La mia Georgia.

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La mia Georgia.

Messaggioda gringox » 07/07/2016, 18:45

Cari otristi, eccomi di nuovo qui, stasera sono in vena di ricordi di viaggio, ehehehe :D

Riporto qui il link al topic sulla Georgia che ho aperto nel 2013 sul forum russia-italia, sicuro che a qualcuno di voi piacerà ;)

Inserisco il link alla prima pagina del topic, mentre riposto qui per intero il racconto dell'ultimo viaggio a Batumi di settimana scorsa ;)

Buona lettura.

- http://www.russia-italia.com/1-vf14-vt1 ... ml?start=0

Ciao a tutti.

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Re: La mia Georgia.

Messaggioda gringox » 07/07/2016, 18:46

Batumi.

E dopo la montagna si vola al mare...
http://www.russia-italia.com/vai-a-43-v ... ?start=630
http://www.russia-italia.com/44-vf34-vt ... ?start=645
...il caso ha voluto che, in questo 2016, due “ponti” fossero ravvicinati, quello della Pentecoste, che ho trascorso con la famiglia sui Carpazi; e questo, del “den’ Konstitutsii” (“giorno della Costituzione”), che, cadendo di martedì 28 giugno, mi permette di avere ben 4 giorni buoni per fare il viaggetto in Georgia.

Spettacolare l’atterraggio che in un lampo di quache secondo mi irradia per intero la compatta e brulicante città di Batumi. Riconosco subito dall’alto posti già noti, e già sento l’emozione per questo ritorno qui, a distanza di due anni. È la prima volta che arrivo direttamente a Batumi; negli anni precedenti, quando si volava con la Wizz Air, si atterrava a Kutaisi e poi in marshrutka si giungeva qui. Adesso che la “Wizz”-ucraina ha fortemente ridotto le destinazioni eliminando la Georgia, la nuova tratta Kiev-Batumi è servita da una compagnia pure nuova, la Yan Air.

Il piccolo aeroporto e la totale assenza di movimentazione favoriscono una veloce uscita. Batumi ci accoglie con un caldo umidissimo, ma in fondo, è quello che desideravo. Al mare deve fare caldo, e soprattutto, per me, l’acqua del mare deve essere calda...

Ci metto poco a realizzare che sono di di nuovo in Georgia. Subito un assalto di taxisti rumorosissimi, beccandosi tra loro per la preda del momento, mi proietta in una dimensione che già conosco. Questa volta sono in compagnia della famigliola al completo. E per Paolino si tratta del suo primo viaggio all’estero che non sia Italia; mentre il più piccolo – il Giorgetto – ce lo eravamo portati dietro in primavera durante un week end a Riga.

Ehh già, anche la Georgia è uno dei posti che negli ultimi anni sento “miei”, e che apprezzo a tal punto che sono riuscito a farlo amare anche alla moglie. È forse uno dei Paesi più affascinanti tra tutti quelli da me visitati. Più volte ho raccontato della sua somiglianza alla cara Italia: le montagne, il mare, i paesaggi e la natura in generale; un forte regionalismo che si riflette nei dialetti e nei cibi e in un certo campanilismo, la tradizione eno-grastronomica, la storia antica, le usanze, l’arte, la Cristianità... ma tutto, rispetto all’Italia, in versione più compatta, considerata la modesta entità del territorio. In tanti anni di visite credo di aver girato e conosciuto parecchio questo Paese. Qui ho amici fraterni, perchè quando hai un amico georgiano... è per la vita! Ed ho un legame simbolico profondo con esso, incarnato nel nome del mio secondogenito, che lo deve proprio a questa terra; qui infatti, mentre ci trovavamo a Tbilisi e, indecisi, parlavamo coi nostri amici georgiani su che nome dare al nascituro, io e la mogliettina abbiamo trovato il consenso proprio su “Giorgio”. Che poi San Giorgio è pure il patrono della Georgia e questo nome è molto popolare e rispettato qui.

Non sono un grande amante del mare. Trascorrere intere giornate su una spiaggia, sotto il sole o sotto un ombrellone non fa per me; sin da piccolo ho sempre amato la montagna perchè essa riempie non solo i miei polmoni di aria pura, ma soprattutto lo spirito di soddisfazioni e di pienezza interiore. Ma il mare è il giusto compenso agli sforzi della montagna, e qualche giorno di svago e ralax, alternato ad altre escursioni, è sempre il benvenuto! A maggior ragione qui dove, da qualche tempo – da quando ho ripreso a viaggiare in Georgia con la moglie, nel 2013 – si trova il “mio” mare. Il mar Nero l’ho visto da varie angolazioni. L’ho toccato nelle sabbiose spiagge della Bulgaria, nella pure sabbiosa e monotona costa di Odessa, fino alla scenografica Crimea. Ma è in questa estremità meridionale (qui in Georgia e nella adiacente costa turca) che apprezzo maggiormente questo mare, proprio perchè oltre al paesaggio e all’ambiente, d’estate qui l’acqua del mare è più calda. In Crimea per esempio, anche in piena estate e con mare liscio come l’olio mi ricordo di giornate in cui l’acqua era gelida per un qualche movimento di correnti sottomarine... e tali correnti sono frequenti...

La bella e selvaggia Crimea – perchè davvero i paesaggi marittimi più belli sul mar Nero li ho visti li, ed in particolare nella zona di Novij Svet – che ricordi...!
(Qui il racconto di qualche avventura di anni fa in quella terra: http://www.russia-italia.com/3-vf34-vt1 ... l?start=30)


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Il paesaggio a Novij Svet. Foto dal mio archivio fotografico di un viaggio in Crimea del 2011.


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...e ancora.


L’ho girata in lungo e in largo quella penisola, e là amavo trascorrere “ponti” del genere in passato, ma adesso è per me più lontana e più difficilmente gestibile. Ora infatti, essendo tornata a far parte della Russia, necessito del visto per andarci (e ne avrei 3 di visti da fare: per me e per i due bambini anche loro con passaporto italiano), e poi c’è un confine che è un pò un’incognita (tra controlli, tempi, stress di attese, ecc.); e non ci sono più voli diretti o treni da Kiev. Ecco dunque che la soluzione ideale è quella di Batumi che posso raggiungere comodamente in poco più di due ore di volo. Tra l’altro è un’opzione ancor più stimolante per me perchè posso unire mare, avventure nella natura “zaino in spalla”, “mangiatine” spettacolari, ecc.; il tutto in una cornice colorita e varia che solo un territorio ex-sovietico ti dà. Anche la lingua non è un problema, a Batumi la gran parte della gente – molto più che a Tbilisi, per esempio – parla russo, sebbene con quel divertentissimo accento e cadenza caucasici.

Nell’appartamento, in ul. Akhmeteli, c’è già Manana – la padrona – che ci aspetta. Quest’anno, per comodità, ho preso in affitto un appartamento. La casa è quella in cui lei vive, ma che, per arrotondare le entrate, affitta ai turisti spostandosi lei da un’altra parte. Certo dalle foto su “booking.com” mi ero fatto un pò un’altra idea... l’interno in qualche modo coincide, si tocca con mano che è una casa “vissuta”. L’arredamento è quello tipico degli anni ’80 sovietici, con quello stile inconfondibile ricco di mobilio in legno laccato; essa è spaziosa e luninosa; e noi tutti ci sentiamo subito a nostro agio. L’edificio è una “mnogoetazhka” sovietica col tipico ingresso puzzolente e sporco. E poi la chicca: proprio oggi – giorno del nostro arrivo – hanno chiuso in città l’acqua calda. Anche questo è un aspetto tipico delle città post-sovietiche: d’estate per la manutenzione delle tubature spesso viene toltla l’acqua calda. Qui non c’è il boiler; significa che per questi quattro giorni dovremo arrangiarci con l’acqua fredda o col buon vecchio sistema del riscaldamento (qui c’è la cucina eletrica) dell’acqua nei pentoloni... ma non è un problema! Fuori fa un gran caldo e una doccia fresca dopo il mare non è certo una catastrofe. E il mare è davvero a due passi da qui.

Il centro storico di Batumi è piccolo e delimitato dalle due magistrali principali, la ul. Rustaveli, parallela al mare, e, più in dentro, la ul. Chavchavadze. Tra loro si collegano perpendicolarmente decine di viettine, che ne intersecano altre parallele, pullulanti di negozietti, di piccoli hotel, di localini tipici e di bancarelle varie. Questo è il cuore della città vecchia. Si alternano casette con facciate restaurate, molto belle, alcune in stile zarista, ad altre fatiscenti e diroccate; esse sono una attaccata all’altra, tutte basse, a due-tre piani; certi balconi, molti sei quali in legno, paiono lì lì per crollarti in testa, tanto sono decadenti... curioso poi il “fai da te” georgiano (questo l’avevo notato anche a Tbilisi): dentro i cortili delle case spesso si incontrano costruzioni aggiuntive “selvagge”, poggiate su improvvisate colonne di ferro – sicuramente fuori da ogni piano regolatore – che servono per allargare la propria abitazione. E poi la biancheria appesa da una finestra all’altra dei palazzi, col sistema a carrucola per trascinarla indietro verso la finestra...


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Le fontane in centro (da non confondere con le "famose danzanti") non lontano dal lungomare.


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Il teatro dell'opera.


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Scorcio del centro.


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Scorcio del centro.


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Le fontane in centro di notte.


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Localini all'aperto in centro, in una piazza che si chiama proprio "Piazza".


C’è poi la Batumi nuova! Subito l’occhio mi cade su un altissimo grattacielo, che due anni fa – ricordo – non esisteva ancora... L’hanno costruito proprio vicino alla ruota panoramica e alla torre dell’alfabeto, vicino al porto, ed hanno a mio parere reso meno bello questo “rajon”. Me ne rendo durante la prima gitarella della vacanza – un giretto in motoscafo giusto per respirare un po' di brezza marina.


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Vista di Batumi dal mare.


Non ripeterò questa volta, per mancanza di tempo, la salita con la cabinovia che porta al "belvedere". Ma il ricordo di quella vista me lo porto ancora dentro...


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Foto d'archivio tratta dal mio viaggio a Batumi del 2014. La vista dal "belvedere" sulla città. Come si può vedere, rispetto alla foto sopra, non c'è ancora il nuovo grattacielo, costruito negli ultimi due anni.


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Sempre dal viaggio del 2014.


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...e la vista sul porto.



C’è poi la Batumi sovietica con i tipici “spalnye rajony” (quartieri dormitorio) e ci sono poi decine di palazzoni “mnogoetazhki” (condomini "a tanti piani"), alcuni anche di buon livello qualitativo, che si estendono sul lungomare fuori dal centro in direzione aeroporto: questa sorta di Batumi-2 è realizzata per il business... con 30.000 dollari si può comprare un monolocale... non nascondo di averci fatto un pensierino già da tempo...

La voglia di andare subito a vedere il mare è forte. I pargoli scalpitano, Paolino vuole buttarsi già in acqua ed io pure ho voglia di fare il primo bagno. E così in breve siamo in spiaggia e ci dedichiamo al bagno e a fare una lunga passeggiata sul lungomare. Un aspetto che apprezzo molto in questa parte di mar Nero è la spiaggia ghiaiosa. Non so perchè, ma quando ero piccolo amavo la sabbia (e vedo, quando sono al mare in Italia, che anche ai miei piccoli piace); crescendo, ed ora ancor di più, la sabbia non la sopporto più e preferisco i sassi, che mi evitano il fastidio, uscendo dall’acqua, di sentirmi i piedi sporchi. La spiaggia non è larghissima, e poi, nonostante sia già iniziata la stagione balneare, non c’è tanto movimento – e questo l’avevo notato anche le altre volte in passato. C’è un certo turismo locale, georgiani e armeni; dalla parlata si sentono poi molti russi e ucraini; e poi ci sono i turchi, i “vicini di casa”, che – come ci racconta la gente del posto – qui possono stravaccarsi in spiaggia sorseggiando una fresca birra, a differenza che a casa loro dove è proibito. I turchi li si riconosce subito e per la parlata e per l’aspetto fisico più arabeggiante dalla pelle più scura; nel complesso i giovani turchi hanno dei bei fisici, snelli e robusti, molti uomini hanno la barba folta; i georgiani invece sono un pò tutti uguali, hanno la pelle più chiara, i capelli scuri e una pettinatura con la riga a lato (a sinistra o a destra)... le donne sono abbastanza inguardabili, a parte rari casi; si nota che nella loro millenaria storia non hanno avuto un gran chè di miscugli con altre razze: il naso è forse una delle caratteristiche maggiormente distintive del popolo georgiano: un pò aquilino e prominente. E le “panzette” messe in bella mostra sono un programma... per non parlare del tono di voce... già hanno una lingua che oltre che indecifrabile è dura e gutturale; se poi si aggiunge il tono di voce alto e lo stile un pò aggressivo delle conversazioni, l’impressione per chi non li conosce è quella che siano sempre incazzati o che stiano litigando. Questo è il bello della diversità...


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Il "benvenuto" mangereccio a Batumi: "adjarskij" khachapuri (quello con l'uovo), tipica insalata fresca georgiana con cetrioli e pomodori e guarnita con la tipica salsa di noci; e piatto di formaggi tipici, tra cui predomina il morbido "suluguni".


È piacevolissimo passeggiare sul lungomare. Lo ricordavo così, curato, pulitissimo e molto verde. Un filare di piccole palme delimita la pista ciclabile dalla strada dal passeggio che costeggia la spiaggia. Sì, perchè a Batumi si possono prendere a noleggio le biciclette... al di là della pista ciclabile si estende la zona verde composta da pini marittimi, palme, cactus e altra vegetazione. Di tanto in tanto si incontrano barettini con terrazze e con i caratteristici “domiki” (casettine); nei ristoranti e nei “kafè” georgiani, ma un pò in tutto il Caucaso, è tipicissimo l’uso di questi “domiki”, dove ci si può sedere più intimamente con una compagnia di amici. Per fortuna non sono tanti, non c’è quell’ossessionante sfilza di locali, discoteche e ristoranti; forse ciò non è un bene per gli “sbarbati”, ma per me ciò rende l’ambiente più tranquillo e riposante. Di tanto in tanto poi si incontrano sculture moderne in bronzo a dare un tocco di originalità al lungomare.


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Il lungomare di Batumi.


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Un locale sul lungomare.


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Una delle sculture che si incontrano passeggiando sul lungomare.


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Il lungomare di notte.


Si può cominciare dal porto, dalla zona della ruota panoramica. Anzi, un giro su di essa è obbligatorio per gustare dall’alto la vista sul centro storico della città, sulle montagne circostanti, sul porto, sul mare... e sulle sagome di Alì e Nino, che pure girano, poggiate su marchingegno di ferro, contemporaneamente insieme, e su sè stesse. In questo modo si alternano schiena contro schiena e volto contro volto a simboleggiare l’avvicinamento e l’allontanamento...


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La vista sul centro di Batumi dalla ruota panoramica.


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La vista sul porto.


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...e quella su Alì e Nino...


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Ed ecco un primo piano di Alì e Nino.


Questa originale opera d’arte in ferro – la statua dell’amore – rappresenta i protagonisti di un romanzo di un autore azero dell’inizio del ‘900 che racconta la storia d’amore tra Alì, musulmano azero e Nino, una ragazza cristiana georgiana; ambientato a Baku sullo sfondo delle vicende della prima Guerra Mondiale e della rivoluzione bolscevica che poi toccherà anche l’Azerbaijan, in esso l’autore cerca di dare delle risposte all’eterno conflitto tra mondo musulmano e cristiano, oriente e occidente, e al riflesso di questi macrosistemi sulla storia d’amore tra un uomo e una donna.

Il momento per me migliore per passeggiare sul lungomare è al tramonto in modo da poter giungere in tempo, verso le nove di sera, e dopo aver percorso, credo, un paio di chilometri, alle spettacolari fontane "danzanti".


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Le fontane "danzanti".

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...e ancora...

Ci tenevo davvero che i piccoli vedessero questo incredibile gioco d’acqua e di illuminazione che, a suon di musica in un medley di pezzi classici, contemòporanei, jazz e del rock, crea uno spettacolo di geometrie impressionante ed unico. Ci riusciamo solo l’ultima sera e lo stupore dei bambini è tutto negli occhi luccicanti che riflettono i colori che provengono da quel gioco di spruzzi, e nei gemiti del Giorgetto che con le braccia tende verso le fontane quasi a volerle toccare. Qui, nella frescura dove ogni tanto ti raggiunge qualche spruzzo, nelle luci del tramonto, si può trascorrere seduti una bella oretta.


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Re: La mia Georgia.

Messaggioda gringox » 07/07/2016, 18:47

Sabato 25 giugno.

Subito il primo giorno, per puro caso, facciamo la conoscenza con Nodari, colui che diventerà il nostro “voditel’” (autista) per tutta la permanenza a Batumi. In realtà non è un caso conoscere per caso gente in Georgia (e il gioco di parole è letteralmente voluto)... un aspetto della società che mi ha sempre colpito da queste parti è il fatto che pare che qui si conoscano tutti tra loro. Questo, unito alla proverbiale ospitalità dei georgiani, si riflette nella disponibilità e nell’efficacia di risolverti i problemi sul momento, di trovare la persona giusta al momento giusto, anche grazie ad un’istantanea telefonata. E così, parlando con un vicino di casa per la questione dell’acqua calda, il discorso cade sull’escursione a Mahuntseti che ho intenzione di fare in giornata, come da mio programma. Questo gentilissimo signore non ci mette nè uno nè due che ha già la soluzione: il taxista Nodari, un suo amico – dice – molto onesto, disponibile e conoscitore della zona.

Insomma, dopo meno di un’ora, caricati lo zaino “porta-Giorgetto” e il mio zainetto, siamo già in macchina con lui, e partiamo alla volta di Mahuntseti. Nel rivedere vecchi posti cerco sempre di studiare varianti nuove in modo da appprofondire la conoscenza del territorio, e rendere più stimolante la permanenza; e so che qui intorno a Batumi ci sono ancora diverse zone, soprattutto nell’entroterra montano, da esplorare. Il programma dunque prevede la sosta alla cascata di Mahuntseti, il ponte della regina Tamara sul fiume Adjaristzkali e, rientrando verso Batumi, la visita al “vinnij dom” (la casa del vino) con degustazione del tipico vino Chkhaveri che viene lì prodotto.

Ci troviamo a 30 km. da Batumi, il mare non si vede più e sinceramente non parrebbe neppure di averlo così vicino vedendo la fitta vegetazione di questo paesaggio pre-montano intorno; già si sente una certa frescura e un assaggio di aria di montagna. Ma fa comunque caldo, anche perchè qui siamo bassi e le “vere” montagne si incontrano più avanti, verso Akhaltsihe. Forse per la calura, ma forse più per esibizionismo vedo qualche turista in costume tentare di reggersi in piedi sotto il potente getto freddo della cascata, alta circa 30 m. La cascata è carina, c’è parecchio movimento di gente che si sofferma, fa foto, e si gode gli spruzzi. Nodari ci dice che un paio d’anni fa è successo un brutto incidente: una mucca che pascolava nei prati al di sopra della cascata, non si sa come, è scivolata giù trascinata dall’acqua e l’hanno trovata morta nel ruscello qui sotto. Povero animale...


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La cascata di Mahuntseti.


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Cucinano shashlyk in un ristorantino accanto alla cascata.


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Due simpatici georgiani; uno di loro mette in bella mostra la "panzetta" a prendere aria... è un atteggiamento tipico dell'uomo georgiano in estate :smile:


Da qui al ponte della regina Tamara è un attimo. Appena lo vedo mi torna in mente questo nome – quello della “mitica” regina Tamara che visse a cavallo tra il XII e il XIII sec. – che tanto ha lasciato alla Georgia in termini di eredità architettonica, oltre ad aver contribuito fortemente alla cristianizzazione della regione e alla difesa del Cristianesimo dall’Islam. Di lei si sente parlare spesso in Georgia, perchè a lei si riconduce uno dei periodi storici più floridi nella storia georgiana. Mi ricordo di aver anch’io toccato con mano, anni fa durante uno dei miei primi viaggi nel Caucaso, uno tra i più famosi lasciti della regina Tamara: l’impressionante monastero di Vardzia, scavato nella roccia, pieno di cunicoli, corridoi e stanze, che poteva accogliere oltre 360 persone.


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Il monastero di Vardzia, scavato nella roccia. Foto d'archivio tratta dal mio viaggio in Georgia del 2003.


Ed ora ritrovo qui la regina Tamara, neanche troppo lontano da Vardzia, e mentre cammino lentamente su questo piccolo e “solitario” ponte tutto in pietra del XII sec., guardo il fiume dall’acqua marrone per le piogge di qualche giorno prima scervellandomi su come sia stato possibile costruire un’arcata così precisa nella curvatura e una struttura così stabile da essere rimasta intatta fino ai nostri giorni. Al di là del fiume ci aspetta una piacevole sosta.

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Il ponte della regina Tamara.


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Vista dal ponte sul fiume Adjaristzkali e sulla valle.


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Il ponte e, al di là, il ristorantino dove mi sono fermato a mangiare.


La vista di alcuni “domiki” sparsi qua e là lungo la sponda del fiume, e l’olfatto che viene stimolato dal profumo della carne alla brace producono uno scossone per lo stomaco che inizia a mostrare i segni della fame. Propongo a Nodari di pranzare con noi, lui è mio ospite. E lui senza indugio ci consiglia di fermarci proprio in quel ristorantino al di là del ponte; è un posticino delizioso, ombreggiato e tranquillo. Bellissimo! Tanto per cambiare Nodari saluta il simpatico padrone del locale come se si conoscessero da una vita. Mangiamo un succulento shashlyk di montone e maiale accompagnato dalla solita birretta fresca e ci riposiamo degnamente.

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Eccolo qui il ristorantino...


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...e un tipico "domik" a picco sul fiume


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Il caro Nodari - nostro "voditel'" - e il succulento shashlyk... il shampur (spiedino) a destra è di carne di montone.


Prima di ridiscendere verso Batumi ci fermiamo al "vinnij dom". Questa moderna cantina è stata pure visitata da Hillary Clinton ai tempi in cui Saakashvili era presidente della Georgia, qualche anno fa. Ovviamente di questo particolare l’azienda vinicola se ne fa un vanto e ci sono foto che immortalano quel momento. La particolarità sta nel fatto di essere praticamente l’unica realtà produttiva di vino in una regione – quella dell’Adjaria con capoluogo Batumi – troppo umida e poco adatta alla viticoltura. Di per sè non ha nulla di diverso da certe cantine nostrane; elegante e sfarzoso il ristorante con ambienti ideali per banchetti e matrimoni; curatissimo il giardino-ristorante e moderna la tecnologia di produzione del vino. Per curiosità ci concediamo una degustazione di Chkaveri – il vino qui prodotto... meglio non l’avessimo fatto, visto il conto per un calice (20 lari – circa 8 Euro)... e il vino non certo di qualità pari al Saperavi, al Kindzmarauli o alla Kvanchkara.


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Il "vinnij dom"


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...alle prese col modo tradizionale di bere il vino...


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Il vigneto dell'azienda.


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Re: La mia Georgia.

Messaggioda gringox » 07/07/2016, 18:48

Domenica 26 giugno.

La “vacanzina” non è degna di questo termine se non c’è un pò di sapore di avventura! Beh, per me il passaggio della frontiera tra Georgia e Turchia a piedi non è una novità; ben più intrigante credo che possa essere per i bambini. Per questa missione prendiamo la carrozzina in quanto non dobbiamo affrontare sentieri o percorsi scomodi; al massimo l’unico “sbattimento” potrebbe essere il “chiuderla-aprirla” frequente per il sali-scendi tra un mezzo di trasporto e l’altro, occorrenti per giungere a destinazione.

Obbiettivo è tornare ad una mitica spiaggetta turca che avevo trovato per caso tre anni fa e che mi aveva colpito per la sua compattezza, per l’acqua trasparente, per la sua posizione isolata e tranquilla, e per il bel paesaggio intorno. Sulla carta non dovrebbe essere difficile ritrovarla: conosco il nome del paesino che le si trova più vicino (Arkhavi); ho il tablet con le foto da mostrare ad un taxista per farci portare lì; ed arrivare in Turchia in generale da Batumi è semplice dato che ci dovrebbero essere parecchi mezzi che ti ci portano; e il confine è vicino (circa 18 km.). Tre anni fa fu divertente arrivarci. Ricordo che a Batumi, camminando per la ul. Chavchavadze, ad una fermata degli autobus vidi un minibus con targa turca ed improvvisamente, mosso da uno scatto d’improvvisazione, presi per un braccio la mogliettina e in un attimo, senza sapere il perchè, nè cosa ci facevamo lì, nè dove saremmo arrivati, ci trovammo seduti ed iniziò l’avventura. Per fortuna nello zainetto avevo con me i passaporti... Ricordo che fu proprio l’autista turco di quella sorta di marshrutka, ad indicarci, già in territorio turco, e nella totale spaesatezza nostra, la spiaggetta famosa che poi mi sarebbe rimasta impressa e che abbiamo intenzione di ritrovare ora.

Ebbene oggi, alla fermata degli autobus, sempre in ul. Chavchavadze, ci dicono che quei minibus che prima effettuavano la tratta Batumi-Trabzon (Trebisonda) non ci sono più, o sono molto meno frequenti. Ci consigliano dunque di prendere il primo mezzo per Sarpi – il paesino di confine, l’ultimo della Georgia prima di entrare in Turchia; lì attraversare il confine a piedi e al di là di esso poi muoversi coi mezzi locali per arrivare a destinazione. In tasca ho ancora qualche lira turca e penso che possa tornarmi utile in quel frangente.

Giungiamo così in una mezz’oretta a Sarpi. Qui, oltre al confine, non c’è praticamente nulla se non una spiaggia piccola, rinomata ed amata da tutti gli abitanti di Batumi per la sua acqua pulita perchè – come ci aveva detto anche Nodari – da questa parte il mare non riceve i detriti del fiume Chorokhi che la corrente invece porta sempre verso Batumi. E poi qui ci si ritrova in una situazione molto curiosa: il confine sulla spiaggia, con tanto di cartello che lo indica e di soldatino che ci fa la guardia... e ci si ritrova a nuotare a cavallo tra Georgia e Turchia... col rischio di essere trascinati dall’altra parte e di ritrovarsi clandestini, sempre se non ti impallinano prima, ehehe...


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Il Gringox al confine georgiano-turco. Foto dal mio archivio fotografico del viaggio in Georgia del 2013.


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La spiaggia di Sarpi e, in fondo, la moschea già in terra turca. Foto dal mio archivio fotografico del viaggio in Georgia del 2013.


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La vista della spiaggia di Sarpi dalla Turchia. Foto dal mio archivio fotografico del viaggio in Georgia del 2013.


In questa occasione non ci fermiamo a fare il bagno a Sarpi, ma proseguiamo subito verso la barriera del confine. Giorgetto nel frattempo si è addormentato e, beato nella sua carrozzina, si ritroverà in Turchia senza manco saperlo... Paolino invece è tutto emozionato nel vedere il via-vai di uomini, macchine, autobus, marshrutke e camion, un trambusto disordinato, segno di una grande vivacità ed attività di questo confine. Qui infatti passa la “trassa” principale che collega Turchia, Iran ed Europa con il Caucaso e su su fino alla Russia. E poi c’è quel commercio (e contrabbando) tutto locale che lega Georgia (e Caucaso) con la Turchia e che ha nelle sigarette, nell’alcol e nell’abbigliamento i suoi punti di forza. Tra l’altro, poco prima del confine in terra turca – nel villaggio di Kemal Pashà – si trova un grosso centro commerciale “duty free” dove si possono acquistare a buon prezzo marchi turchi di abbigliamento ed esso è molto frequentato.

Vedo un certo stupore nei doganieri che, abbassando lo sguardo verso i bambini e guardando i loro passaporti... e poi guardando me e la loro mamma... sicuramente penseranno che questa famiglia non è del tutto “a posto”....
La scritta “Georgia” e “Sakartvelo” (nella indecifrabile lingua georgiana i cui caratteri di questo bestiale alfabeto già un pò riconosco) è alle spalle. Curioso come in georgiano la parola “Georgia” si dica “Sakartvelo”, dal termine “Kartli” che è una delle storiche ed originarie regioni del Paese. Chssà perchè tutti i Paesi con le lingue più assurde vengono chiamati dai loro abitanti con altrettanti nomi assurdi... penso all’Ungheria (Magyarország), all’Albania (Shqiperia), ai Paesi baschi (Euskadi)...


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La "terra di nessuno" tra Georgia e Turchia.


In breve siamo in Turchia. Paolino si guarda il suo bel passaporto col timbro turco ed io gli faccio notare subito una prima curiosità: la moschea con quel sottile e lungo minareto che si staglia nel cielo – simbolo di un mondo diverso da quello da dove siamo provenuti. Questa piccola moschea ci dà dunque il benvenuto in Turchia.

Qui inizia il “bello”. Tutto è più facile quando si riesce a comunicare con la gente, ma qui nessuno conosce l’inglese, nè tantomeno il russo, e noi ovviamente non parliamo turco! Se uniamo questo fattore agli sguardi, un misto tra stupore e furbizia, nel vedere noi così diversi da loro, una famigliola che non è certo lì per il commercio o per un qualche traffico particolare, ma chissà per che cosa... il pensiero che possiamo diventare dei polli da spennare credo che sia venuto in mente a molti... basta guardare le facce di certi taxisti...

Per arrivare alla famosa spiaggetta credo che non ci siano di più di 35-40 km. Con grosse difficoltà, sotto un caldo cocente, riusciamo a farci capire. Risultato: abbiamo un bel da fare! Taxi, da qui a Hopa; poi minibus, da Hopa ad Arkhavi; e poi ancora taxi da Arkhavi alla spiaggetta! Le prime 20 lire turche vanno via per il primo taxi. Le ultime 5 ci bastano per arrivare ad Arkhavi. Qui rimango senza soldi; la disperata ricerca di un cambio valute ci fa perdere tanto tempo... nessuno ci sa e ci può aiutare. Qui non ci sono cambi!
Arkhavi è una piccola città, molto curata. Colpiscono le aiuole e la accuratezza dei condomini. Non c’è traccia nè del lugubrio “soviet” – eredità del passato, nè del "megalomanismo" dei nuovi quartieri residenziali, caratteristiche delle città delle ex-repubbliche sovietiche. Qui è tutto più lineare, segno di un piano regolatore più umano. Anche la piccola moschea, che ha l’aria di essere abbastanza antica, è davvero carina e a misura d’uomo. La gente vive molto all’aperto – oggi certo in giro è deserto, forse perchè è domenica e sono tutti al mare; ma molti uomini sono indaffarati, seduti su piccoli sgabelli, a giocare ad uno strano gioco (forse i nardi o una specie di dama) e a bere thè nei curiosissimi bicchierini di vetro. Donne in giro non se ne vedono...


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La piccola moschea di Arkhavi.


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La "vita" nel paesino di Arkhavi.


Fortunatamente troviamo una banca e, col mio bancomat italiano che per puro caso è nel portafoglio, riesco a prelevare 50 Euro in lire turche. Con questi soldi trascorreremo la giornata in Turchia, finalmente più tranquilli. Nella bella piazzetta poco oltre la moschea c’è una fermata di taxi. Mostro il tablet con la foto della spiaggia. Il taxista, sicuro, sembra rispondermi: “so bene dove si trova questo posto, è qui vicino, a circa 6 km., venite con me!”... ed io lo so bene che è qui vicino! Mi chiede 15 lire e partiamo.

In breve siamo in spiaggia. Il posto me lo ricordo bene, non mi par vero di esserci tornato. Riguardo le foto di tre anni fa sul tablet, il profilo della costa, il dirupo dietro la spiaggia e il molo con i pietroni, per rendermi conto di essere veramente tornato allo stesso posto. Ed è proprio così! Il Giorgetto intanto si risveglia ed inizia a fare casino correndo a destra e manca – non si è manco accorto che ci troviamo in un altro Stato; Paolino sta tutto il tempo in acqua; me compreso; la mogliettina si svacca sotto l’ombrellone; facciamo un intermezzo col moscone e ci gustiamo il meritato relax. Intorno la gente è tranquilla; molti giovani, musica turca che proviene dal chioschetto sulla spiaggia e che rimbomba forte. Fa molto caldo e viene molta sete: ovviamente niente birra... ci accontentiamo della ottima limonata fresca turca.


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La spiaggetta isolata di Arkhavi.


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L'acqua del mare limpida e trasparente.


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La selvaggia costa turca...


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...e il Gringox in acqua :smile:


Verso il tardo pomeriggio, prima di rientrare in Georgia facendo a ritroso il percorso della mattina, saziamo la fame con la “mangiatina” turca di rito. Io adoro il kebap piccante, quello originale, come lo fanno qui, col peperone verde e il contorno di insalatina e risottino; la Jana, al contrario, non sopporta il piccante e, impegnandoci non poco per farci capire, troviamo per lei un piatto interessante che risulterà essere pure molto buono: la muhlamà, una sorta di “banosh” della Bukovina o della Transcarpazia, ma cucinato non nello smetana bensì nell’acqua, quindi più vicino ad una nostrana polenta, ma con il formaggio locale fuso dentro. Chiudiamo con un classicissimo caffè alla turca, che qui è davvero quello originale, nerissimo, denso e gustoso.


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Il mio kebap...


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...e la muhlamà...



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Re: La mia Georgia.

Messaggioda gringox » 07/07/2016, 18:48

Lunedì 27 giugno.

Nodari è già sulla strada che ci aspetta. Destinazione di oggi è il giardino botanico. Anche qui ero già stato, ma vale assolutamente la pena tornarci. Un tuffo in un paradiso dei profumi e degli aromi che si estende per tutto il promontorio, a pochi chilometri dal centro di Batumi; e un’escursione che si può concludere, come faremo noi, con il giusto relax e un rinfrescante bagno nell’acqua blu dell’isolata spiaggetta che sta ai piedi della collina del giardino botanico e che si può raggiungere solo a piedi.

Zaino porta-Giorgetto (con Giorgetto dentro) in spalla e si parte. Io sono un amante della natura, godo nel passeggiare in mezzo alla vegetazione; molto più che negli zoo dove provo una gran pena per i poveri animali in esso rinchiusi; trovo molto più naturale l’idea del giardino botanico che ti permette di fare il giro del mondo e di attraversare in breve tempo le diverse fasce climatiche della terra (da quella tropicale, sub-tropicale, a quella himalayana, ecc.), venendo in contatto con le diverse tipologie di piante e di vegetazione. Qualche esperienza di giardini botanici ce l’ho, in particolare conosco bene quello di Kiev... ma tra quelli che ricordo di aver visitato, e questo di Batumi, corre un abisso! Qui, per girarlo tutto, forse non basta una giornata, ma noi ci limitiamo al percorso principale. La salita spezza il fiato, soprattutto a me che ho lo zaino porta-Giorgetto sulle spalle, ma la vista mozzafiato sul mare in certi punti del percorso ti ripaga della fatica. Abbracciamo tronchi di enormi eucalipti centenari, camminiamo in mezzo a foreste di bambù, e di palmeti, ci imbattiamo in alberi dalla forma strana e attraversiamo aiuole di rose e fiori di vario tipo. Intorno la frescura, il silenzio e le diverse tonalità del verde...


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La vista sulla baia al di sotto del giardino botanico.


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Le sagome degli edifici di Batumi in lontananza; vista dal giardino botanico.


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L'enorme tronco di un eucalipto.


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Il bosco di bambù...


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...strani alberi...


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La fitta vegetazione nel giardino botanico.


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Nella spiaggetta nei pressi del giardino botanico ci fanno "visita" dei simatici montoncini...


A fine escursione, oltre al ricordo di un’intensa giornata nella natura con bagno incluso, piaciuta a tutti, resta un pensierino simpatico, che anche questa volta decido di portarmi a casa: la curiosissima e strana “stydlivaja mimoza” (la mimosa “timida”). La pianta dalle fogliette ultra-sensibili; al tocco “estraneo” (per esempio con un dito), quasi a vergognarsi per l’intrusione, esse si richiudono su sè stesse per qualche minuto e poi si riaprono; e così di notte quando si “addormentano” anche loro rattrapprendosi, e si risvegliano solo con la luce del giorno, riaprendosi. L’ultima volta che la prendemmo ci durò un anno circa, poi – poverina – morì, forse a causa di un colpo d’aria nella stagione invernale. Questa pianta infatti ama il caldo e d’inverno occorre tenerla lontano dalle basse temperature. Questa volta, per sicurezza, ne prendiamo due con l’intenzione di curarle come un “tamagoji” e con la speranza che vivano a lungo.


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La mimosa "timida"...


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...e qui dopo averla toccata...


L’ultima cena a Batumi è la migliore, forse anche per la fame del dopo-passeggiata sul lungo mare provenendo dalle fontane danzanti. Ci lasciamo un pò andare e ordiniamo un pò di tutto: antipasto misto di “pkhali” (rotolini di una specie di erbette), palline di spinaci e melanzane con la salsa di noci; un filamentosissimo e ricchissimo khachapuri – quello classico e che preferisco di gran lunga, cioè l’ “imeretskij”, rispetto all’ “adjarskij” che è la variante con l’uovo – e l’ “ostrij”, una spettacolare specie di brasato con tanta carne di manzo tenerissimo, in salsa di pomodoro, che sarebbe ancora migliore se non mettessero quella dannata erbetta chiamata “kinza” (un pò simile all’ukrop di russa e ucraina memoria, e che pure non sopporto)... ma che in generale è davvero gustoso. E che si chiama “ostrij”, ma che non ha assolutamente nulla di piccante, sebbene in russo la parola “ostrij” quello significhi. Vino e birra e succhi per i piccoli.


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L'antipasto di "pkhali", rotolini di spinaci e melanzane con salsa di noci.


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Il "ostrij"...


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...e il classico khachapuri.



Martedì 28 giugno.

Un abbraccio quasi fraterno ci congeda da Nodari che ci lascia all’aeroporto. Stiamo per rientrare a Kiev, un pò tristi, un pò stanchi per le escursioni, un pò riposati per il mare; abbronzati e decisamente soddisfatti e felici. Abbiamo trascorso quattro meravigliose giornate pienamente, che sono volate. E, mentre sono in fila per il check-in mi convinco di una cosa: che anche questa volta si tratta di un nuovo “arrivederci” alla Georgia e a Batumi; e che la prossima volta però, non sarà per così poco, ma almeno per una settimana o più.



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Re: La mia Georgia.

Messaggioda gringox » 07/07/2016, 19:03

...ho notato che qualche foto viene spezzata, forse perché qui da voi viene fuori un formato troppo grande, boh...

In ogni caso potete trovare i racconti anche su russia-italia ai link che ho indicato.

Ciao,

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Re: La mia Georgia.

Messaggioda geom.Calboni » 08/07/2016, 12:58

Racconto e foto spettacolari. Soprattutto, da appassionato, quelle della frontiera trurco-georgiana 8-) mi hanno ricordato un po la frontiera tra Israele e LIbano tra l' altro.
E' ora che torni in Georgia a visitare le zone che non ho visto.
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Re: La mia Georgia.

Messaggioda Lebowski » 08/07/2016, 14:49

Ottime dritte, grazie!
Mi torneranno utili tra un po'.

Geo

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Re: La mia Georgia.

Messaggioda geom.Calboni » 18/07/2016, 18:51

Lebowski ha scritto:Geo
Se ci capiti il mese prossimo... fammi un fischio! :)

Purtroppo no... :(
E comunque non proprio nei posti descritti da Gringox ;)
"Stiamo attenti, siamo contenti, comportiamoci bene e mangiamo la semplicità".

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Re: La mia Georgia.

Messaggioda fedea » 11/08/2016, 21:13

ottimi spunti per la prossima estate, grazie :)
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Re: La mia Georgia.

Messaggioda gringox » 23/08/2016, 13:43

fedea ha scritto:ottimi spunti per la prossima estate, grazie :)


Grazie ragazzi... dopo la vacanza canonica "italica" con famiglia (che comunque ci sta e fa sempre bene :D ), sono rientrato a Kiev e ho ripreso a lavorare, ma la voglia di tornare in Georgia è già forte... e anche un po' d'invidia verso chi sta partendo per l'Abkazia...

Ciao,

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Re: La mia Georgia.

Messaggioda gringox » 27/10/2016, 14:48

Il "weekendino" georgiano è andato alla grande! Un tuffo nella primavera staccando dal freddo kievliano che già inizia a pungere seriamente.
E un’immersione nel “kolorit” di una Terra e di un popolo che non finisce mai di stupire...

Questo fine settimana l’avevo pianificato esclusivamente per ritrovarmi con gli amici fraterni che ho a Tbilisi e che avevo voglia di rivedere (era oltre un anno che non ci si vedeva). Far conoscere tra loro i miei e i loro bambini, e trascorrere in città un paio di serate divertenti, approfittando del fatto che proprio nel week end in questione si festeggia la “Tbilisoba” (la festa della città di Tbilisi e insieme festa del “raccolto” – con manifestazioni ed eventi “mangerecci e beverecci” un pò sparsi per la città). Una ricarica dunque, che è poi un’esigenza per lo spirito e per la mente, di un’amicizia che mi coinvolge pienamente e che necessita di tanto in tanto anche del contatto fisico.

La serata di benritrovati a Tbilisi trascorre all’insegna della tradizione georgiana. In tutto e per tutto: nell’azzecatissimo locale, “alla buona” e famigliare come ce ne sono tanti in città – bella la consuetudine di poter portare con sè il proprio beveraggio. Nel menù che ha visto da protagonisti dei magnifici kinkhali, della tenerissima Khashlama e del libidinoso shashliciok... e nella dose elevata di vino “domashnoe” (accompagnato anche da un “assaggio” di chacha) che ha contribuito a proiettarci nella dimensione euforica georgiana... in breve ci dimentichiamo che solo poche ore prima eravamo ancora nella gelida Kiev...
Che si debba trattare di una bella serata lo si capisce già in aeroporto, quando seduti nella macchina del buon Zvjadi (che ci accoglie) lui ci mostra la “boccia” da 5 l. del suo vino, esclamando con una risata sonora: “siete pronti ragazzi per stasera?...”



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A capotavola Gheorghi (che come ricorda il mio Paolino è quello che ringrazia sempre Dio nei suoi “tost”); alla sua sinistra Zvjadi, io di fronte a lui; e alla sinistra di Zvjadi, a fianco a paolino, il caro Merab. In questa serata di benritrovati ho dovuto fare io il “tamadà”, anche se spesso e volentieri era Gheorghi ad alzarsi e pronunciare solenni alcuni “tost”.



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Tra i canonici e commoventi “tost” – quello dedicato ai cari morti, dopo il quale segue la bevuta rigorosamente “alla goccia”.



Il venerdì lo trascorriamo a zonzo per Tbilisi. Tra le attrazioni più divertenti, soprattutto per i bambini, c’è la cabinovia che ti porta alle rovine della rocca di Narikala, da dove si domina la città e si può fare una bella passeggiata fin sotto la “rodina Mat’”, l’imponente statua che rappresenta la “madre” Georgia, che tiene in mano da una parte la coppa di vino, simbolo dell’amicizia, da offrire agli stranieri che giungono in pace; e dall’altra la spada, simbolo della forza, da utilizzare nel caso lo straniero giunga con cattive intenzioni...




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La vista dalla cabinovia: qui sopra la piazza Europa;




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Il fiume Mtkvari (Kurà, in russo) e la chiesa Metekhi;




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La città vecchia che si estende fin quasi la rocca Narikala, che si intravede in alto.




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Ancora la chiesa Metekhi e la statua del sovrano Vakhtang Gorgasali a cavallo, lo “zar” che visse nel V sec. d.C e che è considerato uno dei fondatori dello stato georgiano.




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Al centro la “rodina Mat’” Georgia.




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...passeggiando tra le viette della vecchia Tbilisi...




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La facciata della antichissima chiesetta Amchiskhati...




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Gente sulle strade per la “Tbilisoba”, la festa della città di Tbilisi...




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Bancarelle dove si può degustare vino georgiano delle varie cantine, chacha e “guda”, un formaggio stagionato molto saporito, davvero buono che ricorda un pò un parmigiano di mezza stagionatura, ma più salato (diverso dal classico “suluguni” che, per intenderci è quello che si usa per il kachapuri).


Sabato 15.10.16

Conoscendo ormai bene i georgiani, so che sono capaci di sorprendere sempre nella loro micidiale ed efficacissima improvvisazione.
E così, mentre passeggiamo coi bambini tra le bancarelle di una Tbilisi festosa, tra degustazioni di vino, attrazioni per i bambini, musica, balli e tanto altro, giunge verso l’una la telefonata di Zvjadi che ci avvisa che è già arrivato in zona e ci sta venendo incontro... Qui gatta ci cova, penso io...
In un attimo veniamo “sequestrati” e caricati in macchina. Con lui c’è anche Gheorghi e il suo figlioletto Ivan. È chiaro allora che hanno un programma diverso per trascorrere la seconda parte della giornata...

Volevamo rivedere la restante parte della famiglia di Zvjadi, moglie e figli, in modo che i bambini potessero conoscersi tra loro? Loro adesso sono in Kakheti (la regione georgiana famosa per il vino), nella casa di campagna, a oltre 100 km da Tbilisi; ebbene, là ci dirigiamo! “Tranquilli, abbiamo sgozzato un toro di 200 kg, e la compagnia è già a tavola, e sta aspettando noi... oggi si conclude la “Alaverdoba”, dopo tre settimane di festeggiamenti e sarà bellissimo avervi con noi”. “Tbilisoba”, “Alaverdoba”?... penso che questi georgiani sono sempre in festa, eheh...
Beh, anche se lo volessimo, a questo punto ci risulterebbe impossibile rifiutare una proposta del genere. E noi che pensavamo di terminare la giornata a Tbilisi...

Il viaggio non è brevissimo (circa un’ora e mezza), strada in buono stato, pochissime macchine sul percorso, una curva dietro l’altra tra le montagne prima di giungere a Telavi e poi oltre, verso la campagna di Zvjadi.
Prima di unirci alla famiglia allargata (circa una ventina di persone) già con le gambe sotto il tavolo da ore, è d’obbligo una sosta di preghiera e ringraziamento al Padre Eterno. La religiosità di questi ragazzi è sorprendente, non è per nulla superficiale, e non cade neppure nel fanatismo; è intima, è interiore, è sincera. Ed è davvero parte integrante della loro quotidianità.
Giungiamo così presso il monastero di Alaverdi. Rimango a bocca aperta! Questa cattedrale mastodontica, a tratti diroccata, in mezzo alla pianura e circondata dalle montagne è davvero suggestiva. Qui vive tuttora una comunità di monaci che coltiva uva, vive di preghiera e produce vino e miele.
E così un tassello si aggiunge alla mia conoscenza della Georgia.




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La cattedrale di san Giorgio che aveva la cupola più alta della Georgia (circa 50 m.), prima che costruissero la cattedrale Tsminda Sameba a Tbilisi. Questo monastero, costruito nell’XI sec. è patrimonio dell’Unesco.




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La spettacolare cornice naturale in cui si trova il monastero...




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Le montagne in lontananza, e al di là la regione montuosa di Tusheti...




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La tenda dove la famiglia di Zvjadi da tre settimane festeggia “Alaverdoba”...




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La tavolata degli uomini (uomini e donne siedono tradizionalmente separati): a sinistra Gheorghi, a destra Zvjadi.




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Ciò che resta del povero toro di 200 kg... comunque davvero squisito!




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...non contenti del toro, la cena si conclude con un mega-shashlyk di vitellino...



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...bello questo mangal...
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Che mangiata! Peccato che non ho fotografato la tanica... di vino... da 25 l.!!


Rientriamo a Tbilisi che è già buio. Mentre siamo in macchina Jana chiede a Zvjadi il segreto di come riuscissero loro a bere così tanto. “Hahahaha” sbotta il ragazzo con la sua usuale bonacciona e sonora risata, “perchè mangiamo tanto”... Mah...
Per concludere in bellezza la giornata Gheorghi ci convince a fare un salto a casa sua, per farci conoscere sua moglie e fare un’ultimo brindisi con lui e la sua famiglia. E così facciamo.


Il giorno successivo – la domenica 16 ottobre – è quello del ritorno a Kiev. Zvjadi, quasi fosse in dovere di farlo, ci accompagna in aeroporto e ci porta fino a su, al controllo passaporti, continuando a salutarci fino a che non scompariamo nelle sale del duty free, visibilmente triste e commosso, quasi a non voler troncare il distacco.

Si chiude così questa breve, ma come sempre qui, intensissima parentesi georgiana. La Georgia, me ne rendo conto ogni volta di più, è tutto questo; è nei gesti delle persone, come in queste scene di commiato che racchiudono la profondità dell’amicizia, dell’ospitalità e della schiettezza del rapporto umano.


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PS: potete poi leggere tutto anche su russia-italia qui: http://www.russia-italia.com/vai-a-3-vf ... l?start=30
Allegati
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Re: La mia Georgia.

Messaggioda geom.Calboni » 27/10/2016, 15:18

Grande voglia di tornarci.
Chissà se potrò nuovamente e quando... ;)
"Stiamo attenti, siamo contenti, comportiamoci bene e mangiamo la semplicità".

Nella vita le cose serie, alla lunga, ti fregano. Gustiamoci le cose effimere che proprio in quanto tali non ti tradiscono mai.

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Re: La mia Georgia.

Messaggioda gringox » 07/07/2017, 11:24

Georgia-Turchia, giugno 2017.


Il bello di tornare negli stessi posti, oltre perché banalmente piacciono e ci si trova bene, è che in ogni ritorno si impara sempre qualcosa di nuovo, che era sfuggito la volta precedente. Ciò arricchisce la conoscenza del posto e ti lega ancor più ad esso.

Così quest'anno finalmente è capitato per la "mitica" spiaggetta turca, quell'angolo sperduto di Anatolia Orientale sul Mar Nero, conosciuto per caso qualche anno fa durante un'avventura verso l'ignoto in terra turca insieme alla mogliettina. Qui, già per la terza volta sono tornato con la famiglia (e quest'anno insieme al vostro forumista Paolo di BG). Conoscendo ormai il posto, a pensarci bene a mente fredda, non so se vale più la pena sopportare tutti gli “sbattimenti” del valico di frontiera georgiano-turco per trascorrerci una giornata, sebbene bellissima ed intensa... Il sudore che gronda sulla pelle per il caldo, per la calca di gente variopinta (è un crocevia di diverse razze, quest’anno abbiamo incontrato diversi iraniani) che disordinatamente ti pressa, ti spinge è indescrivibile, e costituisce l’aspetto più massacrante del passaggio di questa frontiera, sopratttuto per i bambini. Quest’anno tra l’altro la parte turca è in fase di ristrutturazione, pare che debbano realizzare una mega costruzione di frontiera e ciò ha complicato ulteriormente l'attraversamento.


 
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la spiaggia di Sarpi (Georgia) vista dalla parte turca...
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la prima moschea a Sarp, in terra turca, appena oltre il confine (il confine divide in sostanza in due lo stesso paesino chiamato Sarpi dai georgiani, e Sarp dai turchi). Si tira indietro l'orologio di un'ora rispetto alla Georgia, e si "entra" in Medio Oriente, in terra musulmana...
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E così, ogni anno mi dico "basta"... ma poi, chissà perché, ci torniamo sempre... forse proprio perché la "giornata turca" - come l'ho definita io nella descrizione della vacanza estiva georgiana, costituisce quel "rito" che racchiude in sé emozioni di viaggio forti per me e per i bambini, relax in un angolo sperduto di mare dove non c'è né turismo, né popolarità, mini-shopping di abbigliamento turco in un "duty free" di confine assolutamente esilarante, e infine "mangiatina turca" a base di kebab - quello originale strapiccante - che solo qui trovo così eccezionale.


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Eccola qui la spiaggia di kichik...
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Ebbene quest'anno finalmente ho conosciuto il "mitico" nome di tale spiaggetta, così le prossime volte non dovrò più mostrare la foto del posto per arrivarci: si tratta della “kiyicik plaji”, ovvero la “spiaggia di kichik”, sconosciuta al mondo ma rinomatissimo posto per la gioventù del piccolo e tipico paese di Arhavi, a letteralmente 30 km. dal confine turco-georgiano. E pensare che per percorrerli occorrono, per la gioia del mio figlio grande che ogni anno che passa sembra divertirsi sempre di più, addirittura tre marshrutke: la prima dal confine (Sarp) a Hopa, la città più grande della zona; la seconda da Hopa ad Arhavi e la terza che da Arhavi ti “scarica” all’altezza della spiaggia, che dista 5 km. dal paese.


 
Per il resto su Batumi e la vacanzina non ci sono molte cose da aggiungere rispetto al racconto dell’anno scorso. La novità di quest’anno è, come già ho avuto mdo di raccontare, la presenza del Geometra e dell’otrista Paolo di BG, coi quali abbiamo di fatto trascorso le nostre  serate e parte delle giornate batumiane (link: http://www.russia-italia.com/estemp...html?highlight= ). Poi, il tempo buono, l’acqua del mare caldina, le mangiate di khachapuri e di shashlyk, le serate insieme ai ragazzi, le passeggiate sul lungomare e tutto il resto hanno reso questa parentesi come sempre positiva e rivitalizzante.

Batumi l’ho trovata in pieno sviluppo edilizio... la zona che dall’aeroporto si estende verso il centro città è tutta un cantiere; e poi quest’anno mi è parso di vedere molto più turismo (come sempre proveniente da Paesi russofoni, Russia in primis, e turchi) rispetto all’estate scorsa, sebbene la stagione qui cominci solo ai primi di luglio. E, come sempre, un turismo di tipo “famigliare”. Cioè qui per lo più passano le vacanze famiglie con bambini, mentre manca la “movida” tipica di altre realtà di mare. Questo è anche evidente nella carenza di locali per giovani, tipo le discoteche, che lasciano spazio invece ad un lungomare lunghissimo spazioso, verde con aree per bambini, pista ciclabile e appunto pochi locali e attrazioni di divertimento. I pub e i locali per la gioventù, che pure ci sono e sono pure discretamente “sciccosi”, si trovano più nel centro città.




Un paio di nuove escursioni hanno alternato la nostra permanenza allo “svacco” in spiaggia. Grazie al supporto del nostro buon vecchio Nodari (l’autista conosciuto l’anno scorso e divenuto già un amico) abbiamo potuto visitare la chiesa Sameba, poco lontano da Batumi ed in cima ad una ripida collina, da cui si ha una vista spettacolare su Batumi e sul  mare.


 
sameba.jpg
La Sameba.
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panorama da Sameba.jpg
...il panorama stupendo su Batumi dalla Sameba.
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E abbiamo potuto spingerci verso l’interno, nella zona di Chakvi, oltre Batumi, verso le montagne, fino a raggiungere un posticino sperduto nel bosco, lungo ad un ruscello dove si trova un ristorantino incredibile. Solo conoscendo persone locali si può arrivare a conoscere tali posti... Qui il padrone alleva trote ed ha pure una sorta di bed&breakfast. E ovviamente, come abbiamo fatto noi, si può degustare un ottimo pranzo a base di trote fresche o di succulento shashlyk in una cornice magica...

Infine, insieme al Geometra e a Paolo di BG, siamo saliti in cabinovia al Belvedere sopra Batumi. Io ovviamente ci ero già stato in precedenza, i ragazzi ci tenevano a vederlo. Nulla d che...


Un saluto da Kiev,

Gringox

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