Castelli d'Abruzzo
La regione è il più grande museo en plen air di architettura militare in Italia.
NICOLETTA SPELTRA
Andrea De Litio è un raffinato artista del primo Rinascimento che nacque e operò in terra abruzzese. È qui che si andò imprimendo nei suoi occhi l’immagine di quel paesaggio punteggiato di castelli, torri, borghi fortificati, che spesso troviamo a fare da sfondo ai suoi dipinti. Quel paesaggio e quei castelli sopravvivono ancora e grazie ad essi l’Abruzzo è oggi il più grande museo en plen air di architettura militare d'Italia. E non solo: tra le oltre cinquecento fortificazioni del territorio abruzzese è presente almeno un esemplare di ogni tipo conosciuto, il che rende questa regione un'antologia immensa, la più completa, fatta di baluardi e barbacani, fossati e ponti levatoi, cammini di ronda e mura merlate… E ancora non è tutto, perché c'è da aggiungere che molte di queste fortificazioni conservano pressoché intatto anche il territorio circostante, il proprio contesto originario.
È questo il caso, ad esempio, di Rocca Calascio (L'Aquila), conosciuta come «il tetto d’Abruzzo» perché situata a circa 1460 metri di quota, tra la valle del fiume Tirino e la piana di Navelli, a vedetta di quello che fu il più importante tratturo aquilano. Fondata intorno all’anno Mille, la rocca è circondata da un impervio territorio roccioso e collegata attraverso un ponte ad un suggestivo borgo murato medievale. Le sue possenti strutture costruite con una bianchissima pietra calcarea sono servite a disegnare lo skyline di diversi importanti set cinematografici, come quello di «Lady Hawke» e de «Il nome della rosa».
A circa un’ora di automobile più a nord, Civitella del Tronto (Teramo) conserva un'imponente fortezza che un tempo si trovava prossima al confine tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio e che, nel marzo del 1861, fu l'ultima roccaforte borbonica a piegarsi, insieme a Gaeta, alla nascente unità d'Italia. Al suo interno è ospitato l'affascinante Museo delle Armi e delle Mappe antiche. Spostandosi verso la costa, ecco le torri che vigilavano sul mare, per evitare la cattiva sorpresa di un'invasione turca o saracena, come quella, davvero pittoresca, di Cerrano, vicino Pineto (Teramo), edificata nel XVI secolo. Si trova, circondata da pini marittimi secolari, vicino alla spiaggia e, se non fosse per le dimensioni, sembrerebbe un castello di sabbia messo in piedi con paletta e secchiello.
Rimanendo sul litorale, Ortona (Chieti) offre un singolare campionario di fortificazioni: tre torri e un castello. Le prime hanno origini e funzioni diverse: Torre Mucchia è una vedetta costiera, Torre Baglioni apparteneva alle mura fortificate della città e Torre Ricciardi era inglobata in un palazzo gentilizio. Per quanto riguarda il castello, è posto ai margini dell'abitato, in una posizione spettacolare a strapiombo sul mare, e fu edificato a metà Quattrocento dagli Aragonesi. Dell'impianto originale attualmente rimangono gran parte delle mura esterne e le torri affacciate verso la città. La cortina e le torri rivolte verso il mare crollarono, invece, nel 1946, a seguito di una frana del promontorio. Scendendo qualche chilometro più a sud, senza allontanarsi dal mare, ecco un altro bellissimo castello aragonese, quello di Vasto situato sulla collina su cui si adagia la città alta, in un punto da cui si domina la marina. Fu dimora di Jacopo Caldora, cavaliere di ventura e connestabile, personaggio, pare, di grande carisma e cultura. Dal blu del mare al verde del Parco Nazionale della Maiella, sui confini del quale si trova il maestoso castello di Pacentro, con le sue belle torri che si ergono a dominio della valle Peligna. E da qui verso altro verde, quello della riserva naturale di monte Genzana, per non perdersi la vista di uno dei panorami più belli della regione, quello che si ammira dal borgo di Pettorano sul Gizio, paese di carbonai. La salita verso i suggestivi resti del castello eretto in epoca longobarda, è un viaggio nella memoria lungo i vecchi acciottolati delle vie, le dimore dai portali barocchi, la pietra grigia dei muri. Appollaiato su uno sperone di roccia, come il castello stregato delle fiabe, è quello di Roccascalegna (Chieti), anche questo di epoca longobarda. Qui, secondo una leggenda sarebbe nata la consuetudine dello «ius primae noctis», voluta da un nobile dal nome inquietante, Corvo de Corvis, che finì i suoi giorni, si racconta, pugnalato da una giovane sposa che non voleva sottostare alla sua regola. Da qui, passando per il castello di Balsorano, immerso in un parco rigoglioso, e per quello di Celano, legati entrambi alla nobile famiglia dei Piccolomini, si arriva nel capoluogo, L'Aquila, dove si trova una poderosa fortezza circondata da un ampio fossato costruita durante la dominazione spagnola dell'Italia meridionale e oggi sede del Museo Nazionale d'Abruzzo.
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