Jena Plissken ha scritto:La notte del 24 aprile 1915 iniziava l'orrendo e sistematico sterminio del popolo armeno nei territori dell'Impero ottomano, non credo quest' anno se ne parlerà molto, in occasione del centenario, per non urtare la suscettibilità dei turchi ed è una vergogna, la Turchia ha sempre negato il genocidio degli armeni e ha represso duramente chi lo sosteneva
obe ha scritto:Bravo Jena, articolo molto interessante anche per via del mio futuro viaggio li.
Jena Plissken ha scritto:Si aspre polemiche tra Vaticano e Erdogan che sfrutterà il nazionalismo turco per prendere voti alle elezioni, Erdogan l' anno scorso parlava di pace e cooperazione senza contemplare ovviamente nessun riconoscimento
Ho riletto alcuni particolari che non ricordavo nello specifico, il trattato di Sevres del 1920 sancì l' indipendenza armena ( ovviamente molto più estesa di oggi da prima di Trebisonda al lago Van ) : ma Turchia e Russia se la spartirono, l' Ararat , la montagna sacra per gli armeni , venne ceduto ai turchi nel 1921 con il trattato di Kars da Stalin per mantenere buoni rapporti con Ataturk, tra finire completamente in mani turche gli armeni del resto preferirono la Rivoluzione Sovietica ovvero il male minore
Jena Plissken ha scritto:Grande post Max : io ho dato due accenni sommari tu hai sviscerato la questione a fondo e con precisione ma di Ottomani e giovani turchi si sa te ne intendi
Il titolo originale del volume è "Pagine di sangue. La testimonianza di un sacerdote francese sul massacro degli armeni".
Raphael Stainville ha costruito un volume di inchiesta giornalistica mescolando pagine provenienti, a suo dire, da un manoscritto risalente al 1909 e contenente il resoconto di un testimone oculare di quelli che furono gli scontri interetnici di Adana (sbrigativamente classificati come "massacro degli armeni") insieme a resoconti sulla situazione dei cristiani in Anatolia nei primi anni del XXI secolo, raccolti con la permanenza diretta nella Adana contemporanea.
Il volume soffre di molti tra i difetti tipici del genere letterario, a cominciare dall'attribuzione dei fatti di Adana ad una metafisica malvagità indifferentemente etichettata come "turca" o come "musulmana"; la descrizione degli eventi attribuita ad un non meglio identificabile "padre Rigal" consta di una lunga aneddotica di atrocità da grand guignol e di crudeltà efferate esposte con dovizia di particolari e non aggiunge alcunché ad una ricostruzione evenemenziale dell'accaduto e tanto meno alla ricerca delle sue cause. Stainville ha impostato il proprio lavoro sul binario di un'assoluta parzialità e l'intento del volume, che è quello di tracciare un parallelo tra le condizioni degli armeni alla vigilia della prima guerra mondiale e quelle dei pochi cristiani della Turchia contemporanea, è per lo meno discutibile, anche perché il limite dato dall'aneddotica affligge anche le conclusioni che Stainville tenta di ricavare partendo dal (presunto) manoscritto del gesuita Rigal.
Il volume cita, tra le altre cose, l'assassinio del sacerdote Andrea Santoro avvenuto a Trabzon nel 2006 e seguito da un'onda lunga di aggressioni dello stesso genere, eloquentemente interrottasi con la fine delle fortune elettorali e mediatiche dei "neocon" yankee e della presidenza Bush.
Escludendo sbrigativamente i disturbi comportamentali degli aggressori e le motivazioni da criminalità comune, Stainville mette ogni cura nell'indicare l'odio anticristiano -a sentir lui metafisicamente permeante popolazione ed istituzioni turche- come causa prima di quanto accaduto.
Il bias islamofobo in generale e turcofobo in particolare che connotano il lavoro fanno descrivere a Stainville una Adana a tutt'oggi trascurata, provinciale, infida e male in arnese che fa letteralmente a pugni con la realtà delle cose. Così come a pugni con la realtà delle cose fanno le condizioni di impunità assoluta che secondo Stainville caratterizzerebbero le azioni "anticristiane" commesse a tutt'oggi per demolire il prestigio, la credibilità e la vita stessa dei cittadini turchi di religione cristiana e dei sacerdoti provenienti da altri paesi. Perfino anadolukattolikkilisesi.org, citato a piè di pagina dal traduttore del testo, presenta contenuti in grado di smentirlo.
Grande Male, irto di limiti e probabilmente anche privo di intenti storiografici veri e propri fin dal suo primo abbozzo, non rappresenta una lettura utile per chi sia interessato agli avvenimenti che portarono alle deportazioni e ai massacri del 1915 e può prestarsi più che altro come fonte per ricostruzioni propagandistiche e di parte.
http://www.iononstoconoriana.com/libri/ ... rmeni.html
http://www.iononstoconoriana.com/questo-sito.html
geom.Calboni ha scritto:La cosa che ho notato è che fino a poco tempo fa, anche fino ad un paio di anni fa, nessuno ne parlava. Ora invece va "di moda". Sono anche questi dettagli che ti fanno effettuare riflessioni ulteriori.
Personalmente scoprii il genocidio degli armeni a Erevan, pochi anni fa, andando a visitare il museo-memoriale dedicato a questo triste accadimento storico.
Maxdivi ha scritto:Altra cosa molto interessante e' che praticamente tutti i maggiori responsabili di abusi di violenza sui civili furono condannati e giustiziati come criminali dalla neonata repubblica turca post guerra. Compresi diversi personaggi di spicco che furono eliminati all'estero.
Sto approfondendo inoltre il ruolo degli Stati Uniti nella vicenda. Che in pratica subirono la propaganda inglese.
Propaganda inglese nata proprio per giustificare il conflitto sia agli occhi dell'opinione pubblica interna ma anche per convincere gli Usa ad entrare nel confitto dalla parte giusta.
Jena Plissken ha scritto:Maxdivi ha scritto:Altra cosa molto interessante e' che praticamente tutti i maggiori responsabili di abusi di violenza sui civili furono condannati e giustiziati come criminali dalla neonata repubblica turca post guerra. Compresi diversi personaggi di spicco che furono eliminati all'estero.
Sto approfondendo inoltre il ruolo degli Stati Uniti nella vicenda. Che in pratica subirono la propaganda inglese.
Propaganda inglese nata proprio per giustificare il conflitto sia agli occhi dell'opinione pubblica interna ma anche per convincere gli Usa ad entrare nel confitto dalla parte giusta.
Due vere proprie perle che abbisognano di approfondimenti Grazie ancora per essere sempre sul pezzo, mi sembra un caso più unico che raro, ( non vorrei dimenticare qualcosa )
di " giustizia " riguardo ad un episodio storico riguardo ad una popolazione civile della parte avversa o straniera, il che se ancora ce ne fosse bisogno rivaluta ulteriormente il Kemalismo
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