Domenica 12 agosto ci svegliamo dopo una notte non tranquillissima (altre scosse di terremoto).
Dopo colazione usciamo a visitare
Stepanakert di giorno. Prima di tutto andiamo in cerca di un paio di musei che vorremmo vedere: uno dei due, il Museo di Stato dell'Artsakh, secondo la Lonely Planet è aperto anche la domenica... ovviamente quando ci arriviamo davanti lo troviamo inesorabilmente chiuso! Peccato, qui ci sarebbero stati dei manufatti locali e una sezione relativa alla recente guerra con anche armi fatte in casa. Beh, almeno ammiriamo il portone d'ingresso con begli intagli.
Visto che non è lontano, proviamo poi a cercare l'altro museo, quello che non siamo riusciti a trovare ieri pomeriggio: alla fine scopriamo che era nascosto sul retro di un cortile!! Si tratta del Museo dei Soldati Caduti, con foto, armi e "memorabilia" di chi ha combattuto nella guerra. Secondo la Lonely la domenica è chiuso ma visto quanto è affidabile 'sta guida speriamo che anche in questo caso abbia torto... naturalmente stavolta ha ragione e il museo è chiuso. Chissà se ieri pomeriggio era aperto, e fino a che ora. Bah non lo scopriremo mai.
Oltre a questi due musei non c'è molto a Stepanakert, quindi rifacciamo la passeggiata di ieri sera sulla piazza principale, dove si affacciano il Palazzo Presidenziale e il Parlamento. Stamattina è decisamente meno affollata di ieri sera e dopo un po' decidiamo di tornare in hotel. Check-out e alle 11 siamo di nuovo su strada!
Prima di uscire del tutto dalla capitale però vogliamo vedere un monumento particolare, si chiama "We are our mountains" ma viene più comunemente chiamato "Papik u Tatik" cioè "nonno e nonna"
e viene considerato il simbolo dell'appartenenza armena del Karabakh. Si trova lungo la strada che dobbiamo comunque percorrere, ci fermiamo un pochino a lato strada e Marco attraversa per andare a vederlo da vicino. Io invece non ho molta voglia di farmi la salita fino in cima e rimango accanto alla moto ad aspettarlo facendo foto da lontano. Mentre torna indietro viene seguito da tre bambini che sono interessati alla moto: uno alla volta li facciamo salire e gli scattiamo una foto tutti contenti. Un altro di quegli incontri che ti lasciano con un sorriso.
Proseguiamo verso il
monastero di Gandzasar, in mezzo alle colline e alle montagne. La strada è buona ma in alcuni tratti stanno rifacendo l'asfalto... a scacchi!!!! Ci sono dei rettangoli letteralmente mancanti e se non ci si fa attenzione si rischia di cadere!
Poco prima del monastero c'è il villaggio di Vank dove un eccentrico miliardario nato qui ha costruito un hotel a forma di nave. Particolare è dir poco!!
Gandzasar è il monastero più importante del Karabakh e infatti quando arriviamo troviamo un sacco di gente, famiglie intere accorse per la messa domenicale. È molto suggestivo vedere una parte della cerimonia, ed è anche bello fermarci nel cortile del monastero dove almeno altrettanta gente passeggia o chiacchiera seduta sull'erba mentre i bambini giocano. Fa caldo ma all'ombra si sta bene. Il monastero in sé è simile agli altri già visti, cominciamo ad averne forse abbastanza di monasteri armeni? Ma ce ne aspettano altri due tra oggi e domani!
Facciamo anche qualche foto al vicino piccolo cimitero con le tombe sparse in mezzo agli alberi, suggestivo anche questo.
Anche qui quando torniamo alla moto veniamo quasi circondati di uomini che fanno domande, ormai ci siamo abituati!
Verso l'una ripartiamo e torniamo indietro, superiamo Stepanakert e sulla via del ritorno in Armenia ci fermiamo nella cittadina di
Shushi (Susa in azero). Si tratta di una cittadella su una collina, circondata da mura per un pezzo. Noi le mura le vediamo passandoci accanto con la moto, nel tentativo di arrivare in centro o almeno in una zona dove ci sia qualcosa di interessante. In realtà non ci troviamo niente che ci faccia venire voglia di fermarci un po', a parte un mini-market dove compriamo dei biscotti che ci mangiamo seduti sul marciapiede all'ombra di un albero, mentre dei signori si spulciano la moto in ogni suo dettaglio.
Secondo la guida questa città una volta era abbastanza grande ma si è spopolata a causa della guerra. Oltre alle mura vengono nominate una chiesa (che vediamo da lontano) e una moschea recentemente restaurate, un museo e perfino una zona di case antiche, ma queste noi non le vediamo. Forse ci siamo fermati nel posto sbagliato, non siamo riusciti a passare in quella zona, ma in questo momento non siamo poi così interessati, almeno io.
Credo che per me questo sia stato uno dei momenti più di "stanca" del viaggio. Eravamo nel punto più lontano da casa che avremmo raggiunto, da qui in poi sarebbe stato tutto "ritorno", ma avevamo ancora un sacco di km e di giornate davanti a noi e invece avrei voluto essere già quasi a casa. Cominciavo ad averne abbastanza di paesaggi semi-aridi e di monasteri vari, ma soprattutto per me era la prima volta che superavo le 2 settimane di viaggio in moto e probabilmente iniziava a pesarmi, anche visti i nostri ritmi non molto riposanti!!
Appunto, non ci lasciamo molto tempo per riposare e dopo aver "pranzato" coi biscotti verso le 14:30 risaliamo in moto e ripartiamo: non siamo così interessati a Shushi, si va in direzione Armenia! Nel giro di poco siamo di nuovo al "confine", i militari allo sportello ci controllano i documenti in un secondo, si trattengono il foglietto con le zone che volevamo visitare e ci fanno uscire senza problemi. Ripassiamo da Goris ma anche stavolta non ci fermiamo, chissà magari un giorno ci ricapiterà di poterla visitare un pochino. La nostra prossima tappa è il
monastero di Tatev, non lontano da Goris. La strada per arrivarci passa accanto alla stazione di partenza di una funivia, sul momento non ci facciamo caso ma subito dopo capiamo a cosa serve...
In pratica il monastero sorge sull'orlo di una gola abbastanza profonda anche se larga, ma ovviamente sul lato opposto della gola rispetto a dove siamo noi. Per arrivarci ci rendiamo conto che dobbiamo scendere fino al fondo della valle e poi risalire dall'altro lato. L'altra opzione è prendere la funivia che ti fa sorvolare la gola e ti deposita accanto al monastero, peccato che ce ne accorgiamo quando siamo già ben oltre. Poco male, ce la facciamo in moto e ci godiamo i bei paesaggi... fino a che arrivati in fondo ci accorgiamo che la strada per risalire dall'altra parte è sterrata! Ormai non ci aspettavamo più di dover fare sterrati, non ne abbiamo nemmeno molta voglia anche se sono solo 6 km, ma non è che ci sia molta scelta. Iniziamo la salita e dopo solo due tornanti, mentre stiamo affrontando il terzo, la moto va lentamente ma inesorabilmente verso il lato della strada (lato montagna per fortuna) e quando siamo praticamente fermi cadiamo sul fianco sinistro. Non è una vera e propria caduta, quasi più un "appoggiarsi" per terra, quindi non ci facciamo niente né noi né la moto (a parte un bozzo a una delle due borse laterali che deve essere finita su una pietra). Però risollevare quel peso non è semplice...
Per fortuna proprio in quel momento un pullmino sta salendo per la stessa strada: lo fermiamo e chiediamo aiuto. A bordo ci sono tre ragazzi e molto gentilmente ci danno una mano, così in un attimo la moto è di nuovo in piedi. Io e Marco ci guardiamo, siamo un po' stanchi, quasi quasi... ok ci proviamo: chiediamo ai ragazzi se ci possono portare su loro col pullmino, e ci dicono di sì!! Lasciamo la moto sul bordo della strada e saliamo tutti contenti nel nostro nuovo mezzo di trasporto. In 10 minuti siamo su e i ragazzi non vogliono nemmeno essere pagati. Che gentili!!
Il monastero di Tatev è abbastanza grande, all'interno delle mura ci sono non solo la chiesa ma anche vari locali (in rovina) dove vivevano i monaci, biblioteche, sale da pranzo etc. C'è anche una colonna ottagonale che si dice faccia da "sismografo" in quanto può scuotersi senza rompersi.
La visita è molto interessante, ma personalmente sono un po' delusa dalla zona circostante. Avevo visto delle foto bellissime del monastero sul bordo del canyon, ma ovviamente per fare quelle foto bisogna essere per aria perché quella vista non si ottiene dalla strada da cui siamo venuti (si vede poco il monastero), forse si vedrebbe meglio dalla funivia ma noi non l'abbiamo presa... Inoltre nei dintorni del monastero ci sono altre costruzioni, moltissimi turisti, tante auto parcheggiate e la stazione di arrivo della funivia, il che rovina decisamente l'atmosfera.
Dopo un po' di relax all'ombra cerchiamo un passaggio per tornare giù alla moto, per fortuna ci raccatta quasi subito un altro pullmino stavolta pieno ma ha due posti liberi. Credo che sia un gruppo di persone che l'ha noleggiato privatamente, perché non ci sono mezzi "pubblici" che fanno questa strada. Oltretutto hanno anche una guida che parla inglese! Mentre scendiamo la guida ci fa notare un altro monastero in rovina a fondovalle, poi ci lasciano alla moto anche stavolta senza volere nulla per il disturbo. Fantastici!
Ripresa la nostra cavalcatura
facciamo pian piano il pezzetto di sterrato finale a scendere e poi di nuovo su asfalto risaliamo dall'altro lato della valle e torniamo sulla strada principale. Sono circa le 18:30 e vorremmo risalire il più possibile verso nord, decidiamo di andare avanti ancora un'oretta e di cercare da dormire nel paese di
Vayk. La strada è la stessa di ieri fatta nella direzione opposta, quindi le buche ci sono ancora tutte, ma la luce del tardo pomeriggio è stupenda e i paesaggi ci emozionano.
Vayk non è proprio una città, è più un paesone tagliato in due dalla statale, ma è abbastanza grande da avere un albergo segnalato dalla Lonely Planet che si affaccia appunto sulla statale in quello che pensiamo sia il centro. È un posto abbastanza decente anche se un po' trascurato, e alla reception ci dicono che hanno camere libere ma il wi-fi non funziona (prego notare che un alberghetto in un paese delle campagne armene ha il wi-fi free... in Italia quanti lo hanno??) Peccato ma ci fanno uno sconto sul prezzo già basso della camera, sarà il posto dove pagheremo di meno in tutto il viaggio, 20 euro in tutto.
Mi dicono anche che c'è in corso una festa per un matrimonio e che la musica andrà avanti non più tardi di mezzanotte... seeeee come no, ci credo. Vabbè fa niente, Marco non sente niente quando dorme e io ho i tappi
Prima di parcheggiare la moto definitivamente chiediamo dove potremmo cenare: un ragazzo dell'hotel gentilissimo ci accompagna in macchina (noi lo seguiamo in moto) fino ad un posto che conosce e che da soli non avremmo mai trovato, tra l'altro ormai era quasi buio. Un ristorantino locale dignitoso, dentro ci sono un paio di tavolate di famiglie con bambini e la signora che ci serve non parla inglese, ma il ragazzo che ci ha accompagnato si offre di fare da interprete mentre ordiniamo: qui siamo davvero nell'Armenia degli armeni e non certo dei turisti. Il nostro accompagnatore se ne va e noi ceniamo con dell'ottima carne e patate "barbecue". Siamo davvero soddisfatti anche di questa serata!
Tornati in hotel non ci resta che sistemarci in camera (senza aria condizionata!!! c'e' un ventilatore però) e sperare di riuscire a dormire: per fortuna la musica finisce presto come promesso!!! Peccato per il caldo, ma non si può avere tutto.
Questa è la nostra ultima notte in Armenia in questo viaggio!!!
Allego cartina col percorso di oggi: