Appello alla prudenza lanciato da Putin

In questa sezione del forum si può discutere di tutto ciò che riguarda notizie, storia, fatti riguardanti le varie località.

Appello alla prudenza lanciato da Putin

Messaggioda flyingsoul » 16/09/2013, 11:03

Chapeau!

Appello alla prudenza lanciato da Putin
12 settembre 2013
Autore: Vladimir V. Putin

Siria, Putin scrive all'America e invita alla cautela
Eccezionale lezione di Putin sul New York Times!

"Non difendiamo Assad, difendiamo il diritto internazionale. Se l’America distrugge il diritto internazionale, i piccoli Paesi penseranno che per difendersi devono farsi la bomba… unica difesa in un mondo senza legge… Con chiusa religiosa: Dio ci ha creati eguali

MOSCA – I recenti avvenimenti che riguardano la Siria mi hanno spinto a parlare direttamente al popolo americano e ai loro leader politici . È importante farlo dato il momento di insufficiente comunicazione tra le nostre società.
I rapporti tra di noi sono passati attraverso varie fasi. Siamo stati avversari durante la guerra fredda. Ma anche alleati ed insieme abbiamo sconfitto i nazisti. È stata poi istituita ONU – le Nazioni Unite – per impedire al passato di ripetersi.

I fondatori delle Nazioni Unite capirono che le decisioni che riguardano guerra e pace devono avvenire solo con il consenso, e con il beneplacito degli Stati Uniti al diritto di veto dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, come sancito nella Carta delle Nazioni Unite. La profonda saggezza di questa Carta ha sostenuto la stabilità delle relazioni internazionali per decenni.
Nessuno si augura che le Nazioni Unite subiscano il destino della Società delle Nazioni, crollata perché mancava di un vero impulso. Ma questo può accadere, nel caso in cui i Paesi influenti del Consiglio scavalchino le Nazioni Unite ed intraprendano un’azione militare senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza.


Il potenziale attacco da parte degli Stati Uniti contro la Siria, nonostante la forte opposizione di molti Paesi e di importanti leader politici e religiosi, compreso il Papa, si tradurrà in un maggior numero di vittime innocenti e in una escalation che potenzialmente potrebbe diffondere il conflitto ben oltre i confini della Siria. Un attacco aumenterebbe la violenza e scatenerebbe una nuova ondata di terrorismo. Si potrebbero inoltre minare gli sforzi multilaterali tesi a risolvere il problema nucleare iraniano e il conflitto israelo-palestinese, e l’attacco destabilizzerebbe ulteriormente il Medio Oriente e il Nord Africa. Potrebbe infine causare il sovvertimento dall’attuale equilibrio dell’intero sistema di leggi e ordine internazionali.

La Siria non sta combattendo una battaglia per la democrazia, ma un conflitto armato tra governo e opposizione in un Paese multi-religioso. Non sono molti gli esempi di democrazia in Siria. Ma ci sono ancora più combattenti di Al-Qaeda ed estremisti di tutti i tipi (di tutte le bande) che combattono contro il governo. Questo conflitto interno, alimentato da armi straniere fornite all’opposizione, è uno dei più sanguinosi nel mondo.
I mercenari provenienti da Paesi arabi che stanno combattendo in Siria e le centinaia di militanti provenienti da Paesi occidentali (anche dalla Russia), sono un problema che crea in noi profonda preoccupazione. Potrebbero anche tornare nei rispettivi Paesi con esperienza nefasta acquisita in Siria. Dopotutto, dopo aver combattuto in Libia, gli estremisti si spostarono in Mali. Questo aspetto della questione minaccia tutti noi.

Fin dall’inizio, la Russia è stata la fautrice di un dialogo pacifico, consentendo ai siriani di sviluppare un piano di compromesso per il proprio futuro. Non stiamo proteggendo il governo siriano, ma il diritto internazionale. Abbiamo la necessità di usare al meglio il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e di credere che il far preservare l’ordine pubblico nel mondo turbolento e complesso del giorno d’oggi è uno dei pochi metodi per impedire che le relazioni internazionali scivolino nel caos. La legge è ancora la legge, e noi dobbiamo seguirla, che ci piaccia o no. Secondo l’attuale diritto internazionale, la forza è consentita solo per legittima difesa o per decisione del Consiglio di Sicurezza. Tutto il resto è inaccettabile ai sensi della Carta delle Nazioni Unite e costituirebbe un atto di aggressione.

Nessuno mette in dubbio che in Siria sia stato utilizzato gas velenoso. Ma vi è ogni ragione per credere che non sia stato utilizzato dall’esercito siriano, ma dalle forze di opposizione per provocare l’intervento da parte dei loro potenti protettori stranieri, che in tal caso si schiererebbero attivamente con i fondamentalisti . Non possono essere ignorate alcune informazioni che fanno sospettare come i militanti stiano preparando un altro attacco, questa volta contro Israele.
È allarmante che per gli Stati Uniti sia diventato abituale un intervento militare in conflitti interni di Paesi stranieri. È negli interessi a lungo termine degli Stati Uniti? Ne dubito. Milioni di persone in tutto il mondo vedono sempre di più l’America non come un modello di democrazia ma come un modello che si basa unicamente sulla forza bruta, che crea coalizioni sotto lo slogan “o sei con noi o sei contro di noi”.

Ma la forza si è rivelata inefficace e inutile. L’Afghanistan sta barcollando e nessuno può dire cosa accadrà dopo che le forze internazionali si saranno ritirate. La Libia è divisa in tribù e clan. In Iraq continua la guerra civile, con decine di morti ogni giorno. Negli Stati Uniti, molti pensano ci sia un’analogia tra l’Iraq e la Siria e si chiedono perché il loro governo vorrebbe ripetere questi errori.
Non importa quanto siano mirati gli attacchi o quanto siano sofisticate le armi: le vittime civili sono inevitabili, compresi anziani e bambini, che gli attacchi dovrebbero avere lo scopo di proteggere.

Il mondo reagisce chiedendosi: se non puoi contare sul diritto internazionale, allora si devono trovare altri modi per garantire la sicurezza. Così un numero crescente di Paesi cerca di acquisire armi di distruzione di massa. Questo è logico: se tu hai la bomba, nessuno potrà toccarti. Si parla tanto, inutilmente, sulla necessità di rafforzare la non proliferazione, quando in realtà non è così.
Dobbiamo smettere di usare il linguaggio della forza e riprendere la civile via degli accordi diplomatici e politici.

In questi ultimi giorni è emersa una nuova opportunità di evitare l’azione militare. Gli Stati Uniti, la Russia e tutti i membri della comunità internazionale devono approfittare della volontà del governo siriano di mettere il suo arsenale chimico sotto il controllo internazionale per la successiva distruzione. A giudicare dalle dichiarazioni del Presidente Obama, gli Stati Uniti vedono questa possibilità come un’alternativa ad un’azione militare.
Accolgo con favore l’interesse del Presidente a proseguire il dialogo con la Russia sulla Siria. Dobbiamo lavorare insieme per mantenere viva questa speranza, come concordato nel mese di giugno nel G8 a Lough Erne in Irlanda del Nord e portare di nuovo la discussione verso i negoziati.
Se possiamo evitare la forza contro la Siria, questo migliorerà il clima negli affari internazionali e rafforzerà la fiducia reciproca. Sarà un nostro successo comune e aprirà le porte alla cooperazione su altre questioni critiche.

Il mio rapporto personale e di collaborazione con il Presidente Obama è segnato da crescente fiducia. Apprezzo tutto questo. Ho studiato con attenzione il suo discorso di martedì alla nazione e sono in disaccordo con una frase pronunciata da Obama, sull’eccezionalità dell’America, affermando che la politica degli Stati Uniti è “ciò che rende l’America diversa. È ciò che ci rende eccezionali”. È estremamente pericoloso incoraggiare la gente a vedersi eccezionali, qualunque sia la motivazione. Ci sono grandi Paesi e piccoli Paesi, ricchi e poveri , quelli con lunghe tradizioni democratiche e quelli che ancora devono trovare la loro strada verso la democrazia. Anche le loro politiche sono diverse. Siamo tutti diversi , ma quando chiediamo le benedizioni del Signore, non dobbiamo dimenticare che Dio ci ha creati uguali ."

Vladimir V. Putin, Presidente della Russia


Fonte http://www.stampalibera.com/?p=66476
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Re: Appello alla prudenza lanciato da Putin

Messaggioda Maxdivi » 16/09/2013, 16:43

La realta' di questo messaggio ed altri simili provenienti da Siria ( discorso di Assad qualche giorno fa) ed Iran, sono minacce, neanche troppo velate ( lo si legge tra le righe ), ad obiettivi americani nel mondo.
La realta' e' che questo gruppo di nazioni e' in grado di colpire gli Usa in maniera non convenzionale con attacchi terroristici su obiettivi militari e civili, come mostrato a Boston...
Questo, unito alla debolezza effettiva degli Usa, sia diplomatica pr vari motivi, sia economica e' uno dei motivi principali che non permette agli Usa di attaccare. Ossia il vecchio leitmotiv della guerra fredda: "non attacco, perche' ho paura di essere attaccato in ugual misura o addirittura maggiore".
Cio' ci garantisce e ci protegge, ancora oggi, da un nuova guerra mondiale.
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Re: Appello alla prudenza lanciato da Putin

Messaggioda flyingsoul » 16/09/2013, 16:47

Maxdivi ha scritto:La realta' di questo messaggio ed altri simili provenienti da Siria ( discorso di Assad qualche giorno fa) ed Iran, sono minacce, neanche troppo velate ( lo si legge tra le righe ), ad obiettivi americani nel mondo.
La realta' e' che questo gruppo di nazioni e' in grado di colpire gli Usa in maniera non convenzionale con attacchi terroristici su obiettivi militari e civili, come mostrato a Boston...
Questo, unito alla debolezza effettiva degli Usa, sia diplomatica pr vari motivi, sia economica e' uno dei motivi principali che non permette agli Usa di attaccare. Ossia il vecchio leitmotiv della guerra fredda: "non attacco, perche' ho paura di essere attaccato in ugual misura o addirittura maggiore".
Cio' ci garantisce e ci protegge, ancora oggi, da un nuova guerra mondiale.


E' esattamente il succo del discorso ;)
Putin ha voluto dire agli iuessei che non la fanno più da padroni, la russia è tornata e sta diventando sempre più forte, mentre "l'america" è in declino. Quello di putin non è un messaggio di pace (e come potrebbe, mica ha fatto ha fatto il monaco buddhista da giovane! :lol: ) ma un chiaro avvertimento al tipo abbronzato ;)
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Re: Appello alla prudenza lanciato da Putin

Messaggioda flyingsoul » 17/09/2013, 9:14

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Re: Appello alla prudenza lanciato da Putin

Messaggioda Maxdivi » 17/09/2013, 10:54

flyingsoul ha scritto:
Maxdivi ha scritto:La realta' di questo messaggio ed altri simili provenienti da Siria ( discorso di Assad qualche giorno fa) ed Iran, sono minacce, neanche troppo velate ( lo si legge tra le righe ), ad obiettivi americani nel mondo.
La realta' e' che questo gruppo di nazioni e' in grado di colpire gli Usa in maniera non convenzionale con attacchi terroristici su obiettivi militari e civili, come mostrato a Boston...
Questo, unito alla debolezza effettiva degli Usa, sia diplomatica pr vari motivi, sia economica e' uno dei motivi principali che non permette agli Usa di attaccare. Ossia il vecchio leitmotiv della guerra fredda: "non attacco, perche' ho paura di essere attaccato in ugual misura o addirittura maggiore".
Cio' ci garantisce e ci protegge, ancora oggi, da un nuova guerra mondiale.


E' esattamente il succo del discorso ;)
Putin ha voluto dire agli iuessei che non la fanno più da padroni, la russia è tornata e sta diventando sempre più forte, mentre "l'america" è in declino. Quello di putin non è un messaggio di pace (e come potrebbe, mica ha fatto ha fatto il monaco buddhista da giovane! :lol: ) ma un chiaro avvertimento al tipo abbronzato ;)


A volte mi sorprendo di quanto io sia profetico oppure..... porti semplicemente sfiga :) :?
Scrivo quel messaggio ieri qui ed in contemporanea si accende una sparatoria nel quartier generale della marina Usa a Whashington:

http://www.lapresse.it/mondo/nord-ameri ... i-1.394565
http://www.corriere.it/esteri/13_settem ... 4b81.shtml

E' ovvio che si escluda un attacco terroristico "canonico" nei comunicati stampa, ma....
Trovare un facinoroso, il "folle" di turno, qualcuno che abbia un risentimento o rancori personali ( quindi senza appartenere ad una cellula terroristica a tempo pieno ) verso questa o quella nazione, organizzazione, corpo militare, istituzione ecc. ecc. e' un gioco da ragazzi per paesi che hanno servizi attivissimi in tutto il mondo come Russia o Cina.
E' facilissimo armare, dare al tizio l'occasione per soddisfare quel rancore che cova da anni.
Sono ovvi dei presunti colpi contrapposti, sempre ieri:

http://www.agi.it/estero/notizie/201309 ... esplosione

Incedenti-casualita' ( la russia e' famosa per gli incendi di ogni cosa, cosi' come gli Usa per le proverbiali sparatorie ) che siano, oppure atti di sabotaggio-spionaggio reciproco, rientrano nella quotidianeita' di questo mondo, come i dubbi che lasciano.
Domani li scorderemo, l'importante e' che non scoppi la guerra ;)
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Re: Appello alla prudenza lanciato da Putin

Messaggioda flyingsoul » 17/09/2013, 11:06

Maxdivi ha scritto: l'importante e' che non scoppi la guerra ;)


E se proprio deve scoppiare speriamo solo che cancelli per sempre l'umanità intera!
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Re: Appello alla prudenza lanciato da Putin

Messaggioda flyingsoul » 17/09/2013, 11:08

A parte il fatto che forse non ce ne sarà nemmeno il tempo:

http://megachip.globalist.it/Detail_New ... -Fukushima
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Re: Appello alla prudenza lanciato da Putin

Messaggioda flyingsoul » 18/09/2013, 16:10

In questo articolo si entra nel merito della questione russia-usa:

http://www.ariannaeditrice.it/articolo. ... colo=46215
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Re: Appello alla prudenza lanciato da Putin

Messaggioda Maxdivi » 30/09/2013, 17:51

L'articolo del Valdai dell'altro post...che dire un discorso quasi "ottocentesco" e senza dubbio affascinante nei passi sul concetto di nazione; un concetto oggi abbastanza ignoto al novanta per cento dei politici che ricoprono presidenze o altro.
Ma e' un discorso anche con "messaggi subliminali" elettorali per l'elettorato russo, nonche' messaggi tra le righe ( neache piu' di tanto, sono evidenti ) nei confronti di paesi in questo momento avversi quali la Francia a giudicare le parole di Zio Vlady..volti a colpirne l'orogoglio.
Il tentativo di stuzzicare l'orgoglio francese, che seppur sopito dall'attuale politica, e' sempre esistente, e' tutto volto a spaccare il fronte interno francese...
L'idea che la russia abbia un suo ruolo nel mondo non e' invece un'idea putiniana, ma un'idea un po' strana, che fa parte della cultura popolare russa come ho avuto modo di imparare anni fa da un'amica :)
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Re: Appello alla prudenza lanciato da Putin

Messaggioda flyingsoul » 30/09/2013, 18:28

Maxdivi ha scritto:L'idea che la russia abbia un suo ruolo nel mondo non e' invece un'idea putiniana, ma un'idea un po' strana, che fa parte della cultura popolare russa come ho avuto modo di imparare anni fa da un'amica :)


Oh, ci vuole davvero poco per capire che per i russi esiste solo la russia :lol:
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Re: Appello alla prudenza lanciato da Putin

Messaggioda Maxdivi » 30/09/2013, 19:35

flyingsoul ha scritto:
Maxdivi ha scritto:L'idea che la russia abbia un suo ruolo nel mondo non e' invece un'idea putiniana, ma un'idea un po' strana, che fa parte della cultura popolare russa come ho avuto modo di imparare anni fa da un'amica :)


Oh, ci vuole davvero poco per capire che per i russi esiste solo la russia :lol:


Non e' quello, anche per molti italiani esiste solo l'italia, come mentalita' ed importanza, la classica "superbia patriottica". Ma e' proprio "il ruolo", una specie di compito assegnatole :) che la Russia ha nel mondo rispetto alle altre nazioni.
Nel discorso comunque c'e' anche un altro riferimento-punzecchiata, quella riguardo al partito pedofilo, che, se ricordo bene, si riferisce ad una polemica avvenuta qualche anno fa nei Paesi Bassi...
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Re: Appello alla prudenza lanciato da Putin

Messaggioda flyingsoul » 03/10/2013, 10:27

Cosa ha detto Putin a Valdai

Maurizio Blondet 26 Settembre 2013

I media occidentali hanno trovato degna di nota solo la battuta sarcastica su Berlusconi: «Lo processano perché va a donne. Fosse stato omosessuale, non avrebbero alzato un dito contro di lui». Ma Vladimir Putin, nel forum di discussione Valdai (1) con l’intervento di personalità internazionali (c’era anche Romano Prodi), ha detto ben altro. Ha affrontato il tema della crisi fondamentale di civiltà che devasta l’Occidente, e delle forze spirituali cui la Russia deve attingere, trovandole in sé, per difendersene. Si capisce che è un livello di temi e di linguaggio che i giornalisti occidentali stentano a capire, ne sono al disotto. Ecco alcuni passi del discorso:

«Oggi ci occorrono nuove strategie per preservare la nostra identità in un mondo che cambia rapidamente, un mondo che è diventato più aperto, trasparente ed interdipendente. Questo fatto sfida praticamente tutti i popoli e i paesi in un modo o nell’altro, russi, europei, cinesi ed americani – le società di tutti i paesi, di fatto.

(...) Per noi (parlo dei russi e della Russia) le domande sul chi siamo e chi vogliamo essere sono sempre più in primo piano. Ci siamo lasciati alle spalle l’ideologia sovietica, e non c’è ritorno. Chi propone un conservatorismo fondamentale, e idealizza la Russia pre-1917, sembra ugualmente lontano dal realismo, così come sono i sostenitori di un liberalismo estremo, all’occidentale.

È evidentemente impossibile andare avanti senza auto-determinazione spirituale, culturale e nazionale. Senza questo, non saremo capaci di resistere alle sfide interne ed estere, né riusciremo nella competizione globale. Oggi vediamo una nuova tornata di questa competizione, centrate sull’economico-tecnologico e sull’ideologico-informazionale. I problemi militari e le condizioni generali stanno peggiorando. Il mondo diventa più rigido, e spesso scavalca non solo il diritto internazionale, ma anche l’elementare decenza».

Ogni Stato, ha continuato Putin,

«deve disporre di forza militare, tecnologica ed economica; ma la cosa prima che ne determinerà il successo è la qualità dei suoi cittadini, la qualità della società: la loro forza intellettuale, spirituale e morale. Alla fin fine, crescita economica, prosperità ed influenza geopolitica derivano da tali condizioni della società. Se i cittadini di un dato Paese si considerano una nazione, se e fino a che punto si identificano con la propria storia, coi propri valori e tradizioni, e se sono uniti da fini e responsabilità comuni. In questo senso, la questione di trovare e rafforzare l’identità nazionale è davvero fondamentale per la Russia».

«E intanto, l’identità nazionale della Russia odierna subisce non solo la pressione oggettiva che viene dalla globalizzazione, ma anche le conseguenze delle catastrofi nazionali del ventesimo secolo, quando abbiamo provato il collasso del nostro stato per ben due volte. L’effetto è stato un colpo devastante ai codici culturali e spirituali della nostra nazione; abbiamo fronteggiato la rottura di tradizioni e consonanza della storia, con la demoralizzazione della società, con una perdita di fiducia e responsabilità. Queste sono le cause radicali dei tanti urgenti problemi che affrontiamo. La questione della responsabilità verso se stesso, verso la società e il diritto, è qualcosa di fondamentale per la vita di ogni giorno come per la vita del diritto».
(...)
«L’esperienza ha mostrato che una nuova idea nazionale non compare da sé, né si sviluppa secondo regole di mercato. Uno Stato ed una società costruiti “spontaneamente” non funzionano, né funziona copiare meccanicamente le esperienze di altri Paesi. Tali imprestiti rozzi e tentativi di civilizzare la Russia dall’esterno non sono state accettati dalla maggioranza assoluta del nostro popolo. Ciò perché l’aspirazione all’indipendenza e alla sovranità nella sfera spirituale, ideologica e nella politica estera è parte integrante del nostro carattere nazionale. Detto tra parentesi, tali approcci sono falliti anche in altre nazioni. I tempi in cui modelli e stili di vita già bell’e fatti potevano essere inseriti in Paesi stranieri come programmi nei computers sono passati.

Comprendiamo anche che l’identità e un’idea nazionale non può essere imposta dall’alto, per mezzo di un monopolio ideologico. È una costruzione molto instabile e vulnerabile, e lo sappiamo per esperienza personale; non ha futuro nel mondo moderno. Abbiamo bisogno di creatività storica, d’una sintesi dei costumi e delle idee nazionali migliori, una comprensione delle nostre tradizioni culturali, spirituali e politiche colte da diversi punti di vista; bisogna capire che (l’identità nazionale) non è qualcosa di rigido che durerà per sempre, ma piuttosto un organismo vivente. Solo così la nostra identità sarà fondata su solida base, diretta verso il futuro e non il passato. Questo è il principale argomento a riprova che un’ideologia di sviluppo deve essere discussa da persone che hanno visioni differenti, e diverse opinioni sul come risolvere dati problemi.

Sicché tutti noi – i cosiddetti neo-slavofili e i neo-occidentalisti, gli statalisti e i cosiddetti liberisti – tutta la società deve lavorare insieme per creare fini comuni di sviluppo (...). Ciò significa che i liberisti devono imparare a parlare ai rappresentanti della sinistra e che d’altro canto i nazionalisti devono ricordare che la Russia è stata formata specificamente come stato pluri-etnico e multi-confessionale fin dalla sua nascita (...). La sovranità, indipendenza e integrità territoriale della Russia sono incondizionate. Qui ci sono “linee rosse” che a nessuno è permesso scavalcare. Per quanto differenti siano le nostre vedute, le discussione sull’identità e il nostro futuro nazionale sono impossibili se coloro che vi prendono parte non sono patriottici. Ovviamente intendo patriottismo nel più puro senso della parola».

Dopo aver delineato così la libertà di pensiero desiderabile in Russia e il limite che deve incontrare (nel comune senso della patria), Vladimir Putin pronuncia la critica più lucida alla «cultura» occidentale che il Sistema occidentale vuol imporre a tutta l’umanità, e ne addita l’intento suicida e, al fondo, satanico (Putin non esita a nominare Satana, né si fa scrupolo di parlare di spiritualità).

Sono i passi più fondamentali:

«Altra grave sfida all’identità della Russia è legata ad eventi che hanno luogo nel mondo. Sono aspetti insieme di politica estera, e morali. Possiamo vedere come i Paesi euro-atlantici stanno ripudiando le loro radici, persino le radici cristiane che costituiscono la base della civiltà occidentale. Essi rinnegano i principi morali e tutte le identità tradizionali: nazionali, culturali, religiose e financo sessuali. Stanno applicando direttive che parificano le famiglie a convivenze di partners dello stesso sesso, la fede in Dio con la credenza in Satana.

La “political correctness” ha raggiunto tali eccessi, che ci sono persone che discutono seriamente di registrare partiti politici che promuovono la pedofilia. In molti Paesi europei la gente ha ritegno o ha paura di manifestare la sua religione. Le festività sono abolite o chiamate con altri nomi; la loro essenza (religiosa) viene nascosta, così come il loro fondamento morale. Sono convinto che questo apre una strada diretta verso il degrado e il regresso, che sbocca in una profondissima crisi demografica e morale.

E cos’altro se non la perdita della capacità di auto-riprodursi testimonia più drammaticamente della crisi morale di una società umana? Oggi la massima parte delle nazioni sviluppate non sono più capaci di perpetuarsi, nemmeno con l’aiuto delle immigrazioni. Senza i valori incorporati nel Cristianesimo e nelle altre religioni storiche, senza gli standard di moralità che hanno preso forma dai millenni, le persone perderanno inevitabilmente la loro dignità umana. Ebbene: noi riteniamo naturale e giusto difendere questi valori. Si devono rispettare i diritti di ogni minoranza di essere differente, ma i diritti della maggioranza non vanno posti in questione.

Simultaneamente, vediamo sforzi di far rivivere in qualche modo un modello standardizzato di mondo unipolare e offuscare le istituzioni di diritto internazionale e di sovranità nazionale. Questo mondo unipolare e standardizzato non richiede Stati sovrani; richiede vassalli. Ciò equivale sul piano storico al rinnegamento della propria identità, della diversità del mondo voluta da Dio»...

Che dire? Putin accomuna la perdita della distinzione sessuale imposta per legge in Occidente con la perdita delle frontiere, o il divieto ad una comunità politica di distinguersi dalle altre aderendo alle proprie radici; l’uno e l’altro configurano «cancellazione di confini» voluti dalla medesima forza: forza del male, nemica della volontà di Dio. Globalizzazione ultra-liberista ed omo-promozione sono da lui sentite come «la stessa cosa», sgorganti dalla stessa volontà anti-umana.

Certo non c’è un politico al mondo d’oggi che definisca così senza complessi la natura del conflitto che lo oppone all’americanismo e al suo sistema mondializzato: conflitto più che solo politico, ma escatologico (2). Siccome Putin non è un santo né un mistico, c’è da chiedersi dove abbia tratto questa capacità di valutazione metapolitica, questa speciale intelligenza. Forse l’amara esperienza personale cui allude, il crollo del sistema sovietico e della sua società; forse l’anima russa è capace di queste risonanze.

Io tenderei a non escludere che nella formazione di certi alti gradi del KGB, ci sia stato un addestramento delle menti e dei caratteri ( intelligence in senso proprio) a tener conto, e a valutare nelle analisi politiche, accanto alle forze materiali e sopra di esse, quelle culturali e «spirituali», e ancor sopra, quelle dell’Invisibile. Nel denso, introvabile romanzo sullo spionaggio sovietico e i suoi agenti d’influenza – Il Montaggio – l’autore russo-francese Dimitri Volkoff tratteggia il capo supremo della Disinformazione e Manipolazione, «generale Mohammed Mohammedovic Abdulrakmanov, due volte Eroe dell’Unione Sovietica, due volte cavaliere dell’Ordine di Lenin, cekista d’onore» e astutissimo burattinaio e manipolatore di uomini-pedine, che agonizza nella sua dacia e – con grande imbarazzato stupore dell’agente Pitman, un siloviki ebreo che lo ammira – ha acceso un lumino rosso davanti all’icona, come un qualunque mugik vecchio-credente. Sarebbe dunque cristiano, questo gran manovratore leninista di razza uzbeka e di nome mohammadico?, si domanda Pitman scandalizzato e addolorato. Il generale Abdulrakmanov, dal suo divano in cui muore, gli dice: «Sai, non sono scontento della mia vita. Forse ho un po’ piegato la Storia nella buona direzione, e una o due volte ho preso a calci nel sedere il Chitano, e spesso l’ho fatto lavorare per me» (3).

Forse sono solo fantasie. Ma non è fantasia che la Russia è tornata in sé, e la sua corazza sovietica e marxista s’è sgretolata, dopo essere stata consacrata al Cuore Immacolato di Maria, come chiese la Vergine a Fatima. E se vogliamo osare, c’è stata recentemente una giornata di digiuno ordinata dal Papa ai cattolici per sventare l’aggressione alla Siria che sembrava inevitabile... Il materialismo è stato per le masse. Certe forze, un buon cekista ha imparato a rispettarle, e a farle entrare nell’analisi strategica.

Il sito Dedefensa invita a confrontare la riflessione del capo di Stato russo con «i luoghi comuni correnti nei discorsi (dei politici) del Blocco Occidentale-Americano, col loro catechismo morale d’occasione, di una infecondità intellettuale e spirituale che non cessa di stupire per il suo riduzionismo e imprigionamento concettuale (4). Il discorso di Putin è interessante per la sua volontà di usare dei riferimenti che, al contrario, liberano il pensiero... Per una volta non c’è bisogno di «leggere fra le righe» né chiedere una interpretazione agli addetti stampa, né da completare la comprensione dell’argomento attraverso il body language».

Non si potrebbe dir meglio. È anche riconoscibile lo stigma delle forze e delle proteste che vengono scagliate contro la Russia di Putin, e che paiono tanto degne di rilievo ai nostri media: la dissacrazione di basso rango, le Pussy Riots che ballano sull’altare, le Femen che strillano a seno nudo. E questa, l’ultima, riportata il 20 settembre dalle agenzie europee: «Spogliarelliste russe contro Putin per la pace in Siria – Le ballerine di un club moscovita di striptease hanno realizzato un calendario osé, per attirare l’attenzione della gente sul problema siriano. Ne dà notizia il sito Rkb Daily». (Mosca, calendario sexy contro la guerra in Siria dedicato a Putin e Obama)


Sul conflitto in Siria, le tre signorine dissentono da Putin

Ecco chi si riduce a pagare l’intelligence, chiamiamolo così, occidentale, per fare un po’ di pandemonio. Spogliarelliste nude contro Putin. Entraineuses per la Siria. Il porno-club moscovita non approva che Assad consegni le armi chimiche. Notizia ripresa dal sito Rkb... Evidentemente, non trovano in Russia oppositori più seri da pagare, né siti informativi più prestigiosi. Sono sicuro che persino alla Cia si vergognano.




1) Il Valdai International Discussion Club vuol essere un forum di pensiero aperto a vari ospiti esteri. Fondato dalla RIIA Novosti e dal think tank governativo russo Council on Foreign and Defense Policy, cerca di suscitare ed arricchire con dibattiti ed apporti ad alto livello al pensiero strategico. Un po’ come l’atlantista Gruppo Bilderberg, il Valdai deve il suo nome alla località dove ha tenuto la prima riunione nel 2004, l’hotel Valdai sul lago Valdaiskoye, nella zona di Novgorod, ricca di monasteri e memorie storiche dell’ortodossia. L’incontro in cui Putin ha parlato è avvenuto il 19 settembre.
2) Nel senso detto da San Paolo, Efesini 1-18: «...La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Prendete dunque l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e restare saldi dopo aver superato tutte le prove».
3) Abdurakman chiama la suprema cerchia del Kgb «il Concistoro». «Noi del Concistoro siamo una fabbrica della verità. Uso esterno, uso interno. Al punto tecnico in cui siamo, tutte le immagini derivano da noi». E l’agente Pitman, di medio livello, ascoltando il generale morente, coglie «la verità. Anche lui aveva già intravisto un segreo di quest’ordine: coloro che hanno le chiavi della disinformazione devono avere anche quelle d’informazione, e le chiavi dell’informazione sono le chiavi del mondo». È stato il Kgb, sapendo la verità sulle statistiche economiche sovietiche e la perdita di terreno rispetto alla tecnologia occidentale, che tentò la riforma del sistema. La morte prematura del geniale capo del KGB, Yuri Andropov, fece sì che il progetto fosse condotto da Gorbaciov, il quale fallì. Putin è nutrito di questa esperienza.
4) Questo elemento di stupida, ripetitiva brutalità americanista è colto dal commentatore William Pfaff a proposito della soluzione escogitata ed imposta da Mosca per la Siria. La Casa Bianca continua a minacciare di bombardare la Siria, nonostante il regime siriano sia pronto a consegnare i suoi arsenali chimici, e pronto a firmare il trattato di bando di tali armi. «La Siria si assoggetta al diritto internazionale», scrive Pfaff, «il che è altamente significativo. Washington non sembra comprendere l’importanza della sottomissione del presidente Assad al diritto internazionale. Gli Usa sono diventati così indifferenti, anzi così abituati a violare il diritto internazionale, che non riesce a cogliere questo: che il resto del mondo vuol vedere Assad sottomettersi al diritto, e gli Stati Uniti (ed Israele) anche». Sono questi due ad essersi messi fuori dalla civiltà, e non lo capiscono. Mentre il nuovo presidente iraniano Rouhani stende la mano conciliante, annunciando d’essere disposto a discutere anche il suo programma nucleare, Netanyahu ha ordinato alla delegazione israeliana di uscire durante il discorso all’Onu del medesimo Rouhani; il governo e i giornali sionisti sono nel panico di fronte alla prospettiva di conciliazione, e incitano gli americani a non credere, a rifiutare la mano tesa, perché l’Iran vuol farsi comunque la Bomba e lanciarla sullo stato ebraico. Una puerile menzogna, commenta William Pfaff: «Gli israeliani lo sanno. La grossolana esagerazione del supposto pericolo è solo uno sforzo per indurre gli Usa a distruggere l’Iran come potenza regionale nel Medio Oriente, come hanno fatto per l’Iraq di Saddam, risparmiando così ad Israele la fatica...e il disonore».
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Re: Appello alla prudenza lanciato da Putin

Messaggioda flyingsoul » 10/10/2013, 13:09

...E bye bye all'egemonia iuessei:

RUSSIA, SIRIA E IL DECLINO DELL'EGEMONIA AMERICANA

DI ISRAEL SHAMIR
counterpunch.org

Un colloquio al Rhodes Forum, 5 Ottobre 2013

Prima le buone notizie. L’egemonia Americana è al termine. Il bullo prepotente è stato soggiogato. Abbiamo raggiunto il Capo di Buona Speranza, simbolicamente parlando, nel Settembre del 2013. Con la crisi in Siria, il mondo ha preso una svolta storica nell’era moderna. E’ stata un’azione rapida, rischiosa tanto quanto la crisi dei missili a Cuba nel 1962. Le probabilità di un conflitto mondiale erano alte, con America e Eurasia che tentavano di avere la meglio nel Mediterraneo orientale. Ci vorrà del tempo prima di poterci rendere davvero conto di quello che abbiamo passato: è normale, quando avvengono fatti così importanti.

I disordini negli Stati Uniti, dall’inseguimento della macchina impazzita nel D.C. fino alla chiusura del governo federale e alla probabile e conseguente crisi d’indebitamento, sono le dirette conseguenze di quell’evento.
Ricordate il Muro di Berlino? Quando è crollato, io ero a Mosca, scrivevo per Haaretz. Andai ad una conferenza stampa con dei membri del Politburo al President Hotel, e chiesi loro se fossero d’accordo con me sul fatto che eravamo vicini alla fine dell’URSS e dei sistemi socialisti. Mi risero in faccia. Fu un momento piuttosto imbarazzante. “Oh no” dissero. “Dopo la caduta del Muro il socialismo rifiorirà”. Due anni dopo, crolla l’URSS. Ora la nostra memoria ha compattato quegli anni in una breve sequenza temporale, ma in realtà ci volle del tempo.

L’evento più drammatico del Settembre 2013 è stato quel mezzogiorno di fuoco davanti alla costa Levantina, con cinque missili Tomahawk Americani puntati dritti verso Damasco – con una flotta Russa di undici navi guidate dalla portaerei-killer Moskva supportata da navi da guerra cinesi. Pare che due missili sono davvero stati lanciati verso la costa siriana, ma entrambi hanno mancato il bersaglio.
Un giornale libanese che citava fonti diplomatiche ha scritto che i missili sono stati lanciati da una base aerea NATO in Spagna e che sono stati abbattuti da un sistema di difesa mare-terra a bordo di una nave Russa. Secondo un’altra spiegazione proposta dall’Asia Times, i Russi hanno usato i loro semplici ma efficaci disturbatori GPS per neutralizzare i costosi Tomahawk, disorientandoli e causandone l’errore balistico. C’e’ poi un’ulteriore versione dei fatti che attribuisce il lancio dei missili agli Israeliani, sia che stessero realmente tentando di scatenare un conflitto, sia che si fossero un attimo distratti mentre guardavano le nuvole, come dicono.

Quale che ne sia il motivo, dopo questo strano incidente, le attese sparatorie non sono iniziate, Obama ha indietreggiato, rimettendo le pistole nel fodero. All’alba di questo avvenimento c’e’ stato poi l’inatteso voto nel Parlamento Britannico. Questo venerabile organo della monarchia inglese ha declinato l’invito degli U.S.A. a unirsi all’attacco. E’ la prima volta in duecento anni di storia che il Parlamento Britannico rifiuta una seria proposta di prendere parte ad un conflitto armato; normalmente i britannici non resistono alla tentazione.
Dopo di questo, il Presidente Obama ha deciso di passare la patata bollente al Congresso. Non aveva nessuna voglia di dare il via all’Armageddon da solo. L’azione si è quindi interrotta. Il Congresso non ha voluto entrare in una guerra senza conseguenze prevedibili. Al G20 di S. Pietroburgo Obama ha poi tentato di intimorire Putin, ma senza alcun successo. Grazie alla proposta Russa di rimuovere le armi chimiche siriane, Obama ha salvato la faccia. Tutta questa disavventura ha inferto un colpo magistrale all’egemonia, alla supremazia e all’eccezionalità degli U.S.A. E’ così finita l’era del Manifest Destiny (n.d.t.: slogan iniziato nella metà dell’800, secondo il quale era nel naturale destino e la naturale missione degli USA espandersi in tutto il Nord America, fino al Messico). Lo abbiamo imparato bene da Hollywood: l’eroe non indietreggia mai, va là fuori e spara. Se ripone le sue pistole nel fodero, non è un eroe: è un vigliacco che ha paura.
Dopo, è successo tutto rapidamente. Il Presidente Americano ha avuto un colloquio con il nuovo presidente iraniano, con grande disappunto di Tel Aviv. Il Libero Esercito Siriano ha deciso di parlare con Assad, dopo due anni di duro conflitto con lui, e la loro delegazione è giunta a Damasco, lasciando gli islamisti estremisti a bocca asciutta. L’alleato e sostenitore Qatar sta franando su se stesso. La chiusura del governo federale e la possibile conseguenza dei debiti hanno dato agli Americani una cosa di cui preoccuparsi seriamente. Con la fine dell’egemonia statunitense, i giorni del dollaro come valuta delle riserve mondiali sono contati.

Se la Terza Guerra Mondiale stava quasi per scoppiare, dobbiamo dire grazie ai banchieri. Hanno troppi debiti, compreso l’insostenibile debito estero degli Stati Uniti. Se quei Tomahawk fossero volati, i banchieri si sarebbero appellati alla causa di forza maggiore e non avrebbero più onorato il debito. Milioni di persone sarebbero morte, ma miliardi e miliardi di dollari si sarebbero salvati nei caveau di JP Morgan and Goldman Sachs. In Settembre scorso il mondo ha sfiorato una gravissima tragedia e l’ha superata, dopo che Obama ha deciso di non darla vinta ai banchieri. Forse il Premio Nobel se lo meritava, dopo tutto.

Il prossimo futuro è carico di problemi, ma nessuno di questi è fatale. Gli Stati Uniti perderanno i loro diritti di emissione come fonte di reddito. Il dollaro Americano non sarà più la valuta mondiale per le riserve anche se resterà la valuta del Nord America. Altre parti del mondo ricorreranno ai loro euro, ai loro yuan, ai loro bolivar o al dinaro. La spesa militare statunitense tornerà a livelli normali e la conseguente eliminazione di basi e armamenti oltremare consentirà al popolo Americano una transizione quasi indolore. Nessuno vorrà più star dietro all’America; il mondo si sarà stancato di vederli scorrazzare in giro con le armi puntate. Gli Stati Uniti dovranno trovare delle nuove occupazioni per tantissimi banchieri, carcerieri, militari e anche politici. Mentre ero a Mosca durante la crisi, osservavo questi sviluppi attraverso gli occhi dei Russi. Putin e la Russia sono stati a lungo sotto forte pressione.

* Gli Stati Uniti hanno sostenuto e finanziato l’opposizione liberale e nazionalista Russa; le elezioni nazionali in Russia sono state fatte apparire come una truffa. Il Governo Russo ne è risultato in qualche modo delegittimato.

* La legge Magnitsky del Congresso Americano ha dato facoltà alle autorità Americane di arrestare ed espropriare i beni di qualsiasi Russo che ritenevano non proprio “giusto”, senza ricorrere alla magistratura.

*Alcuni beni demaniali dello Stato Russo sono stati espropriati a Cipro, dove le banche erano nei guai.

* A Mosca, gli Stati Uniti hanno incoraggiato le Pussy Riot, le manifestazioni dei gay, ecc., allo scopo di promuovere tra i media occidentali e delle oligarchie Russe un’immagine di Putin come un dittatore, nemico della libertà e anti-gay.

* Il sostegno Russo alla Siria è stato duramente criticato, ridicolizzato e fatto apparire come un brutale atto disumano. Allo stesso tempo, alcuni personaggi di punta dei media occidentali hanno detto che sicuramente la avrebbe rinunciato, prima o poi, alla Siria.

Come ho scritto in precedenza, la Russia non aveva alcuna intenzione di abbandonare la Siria, per diversi motivi: era un alleato; i Cristiani Ortodossi in Siria avevano fiducia nella Russia; in termini geopolitici, il conflitto si stava avvicinando troppo ai confini Russi; ma la prima ragione era che la Russia era stufa di vedere l’America fare sempre la parte del primo della classe. I Russi hanno ritenuto che una decisione così importante doveva essere presa dalla comunità internazionale, ovvero dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti. Non gradivano per niente il ruolo di arbitri del mondo che avevano assunto gli Stati Uniti.
Negli anni ’90, la Russia era molto debole e non poteva oggettivamente obiettare alcunchè; fu dura per lei quando assistette al bombardamento della Yugoslavia e quando le truppe NATO irruppero ad est infrangendo la promessa fatta a Gorbaciov. La tragedia in Libia è stato un altro passo cruciale. Quell’infelice paese è stato bombardato dalla NATO e infine disintegrato. Dal prospero paese africano che era una volta, ora è diventato uno dei più afflitti. La presenza della Russia in Libia era piuttosto limitata, nonostante questo la Russia in quel paese ha visto sfumare diversi suoi investimenti. La Russia si è astenuta dal voto in Libia, poichè quella era la posizione presa dall’allora presidente Dmitry Medvedev, che riteneva preferibile giocare un po’ “a palla” con gli occidentali. Ma per nessun motivo ora Putin avrebbe mai abbandonato la Siria a quello stesso destino.

La ribellione Russa all’egemonia Americana è iniziata a Giugno quando il volo dell’Aeroflot da Pechino che portava Ed Snowden è atterrato a Mosca. Gli Americani le hanno tentate davvero tutte per riaverlo. Hanno sguinzagliato tutta la gamma dei loro migliori agenti in Russia. Sono state poche le voci, e tra queste poche anche la mia, che hanno chiesto alla Russia di dare a Snowden un giusto rifugio. Ma queste poche e flebili voci hanno prevalso alla fine: Mosca ha concesso asilo a Snowden.

L’altro passo è stata l’escalation in Siria. Non intendo entrare nei dettagli e nel merito dell’attacco con le armi chimiche. Secondo la Russia, non c’erano e non ci potevano essere motivi per gli Stati Uniti di agire unilateralmente in Siria o in alcun altro paese del mondo. In un certo modo, i Russi hanno rimesso la Legge delle Nazioni al suo giusto posto. Il mondo ora è diventato un posto migliore e più sicuro.

Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il sostegno della Cina. Il gigante Asiatico vede la Russia come sua “sorella maggiore” e si affida alla sua capacità di trattare con gli “occhi a palla” (occidentali). I Cinesi, nel loro tipico modo silenzioso e senza pregiudizi, hanno dato ascolto a Putin. Hanno trasferito Snowden a Mosca. Hanno posto il loro veto ad ogni provvedimento anti-siriano nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Uniti, e hanno inviato le loro corazzate nel Mediterraneo. Ecco perché Putin è rimasto saldo nelle sue posizioni. Agiva non solo per sé ma per tutta l’Eurasia.

Nella vicenda siriana ci sono stati diversi momenti di forti emozioni e di fiato sospeso, tanti da riempire dei volumi. Uno di questi è stato quel primo tentativo di mettere a tacere Putin nel G8 in Irlanda. Putin stava per incontrare tutto il fronte occidentale unito e schierato, ma è riuscito tuttavia a portarsene alcuni dalla sua parte e gettando i semi del dubbio nell’animo di altri, ricordandogli quel comandante dei ribelli siriano, sanguinario e cannibale. (http://dcclothesline.com/2013/05/18/mus ... ys-heart/- ndt) Poi è giunta la proposta di rimozione di tutte le armi chimiche in Siria. La risoluzione del CSNU (Consiglio di Sicurezza dell’ONU) ha bloccato la possibilità di attaccare la Siria facendo appello al Capitolo 7.

Miracolosamente, in questo tiro alla fune bellico, i Russi hanno avuto la meglio. Le alternative sarebbero state tremende: la Siria sarebbe stata distrutta come la Libia; sarebbe stato poi inevitabile un attacco Israeliano/Americano; i Cristiani d’Oriente avrebbero perso la loro culla; l’Europa sarebbe stata invasa di milioni di rifugiati; la Russia sarebbe apparsa come potenza inutile, tante parole e niente fatti, irrilevante come la Bolivia, un paesi in cui l’aereo del Presidente può essere fatto atterrare ed essere perquisito ogni volta che si vuole. Incapace di difendere i propri alleati, incapace di mantenere le sue posizioni, la Russia si sarebbe ritrovata con una “vittoria morale”, un eufemismo per sconfitta. Tutto quello per cui Putin aveva lavorato per tredici anni, sarebbe sfumato. La Russia sarebbe tornata indietro al 1999, quando Clinton fece bombardare Belgrado.

Il punto più critico dello scontro fu raggiunto nello scambio tra Obama e Putin sull’ “ eccezionalità” . I due non erano i soggetti giusti per quel momento: Putin era infastidito dall’ipocrisia e insincerità che avvertiva in Obama. Uomo partito dal niente per arrivare al top, Putin conserva la sua capacità di parlare apertamente con la gente di qualsiasi estrazione sociale. Il suo modo di parlare a volte può sembrare addirittura brutale. Così ha risposto a un giornalista Francese riguardo al trattamento riservato ai separatisti Ceceni: “Gli estremisti Musulmani (takfiris) sono nemici dei Cristiani, degli atei e anche dei Musulmani stessi, poiché credono che l’Islamismo tradizionale sia un nemico per gli obiettivi che si sono posti. E se volete diventare amici di un islamisti radicale o volete farvi circoncidere, siete miei ospiti a Mosca. Siamo un paese multi-religioso e abbiamo esperti che sanno fare di tutto. E consiglierò loro di effettuare l’intervento alla perfezione, in modo che niente potrà mai più ricrescerci sopra”.

Un altro esempio della sua candida e scioccante dialettica lo abbiamo avuto a Valdai, quando ha replicato alla giornalista della BBC, Bridget Kendall.
Lei domandò: “Le minacce di un attacco militare statunitense hanno avuto un ruolo determinante nel fatto che la Siria ha accettato di mettere le sue armi sotto controllo?”.
E lui ha risposto: “La Siria si è dotata di armi chimiche come alternativa all’arsenale nucleare d’Israele”. Ha fatto appello al disarmo nucleare d’Israele e ha invocato il nome di Mordecai Vanunu come esempio di scienziato israeliano che si oppone alle armi nucleari. (La mia intervista a Vanunu è stata recentemente pubblicata in un importante quotidiano Russo, ricevendo notevole attenzione).

Putin ha tentato di parlare amichevolmente con Obama. Sappiamo del loro scambio da una registrazione trapelata sulla conversazione confidenziale tra Putin e Netanyahu. Putin ha chiamato l’Americano e gli ha chiesto: “Che pensi della Siria?” E Obama ha risposto: “Sono preoccupato che il regime di Assad non osservi i diritti umani”. A Putin sarà quasi venuto da vomitare di fronte alla sconcertante ipocrisia di quella risposta. La interpretò come un rifiuto di Obama di parlare con lui “faccia a faccia”.

Di fronte all’irrigidimento della Siria, Obama ha fatto appello al mondo nel nome dell’eccezionalità Americana. La politica Americana “è proprio ciò che rende gli Stati Uniti eccezionali, ha detto. Putin ha risposto: “E’ estremamente pericoloso incoraggiare la gente a sentirsi “eccezionali”. Siamo tutti diversi, ma quando chiediamo la benedizione dall’alto, non dobbiamo dimenticare che Dio ci ha creati tutti uguali.” Era una precisazione non solo ideologica, ma anche teologica.

Come ho detto diverse volte e in diverse occasioni, gli Stati Uniti si fondano sulla teologia giudaica dell’Eccezionalità, di essere i Prescelti. E’ il paese del Vecchio Testamento. Questa è la ragione principale dello speciale rapporto che esiste tra gli Stati Uniti ed Israele. L’Europa sta attraversando una fase di apostasia e di rifiuto della figura di Cristo, mentre la Russia è profondamente cristiana. Le sue chiese sono piene, le persone usano benedirsi l’un l’altro nel tempo di Natale e di Pasqua, invece di vivere lunghi tempi “ordinari”. Oggi è la Russia il paese del Nuovo Testamento. E alla base della cristianità c’e’ proprio il rifuto dell’eccezionalità e dell’essere i “prescelti”.

Per questo motivo, mentre gli ebrei statunitensi hanno appoggiato il conflitto, condannato Assad e sollecitato l’intervento Americano. La comunità Ebraica in Russia, benchè numerosa, ricca ed influente, non ha sostenuto i ribelli siriani, ma si è unita allo sforzo di Putin di mantenere la pace in Siria. Idem per la comunità Ebraica in Iran, che ha appoggiato il governo legittimo siriano. Sembra che i paesi guidati da una chiesa forte e ben radicata sono immuni alle influenze distruttive delle lobby; mentre quelli in cui manca la presenza forte di una chiesa – come gli Stati Uniti e/o la Francia – cedono facilmente a queste influenze e adottano l’interventismo illegale come fosse la normalità.

Mentre assistiamo al declino dell’egemonia statunitense, davanti a noi abbiamo un futuro incerto. La forza militare statunitense potrebbe ancora creare disastri: la bestia ferita è anche la più pericolosa. Gli Americani potrebbero ascoltare il Senatore Ron Paul che sollecita l’abbandono delle basi militari all’estero e il taglio alla spesa bellica. Le norme di diritto internazionale e di sovranità di tutti gli stati vanno osservate. Il mondo potrà ancora amare l’America quando questa smetterà di fare il bullo spaccone. Non sarà facile, ma abbiamo già trattato per raggiungere il Capo e con esso la Buona Speranza.

Israel Shamir è uno scrittore ebreo Russo molto acclamato e rispettato. Ha scritto e tradotto in Russo molti lavori di Joyce e di Omero. Vive a Jaffa, è un Cristiano e un critico convinto di Israele e del Sionismo.Lo si può raggiungere a questo indirizzo: adam@israelshamir.net


Fonte: http://www.counterpunch.org/2013/10/08/ ... -hegemony/
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Re: Appello alla prudenza lanciato da Putin

Messaggioda geom.Calboni » 20/12/2013, 14:16

Nel frattempo Putin, ha concesso l' amnistia al suo "avversario politico" il magnate Khodorkovskii e pare che in occasione del 20° anniversario della costituzione russa la concederà anch ai membri di Greenpeace ed alle Pussy Riot:
http://www.repubblica.it/esteri/2013/12 ... ef=HRER2-2
"Stiamo attenti, siamo contenti, comportiamoci bene e mangiamo la semplicità".

Nella vita le cose serie, alla lunga, ti fregano. Gustiamoci le cose effimere che proprio in quanto tali non ti tradiscono mai.

Studio la Serbia, mi piace la Russia, frequento la Polonia.

"Ho avuto molti ospiti e di varie nazionalità ma solo quella sera tutto il il locale parlava italiano"
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Re: Appello alla prudenza lanciato da Putin

Messaggioda Maxdivi » 20/12/2013, 15:12

geom.Calboni ha scritto:Nel frattempo Putin, ha concesso l' amnistia al suo "avversario politico" il magnate Khodorkovskii e pare che in occasione del 20° anniversario della costituzione russa la concederà anch ai membri di Greenpeace ed alle Pussy Riot:
http://www.repubblica.it/esteri/2013/12 ... ef=HRER2-2


Poi dicono che e' cattivo! :lol: :lol:
Il magnate del resto mi pare che la condanna l'abbia scontata quasi tutta...quindi non c'e' tutta questa generosita'.
Credo che poi l'abbia convinto a non creare problemi.
Le pussy Riot fanno tanta pubblicita' e politicamente contano poco.
I Greenpeace, la loro "lezione" l'hanno avuta. Questo al di la' del fatto ambientale, che in realta' rimane sullo sfondo. Piu' che altro la "lezione" non era per loro ma per i loro stati di appartenenza.
Infatti hanno avuto trattamenti un po' diversi a seconda delle nazionalita'. Con i Paesi Bassi c'e' stato un grande scontro politico, che nasconde uno scontro economico.
Sull'amnistia generale, e' un provvedimento abbastanza ampio, previsto per circa 20'000 prigionieri, che non hanno commesso reai violenti.
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