darietto ha scritto:nelloyanto ha scritto:secondo me questa crisi ci porterà a vivere un po' più cauti:
avevam due tv di cui tutte e due al plasma...? beh ci acconteteremo di uno... si usciva tutte le sere? beh magari usciremo una sera a settimana e le altre ci si trova a casa come si faceva un tempo quando pochi avevano la tv... viaggeremo meno o comunque con ancora più accortezza di ora... se un jeans prima ci durava 2 mesi ora ci durerà 3 e via dicendo.. forse torneremo a dare un po' più di valore alle cose semplici... e in caso teniamoci pronti a emigrare somewhere in the world...
nellopensiero
A parte gli esempi che non condivido perchè non sono la realtà italiana (comunque ho capito il concetto) magari fosse tutto così semplice. Se fosse come dici tu nessuno si preoccuperebbe.
Una contrazione dei consumi porta minori entrate alle imprese. A loro volta diminuendo le entrate diminuiscono proporzionalmente i profitti e cosa si fa? Si taglia. Ricordati però due principi base:
_In azienda esistono delle scale saliariali che si basano sull'anzianità ed in caso di riduzione d'organico i i più penalizzati sono sempre gli interinali e chi ha una bassa anzianità in azienda. I più "giovani" però sono anche meno retribuiti quindi si tagli i costi ma aumenti complessivamente la retribuzione.
_Diminuendo l'organico riduci anche il ricavo perchè il costo/opportunità necessario per produrre un dato bene calcolato come unione di tempo/capitale aumenta.
Dati questi due principi non è detto che tagliare gli organici sia la soluzione ottima perchè potrebbe comunque non esserci un guadagno marginale positivo chiudendo comunque in rosso. Nei corsi di business planning, parafrasando una famosa frase, si dice
"we're gonna shrink this firm 'till it's profitable".
Senza analizzare la riuscita dei tagli (ammettiamo pure di si) ci saranno delle persone che si ritroveranno senza lavoro.
In un momento in cui l'economia "tira" saranno presto o tardi reimpiegate. Attualmente invece è utopia. Non avere un lavoro significa non avere capitali da spendere. Niente capitali da spendere significa aumento della riduzione dei commerci e di conseguenza di nuovo meno entrate per le imprese che si vedranno costrette a ridurre finchè è profittevole. Quando anche con i tagli non si coprono almeno le spese variabili si chiude.
Tutto ovviamente se non si hanno debiti. Perchè in quel caso - se ad esempio non puoi più pagare il mutuo - rischi di perdere anche la casa, le banche si ritrovano invase da beni reali che dovranno reimmetere sul mercato per cercare di rientrare delle spese. Stessa domanda (o addirittura inferiore) e più offerta significa significa diminuzione del prezzo e di conseguenza una perdita per la banca che ha erogato il mutuo fino ad una crisi di solvibilità (e di esempi ce ne sono tanti).
Sono i concetti che avevo espresso nel mio messaggio che poi, per errore, ho cancellato.
Il succo è semplice: meno sei indebitato più sarai protetto.
Ma i consumi, da sempre, sono il motore dell'economia. Quando questa crisi era all'orizzonte si sentivano persone parlare di economia reale ed economia finanziaria. Niente di più falso. c'è solo un tipo di economia e quella che loro definiscono finanziaria è in realtà reale, perché le banche sono un soggetto economico.
Quello che è successo è semplice:
hanno chiuso i rubinetti, le aziende indebitate sono state costrette a tagliare i costi = licenziamento di persone = la gente ha meno soldi = calano i consumi = la crisi si affossa perché le aziende vendono meno.
è una banalizzazione, ma il concetto è quello.
è quindi paradossale, ma è stato giusto salvare i colpevoli, le banche. Altrimenti sarebbe stato un tracollo maggiore.
Ciò che non è stato giusto è stato salvarle incondizionatamente. I prestiti statali andavano elargiti con l'obbligo di non far chiudere loro i rubinetti. Questo non è avvenuto e le banche continuano a fare come vogliono.
L'Italia è messa meglio per una serie di ragioni: lo sviluppo non è poggiato quasi esclusivamente sul cemento (es. Spagna) ma soprattutto perché non siamo mai stati cicale, ma formiche. Non abbiamo mai amato il credito al consumo, quindi le famiglie non sono indebitate quanto quelle estere. Ad esempio non abbiamo un mercato di carte di credito così sviluppato.
C'è chi si avvantaggerà di questa crisi, proprio per il calo dei prezzi. Se io ho un lavoro e lo mantengo ci guadagno anche se lo stipendio resta identico. Ci sono settori che si avvantaggeranno e nello stesso settore aziende che ci guadagnano e altre che ci perderanno.
Mi vengono in mente alcuni esempi di lavori "sicuri":
- chi lavora nei trasporti pubblici
- chi nelle utilities (che solitamente sentono meno le crisi)
- chi nei settori low cost (probabilmente aumenteranno i consumi degli hard discount, fenomeno nato proprio a inizio anni 90 con un'altra crisi)
- chi lavora in beni sostitutivi di costo inferiore: ad esempio, se volessi guadagnare con un lavoro, io aprirei un distributore di metano per auto. Poca concorrenza e mercato in espansione, specie in momenti di crisi.
- chi ad esempio saprà rivalutare i propri beni in base ai bisogni dei consumatori: avete citato l'esempio degli agricoltori. Benissimo, chi saprà diversificare l'offerta riducendo i costi si avvantaggerà. Esempi pratici? I farmer's market, che stanno sorgendo in Italia. O i mercati a 30 km (credo si chiamino così) oppure chi vende direttamente i propri prodotti ai consumatori (es. uova o latte).
Ciao