E così, dopo qualche mese, si torna a scrivere un racconto di viaggio...
4 agosto:
Viaggio iniziato a caso. Dovevo andare in Abkhazia ma la burocrazia russa si mette contro di me negandomi il visto doppia entrata. Motivazione informale avuta tramite fonti varie è che la UE, l’Italia in particolare, non concede pi ù visti di ingresso doppio e per questo motivo anche i consolati russi nel bel paese si sono adeguati.
Benissimo, non mi perdo d’animo e cerco un’altra destinazione. Dopo mesi di lavoro non sarà certo questo a rovinarmi le ferie. Intanto però saltano le famose “quattro s” di Kotleriana memoria. Vabbè, al mare andrò in un altro momento.
Momenti di psicodramma conditi con voci incontrollate danno il sottoscritto in partenza per qualsiasi destinazione, da Ibiza a Bali passando per Bogotà e Kabul. In realtà tutto si decide nel modo più casuale possibile; leggendo un racconto di viaggio mi innamoro del Caucaso e complice un’ottima tariffa aerea parto per Baku. Volo sola andata, per il ritorno si deciderà in seguito.
Fatto lo zaino si parte, prima destinazione Arerbaijan
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Primo impatto con la burocrazia azera. Atterro, faccio la coda per avere il visto e invece no. Scopro che prima bisogna passare dalla dogana e poi, con un loro foglietto, pagare i sessantacinque euro del visto.
Per lo meno non sono l’unico a sbagliare. Una coppia di Milano e un ragazzo di Genova sono come me nella coda errata. Quattro risate pensando che ne frattempo è atterrato anche il Turkish da Istanbul ed abbiam davanti ben due aerei strapieni.
Con molta calma passiamo i controlli e quasi un’ora dopo siamo fuori dall’aeroporto.
All’esterno sembra di essere in un qualsiasi aeroporto russo. Grandissimo piazzale con centinaia di macchine, taxi e, soprattutto, taxi abusivi. Fortunatamente questa volta al contrario delle passate esperienze a Kiev e Mosca, mi accodo al transfert prenotato dai due milanesi che mi porterà al loro hotel. Da li poi, cinque minuti a piedi, sarei arrivato al mio.
Diciamo che definirlo hotel è un po’ forte, posto dove passare la notte è decisamente meglio. Nonostante la pulizia e gli interni lascino un po’ a desiderare è in piena città vecchia e da quando il “nostro amico” ha chiuso è il posto più abbordabile di Baku.
Già di sfuggita Baku sembra un cantiere a cielo aperto. Costruzioni nuove ed euro remont ovunque. La crisi del 2008 ha colpito forte anche qui, molti cantieri son fermi ma, dicono, il petrolio sta compensando e facendo da motore all’economia.
Ed in effetti petrolio e gas naturali sono onnipresente a Baku. Dall’aeroporto al mare inquinato dall’aria puzzolente al deserto ingrigito tutto sembra dire “questo è il paese dell’”oil and gas”.
Faccio una doccia veloce, unico refrigerio dai quaranta gradi oltre l’aria condizionata, ed esco. “Se Parigi avesse il mare sarebbe una piccola Bari” con lo stesso metro, "se Mosca avesse il mare sembrerebbe una piccola Baku".
Difficile pensare di essere in un paese islamico, le persone bevono birra Xirdalan (per chi non lo sapesse è prodotta e commercializzata dalla Baltika, la birra “officiale” della Federazione Russa - ed effettivamente anche il sapere è uguale), la lingua usata per comunicare, i menù, gli indirizzi, tutto in pratica è in russo, la sera si cammina tutti sulla corniche, con i venditori di shashlik, zucchero filato e le immancabili giostre. Ovviamente uomini e donne insieme. Insomma, tutto un altro mondo rispetto al paese poco più ad est.
Verso le 9.30 ricevo un sms da parte di S., un russista che dopo qualche giorno in Azerbajian insieme al ragazzo a fianco a me in aereo partirà per la Repubblica Islamica dell’Iran.
La serata scorre veloce, un giro per il centro, piazza delle fontane e il boulevard sul lungomare, uno shawerma, qualche birra ma soprattutto interessantissime chiacchierate e si fanno le due e mezza. Riaccompagnato in hotel sprofondo nel sonno più profondo, la serata a Baku è valsa lo stop.
La mattina dopo un po’ frastornato mi alzo. Baku mi aspetta ed ho solo 14 ore per vederla al meglio. Mi ero già programmato da casa un giro, una mazzata micidiale da far impallidire il fu Milziade; 14km da fare entro le due di pomeriggio.
Mi sorprendo di me stesso e ce la faccio. Non vi sto a tediare con il giro, son partito dalla città vecchia visitandola al meglio (l’ufficio turistico di Milano potrebbe prendere esempio, come a Boston anche a Baku hanno creato un percorso guidato che permette di vedere i principali siti turistici nel minor tempo possibile. E, tra l’altro, non sembrano nemmeno gradire troppo chi va in giro per i fatti propri.
La polizia è sempre in agguato e pronta a fermare l’ignaro passante. Anche il sottoscritto è stato fermato e, dopo aver mostrato copia del passaporto, è stato quasi multato. Se no, provvidenzialmente, aver fotocopiato insieme anche la registrazione dell’Ovir di Mosca per cui, dopo quattro chiacchiere in russo (stentato) e la classica frase “italiano my friend”, me la cavo con due foto insieme, un rimprovero ma, soprattutto, il consiglio di andare a vedere il monumento a Richard Sorge. Peccato che dopo 3km a piedi (indi sei tra andare e tornare) scopra che è in ristrutturazione perché, spiegazione ufficiale, “troppo poco monumentale per l’importanza del personaggio”. Per chi non sapesse chi è quest’uomo consiglio “In Asia” di Tiziano Terzani o lo speciale del Dott. Jena.
Alle due e mezza mi meeting davanti alla stazione e partenza per il tempio del fuoco. Come in tutti i paesi sovietici i trasporti sono eccezionali. Basta fermare una qualsiasi macchina e si va ovunque….
In effetti un’altra soluzione ci sarebbe e si tratta di prendere un treno locale dalla stazione e da li un km a piedi fino al sito. Peccato che la Lonely Planet non specifichi che le stazioni di Baku sono due ed i trenacci partano da quella secondaria…
Il tempio in se non è nulla di che, classica costruzione del XIII secolo pesantemente restaurata (e modificata). Tanto che, dopo la classica visita e le classiche foto di rito torniamo a Baku. Degno di nota però è l’autista con il quale abbiamo una interessantissima conversazione confermando quello che avevamo già inteso: La vera Baku è oltre i lustrini del centro storico, la benzina è quasi gratis e tutti hanno la macchina. Peccato però che in moltissime case manchi l’acqua corrente e la corruzione divampi ovunque. Mostri di cemento sorsero in epoca sovietica in onore del progresso, mostri di cristallo crescono ora per dimenticare il passato ed aprirsi al nuovo.
Qualcuno diceva che il comunismo era potere al Soviet ed elettricità. Ora c’è il libero mercato ed i soviet non ci sono più, ma il potere è in mano a pochi e l’elettricità manca.
E con questo pensiero espresso dal nostro taxista mangiamo qualcosa sul lungomare, beviamo e chiacchieriamo un po’. Per me è ora di ripartire. Ho un aereo che mi attende, destinazione Tbilisi, destinazione Europa.