Giorno 5 (10 agosto)
Naoto D: "Ciao, come va?"
Io: "Ciao, ti credevo morto. forse sei solo un sogno. Ti ho sempre ammirato, sin da bambino. Son sempre stato un tuo fan, anzi: lo sono ancora ora"
Naoto D: "Grazie, fa sempre piacere trovare i miei ammiratori. Anche se un po' cresciuti"
Io: "Io sono cresciuto con tu che rappresentavi il Giappone. Tu sei cresciuto in Europa, da Giapponese"
Naoto D: "Non ho bei ricordi delle Alpi"
Io: "Lo so, la tana delle tigri. In fondo la lotta tra bene e male è sempre stato un tuo aspetto importante anche interiore. Difficile rinunciare a un codice di onore, che richiama il Bushido, per te. In fondo eri un modeno samurai"
Naoto D: "Lo so, però il fine ultimo è ciò che conta. E aiutare degli orfani, chi è cresciuto senza genitori, come me, vale più di qualunque altra cosa"
Io: "Sai che a Natale di qualche anno fa un ricco giapponese ha fatto una sostanziosa donazione a un orfanotrofio firmandosi con il tuo nome? E il gesto è stato poi imitato da molti altri. Nessuno ti ha dimenticato. Eri tu?"
Naoto D: "No, ovviamente. Ma ho ammirato molto il gesto. Ora si è fatto tardi, è ora di pranzo. Avrei scambiato quattro parole con te molto volentieri, ma devo andare"
Io: "Mi spiace. Ma mi ha fatto piacere incontrarti. Stammi bene, mi raccomando"
Il 10 agosto non ricordo cosa ho fatto durante la mattinata. Certamente colazione. Certamente ho rimesso al proprio posto i vestiti, ormai asciugati. Quindi dovrei evitare di scrivere di quel periodo, la mattina del 10. Per rimediare anticipo la terza gaffe da me fatta, che volevo indicare dopo, dato che l'ho fatta una seconda volta a Yokohama. Comunque, premessa generale è che l'inglese non è molto diffuso. E' più diffuso di quello che si legge in giro - a me è capitato di trovare più di un anziano parlarlo - ma insomma, non siamo in Olanda o in Svezia, dove è quasi lingua nazionale. Non siamo neanche in campagna polacca o in Ucraina, dove è sconosciuto. Dovessi fare un paragone, in base alla mia esperienza fatta, direi che siamo più o meno a livello di Mosca per conoscenza dell'inglese. Comunque, fatta questa premessa, va specificato che a volte i giapponesi vi parleranno comunque in giapponese convinti che lo comprendiate, raramente ma capita. Ecco, ora non ricordo esattamente dove ma credo fosse il secondo giorno, stavo chiedendo informazioni e la persona mi stava parlando in un inglese improponibile, incomprensibile. Non riuscivo a decifrare una sola parola. Fatto sta che io, senza dolo, mi sono rivolto dicendogli che non parlavo giapponese. Lui si è fermato e mi ha detto che stava parlando in inglese. Dalla faccia si è visto subito che c'era rimasto male. Mi sarei voluto sotterrare, ma vi giuro che per me quello era più simile al giapponese e non l'ho fatto apposta. Loro si impegnano veramente molto per farsi capire... e insomma, mi dispiace.
Il pomeriggio ricordo benissimo cosa ho fatto. Ho pranzato in un 7eleven di Akihabara, ma in un'altra zona. Il quartiere non è piccolo e ha due zone di grande interesse: quella dei libri usati e quella degli strumenti musicali. Quella dei libri usati è una serie di vie, anche un po' grosse, con tanti negozietti che vendono appunto libri usati. Sono negozietti, molto caratteristici, con file e file di libri sugli scaffali, alcuni molto vecchi e molti occidentali. Tra i tanti, si segnalano libri di fotografia, design, etc. Io l'ho trovata una zona che dava un certo tono bohemienne, molto caratteristica. L'area musicale non l'ho visitata purtroppo, perché mi sono perso e stanco di girare a vuoto ho deciso di finire ancora in una zona conosciuta poco distante, l'elettric town, dove ho fatto acquisti di vari souvenir e sono finito al sesto piano della Yodobashi camera, prima di andare al gundam cafè poco distante. Dunque, il famoso sesto piano è un'area di tipo supermercato con tutti, o quasi, i gadget, pupazzi, giochi e via dicendo dei personaggi delle anime giapponesi. Ovviamente un unico assente, Yattaman. Credo in sfregio a me, a questo punto. C'era persino Creamy, che io odiavo. Insomma, ho passato più di un'ora in totale contemplazione e in ricordo dei miei anni infantili. Un tuffo nel passato, tra Doraemon, Holly e Benji, Mazinga e chi più ne ha più ne metta.
Poi sono finito al Gundam cafè, che si segnala per la coda prima di entrare, quando in realtà dentro non era tutto pieno (stronzi i gestori!) e per i prezzi un po' più alti del solito. La visita vale la pena? Sì, solo per i bagni del locale di cui credo di aver messo il video in un altro post, quello sulle richieste del giappone. In rete si dovrebbe trovare lo spettacolo offerto all'interno dei cessi.
Poi sono tornato in albergo, doccia e ho iniziato a preparare parte della valigia: l'indomani trasferimento nel capsule. Piccola nota personale: le camere giapponesi non hanno gli armadi, quindi da preparare c'è ben poco dato che tutti i vestiti saranno comunque sempre nella valigia che vi porterete là.
Non ricordo dove ho cenato e cosa ho preso. Non so come mai ma di quel giorno ricordo poco. Però mi è rimasto impresso il dopo cena, di quello sono sicuro. La nightlife più originale che abbia mai fatto, e forse di tutto il mondo. Il golden gai. Descriverla a parole è difficile: si vede in alcuni film, uno di wenders, in lost in translation di sofia coppola - se non sbaglio - e in altri. Si tratta di un piccolissimo block, quattro o cinque vie minuscole, dove a malapena passano 4 persone contemporaneamente. Ai loro lati una sfilza infinita di locali che hanno quasi solo il bancone al loro interno. In pratica, più di 6-8 persone non entrano, non ci stanno. Alcuni tematizzati (horror, metal, punk, australia, etc. etc.), altri "normali" e via dicendo. I prezzi sono un po' più alti del solito e in molti si chiede una tassa di ingresso, in alcuni gli stranieri non sono ammessi. Non molto amata dalla yakuza che anni fa ne ha incendiati alcuni, ma poco importa. La zona è molto caratteristica ma atipica, caratteristica perché ricorda una Tokyo antica (alcuni locali lo sono, anno decine di anni) ma non troverete nulla di simile in altri parti al mondo. Ed è una zona da lupi solitari, dove nessuno entrando in un locale finisce per rimanere solo e viene catapultato in un mondo a parte. Si finisce per parlare, per forza di cose, con gli altri avventori, gente di tutto il mondo. Io mi sono trovato, a Tokyo, a parlare di Pasolini e Dario Argento, nel locale metal che aveva per barista un fan dell'horror e del macabro, con al suo interno il poster di Salò o le 120 giornate di Sodoma (film che non mi è mai piaciuto, per la cronaca), di San Diego e Los Angeles con l'americano accanto a me nell'altro, di ascoltare due inglesi in pieno pub crawl (ma non antipatici), di due giapponesi che erano state in Francia e via dicendo. Musica comunque bassa, per facilitare il dialogo e baristi istrioni che devono quasi condurre il salotto: una sorta di teatro dove i personaggi si mescolano, tra baristi e clienti. Atmosfera, location, cocktail, luci, dialoghi, personaggi, tutto rende questa zona affascinante e ci avrei passato un'intera nottata, camminando per le viuzze sembra di essere sospesi nel tempo. Immaginando che da un momento all'altro potrebbe uscire un gangster (magari della Tana delle Tigri) o un ninja da un locale. Ci farò qualche ora, un paio di bevute e poi andrò a nanna. Deluso in parte per non esserci andato prima, ma soddisfatto per l'esperienza fatta che mi riprometto di fare la notte seguente restando però con il rammarico di non averla vista durante il week end (ma forse è meglio così, sarebbe stata troppo turistica). Il golden gai, la zona più afffascinante di Tokyo incontrata nel mio viaggio.
https://www.youtube.com/watch?v=HfAT_XV1Pys