Vienna balcanicaTra i luoghi da non perdere a Vienna come lessi sulla rivista
“ Internazionale “ a firma Adelheid Wolfl , è il
Marshal, pub con tavoloni rustici e grezzi, ogni riferimento al Maresciallo Tito non è puramente casuale, quello che a prima vista può sembrare un bar viennese, si trova nel sedicesimo distretto cittadino, quello che dopo le guerre yugoslave è sempre stato a più alta concentrazione di immigrati serbi, bosniaci e anche macedoni e croati.
Canzoni yugoslave, musica dal vivo fatta da musicisti serbi e bosniaci, foto di Belgrado o Mostar e cimeli, rakie , in questo locale punto di incontro degli espatriati che parlano nella loro lingua a quanto pare non è ancora diventato uno di quei classici posti di attrazione turistica, anche se qualche turista, visto come le voci corrono , ogni tanto fa capolino.
Quindi varrebbe la pena provarlo, questo è l’ indirizzo :
Marša Nas Pub16., Herbststraße 32
Tue.-Thu. 17:00 – 00:00
Fri., Sat., Sun., 17:00 – 02:00
Probabilmente a scovar bene esistono altri posti come questo e comunque come dice il curatore dell’ articolo Adelheid Wolfl “ A Vienna i Balcani sono di casa: la città li ha assimilati senza nemmeno accorgersene” , si parla anche di discoteche di Turbo folk balcanico o locali di live music quali l’
Ost klub, sulla
Schwarzenbergplatz o il
Vuk Club, in cui vibra la scena balcanica alla viennese che sembra aver rivitalizzato la scena musicale cittadina live, infondendo nuova linfa turco / balcanica, diversi anche i ristoranti nel
Sul Gürtel, la cintura di boulevard che circonda il centro della città, quali il
Novi Beograd o il
Lepa Brena (dal nome di una famosa cantante serba ) dove si possono trovare le grigliate di carne, per lo più frequentati da ex jugoslavi, insomma anche a Vienna si possono trovare per sentirsi a casa delle mini riproduzioni di Belgrado, Skopje, Podgorica , Zagabria, Sarajevo.
In generale non è che questo chiudersi in piccole comunità e luoghi di ritrovo sia molto positivo anche se inevitabile, croati, serbi, bosniaci e macedoni non si sentono molto accettati in Austria e anche se non ci sono episodi eclatanti di cattivi rapporti o intolleranza, i pregiudizi rimangono, sempre rare sono anche le amicizie e le storie sentimentali o matrimoni con austriaci.
Insomma non dovevo farmi trascinare dalle idee “ stralunate “ del cugino Max andare a Vienna per ritrovare i Balcani e la Turchia, perché dopo aver letto e disquisito di queste cose mi è venuta voglia, maledizione, con tutte le mete le cose che ho da fare : chimere, sogni, idee, ritorni , progetti, ci mancava solo questa
, tornare anche a Vienna per approfondire, dopo aver esaurito o quasi le impellenze turistiche, artistiche e austro ungariche, per assaporarne il sottobosco, le sacche periferiche, le comunità nei meandri delle città, come dice il vecchio detto non bisogna dar retta alle cattive compagnie.
Risultato ?. So già che presto o tardi ci andrò, grazie Max.
In un certo senso il destino della capitale austriaca era segnato. Dopo il crollo del muro di Berlino e la disgregazione della Jugoslavia, era inevitabile che la nuova geografia europea le regalasse un’identità diversa. Vienna si è risvegliata dal suo sogno di bella addormentata ed è tornata a far parte dell’Europa orientale, come era stato per secoli, fino alla fine della seconda guerra mondiale e alla divisione dell’Europa in blocchi contrapposti.
Da questa piccola rivoluzione ha guadagnato molto, soprattutto in vivacità ( Adelheid Wolfl )I Balcani rappresentano la libertà, proprio quello di cui gli austriaci hanno sempre avuto bisogno, spiega Dejan Kaludjerovic, un artista di Belgrado che vive e lavora a Vienna: “Qui le emozioni vengono represse, mentre nei Balcani sono mostrate e vissute apertamente”.Fonti : articolo sopracitato frammisto a miei considerazioni