da lorenz75 » 02/08/2012, 9:29
GIOVEDI 21 GIUGNO
Il volo è previsto per le 6:55 di giovedì 21 giugno 2012. Due zombie a bordo di un’auto si aggirano per le strade lombarde già alle 2:30. Il traffico è praticamente inesistente, e così verso le 5:00, io e Amico 1 arriviamo all’Orio Big Park a Seriate dove parcheggiamo con tutta calma e ci facciamo portare all’aeroporto. Nonostante i numerosi voli in partenza, l’accesso all’aeroporto è veloce, così come il passaggio al metal detector: se l’avessimo saputo, forse ci saremmo organizzati diversamente ed avremmo evitato di arrivare due ore prima. La lunga attesa è resa ancora più apatica dal fatto che i bar ed i negozi sono ancora tutti chiusi. L’aeroporto, di fatto, prenderà vita solamente verso le 6:00.
E siccome non c’è nulla da fare, Amico 1 prova a schiacciare un pisolino seduto sulle scomodissime sedie dell’aeroporto lombardo, mentre io, non mi faccio i cazzi miei e scruto un po’ le persone in giro a quell’ora. E’ bello guardare la gente in aeroporto: chi fa lunghissime telefonate alle 5:30 di mattina (ma con chi???), quelli in giacca e cravatta che sembrano usciti da una tintoria, la gente rilassata che parte per le vacanze, le compagnie di ragazzi e/o di ragazze, le coppiette che si sbaciucchiano, tanta gente “distrutta” dal sonno (e tra questi anche il sottoscritto…), viaggiatori in stile Interrail che usano le rotte aeree al posto delle rotaie… Ed intanto penso: grazie a Ryanair & Co. tanta gente può permettersi di viaggiare, rendendo gli aeroporti più simili alle stazioni ferroviarie che ai “templi inaccessibili” che erano fino alla metà degli anni ’90, quando i comuni mortali potevano permettersi di viaggiare solamente con i charter.
Finalmente i bar alzano le saracinesche, si può fare colazione ed ingannare l’attesa dell’imbarco. Stamane tutto è in ritardo, specialmente il volo che porta in Portogallo. Le operazioni di imbarco sono lente all’inverosimile. Il volo, tra l’altro, è praticamente pieno, e così io e Amico 1 non sediamo vicini ma, comunque, entrambi ci troviamo schiacciati negli stretti spazi dei velivoli marchiati Ryanair.
Il viaggio, tutto sommato, è tranquillo: si dorme un po’, si ascoltano i messaggi pubblicitari, si legge qualcosa, e così via. La fase di atterraggio è un po’ più turbolenta a causa del vento; il panorama sulla città, però, è veramente eccezionale: peccato che sia seduto dalla parte sbagliata!
Atterraggio in derapata (il vento è proprio forte!!!), niente squillo di trombe perché siamo in ritardo di circa mezzora, ed inizio della scoperta dell’aeroporto: come ormai in molte città, si tratta di un telaio in ferro dalle forme strane con tantissimo vetro: in pratica un tendone da circo post moderno o l’esercizio di stile di qualche architetto… Però si vede che la struttura è abbastanza recente.
Nella zona arrivi c’è un ufficio del turismo che noi saccheggiamo e, dopo un breve conciliabolo, decidiamo anche di non aderire all’offerta del biglietto per i trasporti cittadini valido per 3 gg al prezzo di 15 €: la ns. intenzione è quella di usare le biciclette, nonostante Porto sia una città che si sviluppa in collina. Quindi compriamo i soli biglietti di andata verso il centro con la metropolitana, che, in realtà, è una specie di tranvia, considerato che parti del tragitto sono “a raso” tra le strade cittadine. L’acquisto è reso più semplice grazie all’aiuto del personale dell’ufficio del turismo che ci spiega il sistema di utilizzo: in pratica, al primo acquisto si compra anche la tessera su cui potranno essere caricati i biglietti acquistati successivamente (biglietto per il centro 1,80 € + 0,50 € per la tessera). A noi dicono che occorre fare una tessera ogni volta che si cambia zona (il sistema di trasporti cittadino è diviso in zone e non è semplice da intuire…): in realtà, scopriremo poi, occorre cambiare tessera solo se si cambia tipo di biglietto, ossia si passa da un biglietto “a corse” ad uno giornaliero o plurigiornaliero. Un’ultima annotazione: i biglietti si obliterano prima di salire (e nelle stazioni controllano!) e valgono solo per una corsa, indipendentemente dalla durata. Quindi ad ogni cambio mezzo occorre timbrare un nuovo biglietto.
Trovare il tunnel che collega l’aeroporto alla fermata dei bus non è così facile come sembra: io e Amico 1 ci perdiamo una decina di minuti a causa delle indicazioni messe un po’ a caso. La pensilina, però è proprio davanti l’uscita dell’aeroporto.
Dopo un’attesa che potrebbe essere italiana, cioè con i mezzi pubblici in evidente ritardo ed assenza di qualsiasi informazione, sotto un cielo nuvoloso ed un vento fastidioso, vediamo un moderno tram spuntare all’orizzonte e, finalmente, possiamo partire per il centro. Un viaggio di circa 45 minuti ci porta a scendere a Bolhao, la fermata più vicina al ns. hotel. Ora capisco il motivo della pubblicità di un nuovo servizio bus “shuttle” tra l’aeroporto ed il centro: il viaggio in metropolitana è tanto lento da essere al limite dell’irritante…
L’albergo prescelto dà su Rua Santa Caterina, una lunga via dello shopping di Porto. Il Residencial Solar da Avenida non è proprio vicino alla fermata, ma si raggiunge in circa 5 minuti a piedi (cioè 7-8 quando si sale e 3-4 quando si scende). In effetti, Rua Santa Caterina, come tante altre strade di Porto, è tutt’altro che piatta. Alla reception nessuno parla inglese o italiano, ma capiamo benissimo che la camera non sarà pronta prima del pomeriggio: quindi lasciamo i bagagli e, seguendo l’invito del personale, iniziamo a visitare la città.
Ritorniamo in metropolitana, facciamo un nuovo biglietto ed una nuova tessera (il tutto per 1,65 €, visto che dobbiamo ancora scoprire il sistema che ci permetterebbe di evitare la spesa di 0,50 €) ed arriviamo allo stadio, che funge da capolinea e/o snodo tra le diverse linee. Praticamente è la prima attrazione di Porto che vediamo: struttura moderna, piacevole alla vista e, ancora una volta, ho la conferma che all’estero gli stadi sono molto integrati nella città e non sembrano dei fortini da espugnare. Dal parcheggio dello stadio è possibile accedere direttamente al campo da gioco: vorrei entrare a fare qualche foto, ma vengo gentilmente respinto. Molto probabilmente esiste qualche tour guidato ed ai turisti che non vi partecipano non è permesso fotografare a sbafo.
Come da programma, ci mettiamo alla ricerca del centro sportivo di Monte Aventino, dove, secondo le informazioni ricevute, dovrebbero essere disponibili gratuitamente delle biciclette. Ad onor del vero, il continuo saliscendi delle vie della città non è particolarmente indicato per andare in bicicletta: tuttavia, non conoscendo bene le strade e volendo evitare di camminare ad oltranza, pensiamo si tratti della soluzione migliore. Come da copione di un film già visto ed interpretato, giungiamo all’entrata solo dopo aver camminato in lungo ed in largo, ossia facendo inutilmente almeno un km attorno al parco. Veniamo respinti pure qui: le biciclette non esistono, o forse non vogliono darcele… In ogni caso, un buco nell’acqua. Incavolati neri, ritorniamo verso lo stadio (che a causa delle strade in pendenza è meno vicino di quanto sembri) e ci accorgiamo di essere a Porto da più di due ore e di non aver ancora combinato nulla…
Ci mettiamo a studiare davanti alle biglietterie elettroniche della fermata della metropolitana dello stadio e, dal nulla, spunta un addetto che in un inglese facilmente comprensibile ci spiega il macchinoso sistema delle zone, le diverse tipologie di biglietto e ci consiglia pure su cosa fare: oggi il biglietto da 24 ore solo per il centro cittadino (che volendo potrebbe essere anche superfluo), il giorno dopo quello da 24 ore utilizzabile anche per raggiungere le spiagge ed il mare e, infine, i biglietti singoli per le corse all’aeroporto… Non male come idea, soprattutto perché i biglietti “24 ore” valgono effettivamente 24 ore dal momento della prima obliterazione.
Compriamo il biglietto con l’annessa tessera (e sono tre!) per complessivi 4,45 € e, con un cambio di mezzo, giungiamo alla fermata Jardin do Morro (riva Vila Nova de Gaia), ossia la fermata che permette di vedere la zona di Ribeira, il fiume, il ponte Dom Louis I (cioè quello a due piani progettato da uno dei tanti allievi di Eiffel) e le insegne delle numerose cantine di Porto.
Iniziamo a girare, scattare foto (io soprattutto) e ad assaporare i ritmi portoghesi che, a mio avviso, sono più lenti dei nostri. La fame però attanaglia i nostri stomaci: in Italia sarebbero le 14:00 e noi siamo praticamente digiuni dalla sera prima. Ci fermiamo in uno dei bar attorno alla Cattedrale da Se per ordinare una francesinha, ossia uno dei piatti tipici della città. Si tratta di un sandwich con dentro prosciutto, carne e chourizo, coperto da un uovo e formaggio fuso. Il tutto bagnato in una improbabile salsa al pomodoro e birra dal gusto strano, ma assolutamente necessaria per poter deglutire il “mattone” senza troppa fatica. Come contorno una valanga di patatine fritte. In tutta verità, con una porzione si potrebbe mangiare in due. Annaffiando il tutto con una birra a testa spendiamo circa 8-9 € ciascuno: a noi sembra un affare, ma alla fine del w-e concluderemo che si tratta del posto più caro che abbiamo frequentato…
Dopo pranzo è assolutamente necessario digerire il mega-panino e per questo iniziamo a girare per le viuzze del centro, non prima di aver visitato l’ufficio del turismo ed aver acquistato la guida turistica con gli itinerari (2 € è un prezzo ancora accessibile!). La guida è disponibile anche su Internet, ma la stampa non risulta essere sufficientemente definita per un utilizzo “sul campo”. Il centro e le sue attrazioni non sembrano essere molto ampi, ma le continue salite (e discese) piuttosto ripide rendono il cammino meno facile del previsto. Solo con il senno di poi capiremo che i punti di interesse sono veramente a poca distanza gli uni dagli altri, e che, praticamente, i mezzi pubblici non sarebbero nemmeno necessari per visitare il centro.
Per recuperare dalla fatica, ci fermiamo qualche minuto in un bar tipicamente portoghese, dove per problemi di lingua, facciamo fatica persino ad ordinare. Comunque, riusciamo a prendere da bere e ci viene chiesto un prezzo più basso di quello che pagavamo al bar dell’oratorio circa 30 anni fa...
Prime impressioni su Porto: il centro, che sarà pure Patrimonio dell’Unesco, è veramente decadente. A case più o meno ristrutturate, seguono dei veri e propri ruderi. La luce nelle viuzze è veramente poca e l’odore di muffa e di “vecchiume” molto spesso fa da accompagnamento. E poi esiste la possibilità di vedere diverse applicazioni degli azulejos: da quelli più “low cost” sulle case, a quelli più ricercati sui palazzi d’epoca e signorili. Devo dire che a me gli azulejos piacciono e continuano a piacere, nonostante gli ammonimenti di Amico 1 che, ormai esperto in ristrutturazioni, li ritiene poco salubri per la tenuta dei muri.
Con l’aiuto della metropolitana torniamo in albergo. Qui ci viene fatta una sorpresa: praticamente, al posto della camera doppia, ci vengono assegnate due camere singole: ognuna con il suo bagno! Amico 1 prende quella con il bagno esterno alla camera da letto, ma più grande, con la vasca da bagno ed il bidet. A me tocca la camera con il bagno più piccolo senza bidet ma con l’asciugacapelli… Entrambe le camere sono al terzo piano appena sotto il tetto, hanno i muri storti, hanno crepe evidenti lungo le travi, e si vede che sono state recentemente ristrutturate alla bell’e meglio (e Amico 1, che sta ristrutturando la sua casa, non perde occasione per sottolineare la scarsa qualità dei lavori). In ogni caso ognuno di noi ha a disposizione un letto matrimoniale alla francese: il mio è un po’ scomodo, mentre quello di Amico 1 sembra essere migliore… Ma lui dorme anche sui sassi!! Per raggiungere il terzo piano dell’hotel c’è una scala in legno tutta nuova che ha tutti gli scalini di altezze diverse: una fatica immensa anche per chi, come noi, è abituato ad andare in palestra!
Segue una corroborante doccia, una mini-pennichella e siamo pronti per uscire di nuovo. In pieno centro (proprio davanti al municipio) è montato il maxi schermo per trasmettere il quarto di finale del Campionato Europeo 2012 tra Portogallo e Repubblica Ceca. Qui vedo l’unica donna veramente bella: una giornalista che sta commentando l’iniziativa per una TV locale. Ovviamente, le faccio qualche foto a sua insaputa.
Una gran folla si sta ammassando in piazza e nei bar vicini, anche se il vento e la temperatura non sono propriamente estivi. Ed il fresco, assieme al vento (cui noi non siamo abituati), ci faranno compagnia per tutto il w-e: Amico 1 deve assolutamente comprare un maglione perché non ne ha portati, io almeno una pashmina, visto che la mia l’ho lasciata sull’auto a Seriate dopo essere stato preso per il culo da Amico 1 che derideva il mio look troppo siberiano… Sono il solito idiota che si fa convincere dai commenti altrui e poi ci rimette!
Comunque, ci adattiamo agli usi portoghesi e ci sediamo pure noi in uno dei tanti bar che danno sulla piazza: di certo, senza saperlo, abbiamo scelto il meno turistico di tutti. Infatti, per ordinare dobbiamo recarci al bancone all’interno del locale, dove ci aspettano le cameriere che, in verità, dovrebbero imparare un po’ il mestiere. Tuttavia, scopriamo una birra, la Super Bock, che ha un prezzo al limite dell’istigazione all’alcolismo: 1 € la bottiglia da 33 cl. Ci facciamo fare anche un paio di panini imbottiti e la spesa rimane al limite dell’incredibile! E meno male che l’IVA è al 23%... E, come normalmente accade per tutti gli italiani che vanno all’estero, iniziano i paragoni con l’Italia ed i locali in cui si è abituati ad uscire.
Intanto, il Portogallo segna il gol che lo porterà a vincere la partita e la piazza esplode in festa, come fosse la finale…
Fregandocene degli usi portoghesi (che peraltro non conosco), per i nostri stomaci arriva l’ora di cena, e con un giro dell’oca, raggiungiamo Pedros dos frangos, un ristorante che ha nel pollo allo spiedo il suo piatto più rinomato. Con circa 8 € a testa mangiamo un mezzo pollo allo spiedo, una bella porzione di patatine fritte ed una fetta di torta al cioccolato. Il tutto innaffiato da un litro di vino rosso particolarmente potente…
Intanto il Portogallo vince, il locale si riempie e per le strade ci sono scene di giubilo simili a quelle che hanno accompagnato l’Italia la sera della vittoria del mondiale nel 2006.
Io e Amico 1 facciamo più i turisti che i tifosi, quindi ci dirigiamo verso Ribeira, cioè la zona del fiume, ma scopriamo che non c’è praticamente nessuno: solo qualche turista come noi, spaesato e perplesso. Io ne approfitto per fare un po’ di foto: peccato che non ce ne sia una degna di nota…
Verso l’una, probabilmente con una delle ultime corse della metropolitana, torniamo in zona albergo e scopriamo che gli azuleios che ricoprono le pareti esterne della Capela des Almas (appena fuori la fermata Bolhao) sono belli anche di sera. E noi non siamo ancora riusciti ad entrare per ammirare il resto: ci riusciremo solo sabato mattina durante una funzione. L’interno, comunque bello, non compete con l’esterno.
A letto crollo per la stanchezza, ma dormo si e no un paio d’ore… La schiena fa male, ma almeno posso fare stretching senza paura di disturbare: Amico 1 è in un’altra stanza che ronfa beatamente e, anche se fosse qui, molto probabilmente non si accorgerebbe di nulla…