulle colline per stare più alte delle moschee. tantissimi gli alberi di prugne in fiore ( tipico di qui)… bianchi con profumo fortissimo in questo
periodo… nel frattempo nuovo controllore e nuove scritte sul biglietto (ora sembra quasi un tema scolastico ) si arriva a Doboj… grande centro di scambio… sosta più lunga… nuovo colpo di scena… dobbiamo cambiare vagone… il vagone serbo – bosniaco rimane qui… solo quello della federazione prosegue il viaggio… cambio anche della locomotiva ancora….ora arriva quella della federazione. Da notare che le locomotive sono tutte uguali, sono della vecchie ferrovie jugoslave, cambiano solo il colore e i simboli. Ovviamente cambia anche il personale di bordo… è come
le sostituzioni nel baseball… non si capisce nulla. I nuovi arrivati ovviamente cosa fanno?? Controllo del biglietto. Siamo ora nel tratto della federazione… territorio bellissimo… tante ma tante
cittadine con case sparse… i turcoslavi intenti nelle attvità giornaliere che seguono da secoli… colazioni sull’erba, barbecue nei giardini di moltissime case… o sorseggiano il tè in un paesaggio compagnolo… molti intenti nella contivazione manuale dell’orto fino al tramonto, pastori con il gregge… la luce a quest’ora è bellissima. Stupendo. facciamo questo tratto sempre affacciati al
finestrino… è quasi come percorrere le valli bosniache in moto a casco aperto… odori di carne arrosto, prugne in fiore, l’acqua dei ruscelli montani e i suoi piccoli salti… ripaga tutto l viaggio fatto… l’aria è pura e fresca… solo nella città di Zenica, industriale si avverte ovviamente un fortissimo inquinamento. Il “vagone” prosegue così verso la meta, dove arriverà con ben tre ore di ritardo… arrivando a Sarajevo quando ormai è già notte… nella semioscurità. Al ritorno tutto sarà più tranquillo… con il treno in perfetto orario… con turisti a
bordo ( gruppi di americani intenti a fotografare ogni stazione, un giapponese) ed
il treno sarà composto solo dal vagone della Repubblica Serba… con sempre la
solita trafila di cambi personale, controlli ( dogana croata con gli specchietti visori telescopici ), locomotive. Un viaggio che ricorderò… sicuramente… il caro “vagone”.
Cosa posso dire di piu’? Per i vantaggi sicuramente il viaggio… è molto bello, il paesaggio varia, si
vedono tante cose e non è affatto noioso. Dalla pianura pannonica alla Kraina e Slavonia, la valle del Sava e del Bosna. Non lo definirei avventuroso (in fondo siamo nella cara vecchia europa) ma è avvincente, ora come ora… specialmente per me che non mi ero informato su tutto il percorso (attraversamento croato
soprattutto ) è stato ricco di colpi di scena, totalmente diverso dai viaggi in bus di questo tipo… molto più monotoni. Ho fatto viaggi in bus dove il tempo non sembrava veramente passare mai… ed erano più brevi di questo per durata. Per chi come me odia l’autobus, questo vagone “è un dono del cielo” evita qualsiasi tornante montano per cause costruittive ferroviare (ovviamente). La ferrovia
attraversa nel tratto bosniaco tutta la valle del fiume Bosna…densamente popolata e molto bella… un lungo falsopiano con anche alcuni tunnel ( che bellezza il fresco là sotto affacciati al finestrino).il viaggio mostra anche la realtà della situazione politica dopo la caduta della Jugoslavia…fatto che può essere interassante per chi visita per la prima volta questi paesi. Ci si può alzare… sgranchirsi le gambe… affacciarsi al finestrino e sentire gli odori del
mondo attorno… non l’artificiale aria condizionata del bus o dell’aereo. Si hanno a disposizione due bagni ( anche se non troppo puliti) e a chi serve… si può fumare in corridoio ( è vietato, ma siamo nelle terre di Costantinopoli…). si può anche scendere nelle soste più lunghe in stazione. Per gli svantaggi sicuramente la durata ( ma magari questo viaggio può essere spezzato in due… ma perde anche metà del divertimento ). Questo comunque è uno svantaggio anche generale per chi vuole sbrigarsi… i controlli frontalieri, ferroviari, cambi di locomotive, rotture, frequenti soste e tutto il “circo” connesso portano via un bel pò di tempo… si perde una giornata… ad oggi è l’unico
treno diretto ed è giornaliero… per altri si cambia a Doboj. Altre curiosità simpatiche sono l’attraversamento di moltissimi passaggi a livello… il locomotore di turno suona in continuazione… ma suona… ed è molto bello soprattutto in Bosnia ai gruppi di bambini che rispondono con le mani ai saluti. E’ uno scambio di saluti continuo nelle cittadine bosniache… mi ricorda quando salutavo dalla nave sul Volga in Russia. Tantissime e bellissime le capostazioni donna (meglio le bionde ). Simpatiche anche le formalità burocratiche tra ex Jugoslavija… un cittadino serbo salito a Doboj (Repubblica Serba di Bosnia) e che mi viaggiava di fianco… all’entrata in Serbia (paese natale), ha presentato ai suoi poliziotti la carta di identità serba… gli è stata rifiutata ( è come se a me, al rientro in Italia ,non mi facessero passare con la carta d’identità)… chiedendo spiegazioni gli è stato risposto che se passa dalla Bosnia non ci sono problemi, ma se transita attraverso il territorio croato deve presentare obbligatoriamente il passaporto serbo per rientrare a casa. Questa regola mi è stata poi confermata da una mia amica.
Il mio viaggio pero’ non finisce qui…
MASSIMO DI VICCARO
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