Croazia in UE dal 1 luglio 2013

In questa sezione del forum si può discutere di tutto ciò che riguarda notizie, storia, fatti riguardanti le varie località.

Croazia in UE dal 1 luglio 2013

Messaggioda geom.Calboni » 10/09/2012, 17:23


L'articolo segnala la problematica di Dubrovnik e della costa dalmata, separata dal resto della Crozia dal "corridoio" di Neum.
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Re: Croazia in UE da luglio 2013

Messaggioda Maxdivi » 10/09/2012, 19:47

geom.Calboni ha scritto:

L'articolo segnala la problematica di Dubrovnik e della costa dalmata, separata dal resto della Crozia dal "corridoio" di Neum.


Ma il ponte progettato dai croati in quella zona per aggirare Neum e tagliare fuori quei bosniaci ( che pur croati sono :D ) se ne e' piu' parlato???
sembrava si dovesse costruire a momenti... :roll:
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Re: Croazia in UE da luglio 2013

Messaggioda Jena Plissken » 10/09/2012, 19:52

Maxdivi ha scritto:
geom.Calboni ha scritto:

L'articolo segnala la problematica di Dubrovnik e della costa dalmata, separata dal resto della Crozia dal "corridoio" di Neum.


Ma il ponte progettato dai croati in quella zona per aggirare Neum e tagliare fuori quei bosniaci ( che pur croati sono :D ) se ne e' piu' parlato???
sembrava si dovesse costruire a momenti... :roll:


http://www.balcanicaucaso.org/aree/Croa ... sac-120988

se ne è riparlato recentemente guarda qui
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Re: Croazia in UE da luglio 2013

Messaggioda geom.Calboni » 05/04/2013, 18:42

Croazia nella Ue, cambia tutto alla frontiera con la Slovenia
Saranno i confini a dire se qualcosa cambierà in Croazia con l’ingresso nell’Unione europea il prossimo primo di luglio. Anche se le barriere non cadranno materialmente sui valichi di confine tra Slovenia e Croazia, sono in vista comunque grosse trasformazioni. Innanzitutto spariranno i doganieri, visto che all’interno della Ue vige il libero scambio delle merci. Altra non trascurabile novità, al valico di confine sloveno croato ci sarà un unico punto di controllo che sarà gestito in comune dai poliziotti di Lubiana e di Zagabria. “I controlli saranno più veloci – assicurano dal ministero croato del Turismo – e così i transiti saranno più rapidi e spariranno le fastidiose attese in colonna dei periodi caldi”. “Per l’ingresso nell’area Schengen – fanno poi sapere – dovremo attendere ancora due anni e ci servirà il concreto aiuto anche della Slovenia in questa delicata fase”. Il ministero degli Interni croato ha già annunciato l’avvio del cosiddetto progetto Ipa twinning light, operazione mista tra le polizie croate e slovene finalizzata al controllo integrato dei confini dell’Unione europea della Croazia. Il progetto costa 91mila euro, tutti finanziati da Bruxelles.

Fonte: viedellest.eu
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Re: Croazia in UE da luglio 2013

Messaggioda flyingsoul » 06/04/2013, 11:17

MAx, come l'hanno presa i serbi? :mrgreen:

A meno che questi ultimi non siano più furbi e non ci trovino nulla di vantaggioso ad entrare in UE ;)
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Re: Croazia in UE da luglio 2013

Messaggioda Maxdivi » 06/04/2013, 11:26

Mi fa molto piacere che i doganieri croati sloggino dal confine, antipatici, creano solo problemi ai viaggiatori ( me compreso, ma sul confine serbo-croato ), oltre che protagonisti di episodi torbidi, come lo stupro della ragazza italiana tempo fa e richieste "particolari" e molestie a turiste da altri paesi europei.
E' sempre curioso, ma visto che c'e' di mezzo la croazia non piu' di tanto, che ora il governo croato chieda cooperazione ed aiuto a quello sloveno nella gestione di confini, facendo la parte del "fratello ritrovato".
Infatti la politica croata del "rompi le palle al tuo vicino", ha aggredito ed infastidito anche la pacifica e simpatica Slovenia, con delle presuntuose quanto inutili rivendicazioni territoriali nei confronti della Slovenia stessa. La Croazia ha richiesto tempo fa revisioni, chiarimenti ed aggiustamenti del confine croato-sloveno a suo favore, un confine ben consolidato da anni, non interessato nenche dalle operazioni belliche della guerra civile degli anni '90. Questo con il chiaro indispettirsi della Slovenia, che ne ha giustamente ritardato l'entrata nell'unione europea. Diventava difficile accettare l'entrata di un paese che avanza rivendicazioni sul tuo territorio. Ora si e' risolta la cosa grazie alla mitica diplomatrice Svezia e la Croazia entra.
Croazia intransigente ed inflessibile anche per un chilometro e mezzo (effettivo ) di mare e spiccioli terrestri , assurdi, negando ad un paese col quale vuoi rifederati a Bruxelles un piccolo accesso alle acque internazionali, che le spetta di diritto. crea casini anche per una casa costruita al di qua o al di la' di un fiumiciattolo. Con giornalisti e politici croati, di maggior numero e voce sui media stranieri ed italiani anche per via anche di amicizie commerciali austro-germano-croate, che fanno passare gli sloveni come dalla parte degli arroganti, rilanciando indietro l'accusa di esser gli sloveni i rivendicatori che vogliono accaparrarsi "tutta la baia di Pirano" e "mutilare il territorio croato terrestre".
Slovenia non fidarti troppo, quando il diavolo accarezza...

"Secondo i confini stabiliti dalla Croazia, la Slovenia non avrebbe libero accesso alle acque internazionali, dal momento che dovrebbe prima attraversare lo spazio marittimo croato. Soprattutto per questi dissidi, la Slovenia, da membro dell’Eu, ha sempre posto il veto ad una possibile adesione croata, temendo che ciò avrebbe congelato definitivamente la questione dei confini. Le relazioni tra i due paesi hanno influenzato la trattativa dell’ingresso della Croazia nell’Eu fino al 2009, quando i due primi ministri slovacco e croato, rispettivamente Borut Pahor e Jadranka Kodor, hanno accettato di giungere ad un compromesso con la negoziazione dell’Eu stessa. L’accordo è stato firmato a Stoccolma nel novembre del 2009 alla presenza del presidente di turno dell’Eu Fredrik Reinfeldt e successivamente la Slovenia, tramite un referendum popolare, ha accettato di portare la questione davanti ad un tribunale internazionale per giungere ad un compromesso." Treccani

Vecch articoli e mappe:
http://temi.repubblica.it/limes/sloveni ... etto/13210
http://en.wikipedia.org/wiki/Croatia%E2 ... r_disputes
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Re: Croazia in UE da luglio 2013

Messaggioda Maxdivi » 06/04/2013, 13:57

Per completezza d'informazione riporto il parere di http://www.difesa.it sulla questione croato-slovena, che mi sembra il piu' imparziale di tutti ed accenna anche al contenzionso tra italia e croazia sempre nell'adriatico con la Zona Economica Esclusiva croata reclamata da Zagabria:

" Contenzioso tra Slovenia e Croazia sulla delimitazione delle acque territoriali nella Baia di Pirano.

A partire dalla dissoluzione della Jugoslavia Slovenia e Croazia hannomantenuto aperti numerosi contenziosi territoriali che hanno ritardato la delimitazione del confine tra i due paesi, delimitazione che è ancora sub iudice per quanto riguardail confine marittimo. La maggior parte dei contenziosi tra i due paesi hanno riguardato il tracciamento del confine terrestre lungo la Dragogna, il piccolo fiume istriano divenutoil confine tra i due paesi.
Nonostante la scarsa significanza strategica di tale tracciato e dei piccoli villaggi lungo di esso, la definizione ditale confine è divenuta alungo uno dei principali problemi tra le due repubbliche ex jugoslave assieme alla divisione degli asset del governo federale jugoslavo. A maggior ragione il confine marittimo tra i due paesi è rimasto fino ad oggi indefinito, in quanto sul tracciato delle acque territoriali slovene e la delimitazione della Baia di Pirano sussistono, effettivamente, questioni di portata strategica, come l’acceso diretto della Slovenia alle acque internazionali da cui
dipendene anche il valore commerciale e mercantile del Porto sloveno di Capodistria, unico sbocco al mare della piccola repubblica alpina. La causa del contendere tra i due paesi è legata alla particolare configurazione della Baia di Pirano: la sua natura concava e la brevità della costa slovena fanno si che il metodo generalmente utilizzato per il calcolo delle acque territoriali, il principio della linea di equidistanza, rende le acque territoriali slovene interamente circondate dalle acque territoriali croate, senza nessun diretto accesso alle acque internazionali. La Slovenia rifiuta di accettare il metodo della linea dell’equidistanza invocando un altro principio anch’esso richiamato nel diritto internazionale –ancorché di maggiore difficoltà definitoria – quello della equità del tracciamento dei confini. Vista la vicinanza delle acque internazionali e considerato il fatto che il Porto di Capodistria ha da sempre goduto dell’accesso alle acque internazionali, quando il
confine marittimo era quello tra Italia e Repubblica Federativa Jugoslava, Lubiana
richiede la non alterazione di tale precedente storico ed invoca una situazione di
equità per cui sia Slovenia che Croazia possano accedere alle acque internazionali.
La richiesta inutilmente rivendicata da parte di Lubiana a Zagabria è quella che prevede la creazione di un corridoio marittimo che si incunei tra le acque territoriali italiane e croate al fine di raggiungere lo spazio di acque internazionali posto di fronte alla Baia di Pirano.
La questione del confine marittimo nell’Alto Adriatico tra Slovenia e Croazia risulta essere complicata dall’intenzione espressa da parte di Zagabria di proclamare una propria zona economica esclusiva a partire dalle acque territoriali croate fino alla linea mediana tra Italia e Croazia linea che – essendo la distanza tra le due sponde dell’Adriatico inferiore alle 400 miglia nautiche, porterebbe alla scomparsa delle acque internazionali nel mare Adriatico dal Golfo di Trieste fino al Canale di Otranto.
L’attuazione della regolamentazione della Zona Economica Esclusiva può comportare una serie di ostacoli e riduzioni alla libertà di traffico marittimo, in particolare con finalità di tutela dell’ambiente delle riserve ittiche.
La seconda dimensione importante per questo contenzioso marittimo tra i due
paesi della ex Jugoslavia è rappresentato dalla dimensione europea. Il fatto che la Slovenia abbia raggiunto prima di Zagabria la membership della UE ha rafforzato ed indurito le posizioni negoziali di Lubiana che ha potuto esercitare un potere dicondizionamento – e finanche un veto de facto – nelle istituzioni europee sui tempi ed i modi dell’accesso di Zagabria all’Unione. Il processo di avvicinamento e adesione dei paesi dell’Europa Sud Orientale alla UE si è difatti dimostrato in passato un percorso tutt’altro che limpido e trasparente e piuttosto condizionato da una serie di parametri la cui lettura è estremamente politicizzabile, seguendo meccanismi che si sono dimostrati più o meno flessibili a seconda dell’importanza del paese e del
momento storico in cui l’adesione ha avuto luogo. Allo stesso tempo, il fatto che
Zagabria fosse incamminata verso il processo di adesione all’Unione Europea ha contribuito a smorzare in parte le volontà più nazionaliste che ritenevano utile per il paese ridurre al massimo i “diritti” marittimi della Slovenia, probabilmente al fine di favorire commercialmente il vicino porto di Fiume. Alla fine la Commissione mista croato – slovena per la definizione del confine non è giunta ad una soluzione condivisa rimandando la questione della definizione delle acque territoriali tra i due paesi ad un giudizio di arbitrato internazionale che verrà emesso dalla Corte di Giustizia dell’Aja che dovrà decidere se applicare in toto i principi definitori stabiliti da UNOCLOS o se utilizzare altri metodi compensativi ai fini del raggiungimento di un giudizio non sbilanciato in favore di una delle due parti.
La Corte, tuttavia, è legata alla propria giurisprudenza sul tema, nonché al fatto che numerosi sono nel mondo i contenziosi aperti relativi alla definizione di acque territoriali in presenza di piccole baie e ristretti accessi al mare. In seguito all’accordo sul sottomettere il contenzioso ad una decisione d’arbitrato internazionale la Slovenia ha de facto sollevato il suo boicottaggio all’accesso di Zagabria nella UE rendendo possibile la chiusura di tutti gli acquis comunitari e la firma dell’accordo di associazione, che vedrà la Croazia entrare finalmente nella UE nel 2013. Tale accordo governativo di ricorrere ad un arbitrato internazionale per le parti mancanti dell’accordo ha superato i voti dei parlamenti di entrambi i paesi preparando la strada per l’accesso della Croazia nell’Unione Europea.
Tuttavia in uno dei due paesi interessati, un inaspettato problema è sorto per via di un’iniziativa popolare referendaria con cui i proponenti hanno provato a delegittimare l’accordo governativo e parlamentare sottoponendolo ad una diretta ratifica popolare. Tale voto ha assunto dunque una potenziale valenza pericolosa in quanto poteva essere letto non solo come un tentativo di impedire l’accordo sui confini marittimi ma un più generale tentativo di rallentare il percorso di accesso all’Europa della vicina Croazia. I proponenti dei referendum, tra cui nessuno dei principali partiti parlamentari, hanno raccolto le firme necessarie per sottoporre l’accordo a consultazione diretta. I votanti hanno tuttavia optato, con un margine molto ristretto, in favore dell’accordo con la Croazia per cui i confini indefiniti venivano demandati ad un giudizio arbitrale della Corte di Giustizia dell’Aja. La soglia di partecipazione al referendum è stata del 42% degli 1,7 milioni di aventi diritto,mentre i favorevoli all’accordo sono stati appena il 51,5% dei voti espressi. In questa maniera, e con un breve margine, è stato evitato che un conflitto marittimo, pur importante ma strategicamente secondario, fosse deciso da meno di un milione di persone che avrebbero potuto trasformarlo de facto in un vetoall’ingresso nella UE del 28esimo stato membro, dopo che esso aveva completato il complesso e costoso percorso di adesione e dopo aver già aderito all’Alleanza Atlantica.
Il caso del confine marittimo sloveno - croato rappresenta un chiaro esempio di come un latente e marginale conflitto marittimo possa, se trascurato, finire per essere strumentalizzato fino al punto da impedire l’accesso di un paese in corso di adesione e avere profonde conseguenze sui rapporti di sicurezza, marittimi e non, tra la UE ed un paese confinante, nonché produrre potenziali future conseguenze sulla politica estera e di sicurezza comune. "
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Re: Croazia in UE da luglio 2013

Messaggioda Jena Plissken » 26/06/2013, 12:27

- 5 giorni all' ingresso europeo del 1 luglio ;)
L' ho vista e abbiamo bevuto assieme della vodka russa, e lei aveva ed ha degli occhi che sono capaci di convertire alla fede un boia coreano

"La pista può essere ufficiale, nota e scontata oppure inedita e nuova, può portare a luoghi previsti o al nulla, può perdersi nel deserto oppure no, viene scelta, intuita creata"

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Re: Croazia in UE da luglio 2013

Messaggioda flyingsoul » 26/06/2013, 13:04

Jena Plissken ha scritto:- 5 giorni all' ingresso europeo del 1 luglio ;)


5 giorni all'esclusione definitiva dalla mia mappa! :lol:
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Re: Croazia in UE da luglio 2013

Messaggioda Maxdivi » 26/06/2013, 14:00

flyingsoul ha scritto:
Jena Plissken ha scritto:- 5 giorni all' ingresso europeo del 1 luglio ;)


5 giorni all'esclusione definitiva dalla mia mappa! :lol:


-5 non vedo l'ora :lol: :lol: :lol: :lol:
Perche' Flying? In realta' il paese non cambia di una virgola...
Nel frattempo articoli che avevo messo da parte e mi pare di non aver ancora postato riguardo a complicazioni ancora irrisolte o in via forzata di risoluzione:

http://www.danubiobalcani.it/il-problem ... irrisolto/

http://www.agenzianova.com/a/505c8d2641 ... a-3/linked

http://italintermedia.globalist.it/Deta ... y?ID=55570

Fresco fresco:

http://www.ansa.it/europa/notizie/rubri ... 98144.html

http://www.agenzianova.com/a/51c7603160 ... e-4/linked

Ricordiamo anche il contenzioso Croazia e Montenegro sulla penisola di Prevlaka e l'area di pesca esclusiva adriatica.
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Re: Croazia in UE dal 1 luglio 2013

Messaggioda Maxdivi » 26/06/2013, 14:09

Il valido parere di difesa.it riguardo a Bosnia-Croazia:


" Questioni tra Croazia e Bosnia Erzegovina sulla gestione
del Porto di Ploce, sull’accesso al mare del porto di Neum e
sul ponte autostradale sulla penisola di Sabbioncello.
Tra i tanti nuovi confini creatisi con il processo di dissoluzione della Jugoslavia,
uno dei più particolari è quello che ha preso forma lungo la costa dalmata nei pressi
della penisola di Sabbioncello. In questa parte della costa croata la Bosnia
Erzegovina possiede l’unico sbocco al mare, nei pressi della piccola cittadina di
Neum. Quello che invece durante la Jugoslavia era il porto di Sarajevo, Ploce, posto
alle foce del fiume Neretva, è rimasto un porto in territorio croato ma privo del
necessario retroterra commerciale per il quale fu costruito, rappresentando il
secondo porto dell’Adriatico croato dopo Fiume. Questa particolare situazione ha
fatto nascere tra Croazia e Bosnia Erzegovina due contenziosi di natura “marittima”.
Uno relativo all’utilizzo del porto di Ploce secondo quanto previsto dagli accordi di
pace, l’altro relativo all’attraversamento della striscia di 10 chilometri in territorio
bosniaco che interrompe la continuità territoriale della costa croata comportando
ostacoli per il transito di viaggiatori e merci in transito tra la Dalmazia centrale e
quella meridionale. Le difficoltà di attraversamento e di transito dei due valichi di
frontiera bosniaci hanno spinto il governo croato a ipotizzare un progetto alternativo
con la costruzione di un ponte sospeso tra la costa croata e la penisola di
Sabbioncello. Tale ponte, ha tuttavia l’effetto di chiudere e limitare fisicamente le
acque territoriali bosniache nell’Adriatico, che ad ogni modo non hanno uno sbocco
alle acque internazionali in quanto interamente enclavizzate dalle acque interne
croate, un caso estremamente peculiare nell’applicazione delle regole della
Convenzione internazionale UNOCLOS.
Le questioni aperte in tema di confini marittimi tra Croazia e Bosnia Erzegovina
che possono influenzare la sicurezza marittima tra i due paesi sono dunque le
seguenti :
18
o Questioni relative alla gestione del porto di Ploce
o Questione della definizione e tracciamento del confine marittimo nei pressi di
Neum e del fiume Una e questione del possesso dei due scogli disabitati Veli e
Maliki Skoj.
o Questione della costruzione del ponte sulla penisola di Sabbioncello ed accesso
alle acque croate.
Tali questioni sono ancora aperte, nonostante la stipula di vari accordi che tuttavia
non sono ancora stati ratificati nei due parlamenti e non hanno pertanto ancora la
necessaria forza giuridica. Un primo accordo tra i due paesi fu sottoscritto nel 1999
dai due presidenti Tudjman e Itzebegobvic denominato “Trattato sui confini di Stato
tra la repubblica di Croazia e la Bosnia Erzegovina”. Un successivo accordo è stato
firmato nel 2005, ma sempre senza una ratifica parlamentare. In tale maniera le
questioni territoriali sono state affrontate e parzialmente risolte ma non
definitivamente chiuse e restano quindi sul tappeto per essere influenzate dal più
generale andamento dello stato delle relazioni politiche bilaterali.
Inoltre, un aspetto peculiare alla situazione interna della Bosnia Erzegovina è
rappresentato dal fatto che il sistema politico bosniaco è costruito sulla base del
criterio dei tre popoli costitutivi, uno dei quali è quello croato. Pertanto le rigide e
spigolose dinamiche etno – politiche interne alla Bosnia Erzegovina complicano
notevolmente la costruzione di una posizione comune ufficiale del paese. A causa di
questa dinamica interna etnopolitica gran parte del lavoro dell’ufficio dell’Alto
Rappresentante della comunità internazionale per la Bosnia Erzegovina negli accordi
del 1999 è stato rappresentato dal dover mediare e negoziare tra le tre diverse
anime della delegazione bosniaca. Delegazione che difatti era costituita da 6 esperti
di cui 2 croato – bosniaci, 2 serbo – bosniaci e 2 bosniacchi.
Per quanto concerne il confine marittimo di Neum esso è il frutto di una lunga
eredità storica. Il confine meridionale è l’antico confine esistente fin dal XIV secolo tra
l’Impero Ottomano e la Repubblica di Ragusa. Quello settentrionale, che dista una
decina di chilometri, è invece il frutto della definizione dei confini tra l’impero
19
Ottomano – che controllava la Bosnia Erzegovina – e la Repubblica di Venezia - che
controllava la Dalmazia – previsti dalla Pace di Carlowitz del 1699. Con essa, tra le
altre cose, l’Impero Ottomano acquisiva la piccola striscia territoriale di Neum per
ottenere un proprio sbocco al mare. Tre secoli dopo la questione dell’accesso al
mare della Bosnia Erzegovina si ripropone nuovamente, dopo che durante il periodo
della Jugoslavia comunista il problema era stato risolto attraverso la gestione
federale – e al tempo stesso centralizzata ed autoritaria – del paese, sviluppando il
porto croato di Ploce (Porto Tolero) a sostanziale beneficio della capitale bosniaca
Sarajevo.
Dopo la guerra e l’internazionalizzazione del confine tra Croazia e Bosnia
Erzegovina si è chiaramente riproposto il problema dell’accesso marittimo della
Bosnia Erzegovina, essendo il porto di Ploce rimasto in territorio croato dopo la
secessione jugoslava. Di fatti, tutta la questione dell’accesso al Mare della BiH
andrebbe inquadrata correttamente nella questione dell’utilizzo del porto di Ploce e –
in un certo qual modo – nella sua “internazionalizzazione”, piuttosto che nella
questione dell’accesso alle acque internazionali della piccola cittadina turistica di
Neum, che non è dotata di un vero e proprio porto. La delicatezza della questione
era chiaramente inquadrata anche al momento della stipula degli accordi di pace e di
quelli successivi, al punto che la comunità internazionale optò per una sorta di
internazionalizzazione del Porto la cui gestione, con l’Accordo sul Porto di Ploce del
1999, fu demandata ad un Board costituito da 7 membri di cui 3 nominati dal governo
croato 3 dal governo della Bosnia Erzegovina più un rappresentante internazionale
che avrebbe potuto equilibrare le deisioni gestionali del porto in caso di impasse tra
le due compnenti nazionali. Tuttavia tale sistema non riuscì ad essere messo in
concreta attuazione a causa dell’opposizione del governo croato che a lungo ha
boicottato l’applicazione dell’accordo di Washington sul porto di Ploce. L’accordo,
oltre a prevedere la gestione congiunta del porto ed una serie di diritti di controllo da
parte bosniaca prevedeva anche il leasing di una parte del porto per 99 anni alla
Bosnia Erzegovina. La posizione croata di nessuna cessione sui diritti di sovranità su
Ploce portò nel 2003 a spingere il governo bosniaco ad una revisione dell’accordo,
eliminando nel 2003 il meccanismo che prevedeva la presenza del rappresentante
20
internazionale. La Croazia, difatti non voleva accettare il fatto che la gestione di un
porto posto in territorio croato potesse correre il rischio, con il meccanismo della
presenza di un board a maggioranza straniera, di venire gestito non in
coordinamento con i desiderata del governo croato. Per Zagabria non era solamente
una questione di principio e di sovranità territoriale ma vi era anche un interesse
diretto e strategico sia come forma di condizionamento della vicina Bosnia
Erzegovina, paese con il quale il numero dei contenziosi aperti era molto elavato, sia
in quanto Ploce rientra nella partita delle infrastrutture di trasporto paneuropee come
porto di arrivo del corridoio Vc. Nel 2003 venne costituita la Società commerciale
Luka Ploce, una società per azioni in maggioranza controllata dal governo croato
attraverso la presenza nell’azionariato del Fondo Croato di Privatizzazioni e del
Fondo Croato delle Pensioni. L’impasse tra i due paesi, che a lungo aveva impedito
un ritorno alla normalità del traffico commerciale nel porto di Ploce, venne
gradualmente superato nei fatti consentendo alle merci dirette in Bosnia Erzegovina
via Ploce un transito esente da dazi e attraverso la concessione al governo di
Sarajevo della possibilità di realizzare alcuni investiemnti nei terminal del porto.
Per quanto riguarda il tracciamento del confine marittimo esso rappresenta un
argomento ancora non soluto in quanto, fermo restando il fatto che qualunque
tracciamento dei confini nella baia di Klek e nel canale di Mali Ston non
consentirebbe alle acque territoriali bosniache di raggiungere le acque internazionali
senza attraversare le acque interne croate, sussistono almeno due rivendicazioni
formali che impediscono la ratifica degli accordi di definizione dei confini nei due
21
paesi. In particolare la Croazia ha in passato rivendicato, in maniera anche
veemente5, il possesso di due piccoli scogli posti nel canale di Mali Ston, Veliki e Mali
Skoj mentre ha lasciato intendere che potrebbero esserci argomenti anche per la
rivendicazione sull’intera penisola di Klek, cogliendo le proteste mosse dalla contea
di Dubrovnik che ha contestato l’individuazione dei confini tra i due paesi sulla base
dello status quo territoriale del 1991.
Per dare soddisfazione alle proteste degli interessi locali il governo croato ha a lungo
evitato di procedere con la ratifica dell’accordo sulla base che potrebbero esserci
nuove
evidenze giuridiche che non prese in considerazione durante la negoziazione degli
accordi. La questione del confine marittimo nella baia di Neum rimane dunque una
questione aperta ed in corso di definizione nonostante il fatto che la natura del
contendere sia sostanzialmente assente nonché gli interessi strategici. E’ chiaro che
questo tipo di contenziosi vengono spesso lasciati in sospensione tra la parziale e
definitiva soluzione, in parte per mantenere potenziali argomenti di ritorsione contro i
paesi contermini, in parte al fine di non alienare con l’azione di governo opinioni
pubbliche o partiti politici orientati in senso nazionalista nell’uno e nell’altro paese..
Infine, collegata alla stessa zona marittima della Bosnia Erzegovina
nell’Adriatico è la questione nata attorno al progetto di costruzione di un ponte
stradale che dovrebbe collegare la terraferma croata alla penisola di Sabbioncello.
Il progetto del ponte è stato ipotizzato sia per dare continuità territoriale e strategica a
tutta la costa croata, sia per ridurre i tempi di transito per il traffico turistico, locale e
commerciale e per evitare l’attraversamento di due frontiere da parte dei viaggiatori.
Con l’ingresso della Croazia nella UE i due valichi costieri con la Bosnia Erzegovina
diverranno due frontiere dell’Unione e dovranno pertanto garantire, al di là
dell’ingresso o meno della Croazia nello spazio Schengen, la dovuta rigidità dei
controlli frontalieri sia per il transito passeggeri che commerciale.
5 Vedi Dino Saffi, S'infiamma il contenzioso marittimo tra Croazia e Bosnia
Sanader: “Sono croati gli isolotti dinanzi a Neum”, La Voce del Popolo 7 marzo 2007
gli isolotti dinanzi a Neum»
22
Da questi problemi nasce l’idea di Zagabria di costruire un ponte che dalla costa alla
penisola di Sabbioncello (Pelješac). Il progetto risale al 2004 e prevede la
costruzione di un ponte sospeso della lunghezza di 2.347 metri con una campata
centrale di 568 metri, 200 dei quali navigabili e un’altezza di 55 metri. Le strutture
accessorie dell’opera prevedono anche la realizzazione di un’autostrada di
collegamento di 15,64 km con due tunnel di 2490 e 470 metri e di ulteriori due ponti
di 550 e 80 metri. Il tutto andrebbe ad inserirsi nella nuova autostrada litoranea in
costruzione, per un costo previsto netto di circa 280 milioni di euro.
Il governo bosniaco ha a lungo contestato questo progetto sulla base di due
argomentazioni. La prima è che in virtù della indefinita questione dei confini marittimi
non sarebbe certo che il ponte venga a trovarsi interamente nelle acque territoriali
croate e che pertanto ogni progetto di questo tipo andrebbe sospeso fino alla
completa definizione degli spazi territoriali marittimi. Questa argomentazione risulta
essere piuttosto speciosa in quanto oggettivamente le eventuali rivendicazioni
bosniache sul tracciamento dei confini non potrebbero spingersi oltre Capo Meded e
pertanto non potrebbero mettere in discussione la sovranità sulla striscia di mare su
cui insisterà la costruzione. La seconda è relativa al fatto che il ponte chiuderebbe
interamente con una infrastruttura fissa (e non basculante) l’unico accesso alle acque
internazionali per la Bosnia Erzegovina impedendo un futuro sviluppo del porto di
Neum, per il quale evidentemente il governo bosniaco ha in mente progetti di
accrescimento. Tale seconda obiezione ha a lungo bloccato il progetto del ponte e
ne ha fatto rivedere il progetto tecnico aumentandone la campata da 35 a 55 metri in
maniera tale da consentire un eventuale traffico anche a navi più grandi. La Bosnia
Erzegovina sostiene però che l’altezza del ponte dovrebbe essere almeno di 65 metri
ed il governo di Sarajevo è intenzionato a portare il contenzioso al tribunale
internazionale per il diritto marittimo di Amburgo.
Le questioni marittime tra Bosnia Erzegovina e Croazia sono restate di una
marginale ma persistente rilevanza, spesso collegate agli sviluppi delle dinamiche
politiche interne. Anche vari organismi europei, come il Consiglio d’Europa, si sono
23
interessati più volte della vicenda e sono intervenuti tra i due paesi svolgendo un
ruolo di mediazione e conciliazione. Un ruolo che, se non ha definitivamente risolto i
contenziosi marittimi tra i due paesi, ha fatto sì che essi rimanessero in una fase di
latente conflittualità senza produrre conseguenze maggiormente negative sugli –
spesso difficili – problemi bilaterali tra i due paesi. "
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Re: Croazia in UE da luglio 2013

Messaggioda flyingsoul » 26/06/2013, 15:53

Maxdivi ha scritto:Perche' Flying? In realta' il paese non cambia di una virgola....


Cambia, cambia per forza, anche se di poco visto che ormai i croati si spostano senza problemi. Diciamo che c'erano già delle ragioni storiche-personali per cancellarla, questo per me sarà solo il pretesto! :lol:
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Re: Croazia in UE dal 1 luglio 2013

Messaggioda geom.Calboni » 07/07/2013, 18:51

Ma quindi ora? Arrivati al confine di Neum che accade? :)
Io me lo ricordo un punto di frontiera davvero blando.
"Stiamo attenti, siamo contenti, comportiamoci bene e mangiamo la semplicità".

Nella vita le cose serie, alla lunga, ti fregano. Gustiamoci le cose effimere che proprio in quanto tali non ti tradiscono mai.

Studio la Serbia, mi piace la Russia, frequento la Polonia.

"Ho avuto molti ospiti e di varie nazionalità ma solo quella sera tutto il il locale parlava italiano"
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Re: Croazia in UE dal 1 luglio 2013

Messaggioda Nibbio » 27/07/2013, 11:56

A margine della discussione principale, segnalo che la propaganda croata per cancellare o appropriarsi della memoria italo - veneziana sta producendo degli ottimi risultati anche da noi.
In questo articolo: http://viaggi.repubblica.it/articolo/is ... e/227930/1
nella parte dedicata a Korčula si legge:

"Per i più l'isola è conosciuta per essere la patria di Marco Polo e dalla città omonima partì alla scoperta del mondo. Oggi forse il grande viaggiatore (in sua memoria si organizza il Festival internazionale della canzone e del vino, Međunarodni festival pjesme i vina, mentre la sua casa natale, a due passi dalla Cattedrale, è stata trasformata in un piccolo museo) la guarderebbe con un occhio diverso [...]"

No comment!
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Re: Croazia in UE dal 1 luglio 2013

Messaggioda Maxdivi » 29/07/2013, 7:25

Idem per Nikola tesla o altro...in realta' i croati hanno inventato solo la cosa piu' diabolica del mondo: la cravatta :D
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Re: Croazia in UE dal 1 luglio 2013

Messaggioda Nibbio » 01/08/2013, 16:57

Max, la novità non è che i croati tentino di appropriarsi di personalità straniere o slavizzino i loro nomi; la novità è che un giornale italiano dia per scontata questa versione che non ha fondamenti storici!
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Re: Croazia in UE dal 1 luglio 2013

Messaggioda Maxdivi » 01/08/2013, 17:19

Nibbio ha scritto:Max, la novità non è che i croati tentino di appropriarsi di personalità straniere o slavizzino i loro nomi; la novità è che un giornale italiano dia per scontata questa versione che non ha fondamenti storici!


Hai ragione, questo fa piu' notizia, purtroppo i giornalisti italiani di oggi non sono piu' i grandi professionisti di una volta ;)
Ritrovai una volta un articolo italiano che assegnava alla croazia come prodotto tradizionale il maraschino, sorvolando completamente i meriti di una grande ditta italiana in dalmazia che li lo porto' e lo produsse.
Ai poveretti fu ovviamente confiscato tutto l' impianto ed oggi da esuli producono con successo il loro prodotto da noi ;)
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Re: Croazia in UE dal 1 luglio 2013

Messaggioda Maxdivi » 09/09/2013, 21:14

Allora...dunque :D
Come ben sapete l'entrata nell'Ue comporta vantaggi....ma anche una gran quantita' di rotture di coglioni :)
Oltre ai contenziosi territorali e tutti i casotti che il paesi degli scacchi ha dovuto forzatamente risolvere, cercando un concetto sconosciuto a Zagabria..ovvero "accordi" :D , gia' da tempo era prevista una questione spinosa in quel di Vukovar...ecco l'antefatto visto dai giornalisti itialiani che speravano in un "pentimento" della Croazia almeno in un cambio di rotta:

http://www.eastjournal.net/croazia-torn ... ovar/25413

Ecco invece le tappe successive che ci dimostrano il contrario 8-) sottolineando pero' aspetti interessanti come il turbofolk che puo' unire ( ricordo da Ceca serba, ai "traditori" Severina croata ):

http://www.balcanicaucaso.org/aree/Croa ... var-130292

I croati che sembrano ora ( secondo alcune visioni ) volersi appropriare anche del cirillico dopo Marko Polo ed il maraschino, col vangelo di Miroslav ed il monumento alla croaticita' del cirillico 8-) , polemica nella polemica sull'alfabeto :

http://www.balcanicaucaso.org/aree/Serb ... eso-129709

La posizone della chiesa cattolica a riguardo , sempre voce influente nella societa' e politica croata:
http://www.ansa.it/ansamed/it/notizie/s ... 33808.html

Infine l'attacco della folla alle targhe in cirillico degli ultimi giorni, che erano state poi realmente affisse applicando finalmente la costituzione croata, sono durate poche ore:

http://www.lindro.it/societa/societa-ne ... -cirillico
http://archiviostorico.corriere.it/2013 ... 22a2.shtml

Per ora sembra che le tensioni stiano ancora bollendo in pentola.....
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Re: Croazia in UE dal 1 luglio 2013

Messaggioda Maxdivi » 11/09/2013, 20:38

Ulteriori grattacapi freschi freschi tra Zagabria e Bruxelles connessi all'entrata nell'unione europea.
Una prima questione riguarda il mandato di arresto europeo ed il caso politico dell' ex agente jugoslavo:

http://balcanews.wordpress.com/2013/08/30/mandato-darresto-ue-prima-grana-per-la-croazia-europea/
http://www.lettera43.it/cronaca/croazia-si-a-limiti-del-mandato-d-arresto-ue_43675106544.htm

Una seconda questione interessa il Veneto, con la difesa del marchio del prosecco, dai veneti ritenuto minacciato dal troppo simile e fuorviante croato "prosek":

http://newsagenda.it/2013/dal-mondo/balkan/croazia-nellue-ma-perdera-il-suo-prosecco/
http://www.ilgiornale.it/news/interni/proshek-contro-prosecco-ue-brinda-italiano-944215.html

La nuova politica di lotta all'evasione voluta dai 28 ,che coinvolge ora anche Zagabria e la chiesa croata:

http://www.stefanogiantin.net/balkans/le-spese-della-chiesa-nel-mirino-croato/

E la questione delle dogane e dei confini, che abbiamo gia' visto, che porta facilitazioni da un lato, ma problemi dall'altro con le ex repubbliche jugoslave orientali e meridionali, con coseguenze sui viaggiatori dai balcani. Qui il caso dei pendolari e scolari della vojvodina serba:

http://voiceofserbia.org/it/content/con-il-passaporto-scuola
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Re: Croazia in UE dal 1 luglio 2013

Messaggioda Maxdivi » 03/12/2013, 15:27

La Croazia ha posto il divieto alle nozze omosessuali nel referendum di domenica scorsa:

http://it.euronews.com/2013/12/02/refer ... o-e-donna/

La breve storia di questo referendum, organizzato in fretta e furia, sebbene abbia partecipato il 30 per cento circa degli aventi diritto, si e' risusciti a raccogliere 700 mila firme in maniera fulminante per indirlo:

http://www.ilpost.it/2013/11/30/referen ... y-croazia/

Altra notizia abbastanza clamorosa e' la raccolta di firme per indire un nuovo referendum che impedisca i diritti linguistici delle minoranze per far fronte alle questioni sollevate a Vukovar, cosa contraria ai principi dell'Unione Europea:

http://www.ansamed.info/ansamed/it/noti ... 16331.html
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