sabato 13 giugno 08.40
In attesa di partire con un tour che mi porterà a Garni/Gerhard e sul lago Sevan recupero un po’ di cose!
Purtroppo la giornata di ieri è stata abbastanza pesante e posso sbilanciarmi dicendo che ho passato una mezza crisi.. quando capitano momenti così faccio sempre l’esempio con la crisi del ciclista Olano in un vecchio giro d’Italia, quando in maglia rosa è andato in crisi perdendo un sacco di minuti.
Ho patito particolarmente due cose, l’aver dormito poco in treno ma soprattutto il caldo pazzesco che ho trovato a Yerevan, mai stato in un posto così caldo e umido; comunque crisi ampiamente superata e che alla fine fortunatamente mi ha limitato solo parzialmente.
Com’è stato il viaggio in treno? carrozze comode, mobilio d’altri tempi, sulle pareti immagini pubblicitarie di Yerevan ma lettino confortevole e pulito.
Solo non avevo considerato le frontiere… arriviamo al confine verso le 10.30, primo stop in Georgia in uscita dove avviene il solito controllo documenti ma l’attesa sarà di oltre un’ora; poi tocca all’Armenia dove la polizia sale con uno scanner portatile e dopo una mezz’oretta arriva un altro controllo con apertura bagagli.
Tra l’altro se non mi son sbagliato ma guardando fuori dal finestrino, vicino alla bandiera dell’Armenia, c’era anche quella Russa.. allucinazione?
In totale staremo fermi almeno 2 ore e sta di fatto che dormo 5 ore visto che alle 6 la “controllora” ci sveglia ed arriviamo a Yerevan puntuali alle 6.40.
L’ultimo tratto l’ho fatto attaccato al finestrino cercando di farmi una prima impressione di questa nazione; se confrontata alla Georgia la campagna mi sembra un po’ più secca ed anche un po’ più povera con molte case diroccate ed auto quasi tutte parecchio datate.
Tutto il contrario di quello che troverò invece arrivando al centro di Yerevan
Fuori dalla stazione (piccolina ma tenuta molto bene e pulitissima) evito i taxisti che mi si propongono e prendo la metro.. anche qui unione tra vecchio e nuovo, stazione in stile sovietico e treni modernissimi.
Alle 7 sono in centro ma la città è deserta e così raggiungo l’ostello con l’idea di piazzarmi in camera e farmi due orette di riposo; niente da fare.. la ragazza che gestisce l’ostello, tra l’altro molto carina, arriverà solo alle 9 e così mi tocca stare nel salotto dove almeno inizio a fare conoscenza di alcuni ospiti, una signora spagnola e 2 giovani americani che son a lavorare in Turchia per il governo.
Vado in cucina, dal balcone vedo per la prima volta il monte Ararat che con i suoi 5.000 metri d’altezza svetta su tutto il resto, evito di fare colazione con noodles, uova e caffè armeno e finalmente alle 10, dopo una bella doccia, esco alla scoperta dalla città.
Sento subito stanchezza, il caldo mi appesantisce ad ogni passo che faccio però noto subito il suo stile “europeo” con grandi vialoni, belle passeggiate sotto le piante, negozi moderni, nessun barbone.. tutto fin troppo bello e pulito.
Mi fermo un attimo a mangiare scegliendo di star leggero, un Tabbouleh che mentalmente mi riporta in Libano, e poi via di nuovo alla scoperta di questi luoghi.
Scendo verso la piazza centrale, con la sua bella scalinata che fa da fermata della metro, il museo nazionale, le fontane bellissime ed il palazzo sovietico con la torre dell’orologio (qui non hanno cancellato la falce e il martello come a Tbilisi).
La piazza è enorme ed al centro, al posto di Lenin, non hanno messo nulla; forse è meglio perché così danno centralità ai palazzi e soprattutto alla fontana.
Proseguo verso la moderna chiesa di San Gregorio, poco ornata ma luminosa.. peccato che la sua scalinata mi toglie le ultime forze e mi costringe ad un lungo pit-stop nel carino parco giochi lì vicino.
D’ora in avanti sarà sempre così.. leggera camminata e sosta, questo caldo non mi da tregua.
Passo attraverso al mercato Vernissage che, come quello di Tbilisi, mi da pochi spunti (compro giusto un porta oggetti in legno molto carino) e continuo sulla moderna Hyusisayin Poghota arrivando fino all’Opera House; La strada ha tanti bar e negozi occidentali con marche a noi conosciute, anzi direi che un buon 30% ha un nome italiano; poi l´architettura è fatta veramente bene, bei palazzi armoniosi che si sposano bene tra loro senza essere pacchiani e mantenendo una certa eleganza.
Alle 4 mollo la spugna, rientro in ostello per riposarmi un’oretta anche perché alle 6 voglio partecipare all’Ararat Tour.
L’Ararat è uno dei brandy più famosi al mondo, amato da Stalin ma soprattutto da Winston Churchill viene prodotto interamente qui in Armenia e posso io non cogliere l’occasione per visitarne la fabbrica??
Scendendo a piedi dal mio ostello passo per l’unica moschea presente in città ed in lontananza vedo lo stadio, dove scopro che l’indomani ci sarà il Portogallo per la partita di qualificazioni ai prossimi europei.
Il tour mi è piaciuto parecchio, spiegato bene e in modo semplice, partendo dalla produzione, alla storia, l’esportazione e l’introduzione alla vista della botte della pace; cioè una botte di brandy che verrà aperta solo quando verrà risolta la famosa questione del Nagorno Karabakh con Azerbaijan.
Ovviamente la parte più bella è quella finale, la degustazione.. io (unico del mio gruppo) opto per l’assaggio di 3 brandy di diversa invecchiatura.. il 3, il 4 e il 20 anni.
il primo dolce e delicato ma è il 20 anni sarà il top assoluto! Nel frattempo parlo con i vicini di tavolo, gruppo di giovani americani con una ragazza che è figlia di immigrati armeni e che per la prima volta visita il paese dei suoi genitori.
L’americana, tra le altre cose, mi spiega che è usanza nei matrimoni fare bere un bicchiere di brandy alla sposa prima di andare in chiesa.
Rientro in centro in taxi e mi faccio lasciare alla Cascade, dove ho un primo interessante assaggio di questa zona.
La sera vado a cena in un ristorante vicino all’ostello, la Tavern Yerevan (
www.pandokyerevan.am); nei tavoli di fianco solo armeni e c’è pure un forno del pane a vista (dietro specchio).
Mi guardo intorno e noto che le porzioni sono assurde, studiate più per banchetti misti che per ordinare il singolo piatto, ed in mezzo a chi pasteggia a vodka e a chi con bicchiere di latte, faccio le mie scelte.
Zuppa di funghi (che aiuta sempre a sistemare lo stomaco), vino locale Karas ed agnello con riso.. per quest’ultimo mi arrivano 5 pezzi squisiti di agnello al forno ed almeno 200 gr di riso un po’ speziato ma delicato; purtroppo non riesco a finirlo tutto e così, sazio e stanco rientro in ostello dove crollo nel sonno.
Prima impressione? mi avevano parlato di un’Armenia molto povera ma finora, qui a Yerevan, vedo tutt’altro.. non vedo barboni o mendicanti ma gente ricca mescolata a gente che lavora dignitosamente.
Ora son curioso di vedere la campagna e la periferia.
domenica 14 giugno 16.00
Sono sulla Hyusisayin Poghota in una pausa a metà pomeriggio in attesa di “scalare” la Cascade.
Sono state belle giornate, molto intense, interessanti e dove finalmente ho scoperto un po’ di più di questa Armenia.
Ieri tour con ostello Envoy (non è quello dove alloggiavo,
www.envoyhostel.com/yerevan/) in modo da fare Garni/Gerhard insieme al lago Sevan visto con i mezzi locali non ci stavo dentro con i tempi.
Alla fine non mi son pentito anzi tour organizzato molto bene con poca gente (una 10ina), guida giovane, simpatica e molto abile nello spiegare ma che, allo stesso tempo, ha dato modo di visitare i luoghi a proprio piacimento.
Finalmente son uscito da Yerevan ed ho visto un po’ di campagna armena.. che dire? confrontandola con la Georgia mi sembra più secca e meno abitata (non che in Georgia ci fosse così tanta gente…), ma anche qui ho trovato scorci interessanti che mi hanno tenuto attaccato al finestrino.
Per esempio per strada si vedono deviazioni che portano a città con nomi come Gagarin, paesino che non c’entra nulla con il famoso cosmonauta, ma comunque è forte trovare ancora l’influenza sovietica.
Durante il trip verso il lago Sevan conosco un po’ i compagni di viaggio e tra gli altri c’è anche un giornalista italiano freelance; la guida nel frattempo risponde alle classiche domande su come si stava durante il periodo comunista e le risposte son più o meno le stesse di quelle già sentite in precedenza….. si era tutti poveri uguali, mentre ora ci sono ricchi e poveri.
Arriviamo sulla riva del Sevan e sono piacevolmente sorpreso, tira una bella arietta e finalmente si ha un po’ di fresco; il lago è parecchio grande, il vento crea delle onde dandomi l’impressione di essere quasi al mare e poi le due chiesette spiccano sulla collina rendendole molto fotografiche.
La vista dall’alto della collina merita parecchio, le coste son ancora vergini con poche costruzioni anche se si iniziano a vedere cantieri di nuovi hotel o cose simili.
Il primo impatto con le chiese armene è forte, all’interno le trovo spoglie con poche rappresentazioni, buie e quasi cupe.. solo le incisioni sulle pietre son molto rappresentative e devo dire affascinanti.
Ci spiegano che per la loro religione all’interno delle chiese non devono esserci fattori distrattivi e per questo le icone son semplici e generalmente rappresentano solo la madonna.
Altra informazione che ottengo dalla guida è che nel periodo sovietico non era possibile posare le candele all’interno della chiesa e quindi la gente la teneva in mano o la appoggiava nelle fessure delle pareti ed è per questo che le pareti sono tutte annerite dal fumo.
Come dicevo i simboli scolpiti nelle rocce sono quelli che mi colpiscono di più, in particolare quelli dove la croce in mezzo fa da spartiacque, sopra il paradiso e sotto l’inferno ed è la fede quella che farà la differenza tra salita o discesa una volta morti.
Costeggiando il lago proseguiamo verso il monastero hayravank che si conferma buio e cupo ma a fine giornata sarà quello che mi è piaciuto di più.
Per strada non è raro trovare mucche o pecore che pascolano libere occupando la corsia e fermando il traffico.. Yerevan sembrava così lontana; anche se più povera, la campagna o la periferia le ho trovate ordinate, pulite, dignitose.. non ho visto immondizia buttata per strada o scene di assoluta miseria.
Giriamo anche per un cimitero armeno, pure qui le pecore pascolano libere e da una vecchietta con faccia così simpatica compro un berretto di lana fatto a mano, non son riuscito a dirle di no.
Scopro che sulle tombe viene rappresentato come una persona ha vissuto e come è morta.. per esempio il pescatore annegato ubriaco.. particolare come cosa.
A pranzo si va a casa di una famiglia locale, altro punto a favore del tour che così porta soldi direttamente alla popolazione locale senza troppi giri.. gran buffet di verdure, carne, frutta e dolce.
Per chiudere la giornata mancavano le due attrazioni principali; il tragitto è abbastanza lungo ed in parte su strada dissestata.. in lontananza si vede una centrale nucleare e per passare il tempo parlo un po’ con il giornalista italiano; son fortunato perché conosce benissimo l’architettura e la cultura medio-orientale e grazie a lui scopro tante cose, come per esempio l’affinità tra le costruzioni orientali e quelle di altri luoghi e tante altre piccole cose.
Il monastero di Gerhard, forse il più importante dell’Armenia dal punto di vista storico, è differente dagli altri; finora ho trovato chiese in cima a colline o sulla cresta di una roccia ma questo invece nel mezzo di un canyon.
L’ampio interno è poco illuminato ma le candele accese, con la loro luce delicata, rendono l’atmosfera così suggestiva.. becchiamo anche un matrimonio, è festa.. con petali di rose ovunque, damigelle, famigliari in attesa di andare al banchetto; chissà se la sposa ha veramente bevuto un bicchiere di Ararat prima di venire qui?
Chiudiamo a Garni dove ormai non c’è più nessuno e possiamo godercelo in tutta calma; il tempio è in parte ricostruito ma rimane pur sempre l'unico tempio greco rimasto e poi la vista sul canyon è fantastica.
L’amico giornalista mi consiglia di assaggiare delle specialità che vendono al mercatino fuori dal tempio, son delle specie di cialde al melograno, albicocca, molto acide da accompagnare al thè.. son così particolare che ne prendo un paio da far assaggiare a casa.
Tornato in ostello rifletto su come sapessi poco su questa zona ed in particolare sull’Armenia.. paesi spesso dimenticati ma con dietro una grande storia, spesso difficoltosa ma che ora sta cercando di costruire un nuovo futuro, un futuro così differente tra loro; la Georgia sicuramente più verso l’Europa mentre l’Armenia tende ad essere più un paese Medio Orientale con tocco asiatico ed un tocco europeo senza dimenticare l’influenza russa, sicuramente uno dei loro principali partner economici. E’ un mix che conquista!
La sera mi trovo con l’amico, cena veloce con tavola calda locale e poi in giro in mezzo alla marea di gente che passeggia per le strade del centro; si sta giocando Armenia – Portogallo, i padroni di casa segnano il 2 a 3 ed è festa e si spera nel pareggio.
Le via dal teatro fino alla piazza principale sono strapiene.. giovani, vecchi, turisti.. e poi c’è lo spettacolo delle fontane illuminate che vanno a tempo di musica classica; che bello vedere la passione che hanno questi paesi per le arti tipo balletto, opera, musica classica.
Mentre siamo in giro ci provano ad abbordare due tipe.. ma sono le più lontane parenti di kim kardashian così le molliamo lì e finiamo in un pub; è sabato e la gente è bella alticcia.. ma stranamente all’una il posto chiude e le strade intorno sono semivuote.
Invece traffico c’è né… in altri tempi avrei saputo dove andavano tutti ed in quale discoteca si poteva finire, ma oggi son già contento così.
Vado a casa con un dubbio atroce.. ma perché in Armenia per dire grazie dicono tutti “merci”?? che cavolo c’entra la Francia qui?